Dodici
Foto Suddeutsche Zeitung Photo /Archivi Alinari, Firenze.
Berlino, 1° settembre 1939
Il Reichsleiter Bouhler e il Dr med. Karl Brandt sono incaricati, sotto la propria responsabilità, di estendere le competenze di alcuni medici da loro nominati, autorizzandoli a concedere la morte per grazia ai malati considerati incurabili secondo l’umano giudizio, previa valutazione critica del loro stato di malattia.
HITLER
Questo è l’alibi usato da tutti quelli coinvolti nella vicenda che sto narrando. Psichiatri, medici, infermieri, gerarchi, impiegati, segretarie, autisti e fuochisti, interrogati dopo la guerra dissero in coro con un filo di nostalgia: ogni suo desiderio era un ordine.
La lettera è vera, la data è falsa.
Nell’ottobre del 1939 nell’ufficio di Hitler si tiene una riunione informale. Partecipano i dottori Conti e Lammers e Martin Bormann, anima nera del dittatore e suo segretario particolare.
Oggetto della riunione è la valutazione del progetto di eliminazione dei disabili adulti.
Ovviamente la cosa sta a cuore al dittatore ma si affrontano anche le implicazioni economiche e le regole di riservatezza. Occorre cautela per non dover affrontare opposizioni e contestazioni interne. Nonostante l’enorme potere di Bormann, il capo supremo non ha piena fiducia nel suo segretario particolare.
La riunione non ha seguito immediato, il Dittatore non dà corso al progetto. Forse non è stato ben presentato, ben argomentato.
Sono stati i medici coinvolti a sollecitare una copertura legislativa; sono pronti ad accettare il compito ma sanno che senza un provvedimento ufficiale la loro posizione non è tutelata. Ci sono medici che lavorano prevalentemente sul campo e altri che lavorano soltanto sulle carte e su quelle fanno carriera.
Il dottor Lammers, che tanta parte ha avuto anche nell’avvio dell’eliminazione dei bambini del comitato del Reich, insiste per un disegno di legge e si offre di lavorarci.
Hitler prende tempo. Sicuramente la cosa gli sta a cuore, ma non si fida a dare via libera agli uomini del ministero. Quasi subito il Dittatore cambia idea e si decide.
Ogni suo desiderio è un ordine.
Ma a volte i desideri sono vaghi e bisogna saperli interpretare mostrando che si è capaci di realizzarli. L’incarico è una gara d’appalto; i vincitori dell’appalto sono quelli incoronati nella lettera del capo, Bouhler e Brandt.
Gli uomini della sua cancelleria devono essere stati molto convincenti perché è a loro – oltre che, ovviamente, al suo medico di fiducia – che la lettera affida l’incarico. Bouhler sa di poter contare su Brack e, nonostante abbia già una parte del personale impegnata nel lavoro con i medici del comitato dei bambini del Reich, Brack non si tira indietro.
I medici del comitato fantasma dei bambini possono respirare e si può pensare anche alla selezione del personale per il lavoro sui pazienti adulti: il primo problema è trovarlo.
Conosci qualche psichiatra che stia con noi?, chiede Bouhler al suo vice Brack.
Ci sarebbe Heyde.
Ma certo, Heyde. Lo conosci?
Non personalmente, ma Himmler sí.
Lui sarebbe perfetto.
Cosí comincia la carriera di Heyde a T4. È giovane e raccomandato.
È giovane come loro, non è un barone universitario di lungo corso, non ha un curriculum di studi prestigioso, ma tutti nel partito lo conoscono per una storia che non varrebbe la pena di mettere qui se non perché ci aiuta a capire come da piccoli uomini possano venire grandi tragedie.
Heyde era assistente in una clinica psichiatrica a Würzburg quando Theodor Eicke, un poliziotto violento comandante delle SS della regione, viene messo sotto la sua osservazione psichiatrica per ordine dell’autorità amministrativa. È un conflitto di poteri tra uomini e sigle in competizione furiosa. Heyde redige un rapporto in favore di Eicke; forse lo fa per ragioni molto piú intime, si parla di una sua relazione sessuale con Eicke. Si appella a Himmler e riesce a riabilitare Eicke, lo dichiara guarito, ne diventa molto amico.
Eicke è guarito a tal punto da divenire l’uomo che, oltre a dirigere Dachau, scriverà le procedure per il trattamento dei deportati, per demolirne la resistenza psichica. Il poliziotto violento, senza bisogno di studiare, comincia infatti a scrivere come uno psichiatra, ma non è chiaro se quello che scrive sia farina del suo sacco o se qualcuno, magari un amico, lo stia aiutando.
