Mercoledì
Circola ottimismo, stamattina, in classe. Nessun altro ha mollato, ci siamo tutti e quattordici, anzi, per la verità siamo uno in piú, perché Giovanna ha portato uno dei suoi bambini. Si tratta di un esemplare ridotto di sesso femminile, nome Rosina, comodamente contenuto nella carrozzina. Giovanna ci spiega che la baby sitter le ha dato buca, e mentre per il figlio maggiore di anni 4 se l’è cavata con asilo piú nonna, Rosina se l’è dovuta portare perché la nonna al mattino aveva la fisioterapia. Siamo preoccupati. Che dirà Leonora Forneris? E se Rosina piange? Ce la potrà mai fare a stare zitta fino a mezzogiorno?
Giovanna ci spera, dice che stamattina a colazione le ha dato il biberon di lattuga e biscotti. Per me è arabo, ma Laura, l’infermiera, mi spiega che massicce dosi di lattuga favoriscono il sonno dei bebè. In effetti Rosina, adesso che la guardo bene, ha l’aria parecchio intronata. Ad ogni modo la mimetizziamo dietro sedie e giacconi appena in tempo prima che arrivi la nostra insegnante, oggi elegantemente abbigliata di giallo. Non credevo che fosse una cosa possibile, cioè, a parte la regina Elisabetta non ho mai visto nessuna donna riuscire a essere elegante in giallo, ma Leonora Forneris, con i suoi capelli corvini e quel mento un po’ egiziano, porta benissimo l’imprimé giallo con giacchino blu. Le signorine e signore intorno a me sussurrano marche, io non sono in grado di distinguere un Armani da un capo Oviesse, e quindi mi astengo.
Non mi astengo però dal notare che c’è freddezza fra Paola, la signora aviatore, e Vittorio, l’autore di ECS. Sono seduti il piú lontano possibile e non si parlano. Possibile che in sole quarantotto ore si siano fidanzati e lasciati? In effetti, sí, per esempio, se lui l’ha baciata e lei ha scoperto che non le piaceva il suo sapore? Presto fatto, è finita. Ma le quattordici cartelline sono già state sciorinate, e non è piú il momento di pensare ad altro.
Leonora prende in mano la cartellina blu pavone, e senza muovere un muscolo di troppo dice:
– Giovanna, lei ha scelto come pseudonimo Lesley O’ Grady, che vive in Irlanda in una fattoria vicino a Cork, e divide il suo cuore tra il marito, la figlia e una splendida cavallina saura di nome Malaguena. Approvo, eviterei solo la menzione di Cork, basta dire Irlanda, non facciamo i sapientoni. Anche il suo lavoro è abbastanza buono, ma mi spiace comunicarle che se introdurrà nuovamente fra noi un minore, dovrò chiederle di lasciare il gruppo.
Gelo gelidissimo. Credevamo che non se ne fosse neanche accorta. Rosina non ha fatto beh. La carrozzina è perfettamente invisibile dietro un muro di indumenti. Non un alito di vento, non un effluvio di latte in polvere ha tradito la sua presenza. Serpeggia disagio. La donna è dotata di superpoteri?
Giovanna dimostra un certo temperamento. Da lei mi aspetto un belato, accompagnato dalla triste e scivolosa storia della baby sitter inadempiente, invece si limita a inghiottire velocemente una minima parte di sé e poi con calma risponde:
– È stato un caso di forza maggiore. Non si ripeterà.
– Benissimo. Se la bambina dovesse piangere, la allontani immediatamente. E veniamo al suo Melody.
La bambina? Come fa a sapere che è una bambina? A stento l’ho capito io, che l’ho vista da vicino, e solo perché ha un fiocco in testa come le figlie di Maradona ai bei tempi.
– Lei ha fatto una scelta coraggiosa, gli Hot Fire presentano parecchie insidie, tuttavia la scena nella stiva della nave è molto forte, e la sua abilità nell’aggirare i nomi delle cose è notevole. Ma nel secondo capitolo Olean, la sua protagonista, scopre che Kosak, l’uomo che l’ha amata su un trolley Mercedes, è suo fratello. Non ci siamo assolutamente. Il Melody non è una soap, signorina.
– Signora.
– Il Melody non è una soap, signora. C’è differenza, tra soap e Melody. Nel Melody, la protagonista non fa sesso con gente che potrebbe essere suo fratello o suo papà, non si fa fregare il marito dalla mamma e mantiene una linearità di rapporti con i familiari. Al massimo possiamo introdurre rotture orizzontali, ad esempio sorelle che si rubano il fidanzato, fratelli che si rubano la fidanzata. Ma a questo proposito vedrete piú tardi i miei appunti. Pertanto, corregga introducendo un nuovo motivo di rottura.
