«Avventàti, ecco come li chiamo io» asserì Lord Caterham. Parlava con voce dolce e querula, e sembrava soddisfattissimo del proprio aggettivo. «Sì, veramente avventati. E mi capita spesso di constatare che questi uomini venuti dal nulla sono avventati. E' forse anche per questo che riescono ad ammassare colossali fortune.»
Contemplava tristemente il dominio avìto di cui era rientrato in possesso quel giorno. Sua figlia Lady Eileen Brent, nota agli amici e, in generale, nella società col nome di Bundle, rise.
«Tu certo non ammasserai mai una grande fortuna. Benché ti sia fatto pagare profumatamente dal vecchio Coote il diritto di abitare qui. Com'è Coote? Presentabile?»
«E' uno di quei grossi uomini» spiegò Lord Caterham rabbrividendo leggermente «con la faccia quadrata e i capelli grigio-ferro. Possente, capisci? Una di quelle che si chiamano "personalità dominanti". Una specie di rullo compressore…»
«Piuttosto noioso?» suggerì Bundle con simpatia.
«Oh, terribilmente noioso. Pieno di tutte le virtù più deprimenti, come puntualità e sobrietà… Io preferisco gli esseri inutili, ma allegri.»
«Un essere inutile e allegro non sarebbe stato in grado di pagarti il prezzo che hai chiesto per questo vecchio mausoleo» gli rammentò Bundle.
Lord Caterham fremette di disgusto.
«Vorrei che tu non usassi quell'espressione, Bundle. Stavamo allontanandoci da questo argomento…»
«Non capisco perché tu sia tanto sensibile» lo rimbeccò sua figlia. «Dopo tutto, le persone devono pur morire, un momento o l'altro.»
«Ma non vedo la necessità che muoiano in casa mia» scattò Lord Caterham.
«Perché no? Un sacco di persone lo hanno fatto. Bisavole e bisavoli.»
«La cosa è diversa» rispose Lord Caterham. «Io capisco che i Brent muoiano qui. Ma gli estranei, no. E soprattutto, non mi garbano le inchieste… diventeranno presto un'abitudine. E' già la seconda. Ricordi il chiasso di quattro anni fa? Del quale, tra parentesi, ritengo interamente responsabile George Lomax.»
«E ora ritieni responsabile il povero vecchio rullo compressore Coote! Io sono certa che la cosa è seccata più a lui che a ogni altro.»
«Molto avventato» ripeté Lord Caterham. «Non si devono invitare persone capaci di far cose simili… Dì quello che vuoi, Bundle, ma a me le inchieste non sono mai piaciute.»
«Comunque, non è stata una cosa come l'altra volta» rammentò Bundle per placarlo. «Voglio dire che non si tratta di un delitto.»
«Si direbbe di sì, a giudicare dal chiasso fatto da quel testone di un ispettore. Non ha mai potuto digerire l'affare di quattro anni fa, ed è convinto che ogni morte avvenuta qui si debba attribuire a un delitto a sfondo politico! Non hai idea delle arie che si è dato. Me lo ha detto Tredwell. Ha cercato impronte digitali dappertutto, e naturalmente ha trovato solo quelle della vittima.»
«L'ho incontrato una volta, quel Gerald Wade» disse Bundle. «Era un amico di Bill. A te, babbo, sarebbe piaciuto molto: non ho mai visto nessuno più allegro e più inutile di lui. Certo, non riesco a immaginarmi che qualcuno abbia voluto assassinarlo» continuò. «E' un'idea assurda.»
«Certo» ribadì Lord Caterham. «O, almeno, lo è per chiunque non sia un asino come l'ispettore Raglan.»
«Io credo che si senta un uomo molto importante, quando cerca le impronte digitali» disse Bundle. «Comunque, il verdetto è stato di "morte accidentale", no?»
Lord Caterham assentì. «Hanno dimostrato una certa comprensione per i sentimenti della sorella.»
«C'è una sorella? Non sapevo.»
«Una sorellastra, credo. Molto più giovane. Il vecchio Wade… era scappato con la mamma di lei. Faceva spesso questo genere di cose. Una donna non lo affascinava se non apparteneva a un altro uomo.»
