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– Pete! – esclamarono Bob e Chang scattando in piedi. – Stai bene?

– Più che altro ho fame – rispose Pete – ma a parte ciò sto perfettamente bene, sebbene mi dolga il braccio, che gli uomini di Jensen mi hanno torto per farmi dire dove avevo nascosto le Perle Fantasma.

– Allora le hai nascoste… – disse Bob, eccitato.

– Ma non hai detto dove, ne sono sicuro – aggiunse Chang.

– Puoi scommetterci – disse Pete sogghignando. – Erano inferociti. Se sapessero…

– Attento! – avvertì Chang. – C’è chi ascolta.

Pete tacque immediatamente, e subito si accorse del vecchio cinese.

– Tu non sei un topolino – disse Won rivolto a Chang

– ma un piccolo drago fatto a immagine del tuo bisnonno. – Fece una pausa, meditando. – Vorresti diventare mio figlio? – chiese poi, facendo sobbalzare i ragazzi dalla sorpresa. – Sono ricco, ma il mio cuore è pesante perché non ho figli maschi. Ti adotterò, diverrai mio figlio e con la mia ricchezza potrai diventare un uomo molto potente.

– Sono onorato, venerabile – rispose Chang cortesemente – ma temo due cose.

– Dille! – ordinò il signor Won.

– Ecco la prima: voi vorreste che io tradissi i miei amici per ottenere le Perle Fantasma – disse Chang, e Won annuì: – Naturalmente, come mio figlio sarebbe tuo dovere.

– Il mio secondo timore – proseguì Chang – è che sebbene abbiate detto questo, ora, sareste pronto a dimenticarlo non appena in possesso delle perle. Tuttavia ciò non ha alcuna importanza perché io non tradisco i miei amici.

Il signor Won sospirò: – Se tu avessi accettato, avrei certamente dimenticato. Ora so che ti adotterei véramente, se tu lo volessi. Ma non sei disposto. Eppure io debbo avere le perle, che per me sono la vita. E significano vita anche per te. – Won infilò una mano sotto i cuscini tirando fuori da qualche segreto recesso una bottiglietta di sottile cristallo e un oggetto rotondo che teneva sul palmo della mano. – Avvicinatevi e osservate – disse. Chang, Bob e Pete si avvicinarono e guardarono sorpresi la cosa che stava sulla vecchia mano grinzosa, simile a un artiglio. Era di uno strano colore grigiastro e poteva sembrare anche un pezzetto di marmo scadente. Fu Chang che la riconobbe. – È una Perla Fantasma! – disse.

– Un nome sciocco.– dichiarò il signor Won, lasciando cadere la perla nella piccola fiala. Il liquido che vi si trovava spumeggiò con innumerevoli bolle e la perla si dissolse. Il vecchio versò in un bicchiere di cristallo il liquido e spiegò: – Queste perle sono in realtà le perle della vita! – quindi bevve la mistura fino all’ultima goccia. Poi ripose bicchiere e fiala nel ripostiglio.

– Piccolo drago del sangue di Mathias Green– disse – ora rivelerò a te e ai tuoi amici qualcosa che soltanto pochi uomini conoscono, e quelli che la conoscono sono o molto saggi o molto ricchi, ovvero saggi e ricchi nello stesso tempo. Il mondo le chiama Perle Fantasma. Il mondo sa che sono senza prezzo, ma perché non hanno prezzo? Non perché siano belle, anzi come perle sono piuttosto brutte;

sembrano, se è lecito dirlo, cose morte. Non è vero? Non avendo la menoma idea di ciò che Won volesse intendere, i ragazzi annuirono, e il vecchio continuò:

– Per secoli ne sono state trovate poche, pochissime, in una baia dell’Oceano Indiano. Ora invece, per qualche strana ragione, non se ne trovano più. Attualmente nel mondo esistono soltanto una mezza dozzina di fili delle cosiddette “perle fantasma” e sono custoditi con la massima cura dai più ricchi uomini dell’Oriente. Me ne sapreste dire la ragione?

– Perché – riprese, dopo una pausa d’effetto drammatico

– quando vengono inghiottite, come mi avete visto fare poco prima con quella, che tra l’altro era l’ultima che io possedevo, conferiscono il dono inestimabile di prolungare la vita.

I ragazzi ascoltavano con gli occhi sbarrati, rendendosi conto che il vecchio cinese era veramente convinto di ciò che diceva. Il signor Won respirò profondamente. – Questo venne scoperto centinaia di anni fa in Cina – disse.

Il segreto fu conservato da re e nobili, e più tardi da ricchi uomini d’affari come me. Io ho centosette anni perché nella mia vita ho inghiottito più di un centinaio di perle della vita, che il volgo ignorante chiama “perle fantasma”.