– Ma quale? Sono entrambi single, consenzienti, si piacciono e non c’è proprio niente che gli impedisca di stare insieme.
– C’è sempre qualcosa che impedisce ai protagonisti di un Melody di stare insieme. Altrimenti, sarebbe impossibile scrivere i Melody. Ad esempio, la signorina Enrica… o meglio, Tricia Grandison… – e apre la cartellina rosa confetto.
Enrica è una ragazza che definirei a punta. Ha il naso appuntito, le scarpe appuntite che non si usano piú, le unghiette appuntite e credo anche le orecchie un pochino a punta, per quel che si vede sotto il caschetto color Excellence L’Oréal n. 7/43. È insegnante di inglese, e sta scrivendo un Romantic Collection, come me. Si vede proprio che insegnanti e bibliotecarie hanno qualcosa in comune.
– … la signorina Enrica aveva una Situazione Tre come base. Tessalyn, una affermata vetrinista, deve fare le decorazioni natalizie di un grande magazzino a Detroit. È innamorata di Dupré, un affermato cuoco, con il quale è già uscita qualche volta, ma finora si sono scambiati un unico, indimenticabile bacio. A seguito di quel bacio, Dupré, innamorato pazzo e ardente di desiderio, vuole chiedere a Tessalyn di sposarlo, proprio quel giorno. Cosa glielo può impedire?
Ci guarda, incoraggiante. Le nostre risposte fioccano esitanti e banali:
– Una macchina lo investe e perde la memoria.
– Rivede la sua innamorata dell’asilo e lei lo seduce.
– Scopre che Tessalyn è già stata sposata con uno spacciatore.
Che banalità. Dov’è finita tutta la creatività che solo ieri sentivo pulsare fra queste colte mura del Circolo dei Lettori?
Leonora Forneris scuote la testa, e invita Enrica a dircelo lei stessa:
– Dupré va a prendere Tessalyn al termine dell’orario di lavoro. Non l’ha avvertita, ha in tasca la scatoletta con l’anello … – Enrica, che si è alzata in piedi, resa ancora piú appuntita dall’orgoglio fa una pausa sapiente. Pendiamo tutti dalle sue labbra, tranne Renata, la nostra ribelle, che fa uno sbuffino solitario e per fortuna impercettibile a distanza. – Il Grande Magazzino è chiuso, ma una porticina laterale è aperta, e Dupré entra. E dallo spogliatoio sente provenire la voce di Tessalyn che dice: «Anche io ti amo, solo che non ho mai trovato il coraggio di dirtelo. Giorno dopo giorno, qui accanto a te, ho scoperto cos’è il desiderio che infuoca le vene di una donna!» E subito una calda voce maschile risponde: «Oh tesoro, fai di me l’uomo piú felice della terra… ti adoro, sei tutto per me!» Segue inconfondibile rumore di mobili rovesciati nella foga della passione. Dupré, disperato, fugge. E scompare per tre anni.
Restiamo veramente a bocca aperta.
Renata insorge:
– Come sarebbe, scompare per tre anni? Di colpo?
E Giovanna le dà man forte:
– Non le chiede spiegazioni?
Anche Carlo, l’autore della detective story, trova da ridire:
– Scusate, ma lei non lo cerca? Come è possibile?
Le proteste fioccano, e noto stupita che l’unica a non dire «beh» è la Signora Aviatore, di solito cosí pugnace. Se ne sta apatica a prendere appunti, solo che guardando sul taccuino vedo che non sono appunti, sono disegnini: piccoli pugnali con le ali.
La signora Forneris zittisce tutti quanti con mezza occhiata, neanche ne serve una.
– Vi rimando agli appunti che vi consegnerò tra breve. Qui, anche quelli di voi che non l’hanno ancora capito, avranno modo di appurare meglio la natura degli ostacoli Melody. Per ora, vi basti sapere che Tessalyn stava provando alcune battute di una commedia con un collega attore dilettante. Quando Dupré tornerà in città, tre anni dopo, passeranno altri cinque capitoli prima che entri per caso in un teatro, e veda il collega attore, nel frattempo divenuto professionista, recitare in quella stessa commedia. Come vede, Giovanna, ci vuole un po’ di fantasia. Se non ne ha, copi da qualche vecchio Melody comprato sulle bancarelle.
È di nuovo il momento di fissarla a bocca aperta. Copiare? Ci sta insegnando a copiare?
– Siete pregati di non imitare collettivamente un branco di pesci rossi nella boccia. Chiudete le bocche.
