All'ora stabilita, Bundle e Loraine, dopo aver lasciato la Rolls-Royce in un vicino garage, varcarono i cancelli del parco di Letherbury.

Lady Coote accolse le due ragazze con sorpresa ma con evidente piacere, e subito insistette perché si fermassero a pranzo.

O'Rourke, che stava riposando in una immensa poltrona, cominciò subito a parlare animatamente con Loraine, mentre Bundle si dilungava in particolari tecnici sull'incidente sopravvenuto al motore della sua auto.

«Chi sa» disse Lady Coote «dove sarà il signor Thesiger.»

«Sarà nella sala da bigliardo» rispose Socks, gentile. «Vado a cercarlo.»

Uscì, e un minuto dopo comparve sulla scena, con la sua solita aria seria e indaffarata, Rupert Bateman.

«Thesiger mi ha detto che desideravate parlarmi, Lady Coote… Oh, buon giorno, Lady Eileen…»

Si avvicinò, salutò le due ragazze e Loraine colse la palla al balzo.

«Oh, signor Bateman! Avevo proprio bisogno di vedervi! Siete stato voi, vero, a dirmi una volta quel che bisognava fare quando un cane soffre alle zampe?»

Bateman crollò il capo.

«No, signorina Wade, non sono stato io. Ma, per combinazione, mi trovo perfettamente in grado di…»

«Che uomo meraviglioso siete mai: sapete proprio tutto!»

«Bisogna tenersi al corrente dei progressi della scienza moderna. Dunque, per le zampe dei cani…»

«Sembra la rubrica di un settimanale, quell'uomo: "Notizie utili". Grazie al cielo, sono una persona colta e quindi ignoro tutto di tutto!» commentò, piano, O'Rourke.

«Ho sentito che avete qui un magnifico campo di golf» diceva intanto Bundle a Lady Coote.

«Se volete, vi accompagno, Lady Eileen» si offrì subito O'Rourke.

«Ma sì, grazie, e sfidiamo quei due» rise Bundle. «Lory, il signor O'Rourke e io vorremmo condurre anche te e il signor Bateman sul campo di golf.»

«Fate una partita, signor Bateman» pregò Lady Coote, vedendo che il segretario esitava. «Sono certa che Sir Oswald non ha bisogno di voi.»

I quattro giovani se ne andarono.

«Siamo state brave, eh!» sussurrò Bundle a Loraine. «Che tatto!»

La partita terminò poco prima dell'una, con la vittoria di Rupert Bateman e Loraine.

«Noi però, cara compagna" disse O'Rourke a Bundle «abbiamo svolto un gioco più brillante; il vecchio Bateman è un giocatore troppo cauto… non vuole correre rischi. Con me, invece, o la vittoria o l'osso del collo. Non è un bel motto, Lady Eileen?»

«E non vi ha procurato mai dei fastidi?» chiese Bundle ridendo.

«A milioni! Ma sino ad ora me la son sempre cavata. Ci vuole il nodo scorsoio del boia per battere Terence O'Rourke.»

Proprio in quel momento James Thesiger sbucò all'angolo della casa.

«Oh, Bundle!» esclamò. «Ma è straordinario!»

«Avete perduto lo spettacolo di una magnifica gara!»

«Ero andato a fare due passi. Ma… da dove siete piovute?» aggiunse vedendo anche Loraine.

«Siamo venute a piedi» disse Bundle, e ricominciò a raccontare la storia dell'incidente che venne ascoltata con sommo interesse da Thesiger.

«Una riparazione piuttosto lunga» dichiarò Thesiger. «Dopo pranzo vi condurrò io al garage con la mia macchina.»

Bundle osservava James di sottecchi. Le sembrava di sentire una nota di esultanza nella sua voce. Pensò che le cose gli fossero andate bene.

Dopo pranzo le due ragazze presero congedo da Lady Coote, e James si offrì di accompagnarle.

Non appena furono soli, l'identica parola proruppe dalle labbra di Bundle e di Loraine: «Dunque?»

James descrisse gli avvenimenti della sera prima. Bundle non si mostrò molto entusiasta.

