Quando alzo gli occhi al termine della lettura, vedo che sono una delle ultime ad aver finito. Quasi tutti gli altri si stanno già agitando, borbottano, vogliono fare domande. Leonora Forneris blocca tutta questa attività umana sollevando una o al massimo due unghie della mano destra. Nell’occasione, noto che le porta lunghe e, purtroppo, ha la manicure francese. È la prima lieve crepa nel mito. Io odio la manicure francese, ma non tanto perché la trovi brutta, quanto perché non ne capisco il senso. A che pro dipingersi la ricrescita di bianco, e lasciare il resto dell’unghia inutilizzato?
Personalmente, non ho mai messo lo smalto. Mi piacerebbe anche, in particolare accarezzo il sogno di metterlo diverso su ogni unghia, dieci sfumature di rosa, ma come si fa, sono una bibliotecaria, non ho la lavapiatti, e anche alcuni indumenti li lavo a mano. Le mie mani devono essere operative.
Mentre perdo tempo a pensare allo smalto, Leonora ci richiama al silenzio, e spiega che chi ha domande da farle può avvicinarsi a lei e parlare sottovoce, per non disturbare gli altri. I quali, nel frattempo, faranno meglio a mettersi al lavoro.
– Il vostro primo compito è decidere quale tipo di Melody volete scrivere, e quale delle tre situazioni base volete scegliere –. Guarda l’orologio e continua: – Avete circa venti minuti per farlo. Chi desidera consultare il sito può utilizzare uno dei computer.
Il Circolo dei Lettori ha messo a nostra disposizione quattro computer (Mac, naturalmente) su cui si avventano molti di noi.
Io non mi avvento, e non faccio domande. Conosco già la maggior parte dei Melody, e ne ho letti parecchi per genere. Quindi devo soltanto decidere. Piú di tutto, mi piacerebbe scrivere un Melody History. Sono appassionata di romanzi storici, purché non siano in alcun modo connessi con eventi reali. Per questo, quando ho letto Guerra e pace ho saltato tutta la battaglia famosa, quella in cui muore il principe Andrej. A dire la verità, ne ho saltate parecchie di pagine, di Guerra e pace. Praticamente tutta la guerra e anche un bel po’ di pace. Invece mi piacciono tanto i romanzi di Georgette Heyer, in cui la Storia compare piú o meno cosí:
– Hai saputo? – disse la duchessa di Belmonton ispezionando attraverso il monocolo una tartina al cetriolo, – quello scapestrato di mio nipote, il visconte di Wyndham, è stato ferito in una battaglia con quel piccolo, detestabile Còrso.
– Spero non in volto, – rispose Venetia Dunston, con un sorrisino vissuto: – È il piú bello dei tuoi nipoti, Katherine.
Ecco, mi piacerebbe scrivere in questo stile impero, ma sento che non sono all’altezza. No, il mio primo Melody dev’essere una cosa semplice, il modello base, senza fronzoli. Un Melody Normal, diciamo. Sfoglio gli appunti, e cerco la serie giusta: i Melody Romantic, ecco cosa fa per me.
I Melody Romantic sono la serie piú alla portata di una scrittrice alle prime armi. Le altre presentano ostacoli di varia natura: per scrivere un Medical, quelli dedicati a medici e infermiere, o a dottoresse e primari (mai, questo l’ho capito, a dottoresse e infermieri), devi avere un minimo di cognizione in fatto di bisturi. Per la serie storica, abbiamo visto. Per la serie soft porno, la Hot Fire, non mi sento preparata, perché le mie esperienze erotiche sono limitate, e in piú le ho vissute con una persona assai strana.
Certo che anche la sottoserie ECS mi affascina. È quella dedicata alle Esperienze e creature sovrannaturali. In realtà, in questo campo avrei un precedente. Quando ero giovane, sui 28 anni, se non ricordo male, avevo iniziato a scrivere la storia di una ragazza di nome Cecilia, una ragazza normale, scialbetta (tipo me, per intenderci) che una sera, mentre assisteva a un saggio di suo fratello in Conservatorio, avendo questa Cecilia un fratello che studiava violoncello, costei insomma scopriva di essere una strega. Ora mi mordo le mani, perché se avessi continuato, mi trasformavo in una precorritrice di Harry Potter, e di Vampiri liceali e tutto il resto. Ma non ho continuato, e ho anche perso i quaderni su cui avevo iniziato a scrivere, per cui bye bye Cecilia, «you’re shaking my confidence daily», come dicevano i miei cari Simon e Garfunkel.