Chiudiamo le bocche, e Leonora improvvisamente si fa umana, sorride, e si toglie una briciola di brioche dai denti.
– Ma certo che vi sto insegnando a copiare. Sapete quanti Melody delle varie collane sono stati pubblicati a oggi? Beh, io non lo so, ma so quanti Melody Romantic Collection sono stati pubblicati in Italia. Duemilaseicentosessantasette. Solo di quelli. E cosa pensate, che siano duemilaseicentosessantasette storie originali? Ah ah ah. Scusate, ma ah ah ah. Per scrivere un Melody bisogna saper mescolare per l’ennesima volta sempre gli stessi ingredienti. Lui e lei si incontrano, e qualcosa ostacola il loro amore per una decina di capitoli. Stop. Tutti i romanzi d’amore sono cosí. Chiaro? Tutti. Anche quelli cosiddetti d’autore.
E dovreste sentire che disprezzo, che scorno irridente ci mette Leonora Forneris nella semplice parola con preposizione «d’autore». Le vengono i denti nella lingua.
– Quindi cominciate a leggere i miei appunti di oggi, che dovrebbero illuminarvi su questo argomento, ma se il buio persiste, compratevi dei vecchi Melody e copiate, copiate, copiate!
Galvanizzati da questo grido, cominceremmo a copiare anche subito, ma la nostra insegnante va avanti a esaminare il nostro lavoro, dispensando critiche e approvazioni. Oggi non ci sono piú cartelline vuote, un capitolo l’hanno fatto tutti, molti hanno aggiunto anche almeno uno schema del secondo, ad esempio Angela, l’anzianetta, la cui cartellina giallo margherita è abbastanza gonfia, ma non in modo soddisfacente.
Leonora la apre, e solleva con nostro grande stupore una manciata di fogli di carta riso scritti a mano, probabilmente con una penna stilografica.
– Angela, cosí non va bene per niente.
Angela si alza, e vedo subito quella lucetta proterva che viene negli occhi solo dopo i settanta. È l’ostinazione mite dei vecchi, molto ardua da superare. Quando in Biblioteca mi capita una vecchina cosí, certe ottantenni che negano di aver mai preso in prestito Due cuori in Engadinamentre io so benissimo che l’hanno preso eccome, lascio perdere subito. E adesso? Vediamo come se la cava Leonora.
– Lei mi manda ogni sera un ragazzo col motorino a portarmi questi fogli scritti a mano. Non ha un computer?
– No. Mia figlia voleva regalarmene uno, ma ho preferito la vaporiera elettrica –. Non aggiunge altro.
Noi le seguiamo come palline da tennis. O meglio, quasi tutti le seguiamo come palline da tennis. Giovanna, simile a un Vietcong negli anni Settanta, è scivolata fino alla carrozzina e sta trafficando lí dentro. Vittorio si è avvicinato a Paola, e le sta bisbigliando qualcosa. Paola fa la faccia disinteressata.
– Io non posso leggere cose scritte a mano.
– Perché no? Mi scusi, ma mi dicono tutti che ho una calligrafia molto chiara, e poi, sa, io riesco a scrivere solo con la mia Pelikan verde e nera.
– Si faccia copiare il testo sul Pc da sua figlia.
– Non ha tempo.
– Lo trovi. Se no, sarò costretta a escluderla dal corso. E sarebbe un peccato, perché il suo lavoro presenta spunti interessanti.
Senza dare il tempo ad Angela di obiettare, la nostra insegnante ci illustra la storia scritta a Pelikan. Si tratta di una vicenda ambientata a Londra nel periodo della Reggenza. Lutetia, primogenita di una famiglia nobile ma impoverita, vuole a ogni costo impedire il matrimonio di sua sorella Cambria, di appena sedici anni, con Beau Serpyn, ovvero Lord Foebus Serpyn, ricchissimo e nobile nullafacente. Questo perché Cambria non lo ama, ama un nobile povero, ma è troppo mollacciona per rifiutarsi di sposarlo. Quindi il giorno delle nozze Lutetia tramortisce a randellate la sorella, si cala il velo sulla faccia, si presenta in chiesa e sposa lei Lord Serpyn.
– Ehi, non le sembra un po’ eccessivo… prendere a randellate la sorellina sedicenne! – Carlo, l’autore del Detective Melody, secondo me fa bene a intervenire. Dopo tutto, il suo è l’unico Melody in cui la violenza è legittima, anzi, quasi necessaria.
