Tony era a malapena cosciente quando la Honda si fermò. Il viaggio scomodo nel baule e il caldo soffocante lo avevano fatto galleggiare fuori dal suo corpo, in un’oscurità vibrante. All’inizio, aveva provato a contare le svolte, ma l’inutilità di quello sforzo e il dolore provato alla schiena ogni volta che le accelerazioni lo facevano sbattere contro il metallo duro lo avevano spinto ben presto ad arrendersi. Aveva già abbastanza da fare cercando di non perdere i sensi o vomitare. Da quando si erano messi in marcia, potevano essere passati solo venti minuti oppure diverse ore.
Adesso, per lo meno, regnava il silenzio e il bagagliaio non si muoveva. Tony cercò di tornare padrone di se stesso, lentamente, e si mise in ascolto. Gli sembrò di riconoscere il traffico tipico della città, fuori dall’auto. Erano tornati nelle “Città gemelle” oppure si trovavano da qualche altra parte? Valutò l’idea di prendere a calci il bagagliaio per attirare l’attenzione, ma ciò che sentiva erano solo automobili, nessuna persona. Se viceversa avesse catturato l’attenzione di Brad, molto probabilmente avrebbe guadagnato una pallottola invece della liberazione. Tony si concentrò nel fare respiri profondi, muovendo e piegando braccia e gambe il più possibile, in modo da essere pronto.
Infine, il baule si aprì. Si trovò di fronte due uomini. Uno era Brad. L’altro era più basso, più vecchio e aveva un’espressione sconvolta.
«Merda, Brad!» disse l’altro uomo. «Perché diavolo lo hai portato qui?»
«Mi ha visto. Lo avrebbe detto agli sbirri.»
«Perciò hai pensato bene di rapirlo.» L’altro tizio si passò una mano sul viso. «Dannazione. Okay. Per il momento, vediamo di farlo entrare velocemente in casa, prima che qualcuno lo veda.»
Brad puntò la rivoltella in direzione della faccia di Tony. «Vieni fuori,» comandò. Lui provò a obbedire, ma tutti i muscoli erano bloccati. Riusciva a malapena a muoversi.
L’uomo più vecchio lo afferrò e lo fece uscire dall’auto, sorreggendolo per un paio di passi lungo il vialetto che portava all’ingresso principale. Entrarono in casa. La pistola di Brad, puntata contro la sua spina dorsale, impedì a Tony di protestare. Lo sconosciuto lo trascinò in un soggiorno e lo mollò su una sedia. «Stai qui e non fiatare,» gli disse.
Brad si sedette sul divano, l’arma abbandonata sulle ginocchia. «Voglio la Corvette. Devo scappare e ho bisogno di soldi e della macchina. Puoi venire con me, Ron. Ce la caveremo.»
«Che cosa hai fatto, Brad?» chiese l’uomo che evidentemente rispondeva al nome di Ron.
«Gli sbirri hanno avuto fortuna. Hanno perquisito la mia macchina e con ogni probabilità hanno trovato la roba.»
«Quanto c’era?»
«Abbastanza,» rispose Brad. «Ce n’è dell’altra nel mio armadietto. Ma non posso tornare a prenderla.»
«Cosa ti avevo detto?» iniziò Ron lentamente. «Se ti prendono tieni la bocca chiusa, non fare nulla che potrebbe far incazzare gli sbirri e aspetta che arrivi io a tirarti fuori. Non di rapire un ostaggio del cazzo!»
«È stato inevitabile,» si lagnò Brad. «Ero nei casini. Ho pensato di riuscire a sistemare ogni cosa.»
«Uccidendo tre persone,» intervenne Tony.
Entrambi gli uomini si voltarono a guardarlo.
«Chiudi il becco!» sbraitò Brad. «Dal tre, si passa al quattro molto facilmente. Tieni la bocca chiusa.»
«Brad.» La voce di Ron era bassa. «Dimmi che sta mentendo. Dimmi che non hai davvero ucciso qualcuno.»
Brad abbassò gli occhi e scrollò le spalle. «Lo hai detto anche tu che gli altri sono solo delle marionette che non contano. Che dobbiamo prenderci cura di noi stessi. Beh, è ciò che ho fatto. Prendermi cura di me stesso.»
