14

Quando sentì il respiro pesante del sonno, Nava si tolse le cuffie e cominciò a smontare il microfono direzionale; nel frattempo progettò la sua prossima mossa. Poteva aspettare che i due uomini uscissero di casa, ma mancavano ancora quattro ore all'alba.

Pensò di andare a farsi una dormitina e riprendere la sorveglianza allo spuntare del giorno, ma c'era qualcosa che la turbava. Aveva la sensazione che l'identità dell'amico di Caine fosse importante. Così, invece di andare a casa, tornò al laboratorio dell'Str un'ultima volta.

Quando si sedette alla postazione caricò le immagini digitali dello strano visitatore di Caine. Ce n'erano nove in tutto, ciascuna da un'angolatura leggermente diversa, perché l'uomo si era mosso mentre lei gli aveva scattato le foto. Zoomò sul viso in ogni foto, ma le immagini erano scure, sfocate e distorte.

Premette qualche tasto e il software di riconoscimento facciale operò la sua magia: le nove foto individuali si fusero in un'immagine tridimensionale del viso dell'uomo. Pian piano, il naso prese forma, così come gli occhi e la struttura ossea. Un occhio era molto gonfio e la faccia coperta di sangue. Nava premette ancora qualche tasto ed eliminò il sangue, sostituendolo con un incarnato rosa chiaro corrispondente al resto della faccia. Cominciava a sembrarle familiare.

Tagliò la parte dell'occhio sinistro gonfio e la sostituì con l'immagine speculare del destro. Poi rimpicciolì il naso che era palesemente tumefatto. Quando ebbe finito, fece ruotare la faccia in modo da averla di fronte. All'inizio pensò di essersi sbagliata, ma dopo una rapida verifica, si rese conto che era proprio così. L'uomo sulla porta era la copia spiccicata di David Caine.

Poi si illuminò. Aprì il file di Caine ed eccolo lì, chiaro come il sole: un fratello gemello. Nava mise in moto il cervello mentre calcolava come sfruttare a proprio vantaggio quell'informazione. Dubitava che Grimes avesse analizzato il file con tanta attenzione da notare che David Caine aveva un gemello. Se si fosse sbagliata, il suo sotterfugio sarebbe venuto alla luce in fretta. Se invece avesse visto giusto...

Doveva prendere una decisione: aspettare e magari perdere l'iniziativa, oppure fare la sua mossa e rischiare di essere scoperta. In simili frangenti, si affidava sempre all'istinto. Per come la vedeva lei, tutte le scelte potevano avere ripercussioni negative, il trucco era analizzare i rischi e minimizzarli. Eliminarli non era possibile, quanto meno non completamente.

Nava decise che doveva agire.

Non era autorizzata a modificare l'archivio permanente dell'Nsa, ma sapeva che c'era un altro modo per farlo. Pochi mesi prima, aveva corrotto uno degli informatici della Previdenza sociale per farsi assegnare un nome utente e una password con cui poter creare dei finti alias. Erano passate quasi sei settimane dall'ultima volta che aveva utilizzato la sua password illegale, ma in teoria era ancora valida.

Entrò nel database della Previdenza sociale e premette ENTER. Lo schermo diventò nero. Per un attimo Nava pensò che il sistema fosse stato ripulito e che le avessero eliminato la password. Immaginò di aver innescato un allarme silenzioso, porte di sicurezza che si sprangavano e uomini armati che correvano verso il suo terminale. Invece, fu accolta da un menu.

Premette F10 per modificare i dati sull'archivio permanente. Le ci vollero solo cinque minuti. Quando ebbe finito, tornò al database dell'Nsa, selezionò il file di Caine e diede il comando di aggiornare la documentazione. Sullo schermo lampeggiava la scritta IN ELABORAZIONE mentre il computer accedeva al database sorgente che usava per creare i file. Trenta secondi dopo, lo schermo era aggiornato.

I dati erano tutti uguali a eccezione di un campo. Se Grimes si fosse procurato un file di ripristino dei dati cestinati la sera prima avrebbe visto cosa aveva fatto, ma non aveva importanza. Se le cose fossero arrivate a quel punto, lei avrebbe comunque ottenuto il vantaggio di cui aveva bisogno. Tornò verso la casa di David Caine, per la seconda volta quella notte.

Sapeva che, in un modo o nell'altro, sarebbe stata l'ultima.

