15
– Nessuno ha trovato dei punti interrogativi? – chiese Jupiter appena lui e il padre di Bob furono arrivati alla casa Green di Verdant Valley, dopo il precipitoso viaggio in aereo. La signora Lydia scosse stancamente il capo. – Nemmeno uno – disse. – Ho fatto cercare quei segni in tutta la valle. Ne abbiamo chiesto persino ai bambini, abbiamo offerto una ricompensa, ma non è stato visto alcun punto interrogativo tracciato col gesso.
– Ma che vuol dire questa storia dei punti interrogativi? – chiese Harold Carlson. Il suo vestito era tutto stropicciato e anche lui appariva molto stanco.
Jupiter spiegò che il punto di domanda era il contrassegno adottato da lui, Pete e Bob per segnare i vari itinerari o per comunicarsi di essere stati in un certo luogo. Se Pete e Bob si trovavano da qualche parte avrebbero senza dubbio lasciato uno di questi segni, o una fila di essi, per indicare la direzione presa.
– Sono sicuro – interloquì Carlson – che hanno cavalcato attraverso il passo e sono sbucati nel deserto. Li troveremo lì. Domani farò fare una ricognizione aerea, non appena spuntato il giorno. Se si trovassero in qualche luogo qui a Verdant Valley o nelle vicinanze, almeno i cavalli sarebbero stati ritrovati.
– Forse – disse il signor Andrews, quindi aggiunse in tono deciso: – Signora Green, Jupiter ha qualcosa da dirvi, qualcosa che desidera sia ascoltata attentamente. La signora Lydia e Harold Carlson attesero, nel teso silenzio del salotto di casa Verdant.
– Signora – cominciò Jupiter, cercando di far apparire più adulto il suo viso paffuto – a me piace cercare di scoprire ogni cosa. Ebbene, in questi giorni ho continuato a indagare per saperne di più sul fantasma verde e su quel grido che i miei soci hanno sentito. Sono giunto alla conclusione che il grido non proveniva dall’interno della casa, perché non avrebbe potuto essere udito, dato che la casa è troppo solidamente costruita. Per averne la riprova ho compiuto un esperimento ed ho accertato che l’urlo doveva provenire senza dubbio dall’esterno. Ora, nessun fantasma sarebbe uscito in giardino per gridare, non è vero? Sempre ammettendo che i fantasmi esistano. Quindi doveva trattarsi di un uomo. Nessuna delle persone che si trovavano là quella sera fu in grado di dirmi con certezza se fossero stati in sei o in sette; alcuni dicevano sei e altri sette. Ho capito che avevano ragione sia gli uni che gli altri. Sei uomini entrarono nella casa dopo l’urlo; il settimo, quello che aveva gridato, non fece altro che uscire dal cespuglio dov’era nascosto e unirsi al gruppo. Era la maniera più facile per passare inosservato, ed è anche l’unica deduzione che si adatti ai fatti.
– Il ragazzo ha ragione – commentò il signor Andrews. – Non riesco a capire come io e il capitano Reynolds non ci abbiamo pensato. – Lydia Green aggrottò la fronte; Harold Carlson sembrò colpito.
– Sembra un ragionamento logico – disse. – Ma perché mai qualcuno avrebbe dovuto fare una cosa del genere? Intendo dire: stare dietro un cespuglio a urlare?
– Per attirare l’attenzione – spiegò Jupiter. – Un urlo misterioso è quello che ci vuole. E il caso volle che sul sentiero che porta alla casa ci fosse proprio un gruppo di uomini che lo udì. Ma non era affatto un caso; gli, uomini erano stati invogliati a recarsi là. Se non tutti, almeno cinque di loro.
– Altrimenti le coincidenze sarebbero state davvero troppe – osservò il signor Andrews. – Il che appare ovvio se ci si riflette. Qualcuno passeggiò per il quartiere e suggerì agli uomini che incontrava di andare laggiù a vedere la vecchia casa Green prima che venisse demolita. Fece apparire la visita come una specie di avventura, cosicché un gruppetto si unì a lui. Alcuni non si conoscevano nemmeno e quindi non potevano rilevare che egli non era del luogo. Non appena il suo compare, che era nascosto nel giardino, li vide avanzare sul sentiero, urlò.
Carlson diede una rapida occhiata a Jupiter, come per sforzarsi di comprendere. La signora Green appariva disorientata.
– Ma perché – disse – perché i due uomini avrebbero dovuto architettare tutto ciò?
– Per fare entrare il gruppo nella casa – rispose Andrews.
