Il ritorno alla coscienza della contessa fu molto diverso da quello di James Thesiger: molto più lento e infinitamente più artistico.

"Artistico" fu definito poi da Bundle. La ragazza aveva applicato con molto zelo un fazzoletto inzuppato di acqua fredda sulle tempie della contessa, che aveva Istantaneamente reagito passandosi una mano tremante sulla fronte, e mormorando debolmente parole inintelligibili.

Proprio in quel momento Bill, compiuta la sua missione, si precipitò nella camera a fare (secondo Bundle) la figura del perfetto imbecille.

Bill, infatti, si chinò con aria preoccupata e ansiosa sulla contessa e le rivolse una quantità di esortazioni stranamente idiote.

«Sentite, contessa… Tutto va bene… Sì, sì, va tutto bene… Non cercate di parlare… vi farebbe male. State tranquilla e ferma. Fra poco starete bene. Vi tornerà tutto alla memoria. Non dite niente fino a che non state proprio bene. C'è tempo. State quieta e chiudete gli occhi. Fra un momento ricorderete tutto. Un altro sorso d'acqua? Un po' di cognac, forse? Ecco. Non vi sembra, Bundle, che un po' di cognac…»

«Per amor del cielo, Bill, lasciatela tranquilla» disse seccamente Bundle. «Si riprenderà benissimo!»

E con mano esperta spruzzò una buona quantità d'acqua fredda sul volto squisitamente truccato della contessa. La signora si sollevò sul busto e apparve molto più sveglia.

«Oh!» mormorò «sono qui! Già… sono qui.»

«Non abbiate fretta» disse Bill. «Aspettate a parlare fino a quando non starete proprio bene.»

La contessa si avvolse più strettamente nella trasparente vestaglia.

«Ah, ricordo! Sì, comincio a ricordare.» Si volse poi, languida, a Bill: «Amico mio, non allarmatevi. Sto benissimo.»

«Ne siete proprio sicura?» chiese Bill ansiosamente.

«Sicurissima. Noi ungheresi abbiamo nervi d'acciaio.»

Sul volto di Bill passò un'espressione di intenso sollievo che si trasformò quasi subito in un'altra di intensa fatuità. Bundle lo avrebbe preso a calci.

«Volete un po' d'acqua?» chiese freddamente alla contessa.

La contessa rifiutò l'acqua ma accettò un cocktail che, più sensibile alla sua bellezza, James le offriva. Poi si guardò ancora intorno con uno sguardo più sveglio.

«Ditemi, che cosa è successo?» domandò quasi allegramente.

«Speravamo che poteste dircelo voi» osservò l'ispettore Battle.

La contessa lo guardò come se per la prima volta si rendesse conto della presenza di quell'uomo possente e tranquillo.

«Sono andata in camera vostra, contessa» spiegò Bundle. «Il letto era intatto, e voi non c'eravate.» Poi si fermò, guardandola con aria d'accusa.

La dama chiuse gli occhi e crollò lentamente il capo.

«Sì, sì, ricordo tutto, adesso. Oh, è stato orribile!» Rabbrividì. «Non potevo dormire. Questa casa mi opprime. Ero irrequietissima, e capivo che sarebbe stato perfettamente inutile andare a letto in simili condizioni. Ho girato un po' per la camera, cercando di leggere: ma i libri che avevo a portata di mano non mi interessavano. Alla fine sono scesa per cercare qualcosa di più appassionante.»

«Naturale» commentò stupidamente Bill.

«Una cosa che capita spesso, credo» fece eco Battle.

«Sono quindi uscita. Tutto era tranquillissimo…»

«Scusate» interruppe Battle «mi potete dire, press'a poco, che ora era?»

«Io non so mai l'ora» dichiarò la contessa, superbamente. Poi, imperterrita, continuò: «La casa era tranquillissima, silenziosa, tanto che si sarebbero sentiti correre i topi… se ce ne fossero stati. Ho fatto le scale in punta di piedi, per non svegliare nessuno, e sono entrata qui. Mi sono diretta verso quest'angolo per cercare un libro adatto…»

«Dopo aver, naturalmente, acceso la luce.»

«No, non l'ho accesa. Avevo la mia lampadina tascabile e con quella illuminavo gli scaffali.»

«Ah!» disse l'ispettore.

«A un tratto» proseguì drammaticamente la contessa «ho udito qualche cosa… un rumore soffocato, un passo furtivo. Ho spento la lampadina e sono rimasta in ascolto. Il passo… il terribile passo furtivo si avvicinava… Mi sono nascosta dietro il paravento. Un minuto dopo la porta si apriva, la luce veniva accesa… il ladro era entrato in biblioteca…»

«Ecco, ma…» cominciò James Thesiger.