 

James Forsythe era fuori di sé per la collera.

Era furibondo. L'unico motivo per cui non crocefiggeva Grimes sul posto era che aveva ancora bisogno di lui. Si sforzò di chiudere gli occhi per controllare le emozioni. Si concentrò sulla respirazione. Inspirare. Espirare. Inspirare. Espirare.

“Si sente bene, dottor Jimmy?” chiese Grimes, mettendosi un dito nell'orecchio senza pensarci.

“Dottor Forsythe. FOR-SYTHE” rispose lui a denti stretti, e aprì gli occhi.

“Lo sa che scherzo” disse Grimes sorridendo. “Senta, mi dispiace non averla svegliata stanotte, ma non lo sapevo.”

“Non sapevi che volevo essere avvertito se lo scienziato che stavamo tenendo sotto osservazione fosse scomparso

“Tecnicamente non è scomparso, è solo che non sono ancora riusciti a trovarlo da quando hanno cominciato a cercarlo.”

“Ma hanno cominciato tre ore fa. E sotto la tua responsabilità.”

Grimes strascicò i piedi. “Senta, cosa vuole che le dica. Quel ch'è fatto è fatto.”

Forsythe stava per rispondergli, ma poi si rese conto che quell'idiota aveva ragione. Per vendicarsi avrebbe avuto tutto il tempo dopo.

“Va bene, d'accordo” sospirò appoggiandosi allo schienale della poltrona. “Dimmi tutto quello che sai. Dall'inizio.”

Grimes cliccò sul suo palmare e cominciò a leggere. “Secondo il verbale della polizia, tra le ventitré e le ventiquattro una studentessa di nome Julia Pearlman è morta. Pare che sia volata dalla finestra del sesto piano. Verso le due è stata trovata nuda fra i bidoni della spazzatura da un barbone. Il patologo non ha ancora determinato la causa della morte, ma secondo i primi risultati aveva la spina dorsale spezzata. Finora lo ritengono un suicidio, anche se l'ipotesi dell'omicidio non è ancora stata scartata.”

“E pensano che Tversky possa essere implicato?”

Grimes annuì. “Vogliono parlare con lui, dato che la ragazza è caduta dalla finestra del suo laboratorio e un sacco di studenti hanno detto che lei e Tversky lavoravano spesso insieme la sera tardi.”

Forsythe restò senza fiato, ricostruendo all'improvviso tutto. “Era lei il soggetto Alfa.”

“Eh già, pare proprio di sì. Ho scaricato il contenuto del computer di Tversky quando ha cercato di cancellare l'hard disk. Stava testando un nuovo composto chimico sulla ragazza subito prima che quella ci rimanesse. A quanto pare l'ha elaborato basandosi su un tizio che ha visitato nel suo laboratorio ieri, uno che mostrava, ah sì, abilità analoghe. Lo chiama il soggetto Beta.”

“Cristo,” disse Forsythe, “un altro soggetto sconosciuto.”

“A dire il vero abbiamo capito chi è. Si chiama David Caine.”

Forsythe si rianimò. “Come fai a saperlo?”

Grimes sorrise. “Quando ho visto che Tversky stava ricevendo tutti quei nuovi risultati di analisi, ho controllato il loro numero identificativo in contabilità. Proprio quel giorno, hanno staccato un assegno a David T. Caine con lo stesso numero di riferimento.”

“Aspetta un attimo, perché hai detto 'abbiamo capito'? Noi chi?”

Il sorriso di Grimes si trasformò in una smorfia accigliata. “Io e l'agente Vaner, anche se lei è stata piuttosto vaga su come c'è arrivata. Roba di spie, mi sa.”

“Lei dove si trova adesso?”

“L'ultima volta che ho controllato era davanti a casa di Caine.”

Forsythe era felice di avere almeno una buona notizia. “Va bene. Dille di sorvegliare Caine e nel frattempo trovate Tversky.”

“Signorsì, capitano Jimmy.” Grimes batté i tacchi, si girò di scatto e se ne andò. Sollevato di essere solo, Forsythe si concentrò sugli ultimi appunti di laboratorio di Tversky. Anche se incompleti, erano sconvolgenti. Le prove delle abilità di Caine erano aneddotiche, ma l'analisi chimica sembrava convalidare la sua teoria. Inoltre, i tracciati dell'elettroencefalogramma di Julia Pearlman erano qualcosa di mai visto. Meno di un minuto dopo la somministrazione del composto, le onde cerebrali del soggetto Alfa avevano tutte subito un'impennata in perfetta sincronia. L'esperimento di Tversky aveva ucciso la ragazza, sì, ma le implicazioni scientifiche di quello studio erano rivoluzionarie.