«Gesù Cristo in croce!» proruppe Ron. «Hai davvero tanti muscoli e poco cervello, fratellino. Lo spaccio di farmaci illegali non è niente. Per quello puoi uscire su cauzione e scappare, se è il caso. Ma con l’omicidio… ti inchiodano al muro.»
«Se riescono a prendermi,» disse Brad con spavalderia. «Ma non posso tornare a casa e non ho molti soldi con me. Ho bisogno di contanti e un’auto migliore di quella merda della Honda di zio Will. Riesco a malapena a mettere la terza.»
«Non così in fretta. Stanno cercando anche me? Sanno del nostro accordo?»
«Non ne ho idea.»
«Hai buttato via tutte le etichette, vero? Non hanno niente per ricondurre i farmaci alla casa di cura?»
«Ho messo tutte le pillole in sacchetti e ho buttato via i contenitori.»
«E gli steroidi? Li hai estratti dalle fiale con le siringhe?»
Brad distolse lo sguardo. «Potrei averne dimenticati un paio.»
«Merda!» Ron si alzò e prese a camminare avanti e indietro. «Sei un imbecille. Non volevi che ti dessero fastidio, eh? Faranno risalire la roba a me. Potrebbero perfino trovarci sopra le mie impronte. Testa di cazzo, ti avevo detto di stare attento!»
«Adesso non ha più importanza,» disse Brad. «Devo andarmene da qui. Mi stanno alle calcagna. Credo mi vogliano uccidere.» Poi esplose. «Devi aiutarmi! Dimmi cosa devo fare!»
Ron si fermò e guardò il fratello. «Calmati, idiota. Gesù, sembri fatto.» Quando Brad non rispose, assottigliò lo sguardo. «Hai preso qualcosa?»
«Non molto,» bofonchiò Brad. «Solo per avere una marcia in più. Sto bene.»
«Dovrei ammazzarti io,» ruggì Ron. «Sei un incapace! Vali meno di zero. Mi hai coinvolto in un rapimento e tre omicidi. Dovrei consegnarti io stesso alla polizia.»
«Non lo farai!» protestò Brad. «Non puoi! Sono tuo fratello.»
«Già,» ringhiò Ron. «E anche una spina nel culo sin dal giorno in cui sei venuto al mondo. Okay, okay, lasciami pensare. Dobbiamo andarcene da qui il prima possibile. Se gli sbirri ti stanno cercando, inizieranno dai parenti e dagli amici. Metto qualcosa in una borsa e poi ce ne andiamo.»
«Possiamo prendere la Corvette,» propose Brad con entusiasmo. «Non ci troveranno mai con quella. Ma che ne facciamo di lui?» Indicò Tony con la pistola.
«Già, che ne facciamo?» Ron fissò Tony.
«Non hai ancora ucciso nessuno,» disse Tony pronto rivolto a Ron. «Al massimo potresti essere accusato di favoreggiamento. Ma se gli permetti di uccidermi, l’accusa sarà di omicidio. Sarai colpevole tanto quanto lui.»
«Vero,» disse Ron. «Ma la Corvette ha posto solo per due e il portabagagli è troppo stretto. In ogni caso, l’ultima cosa che vorrei è rimorchiarti in giro.»
«Allora lasciatemi qui,» suggerì Tony. «Potete legarmi e avrete comunque un buon vantaggio. Quando mi troveranno, ve ne sarete già andati da un pezzo.»
«Non farlo,» disse Brad a Ron. «Mi ha visto. Deve morire.»
«Allora fallo tu,» ribatté Ron. «Avresti dovuto farlo prima di portarlo qui. Non l’ho mai visto. Non ho niente a che fare con questa storia.» Ron fece per lasciare la stanza mentre gli occhi di Tony si posavano sulla pistola di Brad.
Poi qualcuno suonò alla porta. Brad e Ron si guardarono a vicenda, esitando. Il campanello suonò di nuovo.
***
Oliver rispose a una chiamata mentre Mac spingeva al massimo l’auto verso la città. «Che cosa?» esclamò Oliver. «Mi stai prendendo per il culo! Merda, sì!»
Si voltò verso Mac. «Le tue sensazioni erano corrette,» disse. «Johansson ha visto la Honda di William Parker nel vialetto del fratello Ron, a Fridley.»
«E Tony?» chiese Mac con urgenza. «È riuscito a vedere anche Tony?»