– Giusto, – commenta Renata che, ormai l’ho capito, ha messo su un fatto personale con Leonora Forneris, da quando la nostra insegnante le ha bocciato il suo Junior con ascensorista portoricano. – L’ha detto lei che non siamo una soap. Nei Melody le ragazze non bastonano le sorelle.
– Bisogna vedere come è stato inferto il colpo, – media Laura l’infermiera. – Se assestato in maniera professionale e di striscio, evitando lo sfenoide, non dovrebbe causare danni irrimediabili.
– Storie, – Angela prende la parola in proprio, in tono secco. – Una bella randellata è quello che ci vuole, per certe sorelle minori.
Ci guardiamo ingolositi. Quale storia melodiosa si nasconde dietro questa frase? Che c’è stato fra Angela e sua sorella minore, ammesso che abbia una sorella minore? Perfino la Signora Aviatore si scuote un attimo dal suo mutismo anti-Vittorio, e dice che a volte è meglio una randellata in testa di certe altre crudeltà psicologiche. Mi sbaglierò, ma mi sembra una frase con un suo perché privato.
Ad ogni modo, alla fine Lutetia e Serpyn si innamorano, però per almeno quattro capitoli si odieranno con tutti se stessi, e non consumeranno il matrimonio nel tentativo di farlo annullare, mentre Cambria inizierà a spassarsela con il suo nobile povero. Leonora Forneris si spertica in lodi per questa storia che a me sembra tristissima, ma è evidente che lo fa per obbligare moralmente Angela a mollare la Pelikan. Vedremo chi la spunta, intanto la nostra insegnante ha preso la cartellina verde smeraldo e ne sta dicendo quattro a Laura.
– Signorina Laura, il suo pseudonimo è eccellente, Carolyn Jericho ha la nota giusta, e anche le note biografiche vanno bene, ma in due capitoli di romanzo lei non ha menzionato un solo elemento di fascino femminile: niente abiti, niente seno, niente profumo, parrucchiere, bikini incollati alla pelle, jeans fascianti. La sua protagonista, l’infermiera Romyn, ha sempre il camice. Non mi cita neanche le scarpe!
Laura si contrisce tutta, e promette che nel terzo capitolo Romyn andrà in sala operatoria appena coiffata, con tanto tanto Chanel N. 5 e l’orlo di una gonna di Prada che spunta dal camice. La nostra insegnante dispensa altri consigli e osservazioni minori e mette tutti al lavoro, mentre lei artiglia quattro cartelline tra cui la mia: sono quelle di chi ha interamente completato i primi due capitoli.
Oltre a me, Nicola e Manuela, si è aggiunta, a sorpresa, Francesca, una signora di cui ho presente soltanto il tintinnio. Francesca sta seduta in fondo, non parla mai, alla fine non si ferma a chiacchierare con nessuno, però sorride tantissimo, e tintinna tutta da capo a piedi, a causa di molti braccialetti e collane d’oro. Come pseudonimo ha scelto Bernadette De La Forge, e la signora Forneris giel’ha bocciato con una certa violenza. Fa troppo Lourdes, e nei paesi anglosassoni i cognomi francesi non sono diffusi.
– Ricordate sempre che la diffusione è il motto dei Melody, – tuona ispirata, poi però si congratula con Francesca, che ci ha dato dentro con impegno. Il suo Melody è un Viaggiare sulle ali del sogno, e si svolge in Botswana, un piccolo stato dell’Africa. La protagonista, Keisha, vince un soggiorno in un Safari Club della zona grazie a un tagliando trovato in una scatola di cereali. Ma quando arriva a Gaborone, capitale del Botswana, incontra Damien Donatus O’Keefe, l’affascinante amministratore delegato di una compagnia mineraria specializzata in diamanti. Damien la scambia per la nuova contabile inviata dalla sede di Londra, e Keisha, subito ardentemente attratta da lui, non chiarisce l’equivoco. Ma una parrucchiera di Chelsea saprà tenere la contabilità di una compagnia diamantifera? Per i primi due capitoli sembra che Keisha se la cavi alla grande, anche se Damien la tratta malissimo, sentendosi colpevolmente attratto da lei nonostante abbia appena consegnato un anello di fidanzamento con diamante da quattro carati alla bella figlia del suo socio. La bella figlia del suo socio, però, se la spassa nottetempo con il figlio di un capotribú del Kalahari. Questo dovrebbe agevolare, a tempo debito, la felice conclusione della storia d’amore tra Keisha e Damien Donatus, se non che qualcuno di noi protesta per questo sviluppo della storia.
