Le persone prendono strade diverse per cercare la realizzazione e la felicità. Il fatto che non siano sul tuo stesso sentiero non significa necessariamente che si siano perse.
- Dalai Lama XIV
Pensavo che io e Jethro avessimo fatto dei passi in avanti, che ci fossimo avvicinati.
Eppure, dopo “esserci consolati a vicenda nella prateria”, e mi rendo conto che suona come un eufemismo sexy, Jethro ricominciò a evitarmi. Io, lui e Cletus andavamo sul set ogni mattina e la cosa finiva lì. Lui era abbastanza amichevole durante il nostro tragitto con tanto di chaperon, Cletus nel sedile posteriore, e poi dolorosamente cortese e distante una volta arrivati sul set.
Per questo, dieci giorni dopo, quando vidi i due Winston lasciare la tenda della mensa, mi mossi per bloccare Jethro. Ero intenzionata a suggerire caldamente che venisse nella mia roulotte per chiarire alcune cose.
E per chiarire alcune cose intendevo scoprire cosa, in nome di Godzilla, stesse succedendo tra noi due.
Tuttavia, prima che potessi parlare, Cletus mi interruppe e annunciò ad alta voce: «Ah, signorina Diaz. Mi chiedevo se sarebbe interessata a venire a cena domani alla magione Winston. È il turno di Jethro ai fornelli e prepara un ottimo tortino di tacchino».
«Non vuole venire» disse Jethro, le mani infilate in tasca, la bocca curvata da un sardonico, per quanto piccolo, sorriso. «È impegnata».
«No, invece» dissi senza pensare, guardandolo male, irritata dal fatto che presumesse che avessi da fare. O semplicemente non mi voleva a casa sua, forse. In ogni caso, vederlo ogni giorno senza che mi toccasse mi tormentava, ma ammettevo anche che alimentava una sorta di dipendenza. Volevo di più. Più del suo tempo, vederlo di più.
Lui ricambiò la mia occhiataccia, come se le mie parole l’avessero sorpreso. «Non sei impegnata? Non te ne vai di qui sabato?»
Strinsi la mascella, mi raddrizzai completamente e alzai il mento. Era una sfida. Ecco cos’era per me. Una sfida tra me e lui che cercava di trovare delle scuse per non vedermi all’infuori dei nostri regolamentati passaggi mattutini.
«Sabato devo partire per un viaggio, ma domani sono completamente libera. Completamente. Nessunissimo piano. Non ho proprio niente da fare». Poi, rivolgendomi a Cletus, dissi: «Accetto. Cosa posso portare e a che ora devo venire?»
Cletus mi rivolse un sorrisetto sbilenco. I suoi occhi tondi si arricciarono agli angoli. «Porta te stessa. Sarà più che sufficiente».
«Sienna».
Tutti e tre ci girammo sentendo il mio nome e io dovetti trattenermi dal fare una smorfia. Tom era tornato. La scorsa settimana era stata un paradiso senza di lui. Correva piano verso di me, sembrava la scena di una pubblicità di abbigliamento maschile e deodorante troppo costoso. Elon era costretta a camminare veloce, quasi di corsa, per stargli dietro.
«Sí-Sí» disse mentre si avvicinava, rivolgendomi il suo caratteristico sorriso da uomo di tipologia “adorabile”. «Eccoti qua».
«Sì. Sono qui, proprio qui». Non so perché, ma mi infilai tra Cletus e Jethro. «Tom, loro sono Jethro e Cletus Winston. Cletus, Jethro, lui è Tom Low».
«Signor Low» disse Cletus, senza guardarlo. «Mi è piaciuto il suo film, The Wall Street Connection».
«Grazie» rispose Tom, stringendo a turno le loro mani. Li esaminò attentamente entrambi. Cletus tenne lo sguardo sull’erba, mentre Jethro lo guardò dritto negli occhi e gli rivolse un calmo sorriso, apparentemente immune alla presenza della star.
Tom notò chiaramente l’indifferenza cortese di Jethro al suo status di celebrità. Rimasi a guardare con crescente trepidazione mentre il mio co-protagonista trafiggeva Jethro con un’occhiata in cagnesco.
«Vuoi un autografo?» Chiese con forzata galanteria. «Mi dispiace, ma non credo di avere una penna».
«Non serve, signore». Jethro declinò la sua offerta con un sorriso amichevole, ma era ancora chiaro che non avesse idea di chi fosse Tom. Ed era chiaro che neanche gli importava.