«Hart?» Oliver gli rivolse un’occhiata curiosa. «No, il traffico lo ha rallentato e la macchina si trovava già lì quando è arrivato.» Dopo un attimo aggiunse: «Sembri conoscerlo bene questo tizio.»
«Hart?» Mac si sforzò di scrollare le spalle con noncuranza. «Sì. Ho parlato con lui diverse volte durante il caso. Poi l’ho incontrato allo zoo. È il padre adottivo di un bambino che ha all’incirca l’età di Anna. È un bravo ragazzo. Vorrei che ne uscisse vivo.»
«Lo vogliamo tutti,» convenne Oliver.
E poi voglio portarlo a casa e chiuderlo al sicuro in una stanza con me per almeno una settimana. Mac si concentrò sulla guida, spremendo l’auto al massimo. Erano così vicini e al tempo stesso così lontani. A pochi chilometri di distanza, Tony poteva essere seduto in una casa in attesa che qualcuno lo salvasse. Oppure poteva essere già morto in un campo che si trovava a cinquanta chilometri dietro di loro.
Fridley era un curioso mix di sobborghi, binari ferroviari e parcheggi per roulotte che ogni anno sembravano attrarre magneticamente le peggiori tempeste, cosa che le aveva fatto guadagnare il soprannome di “Corridoio del tornado”. Persino in quel momento, alcuni alberi mostravano ancora i segni lasciati dal temporale di due settimane prima, con i loro rami spezzati. Mac fu lieto che quel giorno il tempo fosse asciutto e le strade sgombre.
Le indicazioni di Johansson li condussero in una via di piccole unità abitative allineate a vecchie querce. Mac individuò Terrance in piedi accanto a un’auto civetta e si fermò dietro a quest’ultima.
«Johansson sta controllando la casa sul davanti,» li informò Terrance. «Ho mandato un paio di agenti sul retro. Non è entrato né uscito nessuno da quando siamo qui.»
«Qual è la casa?» domandò Oliver. Terrance indicò un edificio bianco basso e parzialmente coperto da una siepe malconcia. C’erano due auto: una Corolla ramata nel vialetto e una Honda parcheggiata nello spiazzo sterrato accanto. Il tardo sole di quel pomeriggio si rifletteva sulle finestre anteriori, rendendo difficile capire se le luci fossero accese all’interno. Il garage annesso era sufficiente a ospitare una sola auto, ma non aveva finestre. Speriamo che la Corvette sia ancora dentro. La Corolla bloccava la porta del garage. Nessuno poteva uscirvi senza prima spostare l’altra macchina. Se la Corvette è ancora dentro, sono ancora tutti in casa. Di sicuro quel veicolo costoso meritava un garage.
«Il retro?» continuò Oliver.
«Un piccolo giardino, alcuni alberi e cespugli, ma non un granché per nascondersi. Una porta posteriore, che dà probabilmente in cucina, e un paio di finestre con le tende chiuse,» relazionò Terrance. «Non si riesce a vedere molto dentro, ma non potrebbero uscire da quella parte senza essere visti.»
«Dobbiamo capire se c’è anche il fratello,» disse Mac. «Se non è fuori con la Corvette. Diamo per scontato che siano in due più l’ostaggio.»
«Non sappiamo quale sia il ruolo del fratello in questa storia,» fece notare Oliver. «Non è nemmeno sicuro che ci sia l’ostaggio. Abbiamo bisogno di più informazioni. Sarebbero utili gli uomini della SWAT e il loro rilevatore di calore corporeo, ma ci vorrebbe troppo tempo. Sono bloccati nella zona meridionale di Minneapolis con due tossici e una casa piena di armi, mogli e bambini. Un vero casino. Possiamo richiedere un negoziatore, ma i ragazzi con le pistole arriverebbero a festeggiamenti già conclusi.»
«Ho chiamato altri rinforzi dei nostri. Stanno arrivando,» disse Terrance.
«Chiedi agli agenti di circondare il perimetro,» gli disse Oliver. «Ma devono fare piano e tenersi lontano dalla visuale fino a quando non capiamo con che cosa abbiamo a che fare.»
«Ho un’idea,» suggerì Mac. Non riusciva proprio a starsene lì con le mani in mano. «Mi fermo davanti alla porta principale con un’auto normale, scendo e suono il campanello.»
«E ti guadagni una bella pallottola in fronte,» commentò Oliver sarcastico. «Ottimo piano.»