Avere Tversky al suo servizio sarebbe stato più facile, ma non era strettamente necessario. Quello di cui Forsythe aveva davvero bisogno era condurre altri test su David Caine. Comunque, se le teorie del professore erano giuste, sarebbe stato molto pericoloso prendere Caine. Consultò la rubrica, tirò su il telefono e compose il numero. Dopo un'attesa di quasi cinque minuti, l'uomo di cui aveva bisogno prese la linea.

“Buongiorno, generale” disse Forsythe, mettendosi ben dritto sulla poltrona. “Dovrei chiederle un favore...”

 

Mentre Caine attraversava la strada, attento a tenere in equilibrio due tazze di caffé e un sacchetto di bagel, ebbe la sensazione che stesse per accadere qualcosa. Fece finta di niente e cercò di concentrarsi sulla musica che fluiva dalle cuffie. Usava sempre il walkman come rifugio quando era stressato. Cambiò un po' di stazioni radio, provando quelle più eclettiche, ma alla fine si fermò su quella di rock classico, e ascoltò la coda di Comfortably Numb prima che i Jefferson Airplane attaccassero a cantare delle preferenze chimiche di Alice.

Poi la puzza cominciò a riempirgli il cervello.

Oh no.

Si fermò di colpo, e un uomo alto che parlava al cellulare gli sbatté addosso. Caine inciampò in avanti, facendo cadere uno dei caffé e urtando una donna nera incredibilmente grassa con un abito blu e due enormi borse della spesa. La donna si scansò a sinistra ma perse l'equilibrio e le borse caddero a terra, con arance e mele che rotolavano dappertutto sul marciapiede.

La frutta caduta provocò ulteriore caos. Un uomo pelato con una canottiera bianca attillata versò il suo frappuccino addosso a una signora anziana con una camicetta giallo canarino. Una donna orientale con una gonna viola cadde e si spezzò due unghie. Un muratore robusto fece cadere la sua cassetta per gli attrezzi sul piede di un uomo d'affari vestito elegantemente, rompendogli l'alluce e rovinandogli i mocassini di Gucci.

In un batter d'occhi Caine aveva cambiato il corso delle loro giornate. L'uomo pelato si sarebbe comprato un altro frappuccino. La donna anziana sarebbe tornata a casa a cambiarsi. Quella orientale si sarebbe dovuta fare un'altra manicure. Il muratore avrebbe assunto un avvocato per difendersi nella causa che gli aveva intentato l'uomo d'affari perché aveva perso la riunione del personale di quel giorno mentre aspettava in pronto soccorso che qualcuno si occupasse del suo alluce.

Ciascuno di questi cambiamenti avrebbe provocato ulteriori cambiamenti. Caine li vedeva tutti propagarsi davanti ai suoi occhi, come le increspature concentriche e digradanti di un sasso buttato in uno specchio d'acqua. Non riusciva ad afferrarlo, ma sapeva che qualcosa non andava. Poi si rese conto che nulla di tutto questo doveva succedere.

L'uomo pelato doveva andare in palestra e conoscere un tizio di cui sarebbe diventato amico, e poi amante. La signora anziana doveva cadere e rompersi l'anca mentre andava a prendere la metropolitana, ma ora sarebbe stata bene. La donna orientale doveva andare a un pranzo di lavoro che le avrebbe fruttato una promozione. Il muratore doveva avere un altro figlio, ma lo stress provocato dalla causa con l'uomo d'affari l'avrebbe spinto al divorzio. L'uomo d'affari doveva morire nel giro di due mesi, ma grazie a quella visita estemporanea il medico gli avrebbe scoperto un soffio al cuore che l'avrebbe spinto a operarsi salvandolo da un infarto fatale.

Le immagini gli apparvero nella mente per un attimo e poi scomparvero. Caine si sentiva scoppiare il cuore. Il viso grondava sudore. Si rese conto che stava tenendo gli occhi chiusi, perciò li aprì lentamente e tentò di allentare i pugni. Respira a fondo, pensa solo a respirare a fondo, cerca di capire quello che è appena successo. Era stata intuizione? Precognizione? No, no. Era solo un folle sogno a occhi aperti, una variazione bizzarra del gioco che facevano da piccoli lui e Jasper.