Ormai tutti hanno smesso di fare domande e consultare i Mac, e Leonora Forneris raccoglie le nostre risposte, e segna su un quadernetto le nostre scelte. La signora tosta col giubbotto da aviatore, che si chiama Paola, punta sui Melody Legal, una sottoserie altrettanto tosta, quella dedicata ad avvocatesse e avvocati, giudichesse e magistrati, ricchi imputati (però poi innocenti) e integerrime PM. Questo perché la signora Paola è a sua volta un avvocato e conosce la materia. Poi c’è Angela, la piú anzianetta insieme a me, che scriverà un Melody History; Giovanna, la mamma di Biella, che a sorpresa si butta sugli Hot Fire; uno dei maschi, Vittorio, che scriverà un ECS; un altro dei maschi, Carlo, che ha scelto i Detective Melody, quelli a sfondo giallo, e il terzo maschio, Nicola, che invece vuole scrivere un History medievale ambientato in Galles. Tutti gli altri vanno sui Melody Romantic, che però pure loro sono divisi in tanti rivoletti come gli affluenti del Po. Ci sono i Romantic Junior, con protagoniste adolescenti, i Romantic Second Chance, con protagoniste divorziate o separate e comunque non di primissimo pelo, e i Romatic Dream, con protagoniste appartenenti a case reali o paesi immaginari. Questi un po’ mi tirano, perché è tutto un andirivieni di gioielli della corona, sceicchi con occhi di fuoco, e una miriade di piccoli regni infilati a forza nei Balcani o tra Lichtenstein e Lussemburgo... bei posti, in cui mi piacerebbe vivere, ma anche lí, devi avere un minimo di informazioni su come funziona un regno e io, ormai lo avrete capito, pur essendo una bibliotecaria sono tutto sommato una donna piuttosto ignorante.
Quindi niente, vado sui Melody Romantic Collection, quelli proprio basilari. Okay. Lo dico a Leonora, che segna anche me, poi ci guarda, guarda l’ora, e dice:
– Per prima cosa, pensate alla vostra protagonista. Entro mezz’ora dovrete averla delineata e aver ipotizzato un primo capitolo. Per quanto riguarda il primo capitolo… – e ci lancia uno sguardo di avvertimento che provoca un lieve tremito di paura nella Mamma di Biella, un po’ genere Cerbiatta Cloe – ... c’è una sola cosa che rappresenta uno dei molti OND dei romanzi Melody: lui e lei devono incontrarsiIMMEDIATAMENTE. E per immediatamente non intendo nel primo capitolo. E non intendo nelle prime pagine. Intendo nella prima pagina. La lettrice di Melody non è lí a spanare la meliga. La lettrice di Melody è lí perché vuole romanticismo e passione, e li vuole subito. Niente creare l’ambiente, niente ingenerare aspettativa. Se sono l’ambiente e l’aspettativa che vi interessano, diventate autori intellettuali. Se invece volete diventare autori Melody, lei deve ansimare scossa dopo una decina di righe. E adesso, al lavoro che io vado a prendermi un caffè.
Sta già uscendo quando uno dei nostri maschi tiene fede alla sua qualifica di genere osando chiederle alle spalle: – Che cos’è un OND?
Senza neanche voltarsi, già proiettata verso l’elegante bar del Circolo, Leonora risponde: – Un Obbligo Non Detto.
Lei esce e noi ci guardiamo. Un Obbligo Non Detto... e quanti ce ne saranno? La signora Forneris ce li sciorinerà uno dopo l’altro, come trappolette lungo il percorso?