– Per far sì che entrassero, vedessero il fantasma e lo riferissero. Mi spiace doverlo ammettere, ma penso che tutto ciò era proprio ben congegnato.
– Oh, no, per me non lo è affatto – obiettò Carlson. – Anzi, mi sembra una sciocchezza!
– Jupiter – riprese il signor Andrews – fai ascoltare il nastro che Bob incise quella sera. – Jupe, che aveva già approntato il registratore, lo fece funzionare e un terribile grido risuonò nella stanza. Lydia Green e Harold Carlson balzarono in piedi.
– Questo non è tutto – disse Andrews. – Il volume del registratore era tenuto al massimo, e si potè quindi registrare qualcosa di quel che i sei uomini dicevano. Ditemi ora voi se riconoscete qualcuna di queste voci.
Jupe avviò nuovamente il nastro; quando si, udì parlare l’uomo dalla voce profonda, la signora Green s’irrigidì, con gli occhi sbarrati e atterriti. – Basta così! – disse, e Jupiter spense il registratore.
Lydia Green fissava Carlson. – Quella è la tua voce, Harold! L’hai contraffatta come eri solito fare in collegio quando recitavi la parte del furfante nelle commedie. Ma io so che era la tua!
– Dopo averla ascoltata più volte ero quasi sicuro di riconoscerla – riprese Jupiter. – L’accento è troppo simile a quello con cui il signor Carlson parlava quando lo incontrammo nella vecchia casa. Quella notte, per non farsi riconoscere, aveva usato un tono più profondo e si era messo un paio di baffi finti. Nell’oscurità era più che sufficiente.
Harold Carlson sembrava essersi afflosciato d’un tratto come un mucchio di stracci.
– Zia Lydia – disse affannosamente – posso spiegarti…
– Davvero lo puoi? – ribatté la signora con tono glaciale. – E allora fallo!
Harold Carlson deglutì più volte, poi cominciò a dire:
– Tutto cominciò un anno e mezzo fa, quando si seppe che Chang viveva a Hong Kong. Zia Lydia volle che fosse condotto in America e annunciò che, essendo Chang il pronipote di Mathias Green, la vigna e lo stabilimento appartenevano in realtà a lui e che aveva intenzione di lasciarglieli. Ma io avevo sempre creduto di ereditare la proprietà e, dopotutto, fino alla comparsa di Chang ero l’unico parente e avevo sempre lavorato sodo, qui. Poi mi resi conto che stavo per perdere tutto!
– Prosegui – disse la signora Green, con voce atona.
– Ebbene – continuò Carlson, tergendosi il sudore della fronte – allora concepii un piano: avrei comprato una quantità di macchine nuove, preso a prestito denaro, coperto l’azienda di debiti per poi farla rilevare dai miei amici. Ed è ciò che ho fatto. Poi assunsi Jensen quale sovrintendente ed egli portò con sé alcuni dei suoi uomini per aiutarmi a simulare incidenti: danni agli impianti, vino rovinato e simili guai. Poi tu hai fatto qualcosa che avevi giurato di non fare mai. Ti sei accordata per la vendita della proprietà di Rocky Beach.
– È vero – disse Lydia Green, con lentezza. – Mia madre aveva promesso a Mathias Green, prima di morire, che la proprietà non sarebbe mai stata venduta, neppure se fosse andata in rovina. Ma ormai io ero disperata, e decisi di venderla per pagare i debiti… che hai fatti tu, Harold!
Jupiter ascoltava con grandissimo interesse. Da quanto aveva scoperto sull’urlo gli era derivato il sospetto che Carlson fosse in qualche modo colpevole, ma non era arrivato a capire la ragione di quella messa in scena. Né in verità aveva ancora compreso tutto riguardo alle apparizioni del fantasma.
– Pensai che il mio piano per toglierti la proprietà grazie ai debiti, e dividerla poi con i miei amici, stava andando in fumo – riprese Carlson – e poi ricevetti una lettera…
– Una lettera – interloquì bruscamente Andrews. – E che diceva?
– Mi diceva di andare a San Francisco per conoscere qualcuno. Così feci e mi incontrai con un signore molto vecchio di nome Won. Ero bendato e quindi non so quale fosse il luogo esatto. Won mi disse che aveva rilevato le ipoteche sull’azienda, dando un lauto compenso ai miei amici perché gliele cedessero senza farmene cenno.
– E perché aveva fatto questo? – domandò zia Lydia.