Sceglievano una persona a caso e predicevano cosa le sarebbe successo nel corso della giornata.

Respira a fondo, respira a fondo. Sì, ecco cos'era. Soltanto un sogno a occhi aperti. Già si stava dileguando. Caine si girò mentre l'uomo d'affari cominciava a strillare al muratore, e poi vide tutto buio. Buio pesto.

...

Palpiti. Aveva la sensazione che il suo cranio si espandesse e si contraesse a ogni battito del cuore. Aprì gli occhi. Era steso di schiena e guardava verso l'alto il cerchio di visi che lo circondavano.

“Mi pare che si stia riprendendo” disse una bionda grassa e tozza.

“Tutto a posto, amico?” domandò una faccia scura.

Caine fece per tirarsi su, ma un paio di mani possenti lo spinsero di nuovo sul marciapiede.

“Non lasciatelo alzare, capace che si è spezzato la spina dorsale” ordinò un uomo dal fondo della folla.

“Rilassati, amico.” Era la faccia scura, che sembrava essere collegata alle braccia che lo tenevano giù. “Sta arrivando l'ambulanza.”

Caine richiuse gli occhi. Tutte quelle facce che parlavano gli facevano venire la nausea. Il buio era meglio, e così si ritrasse di nuovo nella sua grotta.

Vai a chiederlo ad Alice. Quando è alta tre metri.

 

“Allora?” la voce di Forsythe gli gracchiava nelle cuffie.

“Stiamo riguardando adesso il filmato, ma a quanto pare Caine è appena collassato in mezzo al marciapiede” rispose Grimes, voltandosi a guardare la fila di monitor davanti a sé. Quello nel quadrante in basso a destra mandava a ripetizione le immagini dell'incidente. Grimes l'aveva già guardato dieci volte, ma era ancora incantato.

“Dimmi cos'è successo esattamente.”

“Il bersaglio si è fermato di botto e un tizio gli è finito addosso, mandandolo a sbattere contro una gigantesca cicciona, che a sua volta ha fatto cadere una borsa di frutta. La frutta si è sparpagliata dappertutto e un mucchio di gente ci è inciampata sopra e poi il bersaglio si è guardato attorno, si è preso la testa fra le mani ed è crollato a terra.”

“Sta bene?”

“Un fiorellino, anche se probabilmente ha un mal di testa devastante. Qualcuno ha chiamato un'ambulanza, ma l'obiettivo non ci è voluto andare. Ho intercettato la loro frequenza radio e il medico ha detto che pareva stare bene, una lieve commozione al massimo.”

“Guarda il video ancora un paio di volte e fammi sapere se noti qualcos'altro. Nel frattempo, non perdetelo di vista.”

“Ricevuto. Ricevuto.” L'aereo più pazzo del mondo era uno dei film preferiti di Grimes, e gli piaceva moltissimo citarlo, specie quando prendeva in giro il dottor Jimmy. Capì di averlo mandato in bestia, perché il dottor Jimmy non rispose per dieci secondi pieni. Grimes era strasicuro che se avesse riascoltato la telefonata, alzato il volume e tagliato il rumore di fondo, sarebbe riuscito a sentire il buon dottore che imprecava sottovoce. Dopo l'avrebbe fatto, senz'altro.

“Insomma, dov'è ora?”

“Sta tornando a casa. Lo stiamo seguendo con il furgone e Vaner è sul posto. Ci sono pure un paio di satelliti che lo guardano e abbiamo un microfono direzionale puntato sul suo appartamento. Non si preoccupi dottor Jimmy, abbiamo provveduto a tutto.”

“Comunicate a Vaner che sta arrivando una squadra d'assalto per aiutarla nell'acquisizione.”

Grimes fece un fischio. Una squadra d'assalto? Si preparava un bello spettacolo.

 

Caine tirò un bagel avvolto nella carta stagnola al fratello e buttò il “New York Post” sul tavolinetto. “Cipolla e formaggio, leggermente tostato.”

“Ehi, e il caffé?” chiese Jasper.

Caine era sul punto di dirgli Ho avuto un'altra visione, sono svenuto e ho versato il tuo caffé su tutto il marciapiede. Invece optò per: “Scusami, me lo sono dimenticato”.

