Ventuno

Dovere dell’eugenetica, dovere dell’igiene razziale deve essere quello di occuparsi con sollecitudine di una eliminazione di esseri umani moralmente inferiori piú severa di quanto sia praticata oggi. Noi dovremmo letteralmente sostituire tutti i fattori che determinano la selezione in una vita naturale e libera. Nei tempi preistorici dell’umanità la selezione delle qualità della resistenza, dell’eroismo, dell’utilità sociale fu praticata esclusivamente da fattori esterni. Oggi questo ruolo va assunto da una organizzazione sociale; in caso contrario l’umanità, per mancanza di selezione, sarà annientata dai fenomeni degenerativi.

KONRAD LORENZ, 1940

Lorenz quello delle papere?

Lorenz quello della barba bianca?

Lorenz di E l’uomo incontrò il cane?

Lorenz il premio Nobel?

E adesso cosa faccio?

Butto via Lorenz?

Lorenz era nazista, della prima ora. Ma io ho imparato un sacco di cose da Lorenz.

Lorenz diventa nazista perché è eugenista, perché… Perché è convinto che il bene stia nella soluzione di un problema ereditario.

Come devo regolarmi con Lorenz? Posso ancora «usarlo» o no?

Il problema ovviamente non è solo Lorenz.

Il dottor Richet era un eugenista che rappresenta l’apoteosi delle teorie razziste della medicina.

La sua opera viene premiata con il Nobel nel 1913. Nel suo capolavoro La selezione umana, egli si chiede che senso abbia tenere in vita la «razza negra», e proclama il diritto della razza bianca di proteggere la propria purezza.

Il dottor Down che identifica la sindrome che porta il suo nome, considerato un benefattore dell’umanità, era un razzista convinto che catalogava bianchi indesiderabili allo stesso livello delle cosiddette razze inferiori.

In Francia qualche tempo fa un altro premio Nobel, il dottor Alexis Carrel, è stato al centro di un dibattito. L’autore del libro L’uomo, questo sconosciuto che piú volte è stato ristampato anche in Italia, fu sostenitore dell’eugenetica nazista e ne propose l’adozione da parte del governo di Vichy. Provò a fare in Francia quello che anche Konrad Lorenz pensava, non ci riuscí solo per questioni di tempo.

Il Nobel non è una denominazione di origine controllata: è la dimostrazione che pure all’interno di una comunità democratica e colta come quella dell’Accademia svedese del premio si possono diffondere in certi periodi modi di pensare influenzati da logiche contagiose e pericolose mascherate da principî etici.

Francis Galton non sosteneva la superiorità della razza bianca, pensava che la parte migliore dei bianchi dovesse pesare di piú per migliorare la società. Forse è una distinzione un po’ sottile per dire che non era razzista, ma sulle teorie di Galton altri hanno marcato le distinzioni tra razze. Eppure non si può liquidare cosí Galton.

Francis Graham Bell è un personaggio molto interessante, difficile da classificare semplicemente tra i cattivi.

Limitandomi a quelli finora citati in questa storia, devo parlare del dottor Julius Hallervorden.

Negli anni Quaranta è il direttore dell’Istituto di ricerche sul cervello del Kaiser–Wilhelm–Institut a Berlino. Anche lui è raccomandato, lo ha fatto assumere il dottor Heinze, uno dei membri del Comitato per la registrazione scientifica di gravi disturbi ereditari.

Per le sue ricerche si serviva di cervelli che gli venivano forniti dal centro di uccisione di Brandenburg. Hallervorden andava personalmente a scegliere le cavie e ne prelevava i cervelli subito dopo il trattamento.

La fornitura non cessa quando il centro di Brandenburg viene chiuso nel 1941. C’è un forte legame tra la ricerca scientifica neurologica e il progetto eutanasia nelle cliniche.

Alla fine della guerra la collezione di Julius Hallervorden contava seicentonovantasette cervelli, l’ultimo dei quali arriva nel luglio 1945 dalla clinica di Brandenburg–Görden del dottor Heinze. Evidentemente come a Kaufbeuren in Baviera, la guerra alle porte degli ospedali e la fine del nazismo non sembravano influenzare il normale svolgimento di una prassi medica consolidata.

Il dottor Heinze riesce a trasformare la clinica di Brandenburg–Görden nel principale centro di ricerche mediche associate al programma T4.

Tutti i casi di interesse scientifico, nel suo ospedale diventano cavie a uso di diversi centri di ricerca del paese. La disponibilità di queste cavie grazie a T4 stimola ricerche fino ad allora mai fatte.

Dopo la guerra il dottor Hallervorden non viene implicato nei processi ai criminali di guerra.

Diventa direttore del suo istituto di ricerca, che nel frattempo ha opportunamente cambiato nome in Max–Planck–Institut, riceve premi e riconoscimenti. Battezza una sindrome col suo nome e muore senza ricevere condanne.

Fino al 1990 si fanno ricerche sui cervelli di Julius Hallervorden. Nel 1990 i seicentonovantasette cervelli vengono seppelliti.

È stato giusto cosí?

È stata una tardiva riparazione?

È ipocrita?

Se li hanno seppelliti vuol dire che se n’è discusso e questo è un buon segno. Ho la sensazione che troppo spesso uno studente raggiunga la laurea studiando solo su testi molto recenti per la sua disciplina e che solo raramente sia stimolato a capire come quella disciplina si è formata.

La storia contiene antidoti all’ottusità del sapere che si autogiustifica a priori in nome di buone cause.

Ma tornando alla domanda iniziale, come mi devo regolare con Lorenz?

Smontandone l’ideologia e tirando fuori quel che di buono c’è nel resto. La stessa cosa che ogni tanto dovremmo fare con noi stessi per capire dove stiamo andando.

L’eugenetica ha spesso maschera ideologica, è inevitabilmente anche ideologia, e i ragionamenti ideologici, visti a distanza di tempo, fanno un po’ accademia.

Quand’ero ragazzo si discuteva molto se uno è criminale per questioni ereditarie o se è colpa della società. Se rispondevi per questioni ereditarie eri di destra, se rispondevi per colpa della società eri di sinistra.

Oggi non si discute piú di questo, quell’ideologia ingenua fa un po’ ridere! Ma com’è che quando sento parlar di società mi par di sentire parlare di un’automobile euro zero, di roba da rottamare, mentre quando sento parlare di genetica mi par di sfogliare il catalogo delle novità dell’autosalone? Carceri vecchie e sovraffollate, ospedali pieni di anziani parcheggiati: anche questo è società, e non c’è bacchetta magica, purtroppo. Una famiglia su quattro in Europa deve farsi carico di un disabile, spesso un anziano: non c’è soluzione genetica all’invecchiamento della società. Non è solo questione di stile di vita, ma di sostenibilità, di integrazione, di non esclusione. I vecchi e gli immigrati rischiano di essere i prossimi mangiatori inutili.

È giusto investire nella ricerca. Con la chimica e la genetica potremo certamente fare molto nel futuro prossimo per la salute degli individui, ma non per quella della società. Bisogna investire nell’educazione. Non è un vaccino, l’educazione. È come una profilassi contro certe infezioni coraggiose.