«Forse no,» ribatté Mac. «È la casa del fratello. Se non avessimo saputo della Honda, saremmo comunque venuti qui a interrogarlo. Lasciamelo fare, come se fossero normali domande di routine. Mi limiterò a chiedergli del fratello e me ne andrò.»
«E che cosa ci guadagniamo?»
«Prima di tutto,» rispose Mac con impazienza, «potrei vedere o sentire qualcosa che confermi la presenza di Parker in quella casa. O persino di Hart. Tutto sommato, è possibile che abbiano mollato qui la Honda e preso la Corvette prima del nostro arrivo. Secondo, se invece sono qui, Parker saprà che lo stiamo cercando. Sarà meno propenso a sparare a Hart e scappare se sa che siamo qui fuori in ascolto.»
«Potrebbe invece andare nel panico e piantargli una pallottola nel cranio.»
«È possibile.» Il corpo di Mac vibrò dalla tensione. Ciò che stava proponendo avrebbe salvato Tony oppure lo avrebbe ucciso? «Ma ha sparato alla Pinski nel bel mezzo del nulla, senza alcuna pressione. Hart non è di alcuna utilità per lui se non nel caso di un altro inseguimento. La mossa migliore sarebbe sbarazzarsi dell’ostaggio e scappare. Ma se sa che siamo vicini, il suo ostaggio torna a essere prezioso.»
Oliver rifletté su quel piano. Non esisteva una risposta giusta in una situazione del genere, soltanto supposizioni basate sull’esperienza e la loro migliore intuizione.
«Va bene,» acconsentì Oliver alla fine. «Faremo a modo tuo. Ma indossa un maledetto giubbotto antiproiettile. Anzi, mettiamolo tutti. Sappiamo che Parker ha con sé una calibro .22, se non addirittura altro. Terrance, fai fare una ricerca per vedere se sono registrate armi a nome del fratello. Procurati anche i numeri di telefono di quella casa e di entrambi gli indiziati.»
«Subito.»
«Ascoltami, Mac,» riprese Oliver. «Non calcare troppo la mano. Se nessuno risponde, gira sui tacchi e vattene. Non metterti a curiosare attraverso i vetri o nelle auto. Intesi?»
«Intesi,» convenne Mac, prendendo il giubbotto dal portabagagli e indossandolo. Faticò a mettersi la giaccia, che lo fece apparire grasso e sciatto. Non c’era più spazio per la fondina. Controllò la sua arma e la infilò nella tasca della giaccia, la mano vicino all’impugnatura.
«Dacci cinque minuti per metterci in posizione,» gli ordinò Oliver. «Poi prendi quest’auto. E non fare cose stupide.»
«Okay.» Non è ciò che hai detto a Tony? Se fossero riusciti a uscirne vivi, avrebbe stretto quel ragazzo talmente forte da fargli saltare i denti. Magari dopo averlo baciato con così tanta intensità da risucchiargli l’anima. Sì, come no. Quello che farai sarà solo stringere la mano al signor Hart e offrirgli un passaggio in centrale. Non c’era tempo per pensarci. Mac si diede una sberla mentale sulla nuca. Che il gioco abbia inizio.
I cinque minuti sembrarono non passare più. Alla fine, Mac salì in auto, accese il motore e guidò fino alla casa bianca all’incrocio successivo. Si fermò di sbieco nel vialetto, in modo da bloccare l’uscita alle altre macchine. Scese e iniziò a camminare piano verso la porta. Sono solo uno dei tanti poliziotti stanchi e in sovrappeso impegnati in un’indagine di routine. Si guardò in giro senza dare troppo nell’occhio mentre saliva i gradini. C’erano delle finestre a sinistra della porta, con una buona visuale sul primo gradino, ma solo una piccola finestra con vetro smerigliato a destra. Doveva essere il bagno. Se Brad Parker stava tenendo d’occhio la porta, sarebbe stato sicuramente da sinistra. Accanto ai gradini, notò un cespuglio presumibilmente di lillà, ma non abbastanza grande da offrire una buona copertura. Un rapido sguardo alla Honda mentre vi passava accanto non rivelò nulla di interessante. Suonò il campanello.
Non accadde nulla. Suonò di nuovo. Due volte andava bene: nessun poliziotto se ne sarebbe andato via subito dopo un solo tentativo. Le sue pulsazioni si impennarono quando qualcuno socchiuse la porta. Si trovò di fronte a un uomo basso all’incirca della sua età.