“Non importa” bofonchiò Jasper, con la bocca già piena di bagel. Masticò pensieroso, poi mandò giù. “Allora, l'omino del sonno ti ha portato consiglio?”

“Temo di no. L'unica cosa che mi ha portato è stato un giorno in meno al dover pagare duemila dollari che non ho a Nikolaev.”

“É un gran peccato che tu non sia questo qui” disse Jasper, tirando su il giornale.

Sulla prima pagina c'era scritto: “MILIONARIO AL POWERBALL ! ! !” a lettere cubitali sopra la foto di un uomo che teneva in mano un gigantesco assegno da 247,3 milioni di dollari. Caine non sapeva nemmeno perché avesse comprato quel giornale, di solito leggeva il “Times” : ma quando aveva visto il titolo non aveva resistito.

“Porca vacca... è Tommy DaSouza” disse Jasper, tenendo in alto il giornale per farlo vedere al fratello. “Te lo ricordi? Era un nostro vicino.”

“Caspita, non l'avevo neanche riconosciuto” disse Caine fissando la foto. Tommy era ingrassato di almeno dodici chili da quando l'aveva visto l'ultima volta. “Sei sicuro che è proprio lui?”

Jasper andò alla pagina dell'articolo e annuì. “Thomas DaSouza, ventotto anni, vive ancora a Park Slope, a soli cinque isolati da dove è cresciuto.”

“Be' sono tanto contento per lui, ma non vedo come possa aiutarmi.”

“Che stai dicendo? Quello aveva una specie di adorazione per te. Ci ha seguito come un'ombra per un anno dopo che gli hai salvato il culo quella volta.”

Caine alzò le spalle, ricordando il giorno in cui era intervenuto quando un bulletto particolarmente cattivo se l'era presa con Tommy. “É stato tanti anni fa, Jasper.”

“Sì, ma tu sei sempre stato un buon amico per Tommy. Che diavolo, se non gli avessi dato una mano in algebra, probabilmente non avrebbe finito le superiori.”

Le superiori. All'epoca Caine non vedeva l'ora di diplomarsi. Adesso avrebbe dato qualsiasi cosa per tornare a quel periodo, quando tutto era più semplice. All'epoca, lui e Tommy si divertivano parecchio insieme. Ma dopo il diploma si erano allontanati. Tommy si era trovato un lavoro, mentre lui aveva cominciato l'università. Dopo un paio di anni Caine aveva scoperto che lui e il suo amico non avevano più tanto in comune.

“Non gli parlo da quasi cinque anni.”

Jasper afferrò il cordless in fondo al tavolo e lo lanciò al fratello. “Direi che è un buon momento per riprendere l'amicizia.”

“Cosa vuoi che faccia? Che lo chiami e gli dica: 'Ehi Tommy, congratulazioni per la lotteria, non è che mi presti dodici pali?'. Non se ne parla neanche.” Gli ripassò il telefono.

“D'accordo” ribatté Jasper. Premette il pulsante CHIAMA e compose un numero. Due secondi dopo disse: “Un numero di Brooklyn, per favore. Thomas DaSouza”. Annotò qualcosa su un foglio e lo spinse assieme al telefono sul tavolo, verso il fratello. Caine guardò il foglio come se gli avessero passato un topo morto.

“Senti,” disse Jasper, “se non lo fai tu, lo faccio io. Cos'hai da perdere? Quello ha appena vinto molti più soldi di quanti ne potrà mai spendere e tu finirai sottoterra se non rimedi dodicimila miseri dollari. Se ti dice di no, non hai peggiorato la situazione. Ma se ti dice di sì, sei libero. Come vedi, non c'è lato negativo.”

“E del mio orgoglio che cosa mi dici?” chiese Caine.

“Al tuo orgoglio pensaci dopo che avrai pagato la mafia russa” rispose Jasper. “Adesso fai... questa cazzo... di telefonata-rata-fata-data.”

Anche se le rime di Jasper gli provocavano un senso di occlusione alla bocca dello stomaco, Caine sapeva che il fratello aveva ragione. Prese il telefono con riluttanza e compose il numero. Una voce impaziente rispose al primo squillo. “Sì?”

“Tommy DaSouza?” chiese Caine.

