Appunti
Esco dal Circolo dei Lettori quasi in stato di trance: sí, ci siamo, sto procedendo benissimo: come impedimenti sono piú che a posto. Non soltanto Angus è fidanzato con un’altra, non soltanto è perseguitato dalla Maledizione dei Keiller, ma vuole anche comprarsi la minuscola ditta di marmellate di Turquoise, la quale di certo non vorrà vendergliela a causa della sua cieca ostinazione, e dunque il loro amore ha piú ostacoli di un barrage!
Mi sento abbastanza euforica, ma quando esco dal portone ricevo una specie di doccia fredda. Seduta sul gradino della vetrina di un negozio lí di fronte, c’è mia nipote Blu con il solito cagnolino. Quello di ieri. Sempre in un cesto, sempre piccolissimo e tenero, sempre in cerca di un padrone. Non posso neanche far finta di non vederla perché Blu si nota, è parecchio alta, magrolina ma alta, e ignorarla deliberatamente mi piacerebbe ma porterebbe poi a momenti difficili in famiglia. Rimpiango di aver sempre dato tanta confidenza a lei e Porporina. Perché mordicchiavo le ditine dei loro piedi quando erano neonate? Perché le tenevo per le braccia quando avevano diciotto mesi e si buttavano in mare convinte di essere pesci o palle, o comunque roba che galleggiasse? Perché aiutavo le loro madri a fare i costumi per le feste in maschera delle elementari? Perché sono sempre stata cosí intensamente zia? Ora si credono di potermi svuotare il frigo, appioppare cani e presentare fidanzati grandi come cabine del telefono ogni volta che gli salta il ticchio. Eh no, cocca. Un saluto veloce, e via a prendere il 61.
Ma nel tempo che mi avvicino a Blu e con finta cordialità le chiedo come mai da quelle parti, un profluvio di altri partecipanti al corso si raduna attorno a noi e inizia a tubare e cinguettare a proposito del cucciolo. Si forma un solido capannello da cui mi autoestraggo rapidamente, e borbottando qualcosa a proposito di un impegno, me la filo, in compagnia di Paola, che sembra anche lei immune al fascino del cosetto peloso. Le dico che non sono riuscita a parlare con Vittorio della maledizione dei Keiller, e che mi dispiace perché sembra un uomo tanto intelligente. Che astuta, eh? Fingo di interessarmi a lui per far parlare lei. Probabilmente anche questa mia abilità dissimulatrice deriva dagli Incroci Obbligati. Lí bisogna corteggiare con pazienza le parole.
– È sposato? – chiedo con finta indifferenza.
– Divorziato senza figli, – risponde lei burbera. Pausa. – Come me. Forse, se avessi figli, non mi sarei buttata sui Melody.
– Perché, scusa? Guarda Giovanna: ha quella bambina, eppure...
– Beh... le ragazze giovani è diverso. Vogliono tutto, fare tutto, aver i bambini, scrivere, andare agli aperitivi, fare yoga... a loro manca il senso del limite, per questo poi me ne ritrovo tante delinquenti. Sai quante ne devo difendere?
Mi sembra una visione un po’ negativa della vita, ma è evidente che oggi Paola non è piú la dinamica propositrice del primo incontro. Cerco di tornare a Vittorio.
– Comunque sono sicura che Vittorio avrebbe saputo darmi un buon consiglio. Ed esperto, anche. Voglio dire, non è certo vecchio ma neanche un ragazzino...
– Ha 47 anni. Gli uomini sono fortunati... sembra piú giovane di me che ne ho 45.
– Oh no, assolutamente no Paola. Tu non ne dimostri piú di... – esito, vorrei dire una cosa lusinghiera ma credibile, la verità sarebbe quaranta, quarantuno, decido per trentotto, – … trentotto.
Sembra soddisfatta. – Lascia perdere. Oggi me ne sento cinquantotto.
Visto che è proprio la mia età, e che lei evidentemente la vive come sciagura, sorvolo, e le chiedo se sa che lavoro faccia Vittorio. Mi guarda perplessa.
– Il commercialista. Ma scusa, non è un po’ giovane per te?
È il momento di scoprire le carte, anche perché camminando siamo arrivate alla fermata del 61 e già lo vedo profilarsi in lontananza.
– Per me? Figurati! No, io pensavo a voi. Siete una perfetta Situazione Tre.
Paola si mette a ridere, e conferma la mia prima impressione. Ha un sacco di fascino, basterebbe che si truccasse un po’, e si vestisse da donna, invece che questi giubbotti di pelle, pantalonacci sformati con tante tasche qua e là...
– Guarda che noi non siamo un Melody. E comunque, se proprio vuoi metterla cosí, sí, è vero, tra noi è scattato qualcosa, ma c’è un grosso ostacolo...
Il 61 si ferma, si aprono le porte, salgo, fendo i passeggeri, saluto Paola con la mano, e cerco di captare le sue ultime parole:
– Vedi, a lui piacciono...
Niente. Non la sento piú, e già il 61 sta ballonzolando lungo via Po. Ragioniamo: cosa può piacere a Vittorio che crei un ostacolo al suo amore con Paola?
Ah, ma certo. Che stupida. Gli piacciono gli uomini.
Questo pensiero mi tormenta mentre scaldo il mio solito tupperware di passato di verdura, mentre mi tosto due fette di pane da spezzare nella zuppa, mentre bevo il caffè iniziando un Incroci Obbligati che terminerò stasera. Che peccato, una cosí bella coppia, e lui è gay. Certo, Paola gli è piaciuta subito, forse è uno di quei gay che per onor di firma si fanno piacere un po’ anche qualche donna, soprattutto se indossa giubbotti da aviatore, giacche di tweed e pantaloni con tante tasche, però è troppo onesto, e l’ha subito avvertita che quando vede, poniamo, un ragazzo del bar con i ricci neri e le spalle larghe gli prende una passione che non può trattenere. Mi spiace per Paola, che non è un tipo come me, aliena ai legami, si vede subito che a lei un uomo in casa con cui guardare la tele, mangiare il pollo con le mani e sfogliare i depliant delle vacanze piacerebbe un sacco.
Peccato, ma non ho piú tempo da dedicare alla vita vera. Giusto cinque minuti per dare i croccantini e qualche carezza a Ulisse e Penny Lane, poi, visto che è una bella giornata, apro la porta e li faccio uscire in giardino. Andate, correte dietro alle ultime lucertole, e ai primi pettirossi, divertitevi, ci vediamo piú tardi, Turquoise mi aspetta. Quando già sono seduta al mio Mac, e sto per iniziare, squilla il cellulare, e compare la scritta BLU. Non rispondo. Sono sorda ai suoi appelli per il cane. Poco dopo compare la scritta CARLA, sua madre. Poco dopo compare la scritta TERRY, ovvero la mia migliore amica Teresa. Niente, non rispondo a nessuno. Prendo un pezzone dal mio sacchetto delle liquirizie, e attacco a scrivere. Non è chiacchierando al telefono che si diventa autrici di Melody.