Loraine fu piuttosto sorpresa quando Bundle, dopo un'assenza di venti minuti, la raggiunse ansante e con un'indescrivibile espressione in volto.
«Uff!» esclamò Bundle, lasciandosi cadere in una poltrona da giardino.
«Che ti è successo?» chiese Loraine guardandola con curiosità.
«George… George Lomax…»
«Che ha fatto?»
«Mi ha chiesto di sposarlo! E' stata una cosa terribile… balbettava in modo straordinario, ma non voleva assolutamente prender fiato! Come se avesse imparato la lezione in un libro… E io non sapevo la risposta.»
«Ma avrai pur capito quello che sentivi tu, di lui.»
«Naturalmente non intendo sposare un idiota apoplettico come George. Voglio dire che non sapevo la risposta "ufficiale". Ho detto solo "No, non voglio", mentre avrei dovuto dichiararmi sensibile all'onore eccetera. Ero così seccata, che alla fine sono scappata dalla finestra!»
«In verità, Bundle, non è stato un atto degno di te.»
«Non avrei mai creduto, vedi, che potesse capitarmi una cosa simile! George! Che non mi ha mai potuto soffrire, oltretutto. Ah, che cosa pericolosa dimostrare un po' d'interesse per le manie degli uomini! Parlava della mia mente… del piacere di formarla… Se avesse potuto leggere quel che passava davvero nella mia mente, sarebbe svenuto dall'orrore!»
Loraine non poté fare a meno di ridere.
«E' colpa mia» proseguì Bundle. «Mi sono messa io stessa nei pasticci. Ma ecco il babbo che se la svigna dietro quei rododendri… Babbo!»
Lord Caterham si avvicinò con aria colpevole.
«Lomax… se ne è andato, vero?» chiese con forzata giovialità.
«Bel modo di abbandonarmi a me stessa» lo rimproverò Bundle. «George mi ha detto, poco fa, di avere tutta la tua piena ed esplicita approvazione. Vergogna!»
«Beh, che dovevo dire? Del resto non ho proprio detto queste parole, né qualcosa che vi si avvicini.»
«Oh, io ero sicura che George ti avesse ridotto in tale stato da non consentirti che un leggero cenno del capo! "
«E' successo infatti press'a poco così. E come l'ha presa? Malamente?»
«Non sono rimasta a vedere le sue reazioni… credo di esser stata piuttosto brutale» rispose Bundle.
«Tanto meglio, forse» approvò Lord Caterham. «Così non lo rivedremo più da queste parti: non faceva che importunarmi per un mucchio di cose… Hai visto la mia mazza…»
«Toh, giusto: una piccola sfida a golf gioverà a calmarmi i nervi» esclamò Bundle.
Trascorsero un'oretta tranquilla e tornarono poi verso casa in armoniosa disposizione di spirito.
Una lettera li aspettava sul tavolo dell'atrio.
«L'ha lasciata il signor Lomax per voi, Milord» disse Tredwell. «E' rimasto molto contrariato quando gli ho detto che eravate uscito.»
Lord Caterham aprì la lettera, emise un gemito e si rivolse alla figlia.
«Mi pare, Bundle, che avresti potuto spiegarti più chiaramente…»
«Che vuoi dire?»
«Leggi.»
E Bundle lesse:
Caro Caterham, sono spiacente di non avere più potuto parlarvi. Credevo di avervi espresso chiaramente il mio desiderio di vedervi dopo il colloquio con Eileen. La cara fanciulla era evidentemente ignara dei miei sentimenti per lei. Credo ne sia rimasta molto sorpresa, e io non desidero precipitare in alcun modo le sue decisioni. La sua infantile confusione è stata deliziosa. La stimo quindi ancora di più. Desidero si abitui all'idea; del resto, il suo imbarazzo dimostra che io non le sono del tutto indifferente. Non dubito quindi del mio successo finale. Credetemi caro Caterham, vostro sincero amico,
George Lomax
«Bene!» disse Bundle. «Che tegola!» E non aggiunse altro.