Un vasto piede premette il suo. James comprese l'ammonimento dell'ispettore Battle, e tacque.

«Fui lì lì per morire di paura» continuò la contessa. «Cercai di trattenere il respiro. L'uomo rimase un minuto in ascolto, poi, sempre con quel suo terribile passo furtivo, si avvicinò alla portafinestra, e guardò fuori. Poco dopo riattraversò la camera e, dopo aver chiusa la porta, ha spento la luce. Ero atterrita. Lo udivo muoversi cautamente nelle tenebre. Orribile! Se mi fosse piombato addosso nel buio? Lo sentii riavvicinarsi alla finestra, poi ci fu un lungo silenzio. Man mano che i minuti passavano, acquistavo la sicurezza che fosse uscito in giardino; stavo proprio per riaccendere la mia lampadina quando improvvisamente tutto cominciò.»

«Sì?» fece, suadente, Battle.

«Sì. Oh, una cosa terribile! Non potrò mai dimenticarlo! Due uomini che cercavano di ammazzarsi! Si rotolavano per la camera spaccando tutto… Mi sembrò anche di udire lo strillo di una donna… ma non qui… fuori. Il delinquente aveva una voce rauca, continuava a gracidare: "Giù le mani, giù le mani". L'altro invece era un signore con una voce da persona colta…»

James apparve lusingato.

«… e bestemmiava moltissimo» continuò la contessa Radzky.

«Allora era proprio un signore» commentò Battle.

«Poi un lampo e una detonazione. Il proiettile ha colpito lo scaffale sopra di me… poi… poi credo di essere svenuta.»

A questo punto si interruppe e guardò Bill.

«Poveretta!» esclamò Bill. «Che spavento avete dovuto prendere!»

"Pezzo d'imbecille" pensò Bundle.

Battle si avvicinò con passo rapido e silenzioso allo scaffale, un po' a destra del paravento. Si chinò come per cercarvi qualcosa. Poco dopo raccolse da terra un piccolo oggetto.

«Non era il proiettile, contessa… E' la cartuccia vuota. Dove vi trovavate voi, signor Thesiger, quando sparaste?»

James si avvicinò alla finestra. «Qui, press'a poco.»

Battle andò a mettersi al suo posto.

«Giusto. La cartuccia deve avere colpito proprio quello scaffale; e la contessa ha creduto che si trattasse della pallottola: che invece ha scalfito l'intelaiatura della finestra ed è finita fuori. La troveremo domani… a meno che non sia rimasta in corpo al vostro avversario…»

James crollò il capo tristemente.

«No. Credo che la mia rivoltella automatica non si sia coperta di gloria.»

La contessa osservava James con lusinghiera attenzione.

«Ah, il vostro braccio! Tutto fasciato! Allora siete stato voi che… Ma che cosa è avvenuto dunque?»

Ci fu un momento di silenzio. Tutti guardavano l'ispettore Battle.

«E' semplicissimo» spiegò Battle. «Un tentativo di furto. Alcuni documenti politici son stati rubati a Sir Stanley Digby. I ladri stavano per prendere il largo con la refurtiva ma, grazie a questa signorina» indicò Loraine «non ci sono riusciti.»

La contessa lanciò un'occhiata a Loraine, un'occhiata piuttosto bizzarra.

Poi commentò freddamente: «Ah, ah!»

«E' stata una fortunatissima combinazione davvero che la signorina Wade si sia trovata sul posto!» disse l'ispettore Battle, sorridendo.

La contessa Radzky emise un lieve sospiro, e socchiuse gli occhi.

«E' strano come mi senta ancora tanto debole!»

«E' molto naturale, invece!» esclamò Bill. «Permettete che vi accompagni di sopra… Bundle verrà con voi…»

«Molto gentile da parte di Lady Eileen, ma preferisco restare sola. Basterà che voi mi accompagniate su per le scale.»

Si alzò, accettò il braccio di Bill e, appoggiandovisi, uscì dalla camera.

Bundle li accompagnò fino all'atrio. Ma avendole la contessa ripetuto, e anche un po' seccamente, che stava quasi bene, la ragazza li lasciò salir soli le scale. Mentre osservava la graziosa figura della contessa sorretta da Bill, la sua attenzione si fece, d'un tratto, acutissima: il suo occhio si fermò sulla vestaglia della contessa, leggerissima, un velo quasi, di color arancione. Bundle vide, attraverso la trasparenza, sotto la spalla destra della bella creatura, una piccola macchia scura.