Enrica, Carlo, Anita invece di concentrarsi a limare i molti strafalcioni segnalati da Leonora Forneris, hanno ascoltato l’esame del lavoro fatto da Francesca, e adesso trovano da ridire, e lo trovano ad alta voce. Devo dire che condivido, anche se silenziosamente, il loro punto di vista, ovvero: trattandosi di una storia ambientata in Botswana, non sarebbe piú corretto che l’eroino fosse botswanese, e lo spassatore bianco?
Leonora Forneris non ha nulla contro questa soluzione, a patto che l’eroino sia un botswanese di grande censo e prestigio, ma Francesca non ci sta. Dice che il nero è piú adatto allo spasso momentaneo, e che nei Melody le ragazze non si mettono con gli africani equatoriali.
– Fosse un tunisino, okay, anche un egiziano, non so, un libico molto atipico… ma proprio nero nero… non mi risulta, no, signora?
Leonora Forneris guarda con notevole distacco la tintinnante Francesca. È come se, sotto i nostri occhi, Francesca si trasformasse in una briciola coperta di gioielli. Poi tossicchia, e parla con la solennità di una che sta ritirando non dico l’Oscar, ma il Nobel.
– In effetti, su oltre centocinquanta titoli ambientati in Africa, non troviamo altro che sceicchi appena ambrati, e principi beige. Forse però i tempi sono maturi per un protagonista di tonalità piú scura. Dopo tutto, in America ne hanno fatto uno Presidente, e la Casa Madre Americana dei Melody non vorrà restare indietro al suo Presidente. Massí, osiamo: dopo tutto siamo un laboratorio, e quando è ben motivata come in questo caso, anche una soluzione un po’ azzardata ci può stare. Il mondo va verso la perdita dei colori puri, perciò, cara Francesca, faccia pure il protagonista originario del Botswana.
– Ma io…
– Senta, non perdiamo tempo. Lo vuole fare? Lo faccia. Non lo vuole fare? Non lo faccia. Come crede.
Leonora Forneris chiude di brutto la cartellina fucsia di Francesca, e apre la mia.
– Dunque, Olimpia, mi sembra che questa sorella proprio non funzioni.
Ancora la sorella? E come la vuole, si può sapere?
– La sorella adolescente è difficile da gestire. Ci vuole, mi scusi sa, altra penna, altra autorevolezza. Meglio ricorrere alla sorella bambina. Sei anni, forse sette. La madre l’ha avuta in tarda età ed è morta di parto, seguita a ruota dal marito distrutto. Coso… come si chiama… Angus l’ha allevata lui. Cosí rafforziamo il suo proposito di sposare la Lady.
Annuisco. Spero solo che questa sorella trovi pace, e si assesti in un’età di soddisfazione generale.
– E poi, vorrei chiarire questa faccenda della maledizione dei Keiller. In cosa consiste?
Eh no, cosí non vale. Siamo soltanto al secondo capitolo, come faccio io a sapere in cosa consiste la maledizione dei Keiller? L’ho messa lí a scopo di ostacolare il loro amore, ma non ho la minima idea di cosa comporti. Per fortuna anni e anni di «Settimana Enigmistica» hanno reso la mia mente veloce come un fulmine. Sono gli Incroci Obbligati, la mia salvezza. Gli Incroci Obbligati sottopongono il cervello a uno stress benefico che porta a trovare soluzioni anche nei momenti piú ardui. Sono certa che anche gente tipo Diabolik o le Grandi Spie della Prima guerra mondiale allenassero la loro capacità di scappatoie con gli Incroci Obbligati. Perciò, senza perdere un battito, le rispondo.
– Aspettavo a definirne la natura dopo aver ricevuto le istruzioni di oggi. Mi pare che riguardino proprio gli ostacoli, giusto?
Leonora mi guarda con una vaga ombra di rispetto.
– Umf. Si ricordi però che le Maledizioni di Famiglia sono un terreno assai scivoloso. Non voglio sentir parlare di fantasmi, catene che scricchiolano, morti premature, cicatrici impresse a fuoco e altri fenomeni paranormali. Deve essere una maledizione terra terra. Altrimenti, scivoliamo nell’ECS, e se lei voleva scrivere un ECS, doveva dirlo subito.
Non voglio scrivere un ECS, ma mentre torno al mio posto perplessa, mi chiedo come faccia una maledizione ad essere terra terra. Sembrerebbe una contraddizione in termini. Ne accenno alla Signora Aviatore, che ha smesso di disegnare pugnali e sta lavorando al suo Melody Legal. La giovane legale e il suo amato Principe del Foro stanno facendo jogging insieme, ma lui è inspiegabilmente freddo. Infatti, come ricorderete, è convinto che lei si stia innamorando dello psicopatico pluriomicida di cui hanno assunto la difesa. Questo perché, commentando il caso, la ragazza ha detto: «Strano che abbia ammazzato tutta quella gente. Un cosí bel ragazzo!»