Ognuno di noi si china silenziosamente sul suo mezzo di scrittura, a parte Giovanna mamma di Biella e la sua vicina, una ragazza che mi sembra piuttosto sofisticata, e che ha dichiarato che lei scriverà un Romantic Dream. Le due, pur cosí distanti come stile di vita, o almeno mi sembra, hanno fatto comunella e bisbigliano. Io invece infilo quasi furtiva una mano nella borsa: ho bisogno di un grosso pezzo di liquirizia.
Nella borsa ho il sacchetto di carta bianca dell’erboristeria, che contiene una merce rara: liquirizia in grossi pezzi irregolari, il cibo della mia mente. Ne afferro uno molto succosamente spigoloso, e sempre rasentando la furtività me lo metto in bocca. Non voglio offrire. Non voglio che mi svuotino il sacchetto. D’altra parte, se fossi una persona generosa, probabilmente non vivrei sola con due gatti, mi sarei sposata, sia pure alla bell’e meglio, avrei dei figli, non so, qualcosa. Invece mangio la mia liquirizia tutta per me e inizio a riflettere sulla mia protagonista.
Sicuramente è una ragazza inglese, come tutto il mio Melody. Il mio Melody sarà un Melody inglese, popolato esclusivamente da inglesi. Niente americani o gente di altri paesi. Al limite… sí, scozzesi. Ma certo! Scozia. Ho sempre desiderato andare in Scozia, a causa dei romanzi di una mia autrice preferita, Rosamunde Pilcher. Ho anche piú volte progettato di andarci nelle vacanze, e invece finisco sempre a Finale Ligure, due settimane a casa di mio fratello Beppe, con lui e la sua famiglia. Ma sono sempre in tempo, e anzi, sicuramente l’estate prossima ci vado. Intanto, per cominciare a familiarizzarmi, ambienterò in Scozia questo mio MRC. In uno di quei paesini scozzesi. Ma quale? Dove? E lei? Chi è? Cosa ci fa?
Non sono l’unica ad avere di questi problemi. Tre dei computer sono occupati. Mi precipito sul quarto, battendo di un niente la bionda sofisticata, che si chiama Anita. E dopo neanche venti minuti, proprio mentre Leonora Forneris rientra spolverandosi dai volant qualche briciola di croissant, sono pronta. Ma non mi faccio avanti, non sono per niente il tipo. Sono la quinta a partire da sinistra, e so già che la nostra insegnante rispetta la disposizione delle sedie. Perciò il primo a parlare è Vittorio, un rappresentante del genere bell’uomo, un genere che non mi ha mai interessata. Però, a chi piacciono i tipi alti, bruni, con un taglio di capelli indifferente e allegre increspature intorno agli occhi, quelle lí lo troveranno attraente.
Vittorio ha deciso di scrivere un ECS, e di scegliere come base la Situazione Due, quella in cui lei appartiene apparentemente a uno status sociale superiore.
– La mia protagonista si chiama Primrose ed è una ragazza di Boston, che lavora in Banca. Primrose è in realtà una principessa elfa, figlia di...
– ALLORA NON AVETE CAPITO.
Non posso dire che Leonora abbia urlato. Semplicemente, la sua voce si è notevolmente inspessita, come quando sul computer passi al grassetto. Tutti ammutoliamo.
– Vi ho detto che la protagonista dev’essere una ragazza americana, inglese o australiana. Vi ho forse detto che può essere una fata, una vampira, un elfo? E tra l’altro il femminile di elfo non esiste e anche le creature di sesso femminile sono elfi, e se sento ancora una volta qualcuno di voi parlare di elfe faccio baracca e burattini. Ragazze normali, uguali in tutto e per tutto alle lettrici, con l’unica differenza che sono giovani, bellissime e sexy. È chiaro? Credete voi forse che una lettrice di Miami, Tolosa o Forlí sogni di essere un elfo? Al massimo, può sognare di fare sesso con un elfo.
Vittorio è annichilito. Leonora lo esorta a ripensare molto rapidamente il suo primo capitolo in quest’ottica, e passa alla sua vicina, Giovanna mamma di Biella.