«Sì?» chiese l’uomo. Il tono appariva disinvolto, ma il modo con cui gli occhi saettavano dappertutto raccontava tutta un’altra storia.
«Sono il detective MacLean della polizia di Minneapolis,» esordì Mac prendendo il distintivo con la mano sinistra, mentre la destra rimaneva incollata alla pistola nella tasca. «Ronald Parker?»
«Sono io. È successo qualcosa?»
«Avrei bisogno di parlarle di suo fratello Bradley.»
«Fratellastro,» precisò Ronald. «Comunque non lo vedo da mesi, perciò se è tutto…» Fece per chiudere la porta, ma Mac la bloccò con il piede.
«È importante, signore.» Non riusciva a vedere un granché, a parte un corridoio poco illuminato oltre la testa di quell’uomo. In casa regnava il totale silenzio. Ronald era nervoso perché Brad era lì oppure perché gli aveva permesso di prendere la Corvette? «Suo fratello è ricercato per rapimento. È sospettato di aver rapito due insegnanti minacciandoli con un’arma.»
«Due?» Gli occhi di Ronald guizzarono involontariamente verso l’interno della casa, provando a Mac la presenza di Brad dentro quelle mura. «È una cosa terribile, ma mio fratello non lo farebbe mai. Mai.» La sua voce non era per nulla convincente.
«Abbiamo prove certe che sostengono il contrario,» continuò Mac, pensando il più in fretta possibile. In casa c’erano i due Parker e possibilmente anche Tony. Togliere dall’equazione un sospettato avrebbe notevolmente semplificato la situazione. Mac indietreggiò di qualche passo e infilò la mano sinistra nel taschino della giacca per prendere un biglietto da visita. «Questo è il mio numero,» disse. «Mi chiami subito se dovesse sentire suo fratello. Gliene sarei davvero grato.» Tenne il biglietto fuori dalla portata di Ronald, voltandosi appena per dare l’impressione di essere sul punto di andarsene.
Ronald apparì sollevato mentre apriva ulteriormente la porta per prendere il biglietto. «Lo farò, agente,» disse, le spalle che liberavano la soglia.
In quel preciso momento, Mac gli afferrò il polso, trascinandoselo vicino, e premette la canna della pistola contro il fianco dell’uomo. «Non una sola mossa,» bisbigliò. «Non fiatare.»
Ronald si paralizzò, gli occhi che schizzavano verso di lui e mostravano il bianco come un cavallo spaventato.
«Sa,» continuò Mac in tono normale a beneficio di Brad da qualche parte là dentro. «In macchina ho le foto delle persone che ha rapito. Se viene un attimo con me, gliele mostro.» Spinse Ronald verso gli scalini, tenendolo sempre stretto a sé in modo da nascondere l’arma. Ronald si bloccò di nuovo dopo un paio di passi.
«Vuoi essere solo un testimone in questa storia,» gli soffiò Mac all’orecchio, «o complice di rapimento e omicidio? O magari preferisci che ti spari proprio qui, adesso?»
Ronald rabbrividì, ma poi seguì Mac docilmente fuori dal portico verso l’auto. Erano a metà del vialetto quando uno sparo proveniente dalla casa sibilò accanto alla Honda.
«Lascia in pace mio fratello!» urlò una voce dalla soglia. «Ron, torna subito qui!» La porta venne richiusa con un tonfo mentre Mac trascinava Ronald Parker verso l’auto. Si accucciarono dietro quell’ammasso di metallo, cercando di mettersi il più possibile al riparo dal ragazzo con la pistola. Un attimo dopo, Oliver fu accanto a loro. Arrivarono anche altre auto, che bloccarono il vialetto. Mac e Oliver presero ciascuno un braccio di Parker, trascinandolo ulteriormente dietro i veicoli a copertura. Gli agenti si misero tutti in posizione, le armi spianate.
«Johansson!» urlò Oliver alla radio. «Il retro è coperto?»
«Sì,» fu la risposta. «Ha socchiuso la porta e credo che ci abbia visti perché l’ha richiusa subito. Non è uscito nessuno.»
«State fermi e ben nascosti,» gli disse Oliver.
Ronald Parker stava intanto fissando nel panico le altre auto della polizia che erano sopraggiunte.