– Chiedi a lui, – mi risponde succinta Paola, indicando con un cenno Vittorio, che poco piú in là batte sui tasti del suo Mac con aria ispirata. – Lui sta scrivendo un ECS, no?
Intravedo la possibilità di fungere da maturo trait-d’union fra questi due, che parevano andare tanto d’accordo e ora neanche si parlano. Mi avvicino a Vittorio, e gli chiedo come vanno i Demangel.
– Benissimo, grazie. Nel secondo capitolo, Aikin porta a cena fuori la ragazza, ma agli antipasti la sua metà diabolica lo spinge quasi irresistibilmente a divorare un cagnolino accucciato sotto un tavolo. Grazie alla sua metà angelica resiste, ma sviene e viene ricoverato in ospedale.
– Accidenti. Sinceramente, sono preoccupata per Aikin. Essere un Demangel sempre combattuto fra due nature non deve essere facile, e non vedo come potrà uscirne, da questa situazione.
– Beh, dovrà intervenire l’Archinullus.
Mi piacerebbe chiedergli chi è l’Archinullus, ma ho una questione piú urgente:
– Scusa, Vittorio, ma Paola mi ha consigliato di rivolgermi a te per…
– Paola? Strano… Credevo mi considerasse la feccia.
E vai. Ci siamo. Ora saprò tutto. L’uomo non è un tipo riservato.
– Ma come... non siete amici?
– Non so cosa siamo, o potremmo essere, ma da quando le ho detto che mi piacciono…
– Signori, per cortesia.
Bastano tre parole di Leonora Forneris per stroncare tutte le conversazioni in corso. In un silenzio irreale, ci porge le dispense di oggi. Mi allontano da Vittorio veloce come un furetto (assomiglio un po’, in generale, a un furetto) e metto mano alla mia copia.
APPROFONDIMENTO UNO.
GLI OSTACOLI
Nelle precedenti dispense vi ho elencato, in modo generale e onnicomprensivo, la gamma dei motivi che impediscono ai protagonisti di Situazione Uno, Situazione Due e Situazione Tre di mettersi insieme fin da pagina due, come avrebbero voglia di fare.
Entrerò ora piú nello specifico, soprattutto per rispondere alla piú classica delle obiezioni, quella che inevitabilmente sorge alla mente del lettore inesperto. Nella grande maggioranza dei casi l’impedimento all’amore è rappresentato da un equivoco, che si potrebbe facilmente chiarire con poche parole dette al momento giusto, o anche al momento sbagliato. Se però queste parole venissero effettivamente pronunciate, negli scaffali e nelle biblioteche del mondo si aprirebbero non dico buchi, dico voragini. Non soltanto nelle liete file multicolori dei Melody e dei romanzi rosa in generale, ma anche fra le file della cosiddetta letteratura d’autore. Per generale e tacita convenzione, dunque, i protagonisti dei romanzi d’amore sono incapaci di chiarire gli equivoci. Questo tenetelo bene a mente, e non spaventatevi di fronte all’estrema improbabilità di ciò che avete architettato.
Vi farò solo qualche esempio tratto da Melody di grande successo:
– Lei frequenta nascostamente un uomo maturo e affascinante. Invece di spiegare all’uomo che ama che costui è un antico amante di sua madre a cui è legata da affetto filiale, gli lascia credere che si tratti di un suo ex amante, questo allo scopo di proteggere la reputazione della madre. Lui, invece di chiederle spiegazioni, la pedina macerandosi fino al giorno in cui decide di lasciarla. Solitamente, in questi casi, è qualcuno in punto di morte, la madre stessa o il maturo ex, a rivelare la verità nelle ultime tre pagine.
– Lei crede che lui sia ancora preda di lancinante dolore per il divorzio/morte/fuga con altri della precedente moglie/fidanzata, e dunque, per non fargli capire che è innamorata di lui, esce con un altro. Lui in realtà non ha mai veramente amato la ex o defunta ma l’ha sposata per proteggerla da brutta droga / padre cattivo / mafiosi / obbligo a farsi suora, e si strugge d’amore per lei ma non le dice niente perché esce con un altro.
Ho fatto soltanto due semplici esempi, ma ce ne sono decine, e le autrici sono in grado di portarli avanti brillantemente per parecchi capitoli. Per riuscirci è necessario saper applicare con un minimo di inventiva la TECNICA DELL’INTERRUZIONE.