– Lo spiego subito – sospirò Carlson. – Lui aveva qualcosa da dirmi: nella sua casa c’era una vecchia domestica che era stata al servizio della moglie di Mathias Green. Qualcuno l’aveva informata di aver letto sui giornali che la vecchia casa era stata venduta e sarebbe stata demolita. Allora la domestica rivelò un segreto che aveva conservato gelosamente per tanti anni. Raccontò al signor Won che la sposa di Mathias era stata deposta con la bara in una stanza murata e che tutti i domestici avevano giurato di mantenere il segreto. Ma, venendo a sapere che la casa era destinata alla demolizione, non voleva che la salma della sua giovane signora fosse profanata. Won aggiunse che, al dire della domestica, la giovane sposa era adorna della famosa collana di “perle fantasma”. – Qui Carlson sostò un momento per tergersi nuovamente il sudore, poi continuò: – Insomma, sembrava che il signor Won fosse a conoscenza di tutto. Sapeva che volevo questa proprietà, sapeva che la vendita della vecchia casa Green ti avrebbe messa in grado di salvarla, e aveva preparato un suo piano anche per te. Io dovevo far credere che la casa di Rocky Beach fosse infestata dai fantasmi, il che avrebbe potuto ritardare la vendita e nel contempo mi avrebbe dato la possibilità d’ispezionare personalmente l’edificio da cima a fondo. Mi rivelò anche dove si trovava la stanza segreta… Io dovevo entrarvi, prendere le perle e poi annunciare la scoperta della salma e sostenere di credere fermamente che la casa fosse stregata.
– Sembra proprio che il signor Won abbia pensato a tutto! – commentò il padre di Bob, corrucciato.
– Aveva predisposto tutto! Io dovevo vendergli la collana per centomila dollari. Dovevo far risultare senza ombra di dubbio che un fantasma era stato visto nella vecchia casa. Quando poi lo spirito fosse venuto anche a Verdant Valley, avrei dovuto fare in modo che i contadini addetti alla vendemmia fuggissero e quindi andasse perduta la produzione dell’annata. Ciò avrebbe fatto fallire l’azienda perché Won avrebbe impedito il riscatto dell’ipoteca, ma più tardi me l’avrebbe venduta per gli stessi centomila dollari che mi avrebbe dato per le perle. In questa maniera io avrei avuto il vigneto e lo stabilimento, e lui le perle, che per qualche sua ragione sembrava tremendamente ansioso di ottenere.
– Le ha insegnato anche il modo di far apparire il fantasma? – domandò Jupiter con vivo interesse.
– Sì, ma ve lo spiegherò in seguito. Ad ogni modo l’intero schema, quale egli l’aveva concepito, sembrava semplice. Io predisposi la mia parte, mi accordai con Jensen per simulare l’urlo… Ma accadde una cosa che non potevamo prevedere: l’appaltatore decise di cominciare l’abbattimento della casa una settimana prima di quando era stato stabilito. Aveva già cominciato la demolizione quando ne venni a conoscenza. Ero fuori di me e mi precipitai con Jensen a Rocky Beach in aereo speciale, con la paura che le spoglie della sposa cinese potessero essere ritrovate prima che arrivassimo là. Se ciò fosse avvenuto, io non avrei potuto impossessarmi delle perle e quindi venderle. Sarebbero divenute proprietà di zia Lydia e lei avrebbe potuto pagare l’ipoteca con il ricavato della vendita. Arrivai a Rocky Beach prima che i demolitori avessero fatto molti progressi; quando si fece buio feci appostare Jensen dietro i cespugli e poi me ne andai in giro per il quartiere vicino persuadendo vari uomini a venire con me a casa Green. Jensen urlò, noi indagammo e il fantasma apparve. Alcuni uomini informarono la polizia, ma Jensen e io sgusciammo via inosservati; egli tornò a Verdant Valley mentre io rimasi a Rocky Beach e me ne andai per la città facendo apparire il fantasma in diversi luoghi, cosicché le notizie dei giornali riuscirono eccezionali ed eccitanti. Quella notte non tornai a Verdant ma rimasi in un motel sotto falso nome e la mattina, noleggiata una vettura, mi recai a casa Green per trovare la stanza segreta e le perle. Sfortunatamente, nell’eseguire i lavori, gli operai avevano già sospettato l’esistenza della camera murata e il capo della polizia aveva posto degli agenti di guardia alla casa. Non potei entrare finché il signor Andrews non arrivò con il capo della polizia e con i ragazzi. Perciò entrammo insieme, e quando trovai le perle non riuscii, come avrei voluto, a farmele scivolare in tasca per passarle al signor Won. Ritornai a casa Verdant e vi ricevetti una telefonata da Won che aveva letto i resoconti dei giornali e immaginava in quali impicci mi trovassi. Mi suggerì quindi di simulare il furto delle perle.