«Non sparategli!» gridò rabbioso all’indirizzo di Mac. «È solo un ragazzino. Non potete sparargli!»
«Non vogliamo sparargli,» replicò Mac severamente, «ma quel ragazzino ha già ucciso due persone. Forse addirittura tre se la sua insegnante non dovesse farcela. Tiene una persona in ostaggio in questo momento e francamente la sicurezza dell’ostaggio è la nostra priorità.»
«Non gli farà del male,» disse Ronald. «Ve lo giuro.»
Mac si sentì improvvisamente libero da quel grosso macigno che fino a quel momento gli era gravato sulle spalle. Tony era vivo e si trovava in quella casa. Certo, in compagnia di un killer di sedici anni, ma era vivo. Non l’aveva ancora perso.
Oliver doveva essere appena giunto alla stessa conclusione perché chiamò tutte le unità alla radio informandole che era stato confermato che l’ostaggio si trovava in quella casa, descrivendo l’aspetto fisico di Tony e Brad.
«In quali condizioni si trova l’ostaggio in questo momento?» domandò Mac a Ronald con sollecitudine. «È ferito? Può camminare?»
«Mmm, mi è sembrato che stesse bene. Voglio dire, è entrato in casa praticamente camminando da solo e parlava.»
«Per il bene di tuo fratello, augurati che la situazione non cambi,» ringhiò Mac.
«Non riesco ancora a crederci.» Ronald nascose il viso tra le mani. «Come ha fatto a finire tutto a puttane?»
È iniziato con il commercio di farmaci illegali, di cui sospetto tu sia complice. Mac si limitò a pensarlo. In quel momento, voleva che Ronald lo aiutasse a far uscire due persone da quella casa senza che nessuno dei due ci rimettesse la vita. Ci sarebbe stato tempo per indagare sulle altre accuse, una volta che tutti fossero stati al sicuro.
Si udì un crepitio di vetri rotti provenire dalla casa, seguito da tre spari indirizzati verso il gruppo di auto parcheggiate. Tutti si accucciarono ancora di più.
«Non era una .22,» constatò Oliver. Guardò Ronald. «Quante armi ha tuo fratello là dentro?»
Fu interrotto da un grido proveniente dalla casa. «Fate tornare qui mio fratello! Mandate Ronny subito qui o uccido Hart. Lo giuro!»
«Merda,» soffiò Oliver. «Questo mette decisamente tutto il resto in secondo piano. Qualcuno chiami il numero di quella casa.»
Mac si fece strada a fatica tra le auto che formavano la barricata. «Non possiamo,» gridò verso la casa. «Sai bene che non possiamo far tornare dentro Ron.»
Un altro sparo gli sibilò così vicino da fargli fischiare le orecchie. «Voi figli di puttana non farete del male a Ronny!»
Oliver si avvicinò a Mac con il telefono in mano. «Quello bravo con le parole sei tu. Abbiamo chiamato un negoziatore, ma è meglio che ci parli tu con il ragazzo. Ora.»
Mac lo guardò e poi premette il pulsante di chiamata. Udì il telefono squillare in lontananza nella casa. Rispondi, maledizione. La chiamata venne inviata alla segreteria telefonica. Mac riattaccò e compose il numero una seconda volta. E una terza. Alla fine, qualcuno rispose.
«Pronto?»
«Nessuno vuole far male a Ron,» disse Mac piano. «Sta bene. Abbiamo bisogno di parlarti.»
«E tu chi sei?» chiese il ragazzo con sospetto.
«Mi chiamo Mac. Sono qui fuori, con la polizia.»
«Andatevene!» esclamò Brad. «Liberate mio fratello e andatevene. Altrimenti Hart muore.»
«Sai bene che non possiamo farlo.» Mac cercò di usare un tono di voce il più possibile rassicurante. «Credo che ora faremmo meglio a calmarci tutti. Vuoi parlare con tuo fratello?»
«Parlare con Ron?»
«Esatto.» Mac fece un gesto a Oliver, che andò a prendere Ronald. «Ti richiamo tra un minuto e ti faccio parlare con Ron.» Riattaccò per primo. Cercò di ricordare il più possibile quello che aveva appreso durante il corso di negoziazione con i sospettati. Ma non era la sua area di competenza, maledizione. Convincerli a rispondere al telefono, convincerli ad accettare piccoli favori e cercare di ottenere concessioni in cambio. Il suo cervello vorticava, confuso dalle possibili cose che poteva dire. Oliver portò Ronald accanto a lui, al riparo dietro l’auto.