Giovanna la passa liscia: sceglie una Situazione Uno, e la sua protagonista, Olean, è una semplice ragazza canadese, istruttrice di pattinaggio a rotelle, che lavora su una nave in crociera nei Caraibi. Qui conosce Kosak, un arrogante, seducente, irresistibile magnate canadese e subito prova un prepotente impulso a strappargli di dosso la camicia di popeline fatta a mano in Savile Row, e contemporaneamente sfilarsi il gonnellino di voile rosa con cui dà lezione di axl alle sfaccendate ciccione della nave, tra cui la madre di Kosak.
– Molto bene. Inizi subito con una bella scena di sesso, ma per il momento dev’esserci qualcosa che impedisce loro di amarsi. L’amore non deve arrivare prima del quinto capitolo.
Giovanna prende appunti e annuisce. Poi tocca ad Anita, che sembra meno sofisticata di prima.
– Guardi, io avevo pensato che la mia protagonista fosse una princ...
Occhiataccia di Leonora.
– Sa, come nei film con Anne Hathaway. Ma ho capito di aver sbagliato, e adesso è soltanto una normale ragazza californiana che a pagina uno riceve la visita di un altezzoso e bellissimo principe di sangue reale, il fratello del re di Malvania, un piccolo stato dell’Europa centrale. Il re di Malvania aveva studiato in incognito a Berkeley e l’aveva messa incinta. Poi era scappato e lei non ne aveva saputo piú nulla. Adesso è...
– Morto, e il fratello va a cercarla per riportare in patria il piccolo erede al trono. Esatto?
– Sí, perché il fratello non ha figli e non vuole sposarsi a causa del tradimento subito in gioventú.
– Benissimo. Nome della ragazza?
– Louise.
Leonora solleva un sopracciglio.
– Meglio Lorelei? Detta Lori?
– Meglio. La sua è un’ottima Situazione Uno. E veniamo a lei.
E veniamo a me.
Sono le 12 e 30, la prima lezione di Melody è finita, ed esco dal Circolo dei Lettori dopo aver ottenuto una approvazione di massima alla situazione e alla protagonista che ho proposto. Mi sono tenuta molto sul vago, ma eravamo già quasi alla fine, dopo di me c’erano ancora sei persone, e Leonora Forneris non è stata a cavillare il pelo dell’uovo. Mi ha detto di lavorare, e poi avremmo visto domani. Quindi ora non mi resta che andare a casa, scrivere il primo capitolo e inviarlo via mail a Leonora entro le ore 22 di stasera.
Quando la nostra insegnante ha fissato questo termine, molti hanno rumoreggiato. È impossibile scrivere un intero capitolo entro stasera, è stata la voce collettiva che si è levata da noi. Leonora ci ha guardati con un movimento panoramico quanto raggelante degli occhi, e ha risposto semplicemente:
– Io lo faccio.
Dopo una pausa brevissima, che probabilmente ha messo a punto negli anni, ha aggiunto: – Ma capisco che per voi non sia semplice. Per questo mi aspetto almeno una sinossi del primo capitolo. Un paio di cartelle in cui mi dettagliate cosa avviene. Pensate di potercela fare?
Il sarcasmo va sprecato, e tutti annuiscono sollevati. Uscendo, Anita la bionda commenta: – D’altra parte, se davvero noi le mandassimo un capitolo entro stasera, non ce la farebbe mai a leggerli tutti.
– Probabilmente, – dice Giovanna mamma di Biella, – ha degli aiutanti, come Babbo Natale. Delle gnome che leggono i nostri capitoli al posto suo.
– È possibile, – commenta Vittorio. – Delle gnome tutte uguali a lei, con i capelli rosacei e i frilli alla camicetta, però grandi la metà.
– Fai anche un terzo.
Mi allontano, non mi piace sentir dire queste stupidaggini su Leonora Forneris, e mi impegno con me stessa a scrivere e mandarle un intero capitolo. Io posso. Non ho molti bambini, come Mamma di Biella, né mariti, nipotini, fidanzati o altre persone di cui occuparmi. Per questa settimana sono padrona di ogni istante del mio tempo. Ho perfino rimandato l’appuntamento con il dentista per l’annuale pulizia dei denti. I denti possono aspettare, io devo dedicarmi al Melody.