“Senta, qualunque cosa venda non la voglio, chiaro? É evidente che sono sull'elenco, quindi mi mandi il suo catalogo per posta e la chiamerò io se sono interessato. Arrivederci.”

“Aspetta, non voglio venderti niente !” disse Caine, all'improvviso disperato, rendendosi conto che quella rischiava di essere la sua unica occasione. “Uhm, sono David. David Caine.”

Ci fu un attimo di silenzio in cui pensò che Tommy stesse per riagganciare. Poi: “Accidenti, Dave! Come diavolo stai?”.

“Buffo che tu me lo chieda” disse Caine, alzando le sopracciglia verso il fratello mentre si passava il telefono da un orecchio all'altro. “In un certo senso, è proprio per questo che chiamo...”

“I soldi celi hai?”

 

Tversky saltò quasi per aria. Si girò ma l'unica altra persona nel vicolo era un ragazzetto magrolino. Non poteva avere molto più di dodici anni, anche se il berretto degli Yankees girato di lato lo faceva sembrare ancora più piccolo. .

“Ce li hai o no, vecchio?”

“Tu saresti Boz?” chiese lui sorpreso.

Il bambino si mise a ridere. “Stai scherzando? Boz mica si smuove per incontrare un pidocchio mai sentito prima. Io sono Trike.”

“Mi avevano detto che mi sarei incontrato con Boz.”

“Ah sì? Be', sai che c'è? L'appuntamento è stato cancellato. Adesso ti incontri con me.” Le mani del ragazzino scomparvero nelle sue tascone giganti. “Adesso fa' vedere il ghello o ti saluto.”

Tversky estrasse una busta bianca dalla tasca del cappotto, cercando di fermare le mani che gli tremavano. Trike tentò di strappargliela di mano, ma lui la tenne appena fuori portata.

“Prima fammi vedere quello per cui sono venuto.”

Il ragazzino gli sorrise, mostrando due denti d'oro. “Ti accontento subito, nonno” disse, e tirò fuori un sacchetto di carta marrone. Tversky si guardò attorno in fretta per controllare se ci fosse qualcuno, ma la strada era deserta. Prese il sacchetto dalle mani di Trike, sorpreso da quanto pesava.

“Adesso sgancia quei cazzo di verdoni.”

Lui gli passò la busta. Il ragazzino si leccò il dito, contò in fretta e poi si ficcò le banconote nel davanti dei pantaloni. “É stato un piacere fare affari con te” disse prima di scomparire in fondo al vicolo e lasciarlo solo. Tversky ripose con cura il sacchetto nella cartella e si incamminò rapidamente verso Broadway.

Non osò tirarlo fuori fino a quando non fu al sicuro nella sua squallida stanza d'albergo. Se n'era andato di casa subito dopo aver guardato il video. Julia gli aveva detto di sistemarsi lì, e lui aveva obbedito.

Dopo aver tirato le tende, piazzò il sacchetto al centro del letto. Deglutendo, ci infilò dentro una mano e toccò i cilindri di plastica liscia. Erano freschi sotto le dita sudate. Respirò a fondo ed estrasse lentamente le cartucce del fucile una per una. Le dispose in file ben dritte. Ce n'erano dieci in tutto. Per un attimo si limitò a guardarle, chiedendosi come fosse arrivato in quel luogo, in quel momento.

Ma ormai era troppo tardi per tornare indietro. Dopo quello che era successo a Julia - dopo quello che lui aveva fatto a Julia - era decisamente troppo tardi. Doveva andare fino in fondo. Controllò l'ora, gli restava ancora un po' di tempo prima delle sei. Se David non arrivava, voleva dire che Julia si era sbagliata. Ma Tversky non credeva che fosse quello il caso.

Fino a quel momento gli eventi si erano susseguiti proprio come aveva detto lei: da dove sedersi alla tavola calda a come trovare quel minuscolo venditore di armi. Se aveva predetto tutto correttamente non c'era motivo di credere che il resto delle sue previsioni non si sarebbe verificato. Ormai non aveva scelta.

Ma non era vero, no? Non era obbligato a fare quello che gli aveva ordinato Julia. Poteva cambiare idea, scegliere una strada diversa. Tuttavia, pur desiderando avere un'altra scelta, sapeva che non l'avrebbe presa in considerazione. Gli dispiaceva dover uccidere David Caine per ottenere quello che voleva. Ma l'avrebbe fatto.

Era troppo tardi per qualunque altra cosa.