«Ti farò parlare qualche secondo con Brad,» informò Ron. «Digli soltanto che stai bene e che deve arrendersi alla polizia senza fare del male ad altre persone. Nessun altro consiglio, niente domande o commenti. Intesi?»
«Sì,» rispose Ron debolmente.
Mac compose di nuovo il numero. Questa volta ci fu risposta al primo squillo.
«Ronny?» Per un attimo, la voce di Brad ricordò quella di un bambino.
«Sono Mac,» disse. «Ti passo Ron.» Diede il telefono al fratello.
«Brad, sono Ron,» disse l’uomo. «Sono qui.»
«Che cosa devo fare, Ronny?» chiese Brad in tono mesto. «È andato tutto a puttane.»
«Non far male più a nessuno,» rispose Ron. «Consegnati alla polizia così non ti uccideranno.» Mac fece una smorfia a quelle parole.
«Non posso!» piagnucolò Brad. «È troppo tardi. Ron, tirami fuori da qui.»
«Devi arrenderti,» ripeté il fratello.
«No!» urlò Brad. «Non mi arrenderò mai. Devono fare ciò che dico io, altrimenti ammazzerò tutti. Sei come tutti loro. Anche tu mi vuoi morto. Vaffanculo, Ron!»
Mac riprese in mano il cellulare. «Ora calmati, Brad,» lo esortò. «Non abbiamo fatto del male a tuo fratello e non gliene faremo se collaborerai.»
«Non riuscirete a farmi neanche un graffio,» disse Brad furiosamente. «Sono armato fino ai denti e se provate a entrare vi uccido tutti.» Riattaccò. Mac rimase a fissare il ricevitore, il segnale di libero che risuonava nell’aria.
«Maledizione,» imprecò, con molta meno rabbia di quella che provava davvero. Guardò Ronald. «Non sembrava molto in sé. Sai se tuo fratello assume stupefacenti, oltre a spacciarli?»
«Non saprei.» L’uomo sostenne il suo sguardo per un momento, prima di abbassarlo. «Sì, forse. Lo avete visto. Scommetto che è fatto di steroidi, se non addirittura roba più forte. Forse ha preso anche altra merda.»
«Metanfetamine, magari?» Aggressione, paranoia e comportamento irrazionale erano sintomi comuni dell’abuso di quelle sostanze.
«Credevo che fosse troppo intelligente per quella roba,» disse Ronald. «Diavolo, credevo che fosse troppo intelligente anche per tutto il resto. Non lo so.»
«Vende metanfetamine?»
«No,» rispose Ron, poi alzò lo sguardo di scatto, arrossendo. «Voglio dire, non saprei.»
Certo, come no, pensò Mac.
«Ha detto di essere armato fino ai denti,» interloquì Oliver. «È la verità?»
«Non lo so. Aveva una pistola quando è arrivato.»
«Tieni altre armi in casa?» si informò Mac.
«Beh, ci sono un paio di fucili da caccia e una carabina, che erano di mio zio. Ho anche una Glock. Sa, come protezione, quando lavoro di notte. E anche una calibro .38.»
Merda. «E tuo fratello sa dove le tieni? Proiettili?»
«Credo di sì,» ammise Ron. «Non li tengo nascosti.»
«Fantastico,» commentò Mac. «Direi che ha a disposizione un vero arsenale. Okay. Vai dietro e mettiti al sicuro dentro una delle macchine. Se tuo fratello ha ancora bisogno di parlare con te, ti chiameremo.» Oliver portò via l’uomo prendendolo per un braccio, rimanendo bassi, e lo consegnò a un altro poliziotto. Un attimo dopo, Oliver era di nuovo accanto a Mac.
«Qualche idea?» chiese Mac.
«La mia idea è che dovresti proprio parlare di nuovo con lui.»
«Grazie.» Mac chiamò il numero.
Brad rispose dopo tre squilli. «Cosa c’è?»
«Sentimi bene, nessuno piomberà correndo dentro casa,» disse Mac. «Voglio solo parlare con te, scoprire che cosa vuoi, dirti che cosa vogliamo noi.»
«Ad esempio?»