Fate bene attenzione perché la tecnica dell’interruzione è uno dei pilastri fondanti del romanzo rosa. Senza interruzione, i Melody non potrebbero esistere, e né io né voi oggi saremmo qui.
Questa tecnica si applica per impedire ai protagonisti o alle circostanze di chiarire l’equivoco.
Immaginiamo, ad esempio, che Melrose voglia confessare a Jayette che tutti i venerdí va a trovare una bella ragazza, la quale non è la sua amante, ma una sorella che non sapeva di avere. La va a trovare di nascosto per un futilissimo motivo, tipo che la madre di Melrose soffrirebbe troppo a sapere che il marito defunto ha fatto figli con altre. E siccome Jayette e la madre sono molto amiche, e Jayette è una chiacchierona, ha preferito non dirglielo. Ma ecco che, temendo il peggio, decide di confessarle tutto.
Apro qui una breve parentesi: i genitori dei protagonisti dei Melody seminano figli. Questo è un dato di fatto che vi sarà di grande aiuto. Non c’è niente di piú normale, per un o una protagonista di Melody, che scoprire di avere fratelli o sorelle di cui non sapeva niente. I loro papà e le loro mamme non usano mezzi anticoncezionali neanche, o soprattutto, quando tradiscono. Queste persone sono di natura promiscua e distratta: i padri neanche sanno di aver procreato, le madri lo sanno, per forza, ma li danno via subito senza piú pensarci.
Dicevamo che Melrose vuole spiegare a Jayette che la bella ragazza che lui va nascostamente a trovare tutti i venerdí non è la sua amante, ma una sorella che non sapeva di avere. Melrose non ci riuscirà mai perché…
– Prova a telefonare a Jayette per dirglielo, ma in quel momento incontra per caso suo fratello che sapeva di avere ma non vedeva da dieci anni ed è costretto a interrompere la telefonata.
– Si reca al locale in cui lavora Jayette, una gastronomia sulla Quinta Strada specializzata in grissini, e lei non c’è. La aspetta, ma Jayette buca una gomma e arriva a notte fonda, quando ormai Melrose se n’è andato.
– Si vede con Jayette a Central Park, ma mentre sta per parlarle un bambino in bicicletta si schianta contro un acero, e Melrose gli presta i primi soccorsi. Prestati i quali, Jayette se n’è andata perché in ritardo a un appuntamento in banca per ottenere un fido.
– Sono seduti a cena, e Melrose sta per parlare quando Jayette enuncia, cosí di punto in bianco, tra i nidi di gamberetti e il risotto alla borragine, che lei non potrebbe mai amare un uomo che le avesse mentito anche solo per cinque minuti. Melrose ci ripensa: lui ha mentito a Jayette, perché quando va a trovare sua sorella il venerdí sera, dice sempre a Jayette che va a giocare a basket con i ragazzini portoricani poveri.
– Melrose finalmente glielo dice, ma Jayette è ubriaca e il mattino dopo non ricorda piú niente.
Il protrarsi dell’equivoco genera fatalmente la Grande Catastrofe, ovvero quando Jayette scoprirà da sé che Melrose il venerdí sera entra in una villetta a schiera sulla cui soglia una rossa lo abbraccia, mentre i ragazzini portoricani poveri giocano a basket tutti soli. A quel punto, invece di chiedere spiegazioni, Jayette accetta di sposare il primo che capita, e Melrose riuscirà a impedirglielo solo all’ultimo istante, acchiappandola con un lazo da rodeo mentre entra in chiesa.
Ogni volta che IL o LA protagonista di un Melody prende il telefono per chiarire un equivoco, dissipare un dubbio, dire la verità o compiere altri gesti chiarificatori, voi già dovete sapere che non ce la farà. Anche altre forme di comunicazione sono destinate a finire male. Purtroppo, l’entrata in uso della posta elettronica ha depotenziato fortemente la Lettera Smarrita, ma l’Atto Perduto gioca ancora un ruolo da protagonista.
Un esempio? Eccolo.
«Tutti, a cominciare dalla bella Clemence, credono che dieci anni prima il simpatico e scapestrato Duke abbia tramortito e derubato la vedova Olsen. Anche perché Duke, quella notte, è scomparso. Quando ricompare, viene accolto con generale freddezza, anche da Clemence, che pure ogni volta che lo vede vorrebbe spogliarlo e trascinarlo sulla nuda e appena vangata terra dei campi di suo padre, il famoso proprietario terriero. Fino a quando Clemence ritrova, appallottolato in fondo a uno stivale troppo grande del fratellino, la confessione della vedova Olsen, che dichiara di essersi tramortita e derubata da sola per coprire i suoi debiti di gioco. Per una serie di fatali circostanze, la confessione redatta in punto di morte dalla vedova è rimasta per otto, nove anni in un cassetto di casa di Clemence, da cui la madre l’ha estratto per imbottire lo stivale del figlio».