Won puntò i suoi occhietti scuri su Chang. – Vedi, piccolo drago, credo che tu ora comprenda perché io debba avere la collana ad ogni costo. Ogni perla prolunga la vita per circa tre mesi; nella collana ce ne sono quarantotto, e queste per me rappresentano altri dodici anni di vita. Altri dodici anni! – la sua voce si alzò di tono. – Debbo assolutamente avere quelle perle! Niente potrà fermarmi, e voi ragazzini sarete ridotti in polvere se oserete interferire od ostacolarmi! Dodici anni di vita e ora ne ho centosette! Certamente, piccolo drago, capisci quanto ciò sia importante per me.

Chang si mordicchiò un labbro. – Intende dire – sussurrò a Pete e Bob – che non si fermerà dinanzi a nessun ostacolo. Cercherò di trattare con lui.

– Trattare con me, ma certo – approvò Won, che aveva l’udito fine – così si usa in Oriente. Un onorevole affare sarà condotto con onore da entrambe le parti.

– Pagherete le perle a mia zia se Pete vi dirà dove sono? – domandò Chang.

Il signor Won scosse il capo: – Ho già detto che pagherò Jensen e manterrò la mia parola. Ma… – fece una pausa, fissando Chang – vi sono difficoltà per il pagamento dell’ipoteca sul vigneto e sullo stabilimento della tua onorata zia. Sono io che ho il diritto a quelle ipoteche. E ti do la mia parola che essa non avrà alcun fastidio. Tua zia avrà tutto il tempo che le occorre per pagare. Inoltre il fantasma che ha terrorizzato i dipendenti svanirà ed essi ritorneranno al lavoro.

I tre ragazzi batterono le palpebre, sorpresi. – Allora voi sapete di chi sia il fantasma – gridò Chang. – E come potete saperlo?

Il signor Won fece un sorrisetto. – Io ho una grande riserva di piccola saggezza – disse. – Conducete Jensen dove sono le perle e i guai di tua zia finiranno.

– Sarebbe molto bello tutto questo – replicò Chang – ma chi ci dice che possiamo fidarci di voi? – Istintivamente Pete e Bob annuirono; anche loro avevano pensato la stessa cosa.

– Io sono il signor Won – ribatté il vecchio, seccamente. – La mia parola è più forte dell’acciaio.

– Chiedigli allora come possiamo fidarci di Jensen – disse impulsivamente Bob.

– Jensen prometterebbe qualsiasi cosa e poi farebbe giusto il contrario – interloquì Pete.

Il signor Won alzò la voce: – Mandatemi il signor Jensen – ordinò.

Per due lunghissimi minuti non accadde nulla, poi si aprì la porta rossa e Jensen entrò. Avanzò con fare insolente verso il signor Won e i ragazzi, cui rivolse uno sguardo torvo.

– Li avete fatti parlare? – ringhiò.

– Ricordate che non state parlando a un vostro pari! – replicò seccamente Won. – Voi siete una cosa strisciante nella notte, degna soltanto di essere calpestata. Comportatevi come tale!

I ragazzi videro l’ira che aveva alterato il viso di Jensen mutarsi subitamente in paura.

– Mi dispiace, mi scusi, signor Won – disse con voce smorzata. – Mi chiedevo…

– Fate silenzio e ascoltate. Se i ragazzi vi consegneranno la collana questa notte, non dovranno essere toccati; al più potrete legarli, di modo che occorra loro un’ora circa per liberarsi, ma non dovrete legarli troppo strettamente. Se essi vi daranno la collana non dovrete far loro alcun male, altrimenti vi sarà ripagato cento volte. Se non vi atterrete a quanto vi ho detto potrete godere della morte con il sistema dei mille tagli.

Jensen deglutì ripetutamente prima di riuscire a parlare.

– Ecco – disse con umiltà – a Verdant Valley in questo momento tutti li stanno cercando. Finora sono riuscito a fare in modo che non frughino nel canyon Hashknife, dove essi hanno lasciato i cavalli. I miei uomini hanno dato a intendere che là non c’era nessuno, ma se li riporto a Verdant Valley…

– Probabilmente voi non dovrete riportarli là, forse possono dirvi dove trovare la collana. Almeno, lo spero, così semplificheremmo le cose. – Ciò detto, Won si alzò. Ritto nella sua veste fluttuante, appariva tuttavia molto piccolo, appena un poco oltre il metro e mezzo. – Venite – disse a Jensen – essi desiderano parlare tra loro. Poiché è una questione di vita o di morte hanno il diritto di prendere con calma le loro decisioni.

I due uscirono dalla sala, il signor Won con passo volutamente lento, e sparirono dietro una cortina cremisi.