«Non capisco che cosa vi ripromettiate, frugacchiando in casa Coote.»

«Numero Sette» sentenziò James. «Ecco dove voglio arrivare: al numero Sette.»

«E voi credete di poterlo trovare qui?»

«Pensavo di poter trovare qualche indizio.»

«E lo avete trovato?»

«Ieri sera no…»

«Ma questa mattina sì» lo precedette Loraine. «James, dalla vostra faccia si capisce che avete trovato qualche cosa…»

«Ecco, non so quale importanza possa avere. Ma nel corso della passeggiata che ho fatto poc'anzi…»

«Che non deve avervi condotto molto lontano da casa…»

«Effettivamente no… E' stata una piccola gita all'interno, se così posso dire; bene, ho trovato questo…»

Con grande destrezza fece comparire un flaconcino e lo porse alle ragazze. Era pieno a metà d'una polverina bianca.

«Che cos'è, secondo voi?» chiese Bundle.

«Una bianca polvere cristallina… Parole molto suggestive per tutti i lettori di romanzi polizieschi… Purché non si riveli poi un semplice dentifricio! Ne sarei molto seccato!»

«Dove l'avete trovato?» chiese Bundle.

«Eh, eh, questo è un mio segreto!»

Né lusinghe né insulti riuscirono a fargli aggiungere altro.

«Eccoci al garage» annunciò James, quando furono arrivati. «Spero che la nobile Rolls-Royce non abbia subito insulti troppo gravi.»

Il padrone del garage presentò un conto di cinque scellini, mormorando qualcosa intorno a viti allentate.

Bundle lo pagò con un dolce sorriso.

«E' bello sapere che qualche volta il guadagno non costa fatica» mormorò Bundle a Thesiger.

I tre rimasero un momento silenziosi in mezzo alla strada, come se meditassero sulla situazione.

«Ho capito» esclamò Bundle d'un tratto.

«Che cosa?»

«Da tempo avevo intenzione di chiedervelo, e quasi me ne dimenticavo. Ricordate quel guanto mezzo bruciato, trovato da Battle? Non mi avete detto che volle provarlo sulla vostra mano?»

«Sì, ed era di una misura molto grande… doveva certo appartenere a un uomo grosso e forte.»

«Non è la misura che mi interessa… Erano presenti anche George Lomax e Sir Oswald?»

«Sì.»

«E Battle, allora, non avrebbe potuto provare il guanto a uno di loro?»

«Certo.»

«E perché non l'ha fatto? Perché, James, siete stato scelto proprio voi? Sapete che significa ciò?»

«Mi spiace, Bundle… Forse il mio vecchio cervello non vuol lavorare con la solita efficienza… ma non ho la più lontana idea in proposito.»

«E tu, Lory?»

Loraine crollò il capo.

«James» disse Bundle «aveva il braccio destro fasciato.»

«Per Giove, Bundle» fece James. «E' strano che ci pensi soltanto ora: era un guanto della mano sinistra… Battle non disse nulla, allora.»

«Non voleva attirare l'attenzione su quel particolare. Per questo provò a voi il guanto, dato che avevate il braccio destro fasciato! Certo questo significa che l'uomo della pistola è mancino.»

«Dunque dobbiamo cercare un mancino» disse Loraine pensierosa.

«Per Giove!» proruppe ancora James. «Non so quale importanza abbia questo fatto, ma è curioso…» e riferì la conversazione del giorno precedente con Sir Oswald Coote.

«Dunque, Sir Oswald Coote è ambidestro?» domandò Bundle.

«Sì. E ricordo che quella sera, a Chimneys, osservai quasi inconsciamente che, al tavolo di bridge, qualcuno distribuiva le carte in modo strano; mi resi conto poi, ripensandoci, che il giocatore si valeva della sinistra. Allora si tratta di Sir Oswald, quasi senza dubbio.»

Tutti e tre si guardarono in faccia.

Loraine però crollò il capo.

«Un uomo come Sir Oswald! Impossibile. Che cosa ci potrebbe guadagnare?»