Con una esclamazione soffocata girò sui tacchi e si precipitò verso l'ispettore Battle che in quel momento usciva dalla biblioteca. James e Loraine lo avevano già preceduto.

«Ecco» stava dicendo Battle. «Ho chiuso la finestra, e metterò un uomo di guardia, fuori. Ora chiuderò anche la porta, intascherò la chiave, e in mattinata procederemo a ciò che si chiama la ricostruzione del delitto. Che c'è, Lady Eileen?»

«Desidero parlarvi immediatamente.»

«Ma certo, io…»

D'improvviso apparve George Lomax, col dottor Cartwright al fianco.

«Ah, siete qui, Battle. Sarete contento di sapere che nulla di grave è capitato al signor O'Rourke.»

«Non ho mai pensato che potesse essergli capitato qualcosa di grave» rispose Battle.

«Una forte dose di sonnifero» spiegava intanto il dottor Cartwright. «Domattina si desterà senza alcuna conseguenza… tranne, forse, un po' di mal di capo… E ora vediamo il vostro braccio, giovanotto!»

«Venite a farmi da infermiera» disse James a Loraine.

Se ne andarono tutt'e tre, mentre Bundle lanciava occhiate disperate a Battle, sequestrato da Lomax. L'ispettore attese pazientemente la prima pausa nella loquacità di George e ne approfittò per chiedergli: «Potrei avere un breve colloquio a quattr'occhi con Sir Stanley? Nello studio laggiù…»

«Certo» disse George. «Vado subito a chiamarlo.» E corse di sopra.

Battle condusse la ragazza in salotto e chiuse la porta.

«Che c'è dunque, Lady Eileen?»

«Vi racconterò più in fretta che posso… anche se è una storia piuttosto lunga e complicata…»

Con la massima concisione, Bundle gli raccontò la sua spedizione nel covo dei Sette Quadranti e quando ebbe finito l'ispettore trasse un lungo respiro. Per una volta tanto aveva rinunciato alla sua espressione imperturbabile.

«Interessante» commentò Battle. «Interessante. Non lo avrei creduto possibile… nemmeno per voi, Lady Eileen. Mi sono sbagliato.»

«Ma siete stato voi a mettermi sulla strada buona, dicendomi di rivolgermi a Bill Eversleigh!»

«E' pericoloso dare suggerimenti a persone come voi, Lady Eileen… Non avrei mai Immaginato simili conseguenze. Ma come mai il signor Thesiger vi ha permesso di correre un simile rischio?»

«Ma anche lui ha saputo tutto a cose fatte! E poi era talmente occupato a sorvegliare la signorina Wade!»

«Ah, sì?» esclamò l'ispettore, e ammiccò lievemente. «Allora incaricherò il signor Eversleigh di vegliare su di voi, Lady Eileen.»

«Oh, Bill» fece Bundle, sprezzante. «No, no; e non avete ancora sentito la fine della mia storia. La donna che ho visto laggiù… Anna… il numero Uno: ebbene… è la contessa Radzky.»

Con sua sorpresa l'ispettore assunse un'aria dubbiosa ed esitante.

«Una macchiolina nera sulla schiena non è una prova, Lady Eileen. Ce ne possono essere molte uguali. E dovete tener conto che la contessa Radzky è un personaggio notissimo in Ungheria.»

Bundle ebbe un lampo negli occhi.

«Allora quella donna non è la vera contessa Radzky. Vi dico che ora ne sono certa: è la stessa donna che ho visto là… E poi pensate alla sua condotta sospetta: non ci credo neppure, al suo svenimento. E la lampadina…»

Battle si stropicciava il mento, passeggiando con aria perplessa. Finalmente si decise.

«Sentite: mi voglio fidare di voi. La condotta della contessa è sospetta, lo so benissimo. Ma dobbiamo procedere con molta cautela. Non vogliamo noie con le Ambasciate. Bisogna essere sicuri.»

«Vedo. Se voi foste sicuro…»

«C'è qualcos'altro. Durante la guerra venne fatto un gran chiasso perché la polizia lasciava a piede libero certe spie tedesche. Furono scritte lettere ai giornali eccetera. Ma noi non ci badammo: le male parole non ci feriscono. I pesci piccoli furono lasciati in libertà. Perché? Perché seguendo quelli, presto o tardi saremmo arrivati al Pesce Grosso, al capo della combriccola.»

«Voi volete dunque dire…»

«Non pensate a quello che voglio dire, Lady Eileen. Ricordate solo che io so tutto della contessa, e desidero che sia lasciata in pace… Ora poi» soggiunse, sorridendo «bisogna che mi inventi qualche cosa da raccontare a Sir Stanley Digby.»

 

I sette quadranti
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