Si interruppe perché Bundle era improvvisamente uscita, dalla portafinestra, sul terrazzo.
«Mac Donald!» chiamò Bundle con voce chiara e imperiosa.
L'imperatore dei giardinieri si avvicinò. Qualcosa di vagamente simile a un sorriso di benvenuto apparve sul suo volto, ma subito prevalse la naturale tristezza tipica del suo ruolo.
«Vossignoria…» esordì Mac Donald.
«Come state?» chiese Bundle.
«Eh, non troppo bene…»
«Volevo parlarvi del gioco delle bocce. E' invaso dall'erba in modo indecente. Fatelo ripulire.»
Mac Donald crollò il capo con aria di dubbio.
«Dovrei far interrompere a William il lavoro delle aiuole…»
«Al diavolo le aiuole» l'interruppe Bundle. «Provvedete subito! E un'altra cosa…»
«Dite, Milady…»
«Desidero alcuni grappoli d'uva. So che non è il momento giusto per coglierli, perché non è mai il momento giusto: ma io li voglio lo stesso.» E tornò in biblioteca.
«Scusa, babbo» disse, rientrando. «Volevo prendere al volo Mac Donald. Stavi dicendo qualcosa?»
«Effettivamente sì: ma non importa. Che cosa volevi da Mac Donald?»
«Cerco di guarirlo dalla convinzione di essere il Padre Eterno. Ma è un'impresa disperata. Credo che i Coote abbiano contribuito a peggiorarlo. Non è tipo da lasciarsi impressionare nemmeno da un rullo compressore… E Lady Coote com'è?»
«Un tipo molto teatrale. Mi dicono che sia rimasta sconvolta per l'affare delle sveglie.»
«Sveglie?»
«Me lo ha raccontato Tredwell. Pare si trattasse di una burla. Gli ospiti avevano comperato un mucchio di sveglie e le avevano nascoste nella camera del povero Wade. Invece il poveraccio è morto… Naturalmente la cosa ha fatto un tristissimo effetto.»
Bundle annuì.
«Tredwell m'ha detto una cosa molto strana, riguardo alle sveglie» continuò Lord Caterham, con tono di gran soddisfazione. «Pare che qualcuno, dopo che il poveraccio era già morto, le abbia raccolte e disposte tutte in fila sul caminetto.»
«Beh, e che c'è di strano?»
«E' quel che dico anch'io. Ma la cosa ha fatto molta impressione. Nessuno ha voluto confessare di averlo fatto, capisci? Tutti i domestici, interrogati, hanno giurato di non aver toccato quelle maledette sveglie, la cui disposizione rimane quindi un mistero. A proposito, Bundle, quel poveretto è morto in camera tua.»
Bundle fece una smorfia.
«Ma che bisogno ha, la gente, di morire in camera mia?» chiese con una certa indignazione.
«E' quel che ti dicevo» rispose Lord Caterham trionfante. «Sono tutti avventati, al giorno d'oggi.»
«Non che a me importi molto» riprese Bundle, coraggiosa. «Perché dovrebbe importarmene? Grazie al cielo, io non sono superstiziosa.»
Eppure, quella sera, mentre esile figurina in pigiama sedeva davanti al camino nella sua camera da letto, Bundle si sorprese a ripensare a quell'allegro e inutile giovanotto: Gerald Wade. Impossibile credere che un essere così pieno di gioia di vivere avesse potuto pensare a uccidersi. No, l'esatta soluzione del mistero doveva essere l'altra: certo, aveva distrattamente inghiottito una dose eccessiva di sonnifero. Questa sì che era una cosa possibile.
Alzò lo sguardo verso la mensola del caminetto e cominciò a pensare alla storia delle sveglie. La sua cameriera, dopo aver attinto informazioni dalla seconda governante, gliene aveva parlato a lungo, aggiungendo anche un particolare che, apparentemente, Tredwell aveva reputato superfluo riferire a Lord Caterham. Proprio quel particolare, invece, aveva stuzzicato la sua curiosità.
Sette sveglie erano state disposte in fila ordinata sulla mensola del caminetto. L'ultima l'avevano ritrovata giù sul prato, dove, evidentemente, era stata gettata dalla finestra.
