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L’ha presa senza che facesse un fiato.
Non ha avuto il tempo nemmeno per accorgersene, quella donna immonda. È bastato colpirla sulla nuca con il suo sasso. Ora è lì sulla sedia, l’ha legata con la corda. L’ha fatto come gli avevano insegnato in convento, quando si preparava l’agnello per il pranzo della Santa Pasqua.
Prima che tutto cambiasse.
Da quando è fuori, ormai sono tre anni, ha imparato a essere forte e non ha più paura della città. Roma, la città dei morti, lo coccola nel suo grembo di cunicoli, sotterranei e catacombe. E lui ha imparato ad amarla. Come se fosse la sua grande cella. A Roma è riuscito a costruirsi una rete di luoghi e persone che lo hanno aiutato e sostenuto. Nessuno di loro sa della sua missione, nessuno lo capirebbe. Nessuno perdonerebbe il cacciatore di mostri se sapesse cosa fa di notte, quando ha più paura che mai. Quando esce in cerca delle sue prede mostruose.
La memoria del suo libro è nitida e sa che ha eseguito quanto c’era scritto, che ha quasi terminato la propria opera. Quella di stasera ce l’ha stampata davanti agli occhi e anche stavolta ha usato il dono del Padre superiore, un taccuino con i fogli bianchi per preparare la caccia. Sulla pagina sta finendo di tratteggiare la sua Lamia e il disegno è uguale alla foto della scultura ellenica nel suo vecchio libro, dove la creatura tiene un bambino tra le braccia, le ali spiegate e i capelli ribelli raccolti con un fermacapelli d’osso a forma di teschio.
Pagherà anche per quel povero piccolo, si ripete il cacciatore, mentre avverte il furore muovere le viscere. Era tramortita, la testa ciondoloni, quando le ha spostato i lunghi capelli indietro e ha premuto delicatamente le unghie della mano destra dentro il cavo orbitale. Il pollice alla base e l’indice sotto la lamina. E allora l’ha sentito. L’urlo mostruoso della Lamia, spaventoso come l’inferno da cui è uscita, spezzato dalla corda sulla bocca.
Dopo, sarà la volta degli ultimi tre. Altri tre mostri e tornerà a casa. A casa sua, nel convento, dal Padre superiore, l’unico che lo ha sempre amato. Chiude gli occhi e si abbandona alla sensazione di calore che le sue braccia gli davano da piccolo, quando gli leggeva la Bibbia e il Libro dei miti, con la voce morbida e roca che lo cullava. Si rivede tra le coperte, le candele spente. Gli pare di udire le parole del Padre: «Non avere paura, stai buono, la storia di questa sera te la canto piano». Poi sorrideva, il labbro inferiore all’ingiù. «Non vogliamo svegliare le cose che vivono nel buio, vero?»
Eccolo. Sta arrivando il primo tremore. Il primo segno della trasformazione.
Si tira in piedi e si prepara. La donna sulla sedia cerca di divincolarsi e gridare e questo accelera il processo, dà fuoco alla sua rabbia. Il ragazzo apre e chiude le palpebre. Le sbatte forte.
E la donna legata scompare.
Lascia il posto a Lamia, la donna uccello, la donna vampiro. Dall’alto giungono i rumori delle ali dei suoi corvi, li sente battere contro la cupola di vetro, sono decine, lucidi e neri come la morte. Sono lì per fermarlo.
Lamia è assisa in trono e ha messo gli occhi a riposare in grembo. Il suono che proviene da lei è quello del sonno profondo, cieco. Il cacciatore ne approfitterà.
Si muove quando, alle sue spalle, un rumore lo scuote. Si volta. Un essere enorme, simile a un pipistrello, lo sta fissando. Avanza per fermarlo e allora il cacciatore si abbassa, come il gatto prima di saltare addosso al piccione, e si lancia contro il mostro. Deve sfondargli il petto. Ma quando la mano armata affonda per straziare le carni, rimbalza indietro. Il gigante cade e lui gli è sopra, afferra la pietra e colpisce la testa, mentre l’altro si ripara con le mani.
Ora gli sfonda la tempia e poi gli ficca la sua vecchia lama in quella gola dannata.
Ma non ce la fa. Una saetta verde rischiara la stanza circolare e un tuono mai udito prima gli esplode nei timpani.
Un’altra delle sue guardie è venuta a salvare Lamia. Stavolta chi è?
Non può soccombere. Le orecchie fischiano, sta tornando in sé? La trasformazione regredisce. Non può, deve uccidere Lamia. Ma l’uomo nero, in piedi sulla soglia, esplode un altro tuono e la rabbia scuote ancora il cacciatore, che ripiomba nell’incubo. E tra le ombre della visione deformante l’unica cosa certa, adesso, è che deve distruggere il nuovo mostro che ha di fronte.
Il Re del Caos.