Mentre mi sto allontanando, Paola, la signora aviatore, mi chiama forte. Mi fermo con una certa circospezione. Cosa vorrà?
– Ehi, noi andiamo a mangiare qualcosa insieme. Vieni anche tu?
Che strano: non mi ero accorta che in queste poche ore fossimo diventate cosí amiche da andare a mangiare insieme. Per un attimo sono tentata: immagino di sedermi a un tavolo piuttosto grande con lei, Mamma di Biella, Vittorio, Anita, Carlo e perfino Angela, l’anzianetta, che sta chiamando il marito al cellulare per dirgli che si scaldi il Bon Rol avanzato, lei non torna per pranzo. Tutti ordiniamo e chiacchieriamo, apriamo le buste dei grissini, ci scambiamo notizie. Sí, allettante, ma non posso. Voglio precipitarmi a casa e iniziare subito a lavorare. E poi non è il caso di farsi coinvolgere eccessivamente, questa è gente che non vedrò piú, sono esperta di corsi, sembra sempre che debbano nascere chissà quali amicizie, poi tre mesi dopo ci si incontra all’Oviesse e neanche salutano, quelle. A parte Eric Minetto per la traversata di Torino, non ho mai piú rivisto nessuno dei miei compagni di corsi, questa è la verità vera.
Declino con cortesia piemontese, e corro a prendere il 61. Quando arrivo a casa tiro fuori dal freezer uno dei sette tupperware contenenti passato di verdura e lo metto nel microonde. Sono una donna che sa usare con profitto e moderazione una certa quantità di tecnologia. Mentre mangio, penso alla mia protagonista, e al primo capitolo della mia storia. Finito il passato, mangio un caco, mi faccio il caffè, sciacquo le stoviglie, do una passata di scopa veloce per eliminare le sei o sette briciole precipitate dal filoncino, e sono pronta per iniziare la mia carriera letteraria.
Ho un computer, e so usarlo: me l’ha regalato un anno fa mia nipote Porporina, quando lei si è comprata il MacBook Pro. Questo è un Power Mac G4, ancora ottimo. Come sfondo c’è una foto dei miei gatti Ulisse e Penny Lane, su un divano a fiori ereditato da una cugina. È ancora ottimo anche lui. In casa mia ci sono molti elementi usati, che prima erano di altra gente, ma che sono ancora ottimi, perché spesso la gente cambia le cose con altre piú nuove senza averne realmente bisogno. E quando ciò avviene, io sono lí, pronta.
Casa mia non è molto grande, non ho uno studio, ho una piccola scrivania nel soggiorno, da cui vedo l’originale della foto di sfondo del Mac: il divano a fiori con sopra gli stessi due gatti. Osservo incantata la realtà cosí identica all’immagine della realtà. Unica differenza: la realtà non dura, e infatti, mentre l’Ulisse in foto resta cosí, immobile, rosso, coda enorme, l’Ulisse della realtà va a farsi un giro.
Stop, fine delle riflessioni oziose. Mi concentro sul mio Melody. Mi concentro, mi concentro, mi concentro, non mi accorgo che si mette a piovere, non mi accorgo che la giornata scivola già verso il tardo pomeriggio, nessuno mi telefona, nessuno mi disturba, a un certo punto suonano alla porta ma faccio finta di niente, lo so chi è, è Maria Pia, la signora che abita nella villetta a fianco, che vuole fare una canasta. Mette su il bollitore del tè nella sua cucina, tira fuori due biscotti, e distribuisce le carte. Ma oggi no, non solo non ho tempo di giocare, non ho tempo neanche di dirle che non ho tempo di giocare. Scrivo, scrivo, faccio finta di non esser in casa. Vede la luce del soggiorno accesa? Non importa. L’importante è che alle 21 e 15 ho finito il primo capitolo e lo invio a «leonorpoe@gmail.com». Leonorpoe? Chissà perché.
Invio, e con la coscienza a posto accendo Rai Premium. Se ho fortuna, mi vedo una puntata di L’ispettore Rosaria.