Bundle stava riprendendo conoscenza molto lentamente. Una grande oscurità… un gran mal di capo… dei suoni… una voce ben nota che ripeteva dolcemente sempre le stesse parole.
Ecco, ora cominciava a captare ciò che la voce stava dicendo.
«Cara, carissima Bundle! Morta… sì, è morta… la mia cara Bundle che adoravo…»
Bundle stava immobile, con gli occhi chiusi, adesso perfettamente in sé. Bill la stringeva fra le sue braccia.
«Bundle… cara… amore! L'ho ammazzata io… l'ho ammazzata io…»
Molto di malavoglia Bundle si decise a parlare.
«No, scioccone… non mi avete ammazzata!»
Bill sobbalzò violentemente.
«Bundle… siete viva!»
«Si capisce che sono viva!»
«Da quanto tempo? Voglio dire… da quanto tempo avete ripreso conoscenza?»
«Da cinque minuti, credo.»
«E perché non avete aperto gli occhi e non avete detto qualche cosa?»
«Non ne avevo voglia: me la godevo.»
«Come?»
«Sì. Me la godevo nell'ascoltare tutte le cose che voi dicevate… Non me le direste così bene a… freddo, vero? Vi vergognereste.»
Bill era rosso come un gambero.
«Oh, Bundle… mi perdonate? Ma io vi amo, davvero, sapete? Da tanto tempo. Ma non ho mai osato dirvelo.»
«Sciocco, sciocco, sciocco! Perché?»
«Avevo paura che rideste di me… siete così intelligente… sposerete un grand'uomo…»
«Come George Lomax?»
«Oh, no! Qualcuno veramente degno di voi, intendevo dire, se pure esiste.»
«Siete un caro ragazzo, Bill.»
«E voi, davvero, accettereste di… di sposarmi?»
«Forse… compiendo un grande sforzo… sì.»
«Davvero? Oh, Bundle…»
Inutile riferire il dialogo che ebbe luogo fra i due nei dieci minuti che seguirono, perché non fecero altro che ripetersi le stesse cose.
Infine Bundle, per prima, cominciò a rendersi conto della loro reale situazione: si trovavano nella stanza segreta e, con ogni probabilità, la porta era chiusa a chiave. Prigionieri, dunque.
«Bill, caro» sussurrò Bundle. «Cerchiamo di rimettere i piedi per terra… Dobbiamo uscire di qui!»
«Come?» fece Bill, ancora estatico a guardarla. «Che cosa? Ah, sì, benissimo. Non ci saranno difficoltà.»
«Cerca di ragionare, adesso, Bill; altrimenti cambierò parere…»
«Che! Non credere di poterti liberare di me, ormai» rispose Bill con tono deciso.
Si interruppe sentendo che Bundle gli stringeva il braccio… Sì, non s'era ingannata: un rumore di passi proveniva dalla sala da gioco, poi una chiave girò nella toppa. Bundle tratteneva il respiro. Era James che veniva alla riscossa, oppure…?
La porta si aprì, e sulla soglia apparve il barbuto signor Mosgorovsky.
Bill, immediatamente, fece un passo avanti, in modo da proteggere Bundle col suo corpo. «Sentite» disse poi «vorrei scambiare qualche parola con voi, a quattr'occhi.»
Il russo tacque per qualche minuto; rimaneva lì a carezzarsi la lunga barba nera sorridendo quietamente.
«Va bene» si decise finalmente a dire. «La signora, pero, avrà la compiacenza di venire con me.»
«Vai pure con quest'uomo, Bundle» disse Bill. «Lascia fare a me: penso io al resto. Nessuno ti farà del male. So quello che dico.»
Bundle si alzò, ubbidiente. Quel tono autorevole le tornava nuovo nella voce di Bill Eversleigh: lo vedeva con altri occhi, assolutamente sicuro di sé e fiducioso di dominare la situazione.
Uscì seguita dal russo che chiuse la porta a chiave dall'esterno.
«Da questa parte, prego.»
Le indicò la scala e la ragazza salì con lui al piano superiore. Fu poi introdotta in una cameretta ch'ella giudicò dovesse essere la camera di Alfred.
Mosgorovsky disse: «Aspettate qui, prego. Non bisogna far rumore.»
Bundle sedette. La testa le faceva ancora molto male, e non le era possibile pensare a lungo e intensamente a qualche cosa. Pensava solo che Bill sarebbe riuscito a dominare la situazione, e che presto o tardi qualcuno sarebbe venuto a liberarla.
I minuti passavano: l'orologio di Bundle s'era fermato, ma lei calcolava che doveva essere trascorsa ormai un'ora da quando il russo l'aveva condotta lì. Che cosa era capitato, e che cosa stava per capitare?
Finalmente udì un rumore di passi.
Era ancora Mosgorovsky che, con aria molto ufficiale, le disse: «Lady Eileen Brent, siete desiderata ad una riunione d'urgenza della Associazione dei Sette Quadranti. Vi prego di seguirmi.»
La guidò giù per le scale, aprì la porta della camera segreta e Bundle entrò, trattenendo il respiro per la gran sorpresa. Per la seconda volta vedeva ciò che aveva intravisto attraverso il buco dell'armadio.
Le figure mascherate sedevano intorno alla tavola, e mentre se ne stava lì, impietrita dall'improvvisa visione, Mosgorovsky, mettendosi la maschera, scivolò al suo posto.
Ma, questa volta, anche la sedia a capotavola era occupata. Il numero Sette era al suo posto.
Il cuore di Bundle batteva con violenza: stava all'altro capo della tavola, in piedi, proprio di fronte al numero Sette, e fissava il pezzo di stoffa, col quadrante dipinto, che nascondeva i lineamenti dell'uomo.
Il numero Sette sedeva immobile.
Bundle ebbe la sensazione che da quella persona irraggiasse come uno strano potere. La sua inattività non era un segno di debolezza; stava come un gigantesco ragno al centro della sua tela, in attesa della preda. La fanciulla desiderava, quasi istericamente, che egli facesse un gesto, pronunciasse una parola.
Rabbrividì.
In quel mentre Mosgorovsky si alzò. La sua voce dolce e persuasiva sembrava stranamente lontana.
«Lady Eileen Brent, voi avete assistito, non invitata, a una riunione segreta di questa Associazione. E' quindi necessario che voi vi identifichiate con i nostri scopi e le nostre ambizioni. Il posto del numero Due è, come vedete, vacante. E quel posto noi lo offriamo a voi.»
Bundle rimase a bocca aperta. Tutto era assurdo come in un incubo. Possibile che chiedessero a lei, Eileen Brent, d'entrare a far parte di una associazione criminale segreta? La stessa proposta era stata forse respinta con indignazione da Bill.
«Non posso» rispose coraggiosamente.
«Non rispondete con tanta precipitazione!» E sembrò a Bundle che Mosgorovsky sorridesse dietro la maschera. «Voi non sapete ancora, Lady Eileen, ciò che rifiutate.»
«Credo di poterlo indovinare.»
«Davvero?»
Era il numero Sette che aveva parlato, questa volta!
La sua voce ridestò un lontano ricordo nella memoria di Bundle. Non le era ignota quella voce.
Lentamente il numero Sette alzò una mano e cominciò a togliersi la maschera. Bundle tratteneva il respiro: finalmente avrebbe saputo.
La maschera cadde.
E Bundle si trovò con gli occhi fissi sul volto granitico, inespressivo dell'ispettore Battle.