«Quell'uomo dev'esser matto» fece Lord Caterham. «Nessuno potrebbe scrivere cose simili di te, Bundle, senza essere un po' tocco di cervello. Poveraccio, poveraccio! E che insistenza! Ora mi spiego anche come ha fatto a diventare ministro!»
Squillò il telefono, e Bundle si mosse per rispondere alla chiamata. Un minuto dopo, George e la sua dichiarazione erano dimenticati. Bundle chiamò presso di sé Lory con cenni energici, mentre Lord Caterham si ritirava nel suo studio privato.
«E' James» sussurrò Bundle. «E' eccitatissimo: non so perché.»
«Oh, grazie al cielo vi ho trovata!» diceva intanto la voce di James. «Non c'è tempo da perdere. C'è anche Loraine?»
«Sì, è qui.»
«Beh, allora sentite… Non ho tempo di spiegare… e non potrei nemmeno farlo, al telefono. Bill è venuto a trovarmi e mi ha raccontato la storia più incredibile che mai abbia udito. Se è vera… se è vera, è il più grande scandalo del secolo. Dunque ecco quel che dovete fare. Andate subito a Londra e recatevi al Circolo dei Sette Quadranti… Bundle, credete possibile allontanare quel vostro ex valletto?»
«Alfred? Credo di sì. Ci penso io.»
«Bene, poi state a spiare il nostro arrivo… Non fatevi vedere alla finestra, ma appena arriviamo fateci entrare subito. Capito?»
«Sì.»
«Bene, allora. E non dite che venite a Londra, Bundle; prendete qualche altra scusa. Dite che andate a riaccompagnare Loraine a casa. Va bene?»
«Splendidamente! Ma sentite un po', James, sono eccitatissima.»
«E potete far testamento prima di partire.»
«Di bene in meglio. Ma desidererei sapere un po' di che si tratta.»
«Lo saprete non appena ci incontreremo… Vi dirò solo questo: stiamo preparando un'infernale sorpresa al nostro fantomatico numero Sette!»
Bundle appese il ricevitore, si rivolse a Loraine e le riassunse rapidamente la conversazione. Loraine corse di sopra, preparò di furia la valigia, mentre Bundle si affacciava allo studio paterno.
«Vado a riaccompagnare Lory a casa sua, babbo.»
«Loraine? Non sapevo che volesse andarsene oggi.»
«La vogliono a casa. Hanno telefonato adesso» mentì la ragazza.
«E tu, quando tornerai, Bundle?»
«Non so. Quando mi vedrai, vorrà dire che sono tornata.»
Il viaggio verso Londra fu privo di avventure. Non appena giunte, le due fanciulle lasciarono la macchina in un garage e si recarono direttamente ai Sette Quadranti. Venne Alfred ad aprire. Bundle entrò senza cerimonie, seguita da Loraine.
«Chiudete la porta, Alfred» ordinò Bundle. «Sono venuta per rendervi un favore. La polizia cerca…»
«Oh, Milady!» mormorò Alfred, facendosi terreo.
«Sono venuta ad avvertirvi perché l'altra sera mi avete aiutata» proseguì rapidamente Bundle. «C'è un mandato di cattura per il signor Mosgorovsky, e la cosa migliore che potete fare è di svignarvela al più presto. Se non vi trovano qui, non avrete noie. Eccovi dieci sterline che vi potranno servire.»
Tre minuti dopo, Alfred, confuso e atterrito, lasciava a precipizio il numero 14 di Hunstanton Street, con un solo pensiero in testa: non ritornarvi mai più.
«Questa è andata bene» disse Bundle con soddisfazione.
«Ma era proprio necessario mostrarsi così… decisa?» chiese Loraine.
«E' più sicuro. Non so bene che cosa intendano fare James e Bill, ma non volevo che Alfred tornasse sul più bello a sciupare tutto. Ma eccoli qui! Non hanno perso davvero tempo. Probabilmente aspettavano che Alfred se ne andasse. Va' giù ad aprire, Lory.»
Loraine obbedì.
James scese intanto dall'auto, dicendo a Bill: «Tu aspetta qui un momento, e suona il clacson se ti pare che qualcuno stia spiando qui intorno.» Poi corse di sopra, sbattendosi la porta alle spalle, seguito da Loraine.
