Ringraziamenti.

Uno dei motivi per cui ho cominciato a scrivere questo libro era il desiderio di creare qualcosa di davvero unico da solo, senza l'aiuto di nessuno. A poco a poco, però, ho scoperto che per molti versi scrivere un romanzo è l'impresa più collettiva che abbia mai intrapreso. In ogni fase della stesura, qualcuno mi ha aiutato ad andare avanti. Senza tutte le persone che ho elencato qui di seguito questo libro non sarebbe mai stato pubblicato.

Non voglio ricordarle in base all'aiuto che mi hanno dato, quindi procedo in ordine cronologico:

Stephane Williams Eri con me da Starbucks quando ho scritto la prima pagina e sei stata la prima a leggere il libro non appena l'ho terminato. Senza di te, il mio sogno di scrivere un romanzo sarebbe ancora un sogno. Ti devo più di quanto possa esprimere a parole.

Daniela Drake Hai letto ogni versione e sei stata l'unica persona da cui potevo aspettarmi le critiche spassionate di cui avevo tanto bisogno (inoltre sei unica nel discutere in modo intelligente le complessità della reality television).

Erin Hennicke La prima persona “dell'industria” ad aver letto il libro. La cosa che ho apprezzato di più, però, sono stati i consigli dopo che avevo finito la “parte facile” (la scrittura).

Suzanne Gibbons-Neff Non solo mi hai fatto da coscienza e da stimolo durante l'intera stesura, ma hai anche fatto un'introduzione piuttosto critica a...

Barrie Trimingham Ti conosco appena, eppure mi hai aiutato a rendere la pubblicazione di questo libro una realtà quando hai risposto alla telefonata di Suzanne e mi hai messo in contatto con...

Ann Rittenberg Forse la migliore agente del mondo. Hai creduto in me quando il libro era ancora un abbozzo e sei stata la prima persona a dirmi che potevo guadagnarmi da vivere scrivendo.

Ted Gideonse Uomo internazionale di mistero, senza di te dovrei ancora riuscire a farmi strada tra contratti giapponesi e codici tributari tedeschi, cosa tutt'altro che gradevole.

Mauro DiPreta. Sei riuscito a convincere la HarperCollins a comprare il mio libro. Lo hai corretto. Poi mi hai persuaso a modificare parti che secondo me non avevano bisogno di modifiche (ma mi sbagliavo). Infine lo hai corretto di nuovo. Non avrei potuto desiderare di più.

Joelle Yudin. La mia ancora di salvezza della HarperCollins, che ha risposto a tutte le mie domande stupide senza farmi mai sentire stupido.

Maureen Sugden e Andrea Molitor. Senza di voi, ci sarebbero un sacco di virgole nei punti sbagliati e un mucchio di trattini brevi al posto dei trattini lunghi. Mi avete fatto sembrare bravo, e di questo vi ringrazio di cuore.

Julia Bannon, Jamie Beckman, George Bick, Lisa Gallagher, Karen Resnick, Pam Spengler-Jaffee e tutti gli altri della HarperCollins, che fanno cose della cui esistenza io non ero a conoscenza.

E infine tutti i miei agenti stranieri. Siete fantastici.

Voglio inoltre ringraziare le persone che hanno arricchito la mia vita in vari modi:

La 4000 Pine Brotherhood, soprattutto Andrew “Andefiance” Burrows (un grande amico ma un pessimo giocatore di halo), Cyrus Yang (che sa più di quanto dovrebbe su pistole e munizioni), Donald Johnson (l'unico a cui possa chiedere di incontrarci in capo al mondo che risponde: “Certo, a che ora?”), Brady O'Beirne (sei nel libro, contento?), Kei Sato (“ACH!”) e Rick Sibery (l'unico vero pony).

Tutti i miei amici di Dahkmith, in particolare Leon Hsu (sai sempre tutto), Jeff “El Jefe” Geller (se fossi più pigro saresti morto), e naturalmente gli “S.K. & the evil van groupies”.

Il gruppo di poker del martedì sera di Stanford (“C'è una scala lì?”).

Il mio reparto di informatica, compreso Ron McCoy (l'uomo, il mito, la leggenda), Marshall Simmonds (straordinario ottimizzatore per motori di ricerca), Spur & Mavdaddy (custodi dei miei dati).

Vari newyorchesi, soprattutto Margo “Aborakyiraha” Wright (Go Bodanna!), Ori Uziel (l'uomo delle scommesse), Kimberly Krouse (Pagoo, Pagoo) e Dave Otten (“Sopravvissuti pronti... Via!”).

Tutti i miei amici telefonici, in particolare Mina Song e Iris Yen, che sono stati così gentili da essere disoccupati mentre io scrivevo il mio libro, ed Emily He, che mi ha sempre richiamato pur avendo un lavoretto. Più l'incontenibile Jason Meil.

I miei medici, senza i quali i miei occhi stanchi si sarebbero arresi molto tempo fa, con un grazie speciale alla dottoressa Janice Cotter e alla Fondazione per la vista di Boston, al dottor C. Stephen Foster e naturalmente al dottor Alan “DG” Geller.

Joanie e Billy Felder, per avermi dato il più grande dono che si possa fare a New York: un appartamento prebellico di 65 metri quadri ad affitto bloccato.

Mia madre Lois e la mia cara sorella Cheryl, che mi hanno sempre appoggiato anche se non le chiamo quanto dovrei.

Marge e Steve Hoppe, che fanno le migliori costolette del mondo.

George Davis, per avermi chiamato tre volte al giorno e Toni Davis, per non averlo fatto.

 

E infine Meredith Che cosa posso dire se non che rendi tutto migliore? Ti amo.



* Nel poker alla Texana il full batte il colore [N.d.T.]