Bundle si recò all'appuntamento piena di aspettative. Bill Eversleigh la accolse con grandi effusioni.
"Bill è davvero carino" pensava Bundle tra sé. "Come un cucciolotto un po' goffo che dimena la coda per la gioia di vederti."
«Oh, Bundle! Siete straordinariamente in forma! Non posso dirvi quanto sia contento di vedervi! Ho ordinato le ostriche: vi piacciono, vero? E perché siete stata tanto tempo lontana dall'Inghilterra? Vi siete divertita?»
«Per niente! Vecchi colonnelli che si scaldano al sole, e zitelle instancabili che frugano chiese e librerie! E voi, Bill? Che avete fatto in tutto questo tempo?»
Domanda imprudente! Bundle gliel'aveva rivolta per semplice cortesia e per avviare il discorso nel senso desiderato. Ma Bill non aspettava altro.
«E' proprio quello che volevo raccontarvi, Bundle. Avete visto il musical Apri l'occhio?»
«Sì.»
«Beh, adesso vi racconterò una brutta azione di quella gentaglia di teatro. C'è dunque una ragazza, un'americana, una meraviglia…»
Bundle si sentì venir meno: le avventure delle ragazze amiche di Bill erano interminabili.
«Quella ragazza che si chiama Dedè St. Maur…» continuò Bill.
«Ma dov'è andata mai a pescarlo un nome simile?»
«Nel "Chi è"» rispose innocentemente Bill. «Lo ha aperto a occhi chiusi e ha messo il dito sopra un nome. Carino, no? In realtà lei si chiama Goldschmidt o Abrameier… qualcosa di impossibile.»
«Vedo, vedo» assentì Bundle.
«Bene. Dedè St. Maur è graziosissima, muscolosa; era una delle otto ragazze che facevano il Ponte vivente.»
«Bill» interruppe Bundle, disperata «ieri mattina sono andata a trovare James Thesiger…»
«Quel caro vecchio James!» fece Bill. «Dunque vi dicevo che Dedè St. Maur…»
Non ci fu rimedio. Bundle dovette sorbirsi il racconto delle circostanze in seguito alle quali Dedè St. Maur era scomparsa dal novero delle figuranti del musical Apri l'occhio.
Quando finalmente Bill ebbe terminato, la ragazza gli chiese: «James non vi ha chiesto se poteva intervenire alla riunione politica della settimana prossima a Wyvern Abbey?»
Per la prima volta Bill prestò attenzione a quanto lei diceva.
«Già, mi ha riempito la testa di un mucchio di storie da raccontare a Ranocchio! Sapete, Bundle, la cosa è troppo rischiosa…»
«Macché! Se anche George Lomax dovesse scoprire tutto, non potrà rimproverarvi troppo.»
«Ma non si tratta di questo! Io volevo dire che la cosa è troppo rischiosa per James. In men che non si dica, lui si troverà spedito in provincia a tener comizi e ad accarezzare mocciosi! Voi non sapete quanto sia energico quel Lomax.»
«Anche questo è un rischio che si può correre. James sarà capacissimo di badare ai fatti propri.»
«Voi non conoscete Lomax» insistette Bill.
«Chi interverrà alla riunione? Ci sarà qualche cosa di speciale?»
«Niente; la solita musica. Avremo la signora Macatta.»
«Membro del Parlamento?»
«Già, quella che si occupa del Latte Puro e della Salvezza dell'Infanzia! Immaginate il povero James alle prese con lei?»
«Non preoccupatevi di Thesiger. E poi?»
«E poi ci sarà un'ungherese, anzi una Giovane Ungherese. Contessa… contessa… un nome che non si lascia pronunciare.»
Inghiottì qualcosa con difficoltà e concentrò tutta la sua attenzione sul proprio piatto.
«Giovane e bella?» chiese dolcemente Bundle.
«Piuttosto.»
«Non sapevo che George si interessasse alla bellezza femminile.»
«Oh, non se ne interessa affatto. Quella signora si occupa dell'alimentazione infantile a Budapest… E naturalmente lei e la signora Macatta desiderano incontrarsi.»
«Chi altro?»
«Sir Stanley Digby.»
«Il ministro dell'aviazione?»
«Già: e il suo segretario, Terence O'Rourke. E' un tipo in gamba, o almeno lo era quando volava. Poi, un noiosissimo tedesco chiamato Herr Eberhard. Non so chi sia, ma lo tengono in gran conto. Ho dovuto portarlo a colazione un paio di volte e non è stato certo un divertimento. Non è un tipo come quelli dell'Ambasciata, tutti giovani simpatici e per bene. Quello succhia il brodo con fracasso e mangia i piselli col coltello. Non solo: ma si morde sempre le unghie… Le divora addirittura.»
«Orribile!»
«Già. Credo che sia un inventore o qualcosa di simile. Ecco tutto. Ah, dimenticavo Sir Oswald Coote.»
«E Lady Coote?»
«Sì, credo che venga anche lei.»
Bundle rimase soprappensiero per qualche minuto. L'elenco di Bill era molto interessante, ma in quel momento non poteva indugiare a trarre conclusioni. Doveva abbordare l'altro argomento.
«Bill» chiese a freddo «cos'è tutta questa storia dei Sette Quadranti?»
Bill apparve subito terribilmente imbarazzato. Sbatté le palpebre ed evitò lo sguardo della ragazza. «Non so che vogliate dire» rispose poi.
«Sciocchezze» fece Bundle. «Mi hanno detto invece che sapete tutto.»
«Tutto… di che?»
«Non capisco proprio perché insistete a fare così il misterioso» si lagnò Bundle, querula.
«Nessun mistero. Si è trattato di una mania ormai passata.»