Il tondo viso di Jupiter era raggiante di soddisfazione. – Avevo immaginato che il furto fosse stato simulato da lei – disse – non appena mi resi conto che le apparizioni del fantasma erano opera sua. Quando Bob mi chiamò per telefono, mi riferì che la signora Green aveva visto il fantasma qui, e che poi le perle erano state rubate. Rilevai allora che in entrambe le occasioni lei, signor Carlson, era presente. Lei e la signora eravate soli, quando quest’ultima credette di vedere il fantasma, o quel che fosse, nella sua camera; se qualcuno lo faceva apparire, necessariamente doveva essere lei quel tale. Non si poteva sospettare nessun altro. Ma se lei faceva apparire lo spettro, signor Carlson – continuò Jupiter – di qualunque piano si trattasse lei ne era l’autore e il furto ne doveva far parte. Perciò ne dedussi che lo aveva simulato. Ritenni altresì che Jensen potesse essere in combutta con lei poiché, dato che eravate tornati insieme qui alla casa, avevate a disposizione tutto il tempo perché lui vi potesse legare prima di andare a riprendere Bob, Pete e Chang.
– È così – confessò Carlson, avvilito. – Feci riapparire il fantasma nella camera di zia Lydia perché ricominciassero i pettegolezzi. Poi tirai fuori le perle dalla cassaforte per mostrarle ai ragazzi, ma avevo già istruito Jensen affinché si precipitasse qui a riferire che il fantasma era stato visto nello stabilimento. Naturalmente, egli aveva a sua volta istruito i suoi complici a fingere di aver visto l’apparizione e a spargerne la voce, cosicché tutti i contadini addetti alla vendemmia ci avrebbero lasciati. Quando mi precipitai fuori lasciai la cassaforte aperta; e quando tornai con Jensen, egli mi legò e prese le perle. Doveva consegnarmele oggi ma non lo ha fatto. Mi disse che stava per venderle egli stesso al signor Won – aggiunse Carlson con indignazione – e disse anche che non avrei osato protestare per non farmi scoprire. Faceva il doppio gioco con me! È stato via quasi tutta la giornata ed ho ragione di credere che sia andato a San Francisco con le perle.
– Non meriti assolutamente nulla, Harold! – esclamò Lydia Green con estrema severità. – Ti sei comportato proprio come un autentico furfante. Ma in questo momento le perle non hanno alcuna importanza; quel che conta è ritrovare i ragazzi. Dove saranno Chang, Pete e Bob? Carlson scosse il capo. – Non lo so davvero! A Jupiter balenò un’idea: – Può darsi che sospettassero di Jensen e che lui li abbia presi per farli tacere. Il signor Andrews approvò, sia pure malinconicamente: – Mi sembra un’ipotesi molto sensata – disse – visto che anche Jensen non si trova, e voi dite che è stato assente quasi tutto il giorno.
– Posso capire come Jensen sia riuscito a nascondere i tre ragazzi – osservò Carlson – ma non riesco a capire come abbia fatto a nascondere i cavalli. Decine di persone hanno perlustrato l’intera valle e parte del deserto al di là di essa.
– Se almeno qualcuno avesse trovato un punto interrogativo! – esclamò Jupe. – Sia Bob che Pete avrebbero certamente segnato il loro itinerario, se avessero potuto farlo.
– L’osservazione ammutolì tutti, che stavano guardandosi fissamente allorché la porta si aprì di colpo e la vecchia Li entrò a precipizio nella sala.
– Sceriffo qui – annunciò. – Sceriffo avere notizie.
– Ha trovato i ragazzi? – chiese Lydia Green, scattando in piedi. Ma l’uomo brizzolato e attempato che portava una stella sullo stinto camiciotto blu e che aveva seguito Li nella sala scosse il capo negativamente.
– No, signori – disse. – Ma avete offerto un compenso a chiunque avesse trovato uno di quei punti interrogativi e quindi ho condotto qui un monello, un certo Dan, che dice di averne visto uno.
Da dietro lo sceriffo sbucò un timido ragazzino, vestito di una tuta e di una camicia stracciata.
– Ieri dopo mezzogiorno visto un segno come questo – e tracciò nell’aria un punto interrogativo. – Non so se voler dire qualcosa. Vado a letto ma quando mi sveglio sentito mio padre parlare di cinquanta dollari che signora Green promette a prima persona che trova strano segno. Io ricordo.