Bundle rifletteva su questa circostanza, ora. Le sembrava una cosa tanto strana, ingiustificata! Poteva darsi che una cameriera avesse disposto in bell'ordine le sveglie e poi, spaventata dalle domande della polizia, avesse negato di averlo fatto. Ma di certo nessuna cameriera avrebbe buttato una sveglia in giardino. Era stato forse Gerald Wade, quando il primo e brusco campanello lo aveva destato? No, anche questo era impossibile. Bundle ricordava di aver sentito dire che la morte doveva essere avvenuta nelle prime ore del mattino, e che prima di morire era rimasto indubbiamente per qualche tempo in stato comatoso.
Bundle aggrottò le sopracciglia. Questo affare delle sveglie era decisamente curioso. Bisognava mettersi in contatto con Bill Eversleigh che, lo sapeva, aveva assistito agli avvenimenti.
Pensare, per Bundle, significava agire. Si alzò e si avvicinò alla scrivania.
Era un mobile a intarsio, di quelli che si chiudono, davanti, mediante una griglia di legno. Bundle sedette, prese un foglio di carta da lettera e scrisse: Caro Bill…
Si fermò per trarre a sé il piano scorrevole della scrivania che, come spesso avveniva, s'era inceppato a mezza strada. Bundle lo scosse con impazienza, ma inutilmente. Allora ricordò che, tempo addietro, una busta era scivolata nell'interstizio, impedendo al piano di scorrere. Prese un sottile tagliacarte e lo inserì nella stretta fessura. I suoi sforzi furono coronati da successo: un angolino di carta bianca comparve.
Bundle lo prese e tirò. Era il primo foglio, sgualcito, di una lettera.
Lo sguardo di Bundle si fermò anzitutto sulla data, scritta in grande, con una calligrafia piena di svolazzi: 21 settembre.
«Ventun settembre!» mormorò Bundle. «Ma era proprio…»
S'interruppe. Ma certo! Era proprio così. Gerald Wade era stato trovato morto il 22 settembre: quella lettera era stata scritta la sera stessa della tragedia.
Bundle la lisciò, la lesse. Non era finita.
Loraine carissima, io ritornerò mercoledì. Mi sento magnificamente in vena e profondamente soddisfatto di me! Sarà bellissimo ritrovarci insieme. A proposito: dimentica quello che ti ho detto circa quell'affare dei Sette Quadranti. Credevo dovesse trattarsi, più o meno, di uno scherzo, ma non lo è: tutt'altro. Mi dispiace anzi di avere accennato a tutto ciò: non sono cose nelle quali debbano essere immischiate bambine come te. Dunque dimentica tutto, hai capito?
C'era anche qualcos'altro che volevo dirti… ma ho così sonno che non riesco a tenergli occhi aperti. Ah! Si trattava di Lurcher. Credo…
Qui la lettera s'interrompeva.
Bundle meditava, accigliata. Sette Quadranti! Dove si trovava quel quartiere? In qualche sudicia parte di Londra, pensava. Le parole Sette Quadranti le ricordavano qualcos'altro, ma per il momento non riusciva a ricordare che cosa. La sua attenzione si concentrava su due frasi: "Mi sento magnificamente in vena…" e: "Ho così sonno che non riesco a tener gli occhi aperti".
La cosa non andava, non andava affatto. Era proprio quella notte che Gerald Wade aveva preso una dose di cloralio così forte da non svegliarsi più. Perché avrebbe dovuto prenderlo se ciò che aveva scritto in quella lettera era vero?
Bundle crollò il capo. Si guardò attorno e rabbrividì leggermente.
Gerald Wade la stava forse osservando in quel momento… Era morto in quella camera…
Bundle sedeva immobile. Solo il tic-tac del suo orologio rompeva il silenzio. Ma quel tic-tac sembrava stranamente forte, importante.
Bundle guardò ancora verso il camino. Un vivido quadro le si presentò agli occhi. Un giovane, morto, giaceva sul letto e sette sveglie ticchettavano sulla mensola del camino… Un ticchettio forte, sinistro.