«Quando si è lontani, si resta poi così all'oscuro di tutto!» insinuò tristemente Bundle.
«Oh, ci avete perso poco. Tutti ci andavano solo per poter dire che c'erano stati. Ma è un luogo noiosissimo. E il pesce fritto finisce con lo stancare.»
«E dove andavano tutti?»
«Al Circolo dei Sette Quadranti, si capisce. Non è quello che volete sapere?»
«Non lo conoscevo con quel nome» mentì Bundle.
«E' in un sudicio quartiere dalle parti di Tottenham Court. Recentemente l'hanno rifatto e ripulito, ma i Sette Quadranti conservano l'antica atmosfera. Pesce fritto e patate. Squallore generale. E' ancora comodo per andarci dopo uno spettacolo.»
«Un night club dunque. Con danze eccetera?»
«Proprio così. Ambiente molto misto. Artisti, donne strane, e qualche rappresentante della buona società. Si raccontano un mucchio di cose; ma sono convinto che si tratti di pure chiacchiere, tanto per fare colore locale.»
«Bene» disse Bundle. «Ci andremo stasera.»
«Oh, ma non conviene, davvero!» Bill appariva nuovamente impacciatissimo. «Ormai è passato di moda. Non ci va più nessuno.»
«Ci andremo noi a vedere.»
«Ma non troverete nulla di interessante, Bundle, ve lo assicuro!»
«Questa sera, Bill, voi mi condurrete ai Sette Quadranti, e in nessun altro luogo. Mi piacerebbe poi sapere perché lo fate così di malavoglia.»
«Io, di malavoglia?»
«E' triste, ma è così. Qualche colpevole segreto?»
«Colpevole segreto?»
«Non state a ripetere tutte le mie parole. Lo fate per guadagnare tempo.» «Oh, no!» protestò Bill. «E' solo perché…»
«Sapevo che ci doveva essere qualche cosa. Voi non siete capace di nascondere niente» lo martellò ancora Bundle.
«Non ho nulla da nascondere. E' solo perché…»
«Dunque?» l'interruppe Bundle.
«E' una storia lunga. Una volta ci condussi Dedè St. Maur: ha una passione per le aragoste e io ne tenevo una sotto il braccio…»
Come sua abitudine, la storia si trascinò a lungo. Quando l'aragosta fu ridotta a pezzi in una lotta fra Bill e un prepotente intruso, Bundle ricominciò a prestare attenzione.
«Dunque ci fu un tafferuglio.»
«Sicuro. Ma l'aragosta era mia: l'avevo comperata e pagata e avevo dunque tutto il diritto…»
«Già, già» fece Bundle, in fretta. «Ma sono sicura che ormai tutto è dimenticato. E a me, poi, le aragoste non piacciono. Dunque, andiamo.»
«Ma ci potrebbe essere qualche retata della polizia! C'è una sala di sopra dove giocano d'azzardo.»
«Beh, se mai ci penserà poi il babbo a farmi rimettere in libertà. Andiamo, Bill.»
Il giovane sembrava piuttosto riluttante, ma Bundle fu inflessibile e pochi minuti dopo partivano, in tassì, alla volta dei Sette Quadranti.
Il luogo era come Bundle l'aveva immaginato. Una casa alta, in Hunstanton Street al 14. Bundle prese nota del numero.
Un uomo, il cui volto le era stranamente familiare, aprì la porta. Le sembrò che l'individuo sussultasse lievemente nel vederla; ma subito dopo si inchinò rispettosamente a Bill. Era alto, biondo, con un volto magro e gli occhi un po' sfuggenti. Bundle si chiedeva dove già l'avesse visto.
Bill si era completamente ripreso e pareva godesse, anzi, nel farle da guida. Ballarono nella cantina così piena di fumo che ogni cosa appariva come attraverso una nube azzurra. L'odore di pesce fritto era quasi insopportabile, il muro era coperto di disegni a carboncino, alcuni dei quali eseguiti con molta bravura. L'ambiente era misto: stranieri corpulenti, opulente ebree, qualche elegantone… e un sacco di donne che praticavano la professione più antica del mondo.
Poco dopo, Bill condusse Bundle di sopra. L'uomo biondo dalla faccia magra era di guardia e scrutava tutti coloro che venivano ammessi nella sala da gioco. A un tratto Bundle lo riconobbe.
«Ma sicuro!» esclamò, rivolgendoglisi. «Che sciocca! E' Alfred, il secondo valletto di Chimneys. Come va, Alfred?»
«Grazie, Milady, discretamente.»
«Da quando avete lasciato Chimneys, Alfred? Molto tempo prima che noi ritornassimo!»
«Circa un mese fa, Milady. Avevo trovato da migliorare, e non potevo perdere l'occasione.»
«Penso che sarete pagato molto bene qui» osservò Bundle.
«Sì, Milady, molto bene.»
Bundle entrò. Le parve che in quella sala si svolgesse la vera vita del Circolo. Vide subito che le puntate erano forti e che i presenti erano tutta gente posseduta dall'autentica febbre del gioco. Visi intenti, occhi avidi e brillanti.
Si fermarono una mezz'ora, poi Bill cominciò a mostrarsi inquieto, e propose di ridiscendere a ballare. Bundle acconsentì: lì non v'era altro da vedere. Ballarono per una mezz'ora, mangiarono pesce e patatine, poi la ragazza Si dichiarò disposta a tornare a casa.
«Ma è troppo presto!» protestò Bill.
«No. Non è presto. E poi domani avrò una giornata molto attiva.»
«Che cosa dovete fare?»
«Non so: dipende» rispose Bundle misteriosamente. «Ma posso dirvi, Bill, che non mi lascerò crescere l'erba sotto i piedi.»
«Oh, non ne dubito affatto!» rispose Bill Eversleigh.