«Sembra assurdo» disse James «eppure…»

«Il numero Sette lavora a modo suo» citò Bundle. «E se avesse fatto fortuna proprio a questo modo?»

«Ma perché inscenare tutta quella commedia a Wyvern Abbey, quando la formula era già nelle sue mani?»

«Questo si spiega con lo stesso ragionamento adottato per O'Rourke: allontanare ogni possibile sospetto.»

Bundle annuì energicamente.

«Certo. I sospetti dovevano cadere su Bauer e sulla contessa. Chi mai avrebbe potuto pensare a Sir Oswald Coote?»

«Chissà se Battle…» fece Wames lentamente.

279 Un ricordo si ridestò improvviso nella memoria di Bundle: l'ispettore Battle aveva tolto una fogliolina di edera dalla manica della giacca di Sir Oswald Coote.

Battle aveva forse sospettato fin dall'inizio?

Strano contegno di Lomax

«C'è il signor Lomax, Milord.»

Lord Caterham, assorto nei misteri di "ciò che bisogna fare col polso sinistro", non aveva udito avvicinarsi il maggiordomo, e sobbalzò quindi violentemente.

«Vi avevo detto, a pranzo, Tredwell» rispose seccato «che nel pomeriggio sarei stato occupatissimo.»

«Sì, Milord, ma…»

«Dite al signor Lomax che vi siete sbagliato, che io sono al villaggio… oppure ditegli che sono a letto con la gotta… e in caso estremo ditegli pure che sono morto.»

«Il signor Lomax, passando con l'automobile dal viale, ha visto Vossignoria.»

Lord Caterham trasse un profondo sospiro.

«Quand'è così, sta bene, Tredwell. Vengo subito.»

Lord Caterham non si mostrava mai tanto cordiale come quando era profondamente seccato. Accolse quindi Lomax con vero entusiasmo.

«Caro amico! Carissimo amico! Sono proprio felice di vedervi! Accomodatevi! Una bibita? Ma che magnifica idea!»

Spinse George in una vasta poltrona e gli si sedette di fronte, ammiccando con un tic nervoso.

«Desideravo in modo particolare di vedervi» esordì George.

«Oh» disse Lord Caterham e il suo cuore fece un tuffo all'idea delle orrende possibilità che si potevano nascondere dietro quella semplice frase.

«In modo molto particolare» disse George con grande enfasi.

Il cuore di Lord Caterham fece un tuffo ancora più profondo.

«Dunque?» domandò con un angosciato tentativo di disinvoltura.

«E' in casa Eileen?»

Lord Caterham si sentì sollevato, ma un po' sorpreso.

«Sì, sì, Bundle è in casa. C'è anche una sua amica, quella piccola Wade: una ragazza simpatica, molto simpatica. Diventerà un'ottima giocatrice di golf. Ha un braccio sicuro…»

Continuò per un po' su questo tono, ma George lo interruppe decisamente: «Sono lieto che Eileen sia in casa. Posso avere un colloquio con lei?»

«Ma certo, caro, certo.» Lord Caterham si sentì sempre più sollevato e più sorpreso. «Spero che Bundle non vi annoi.»

«Nulla potrebbe annoiarmi di meno. Non so se voi vi rendiate conto, Caterham, che Eileen è ormai una donna, una donna piena di grazia e di talento. L'uomo che otterrà il suo amore sarà fortunato… molto fortunato.»

«Chissà? E' così irrequieta. Non può stare per più di cinque minuti nello stesso posto!»

«Perché non vuol stagnare. Eileen è una donna intelligente, e piena d'interesse per i problemi del giorno."

Lord Caterham lo guardò stupito: una simile descrizione di Bundle, da parte di George, lo strabiliava.

«Siete certo, George, di star proprio bene?» gli chiese ansiosamente.

George non tenne in alcuna considerazione la domanda.