Tom esaminò Jethro per un altro istante, con evidente avversione nella sua espressione, poi rivolse a me l’attenzione.
«Sí-Sí, mi dispiace così tanto per Smash-Girl». Schioccò la lingua. «Sai perché hanno cambiato idea?»
«Uhm...» I miei occhi scattarono su Jethro e poi tornarono su Tom. «Credo che volessero una più bassa».
Tom mi squadrò dall’alto in basso e ritorno e sentii Jethro irrigidirsi. Il ranger fece un passo in avanti, spostando il peso sul piede che teneva dietro di me.
«Hai riflettuto se chiedere allo staff della produzione l’opzione del pasto con pochi carboidrati? Sia io che Elon ci facciamo consegnare i pasti alla mia roulotte e sinceramente non sono male. Beh, non sono male considerando dove ci troviamo».
Feci un profondo respiro per mantenere la calma proprio mentre il petto di Jethro mi sfiorò la schiena. Non so se l’avesse fatto apposta, ma mi rassicurò, come se mi stesse comunicando silenziosamente ti guardo io le spalle.
«No», dissi, «non ho chiesto i pasti con pochi carboidrati».
L’attenzione di Tom passò brevemente alle mie tette e poi tornò al mio volto. «Dovresti. Prova. Forse quelli di Smash-Girl cambieranno idea».
Prima che potessi rispondere cambiando discorso o trovando una scusa per andarmene, Jethro chiese, con una punta di irritazione: «E mangiare pochi carboidrati la renderà più bassa? Come?»
Tom sbatté le palpebre, il suo sguardo truce passò su Jethro, e gli si tese la mascella. «Ho pensato di provare un look come il tuo». Alzò il mento verso Jethro. «Hai qualche consiglio?»
Il petto di Jethro si premette ancora di più sulla mia schiena. «Non ho idea di cosa tu stia parlando».
«Da dove vengo io» Tom piegò la testa da un lato, «quelli come te li chiamano hipster o lumbersexual, con tutta la barba e la flanella e così via».
Immediatamente, Jethro rispose. «Ah. Vedi, da dove vengo io, quelli come me li chiamano uomini». Jethro mise delicatamente la mano sul mio braccio. «Questa la chiamano una donna, come quella là». Indicò Elon.
«Ah ah, sei spiritoso». La voce di Tom era priva di umorismo e il suo ghigno sembrava più un aggressivo snudarsi di denti. «E quelli come me come li chiamano? Star del cinema?»
«No, signore».
«E allora cosa?»
«Te lo direi, ma non apprezzeresti».
Sentii i miei occhi spalancarsi prima di potermi controllare. Ma non ce ne fu bisogno. Perché Jethro stava usando la sua mano sul mio braccio per girarmi verso di lui. E poi mi raccolse tra le sue braccia e sfiorò le mie labbra con un bacio seducente sulla bocca, con solo una punta della sua deliziosa lingua, prendendomi completamente alla sprovvista e facendomi sentire gli arti improvvisamente pesanti e inutili.
«Ci vediamo domani» disse piano, con un sussurro reboante. Mi fece arroventare immediatamente il petto e lo stomaco e tremare le ginocchia. Strofinò il naso contro la mia mascella, solleticandomi con la sua barba e mi baciò anche lì.
Poi mi lasciò, salutò Elon toccandosi il cappello e con un: «Signorina», e se ne andò senza fretta.
Tom rimase inebetito per un attimo, come me. Ma io mi ripresi per prima, principalmente perché Cletus mi diede una spintarella sulla spalla mentre mi superava, guardandomi dall’alto con un sorriso accennato ma deciso. Mimò, muovendo solo le labbra: Quant’è stato tosto? e s’incamminò in fretta per raggiungere la sagoma di Jethro che si allontanava.
Io scossi la testa per riprendermi e trovai una scusa, adducendo un incontro con la nostra regista e mi incamminai nella direzione opposta. Quando fui a qualche metro di distanza, perché non potevo impedirmi di farlo, guardai da sopra la spalla, non verso Tom ma verso Jethro e alla sua camminata rilassata. Notai ancora una volta che aveva un bel modo di camminare: tranquillo, sexy, indifferente.
Eppure, fino a quel momento non avevo mai veramente apprezzato quanta audacia comunicasse col suo portamento, come se fosse sicuro del suo posto di padrone dell’universo, a capo del regno di “Non-me-ne-sbatté-niente”.
Aggiunsi mentalmente la sua intrepida fiducia in se stesso alla lista delle sue irresistibili qualità.