Guardò speranzoso Lydia Green: – Guadagno cinquanta dollari?
– Sì, ragazzo, sì – lo interruppe la signora – se stai dicendo la verità. Dove hai visto quei segni?
– Dentro un barile sulla strada del deserto – disse il ragazzo. – Siamo andati nel deserto per guardare, io vedo barile e guardo dentro. Vedo un segno, ma non dire niente nessuno di questo e allora non so se significa qualche cosa.
– In un barile, nel deserto! – esclamò il signor Andrews, deluso. – Non vedo come questo possa esserci di aiuto.
– Penso che dovremmo andare a dare un’occhiata, signore – disse Jupiter con malcelata ansia. – Potrebbe essere molto importante.
– Verrò con voi – disse la signora, risoluta. – Li, prendi il mio soprabito.
– Vengo anch’io – azzardò Carlson.
– No, tu rimarrai qui e ci attenderai – fu l’asciutta risposta di zia Lydia.
Il piccolo gruppo uscì in fretta e prese posto alla meglio nella vecchia auto dello sceriffo. Occorsero dieci buoni minuti per raggiungere l’estremità della valle e affacciarsi nel deserto.
A parecchie miglia di distanza da casa Verdant, in un luogo desolato, i fari illuminarono ai lati della strada due barili.
– Ecco – disse Dan, additandoli – primo barile!
Lo sceriffo proiettò la luce della sua lampada sui grossi barili, ritti come paracarri.
– Ma quelle sono vecchie botti inservibili! – esclamò la signora Green. – Non ci si potrebbe più mettere del vino; mi domando come mai siano state portate qui.
Jupiter, il signor Andrews e lo sceriffo cercavano intanto di guardare dentro la botte indicata da Dan, e alla fine scorsero chiaramente un punto interrogativo tracciato in maniera imprecisa sul fondo.
Jupe notò che era stato fatto con gesso verde e capì che cosa significava.
– Bob era in quel barile, e ha tracciato quel segno per lasciare un indizio!
– Ora capisco! gridò la signora Green. – I barili di vino sono per noi oggetti tanto comuni che non attirano più l’attenzione di nessuno quando vengono caricati su un autocarro. Però potevano contenere i ragazzi!
– Per tutti i diavoli! – borbottò lo sceriffo. – Vorreste dire che sono stati catturati?
– Probabilmente sono stati tolti dai barili qui, e condotti con un’auto in altro posto – suppose Andrews. – Quasi di sicuro a San Francisco, e naturalmente ad opera di Jensen. È necessario quindi rivolgersi alla polizia di San Francisco perché li ricerchi. Torniamo a casa a telefonare.
Risalirono in automobile e lo sceriffo innestò la retromarcia per invertire la direzione. Mentre eseguiva la manovra, la luce dei fari lasciò intravvedere un pezzo di carta che svolazzava e si posava su un cumulo di erbacce. Jupiter intuì che poteva essere importante, e insisté perché lo si lasciasse prendere quel pezzo di carta. Quando lo riportò tutti lo esaminarono alla luce della torcia.
– Il foglietto è stato strappato da un taccuino – osservò lo sceriffo.
– Ma questa è la scrittura di Bob! – esclamò il signor Andrews. – Incerta e distorta come se sia stata tracciata al buio; vorrei sapere dove!
Il biglietto era scritto a caratteri grandi ma sconnessi e diceva:
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MINIERA
AIUTO
???
– Trentanove, miniera, aiuto? – chiese accigliato Andrews. – Che vuol dire?
Jupiter invece non ebbe difficoltà a comprendere il significato del biglietto:
– Bob ha voluto dirci – spiegò nervosamente – di cercarlo in qualche posto della miniera.
– Bravo, ragazzo – commentò pacatamente lo sceriffo. – Ma quel trentanove che cosa può voler dire: trentanove miglia?
– Non so che significhi – ammise Jupiter.
– Non c’è nessuna miniera a trentanove miglia di qui – disse Lydia Green. – Sono tutte a Verdant Valley o nel canyon Hashknife. Ma nessuna di esse ha un numero, e d’altronde gli uomini mi hanno assicurato che tanto la valle quanto il canyon sono stati perlustrati.
Si guardarono l’un l’altro profondamente sconcertati e turbati.
– Il biglietto di Bob significa che lui, Pete e Chang si trovano in qualche posto da queste parti – concluse Jupiter
– e che sono nei guai. Ma come possiamo sperare di trovarli?