In ogni caso, per aver difeso il camerata Eicke, Heyde diventa una specie di eroe per le SS e la sua carriera si fa rapida anche senza curriculum. Heyde è raccomandato dalla riconoscenza delle SS: può non rispondere subito a una richiesta di Himmler? Una mano lava l’altra. Non conoscevano nessuno psichiatra per poter cominciare, appena ne trovano uno gli appioppano il carico e Heyde deve trovare gli altri.
C’è un salto di scala tra l’eliminazione dei bambini e quella degli adulti ricoverati nei manicomi a spese dello stato. C’è bisogno di un’organizzazione piú strutturata, di spazio per lavorare.
A primavera del 1940, tutto il secondo ufficio della cancelleria, quello di Brack, si trasferisce in una villa sequestrata a un ebreo, in via del Giardino zoologico numero 4. Tiergartenstraße numero 4. È una palazzina spaziosa in cui ci si può attrezzare per seguire contemporaneamente i due progetti.
Sono due e resteranno distinti, ma l’indirizzo è lo stesso. Anche i moduli sui bambini inviati alla casella postale del ministero finiranno archiviati in via del Giardino zoologico numero 4.
Per questo in molti libri sull’argomento si parla semplicemente di Aktion T4 come se fosse una sola azione.
Per gentile concessione di Historical & Special Collections, Harvard Law School Library, Nuremberg Trials Project: A Digital Document Collection (Evidence Code: no- 253; hlsl Code: 1527).
Tutto questo viene organizzato e diretto in una palazzina borghese in un quartiere borghese che adesso, ripulito dagli ebrei, mantiene il suo tono borghese ed è perfetto per mascherare un’attività che si svolge in borghese senza divise, senza fischietti, senza cani poliziotto, senza armi alla cintura. C’è stato solo un cambio di destinazione d’uso. Nessuno dei vicini sospetta cosa si fa in quella palazzina, non c’è nemmeno la targhetta sul campanello. C’è un po’ di via vai, ma di gente perbene, salutano sempre, non fanno rumore.
A tutti gli effetti, dopo le iniziali lotte di potere la cabina di regia resta saldamente nelle mani del secondo ufficio della cancelleria personale. Ma sia nell’origine che nella durata, sia nel modo di agire che nel tipo di strutture mediche coinvolte ci sono molte differenze, come ci sono d’altra parte cosí tanti punti di contatto che a cercare di ricondurre a questo o a quell’ordine le uccisioni si rischia di far perdere il filo a chi scrive e a chi vuole leggere per capire.
Ancora una volta, e forse non sarà l’ultima, avverto: scrivo queste pagine sapendo che non è possibile ricostruire ogni tassello di un mosaico che si è cercato di distruggere. Alcuni dei responsabili si sono suicidati per non essere processati (Conti e Lammers).
Sul ruolo di altri, considerati marginali nel ’46 al secondo processo di Norimberga, non si è indagato a fondo. Non c’è stata una volontà di conoscere altre parti di testimonianza se non quelle in grado di inchiodare i principali responsabili. Forse era impossibile processare tutti quelli coinvolti, erano troppi.
Lo strumento piú importante per capire mi sembra lo schema tracciato in carcere sotto giuramento da Brack per far luce sul funzionamento di T4.
V. H. BRACK, Organizational Chart of Offices and Officials Involved In the Euthanasia
Program, 12 settembre 1946.
Brack non ama la confusione, l’organizzazione del secondo ufficio della cancelleria è efficiente.
Su alcune parti lo schema è carente, mancano ad esempio i nomi dei cinque periti medici del comitato dei bambini. Ma basta una visione d’insieme per capire come l’integrazione tra l’ente pubblico e i servizi privati appaltati fosse in grado di operare con cinica efficienza con una produttività e una fidelizzazione altissima di tutto il personale coinvolto.
Brack si decide a rivelare lo schema quando capisce che il T4 non è piú segreto, che hanno trovato le prove per inchiodarlo. Lo riproduco nel libro, integrandolo con i nomi e le sigle piú usate in questa storia e cercando di collocarle, per aiutare il lettore a orientarsi. L’ho fatto in base alla stessa logica usata per raccontare questa storia. È una rappresentazione soggettiva, un punto di vista, non l’unico possibile.
È l’autunno del 1946. È il secondo processo di Norimberga. Nel primo avevano processato i criminali di guerra, nel secondo tocca ai medici coinvolti.