«Forse voi, Caterham, cominciate a intuire lo scopo della mia visita… Sono un uomo che ha un vivo senso della responsabilità, e mi rendo conto di quale gravità sia un passo come quello del matrimonio… specie per un uomo della mia età. Ma certo posso offrire a mia moglie una invidiabile posizione sociale… ed Eileen, con la sua grazia e la sua intelligenza, non farà che giovare alla mia carriera. C'è, è vero, la questione della differenza d'età, ma Eileen ha gusti seri e va meglio per lei un uomo posato piuttosto che uno di quei moderni giovanotti privi di ogni tatto e di ogni esperienza… E poi io mi sento nel pieno vigore delle mie forze…»

Lord Caterham, sbalordito da quel profluvio di parole, l'interruppe: «Debbo capire che… che voi aspirate alla mano di Bundle?»

«Ciò vi sorprende? Forse così, all'improvviso… Ma ho il vostro permesso di parlare a Eileen?»

«Certo, certo… Però… siete sicuro, Lomax, di aver ben ponderato la cosa? Uhm! Io ci ripenserei… conterei fino al venti e magari più in là. E' sempre un peccato fare la figura dell'imbecille…»

«Ho già pensato a tutto. Posso vedere Eileen?»

«Oh, per me! Bundle è padrona di disporre della sua vita: è l'unico modo per andare d'accordo, questo… "Fai quel che vuoi" le ho detto sempre "pur che non mi procuri noi". E finora non ho avuto da lamentarmi di lei.»

«Dove posso trovarla?»

«A dire la verità non lo so; ve l'ho detto che non sta mai ferma!»

«E poi credo che sarà in compagnia della signorina Wade» disse George.

«La cosa migliore mi sembra che chiamiate il maggiordomo e lo preghiate di trovare Eileen e di dirle che desidero parlarle per qualche minuto.»

Lord Caterham suonò docilmente il campanello, e mandò quindi Tredwell a compiere l'ambasciata.

George Lomax gli afferrò la mano e gliela strinse calorosamente, con grande disagio di Lord Caterham.

«Grazie infinite! Spero di ritornare tra poco con notizie ottime.» E uscì di corsa.

«Beh!» sbottò da solo Lord Caterham. «Beh!» E dopo una lunga pausa: «Che diavolo è andata combinando Bundle!»

La porta si aprì di nuovo.

«Il signor Eversleigh, Milord.»

Lord Caterham prese per il braccio Bill che entrava in fretta e gli disse ansiosamente: «Salute, caro. Voi cercate Lomax, no? Beh, sentite, se desiderate fare una buona azione, correte in salotto e ditegli che il consiglio dei Ministri è convocato d'urgenza; oppure trovate qualche altra scusa per condurlo via… Decisamente non è bello permettere che, per colpa di una sciocchina, si renda ridicolo…»

«Ma io non sono venuto per Ranocchio» esclamò Bill. «Non sapevo nemmeno che fosse qui. E' Bundle che desidero vedere! C'è?»

«Sì, ma non potete vederla… Non subito, almeno. E' con George Lomax, per l'appunto.»

«E che importanza ha?»

«Credo che importi, sì. Lomax starà molto probabilmente balbettando in modo orribile, adesso; non rendiamogli le cose più difficili, poveretto.»

«Ma che mai deve dire a Bundle?»

«Lo sa il cielo! Un mucchio di sciocchezze, certamente. Parlare il meno possibile, è stato sempre il mio motto. Afferrare la mano della donna, e lasciare che le cose procedano da sé!»

Bill lo guardò con gli occhi spalancati.

«Ma sentite, Lord Caterham, io ho molta fretta e debbo parlare con Bundle!»

«Bene, non credo che dovrete aspettare a lungo. Sono molto lieto, anzi, che voi siate qui con me. Credo che Lomax vorrà poi raccontarmi tutto, a cose fatte.»

«A cose fatte? E che cosa deve fare Lomax?»

«Ssst! Sta facendo una proposta…»

«Proposta?… Che proposta?»

«Di matrimonio. A Bundle. Non chiedetemi perché. Credo che sia giunto all'età pericolosa. Non saprei trovare altra spiegazione.»

«Sposare Bundle? Quell'animale? Alla sua età?» Bill s'era fatto paonazzo.

«Dice che si sente nel pieno vigore delle sue forze» citò cautamente Lord Caterham.

«Lui? Ma se è vecchio decrepito! Io… io…» Bill era decisamente scandalizzato.