«Salute, Bundle! Eccoci qui. Dov'è la chiave della camera nella quale siete entrata l'altra notte?»
«E' una delle chiavi di giù. E' meglio portarle su tutte.»
«Presto! Abbiamo poco tempo.»
La chiave si trovò facilmente e tutt'e tre entrarono nella famosa stanza che presentava l'identico aspetto, con le sue sette sedie intorno al tavolo.
James osservò un momento l'ambiente, poi chiese a Bundle: «Qual è l'armadio?»
«Questo.»
James lo aprì e comparve la collezione di bicchieri scompagnati.
«Bisogna far scomparire tutta questa roba subito: Loraine, andate a chiamare Bill. E' inutile che continui a far la guardia.»
Loraine corse via.
«Che intendete fare?» chiese Bundle con impazienza.
«Aspettate l'arrivo di Bill, e saprete tutto. Ma che ha Loraine, da correr così su per le scale?»
Loraine si precipitò infatti nella camera, pallida come un cencio e con l'espressione atterrita.
«Bill… oh, Bundle!… Bill…»
«Che ha fatto?»
«E'… io credo che sia… morto… E' giù nella macchina ma non parla e non si muove…»
Con una bestemmia James si precipitò giù per le scale; Bundle lo seguì col cuore in gola e, dentro di sé, un gran senso di disperazione.
Bill sedeva nell'automobile come lo aveva lasciato James, riverso sulla spalliera, con gli occhi chiusi. Quando James gli afferrò un braccio, Bill non si mosse.
«Non capisco» brontolò James. «Ma certo non è morto. Coraggio, Bundle… bisogna che lo portiamo in casa. Speriamo che non passi qualche poliziotto. Se qualcuno dovesse chiedere qualcosa, è un nostro amico che si sente male…»
Fra tutt'e tre riuscirono a trasportarlo all'interno senza attrarre l'attenzione dei passanti, e lo deposero sul divano in una stanza del pianterreno.
«Il polso batte» annunciò Bundle. «Che diamine gli è capitato?»
«Stava benissimo poco fa, quando l'ho lasciato» rispose James Thesiger.
«Che gli abbiano iniettato qualche cosa? Bisogna che vada a chiamare subito un medico. Voi aspettate qui.»
Si avviò alla porta, poi si fermò e aggiunse: «Non abbiate paura voi due. Ad ogni modo è meglio che vi lasci la mia rivoltella. Ma farò prestissimo.»
Depose l'arma sopra un tavolino accanto al divano e corse via. Si udì sbattere la porta.
La casa sembrava silenziosissima. Le due ragazze stavano immobili accanto a Bill.
Bundle gli teneva sempre il polso, che batteva rapidissimo e irregolare.
«E' terribile» sussurrò Bundle. «Vorrei poter fare qualche cosa.»
«Capisco» sussurrò Lory. «Sembrano secoli che James se n'è andato. Invece è solo un minuto e mezzo.»
«Continuo a sentir rumori" notò Bundle. «Passi… scricchiolii… Eppure so benissimo che è solo fantasia.»
«Chissà perché James ci avrà lasciato la rivoltella; a pensarci, non può esserci un vero pericolo!»
«Come hanno messo fuori combattimento Bill…»
«Lo so. Ma noi siamo in casa. Nessuno può entrare senza che lo sentiamo.»
«Se sapessi cosa fare per lui» disse Bundle, alludendo a Bill. «Forse del caffè caldo?»
«Devo avere un flacone di sali nella mia borsetta, e anche del brandy… Dove l'ho lasciata? Ah sì, nella camera di sopra.»
«Vado a prenderla. Forse serviranno.» Bundle corse su per le scale, attraversò la sala da gioco, entrò nella camera delle riunioni. La borsetta di Loraine era sul tavolo. Mentre stendeva il braccio per prenderla, sentì un rumore alle proprie spalle. Nascosto dietro la porta un uomo era in agguato, con un sacchetto di sabbia in mano. Prima che la ragazza potesse voltarsi, l'uomo la colpì; con un gemito Bundle stramazzò, priva di sensi, al suolo.