Appuntamenti falliti, frasi male interpretate, silenzi fraintesi, aerei partiti in ritardo, libri scambiati, iniziali fatalmente identiche, non esiste Melody senza uno o piú di questi elementi, e sta a voi combinarli al meglio in modo da tirare avanti per i capitoli necessari. Ricordatevi di cosa è riuscito a fare Shakespeare con una ragazza sciocca che non ha saputo dire: mi spiace, Darling, ma il fazzoletto di tua mamma l’ho perso.
In breve, ricordate sempre questo: in un Melody, non si fanno domande e non si chiedono spiegazioni: si traggono direttamente le conclusioni sbagliate.
Un altro utilissimo elemento per procrastinare il lieto fine della storia d’amore è la CIECA OSTINAZIONE. Di solito è appannaggio dei personaggi femminili, ma è disponibile anche per quelli maschili.
Per utilizzare al meglio la cieca ostinazione, dotatevi di una protagonista dal carattere forte e indipendente: una bella sguattera nella cucina del grande ristorante, ad esempio, rifiuterà per cieca ostinazione la corte dell’affascinante chef spagnolo solo perché lui il primo giorno ha criticato la coda di cavallo che le spuntava dalla cuffietta. Lui farà di tutto per conquistarla, compreso rinunciare a preparare la cena per il presidente degli Stati Uniti e andare invece a vedere il suo saggio di flauto dolce, ma non servirà a niente, perché ormai lei è convinta con cieca ostinazione che lui sia un insensibile maschilista presuntuoso.
La cieca ostinazione impedisce a molte, moltissime, protagoniste di Melody di comunicare agli uomini con cui hanno fatto sesso di essere incinte. Tipico caso è quello di lei che non gli dice di essere incinta perché lui è il principe di Lisvitania, lo sceicco del Menhir, il duca di Abercrombie, il fondatore della Mirabilia Universal Enterprise, e lei teme che lui penserebbe che lei ha cercato di incastrarlo.
Se però volete evitare questo sviluppo effettivamente un tantino abusato, vi suggerisco una serie di varianti che potrete brillantemente applicare al tema, qualunque sia il Melody in cui vi cimentate:
– Lei non gli dice di essere incinta perché convinta che lui ami un’altra (cieca ostinazione + equivoco).
– Lei non gli dice di essere incinta perché la sua migliore amica è innamorata di lui e lei già si sente abbastanza in colpa per esserci andata a letto, figurarsi fare un figlio, quindi fa credere a tutti, migliore amica e lui compresi, di aver fatto cose con un chitarrista di passaggio. Lui la riterrà quindi un po’ sgualdrinella e si consolerà con l’amica. In questo caso, lo scioglimento è abbastanza complesso, auguri.
– Lei gli dice di esser incinta, ma glielo scrive, e lui non riceva la mail perché proprio quel pomeriggio ha cambiato indirizzo di posta. Questo è un aggiornamento elettronico della Lettera Perduta.
– Lei gli dice di essere incinta e siccome lui fa un attimo la faccia sgomenta lei aggiunge «Ci hai creduto, faccia di velluto», e parte per andare a insegnare l’inglese ai bambini del Kazakistan. In realtà, lui aveva fatto la faccia di chi non crede a tanta felicità, che però a volte assomiglia alla faccia sgomenta e trae in inganno le ragazze frettolose.
La cieca ostinazione maschile invece si sviluppa preferibilmente in presenza di un rivale reale o immaginario. L’uomo Melody spesso coglie la sua ragazza in situazioni scabrose con altri uomini, e per scabrose intendo che l’altro uomo esce dalla casa dell’amata alle tre di notte riabbottonandosi i pantaloni. Anche quando la sua amata, con cristallina sincerità, gli dirà che quello era il suo capufficio rimasto fino a tardi a preparare la campagna pubblicitaria dei boxer Substance, e che si stava riabbottonando proprio perché le aveva appena mostrato il nuovo modello Substance da lui indossato, lui con cieca ostinazione si rifiuterà di crederci fino alle ultime quattro pagine.
E per concludere, il piú ovvio tra gli impedimenti Melody: lui o lei sono già impegnati con un altro. Come sia questo altro o altra lo vedremo nelle prossime dispense, dedicate al tema: La o Il Rivale.Appunti