«Niente affatto» commentò freddamente Lord Caterham. «Ha cinque anni meno di me.»

«Questa è grossa! Ranocchio e Bundle! Una ragazza come Bundle! Voi non dovete permetterlo!»

«Io non intervengo mai sulle cose private di mia figlia.»

«Avreste dovuto dirgli quel che pensavate di lui.»

«Eh, è impossibile! Le regole della civiltà si impongono. Forse all'età della pietra…» citò con tono di rincrescimento Lord Caterham.

«Bundle, Bundle! Pensare che io non ho mai osato chiederle di sposarmi, solo per il timore che mi ridesse in faccia! E George… quel disgustoso sacco di vento… spacciatore di frottole… autoincensatore dei miei stivali…»

«Avanti, avanti!» lo incitò Lord Caterham. «Mi diverte.»

«Oh Dio!» sbottò Bill. «Sentite… debbo andarmene.»

«No, no, non ve ne andate. Preferisco che restiate qui. E poi, non volevate vedere Bundle?»

«Adesso no; questo incidente mi ha fatto dimenticare tutto il resto… Non sapete per caso dove si trovi ora James Thesiger? Era dai Coote, credo. Che ci sia ancora?»

«Credo sia tornato a Londra ieri: Bundle e Lory lo hanno visto sabato e… se volete aspettare…»

Ma Bill crollò il capo e si precipitò fuori dalla camera.

Lord Caterham attraversò l'atrio in punta di piedi, prese il suo cappello e uscì da una porticina secondaria. Così vide Bill correre all'impazzata con la sua macchina giù per il viale.

"Quello va dritto contro un disastro" pensò.

Invece Bill giunse senza incidenti a Londra e si recò subito da Thesiger. James era in casa.

«Ohilà, Bill! Che c'è? Non hai il tuo solito aspetto brillante.»

«Sono molto turbato… Lo ero già prima, ma poi è capitata una cosa che mi ha dato il colpo di grazia.»

«Oh!» disse James. «Che c'è? Posso aiutarti?»

Bill non rispose.

Fissava il tappeto con aria così sconvolta e perplessa che James sentì accrescere la sua curiosità.

«Bill» sbottò. «Ti è accaduto qualcosa di grave?»

«Qualche cosa di molto strano: non riesco nemmeno a raccapezzarmici.»

«Riguarda… i Sette Quadranti?» «Sì, i Sette Quadranti… Ho ricevuto una lettera questa mattina.» «Una lettera? Di che genere?»

«Una lettera… inviatami dagli esecutori testamentari di Ronny Devereux.»

«Buon Dio! Dopo tanto tempo!»

«P are che abbia lasciato istruzioni… in caso di sua morte improvvisa, una certa busta sigillata doveva essermi fatta pervenire esattamente quindici giorni dopo.»

«E te l'hanno mandata?»

«Sì.»

«L "hai aperta?»

«Sì.»

«E… che dice?»

Bill lo guardò con uno sguardo così strano e incerto che James ne fu molto colpito.

«Senti, vecchio mio, mi sembri proprio fuori di te. Bevi qualcosa, prima di raccontarmi tutto.»

Preparò un abbondante whisky e lo porse a Bill che docilmente prese il bicchiere.

«La lettera dice cose… ma io non posso crederci, ecco…»

«Che, che!» fece James. «Devi abituarti a credere sei cose impossibili di primo mattino. Io faccio sempre così. Aspetta un momento.»

Uscì dal salotto e chiamò: «Stevens!»

«Signore!»

«Va' a prendermi le sigarette, per favore; non ne ho più.»

«Subito, signore.»

James attese finché udì richiudersi la porta alle spalle di Stevens, poi tornò in salotto. Bill stava deponendo il bicchiere: sembrava più calmo e padrone di sé.

«Dunque» continuò James. «Ora racconta. Ho mandato via Stevens perché nessun altro potesse ascoltare le tue parole.»

«E' così incredibile…»

«Allora, sarà vero. Avanti.»

Bill trasse un profondo respiro: «Ti dirò tutto…»

 

I sette quadranti
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