«Ad esempio… sei affamato? Possiamo ordinarti una pizza.»
«Certo, come no. Così mi sparate appena esco a prenderla.»
«Possiamo portartela dentro. Hai fame?»
«No,» disse Brad categoricamente.
«Che vuoi che facciamo per rendere le cose un po’ più facili?» domandò Mac.
«Spostate tutte le auto, così posso andarmene con la Corvette. E voglio anche dei soldi, tantissimi soldi. Poi mi lasciate andare e quando sarò abbastanza lontano, libererò Hart.»
«Sai bene che non posso concedertelo, Brad,» disse Mac in tono gentile. «Il mio capo non me lo permetterebbe mai.»
«Allora moriremo tutti.»
«Aspetta, Brad!» esclamò Mac di fretta. «Non riattaccare. Parliamone. Dove andresti con la Corvette?»
«Non saprei. Las Vegas, forse.»
«Ti piace il gioco d’azzardo?»
«Forse.» Brad rise. «Non sono mai stato a Las Vegas.»
«Cos’altro ti piace fare?» Mac si stava arrampicando sugli specchi. «Ehi, potrei procurarti dei gratta e vinci. Potresti essere fortunato e vincere alla grande.»
«A che cosa mi servirebbe in questo momento?» si lagnò Brad. «Devo andarmene da qui.»
«Brad,» riprese Mac, «credo che dovresti lasciarmi parlare un attimo con Hart. Sai, alcune delle persone qua fuori credono che non è vero che hai un ostaggio. Continuo a ripetere che dobbiamo fare i bravi con te, perché hai preso Hart, ma loro pensano che tu l’abbia già ucciso. Devo provare ai miei colleghi che è ancora vivo.»
«È qui proprio vicino a me. Gli sto puntando contro la pistola. Ma sfortunatamente in questo momento non può venire qui a parlare. È un po’… con le mani legate.» Brad ridacchiò. «L’hai capita? Mani legate.»
«Puoi parlare con lui?» chiese Mac.
«Sì, suppongo di sì.»
«Allora fagli una domanda. E se la risposta è giusta, allora sapremo che è ancora vivo e che hai davvero un ostaggio.»
«Quale domanda?»
Mac rifletté in fretta. «Chiedigli chi è il bambino più fantastico del mondo.»
Seguì una specie di borbottio provenire dal telefono. Mac tese le orecchie, ma non riuscì a distinguere la voce di Tony, o almeno non ne fu certo.
Brad tornò all’apparecchio. «Ben, ha detto, ma anche Anna non è niente male. È la risposta giusta?»
Mac tirò un sospiro di sollievo. «Sì, è proprio la risposta giusta. Tieni Hart al sicuro e vedremo di trovare un modo per risolvere questa storia.»
«Risolvetela lasciandomi andare via con la Corvette,» sentenziò Brad e riattaccò di nuovo.
***
Tony fece ruotare i polsi contro il nastro adesivo che li teneva legati al calorifero. Grazie al cielo la temperatura esterna era sufficientemente mite da non far partire il riscaldamento, ma il nastro non stava dando segni di cedimento e nemmeno il calorifero di volersi spostare da lì. Stupido nastro adesivo. Lo usavano per riparare le cazzo di astronavi, non c’era da stupirsi se non riusciva a liberarsi. I polsi stavano iniziando a diventare doloranti e a sanguinare, ciononostante si rimise al lavoro con tenacia. Se continuava così, forse il sangue avrebbe potuto lubrificare la viscosità del nastro permettendogli di liberare le mani. Brad diventava sempre più pericoloso a ogni minuto che passava e l’ultima cosa che Tony voleva era rimanere legato alla mercé di quel tipo.
Brad scaraventò il telefono a terra e iniziò a camminare avanti e indietro, borbottando tra sé e sé. Dopo che Ron era scomparso uscendo di casa, Brad aveva tirato fuori un mucchio di armi da un armadietto e le aveva disposte sul tavolino. Ora teneva in mano una nuova pistola e, con la mano libera, si strofinava il viso mentre si muoveva. Tony sapeva ben poco di armi, ma era certo di una cosa: quella nuova pistola era molto più grande dell’altra, che era stata ugualmente fatale per Mary.
Tony si chiese chi ci fosse là fuori. Dai rumori che aveva sentito doveva trattarsi di diverse auto e persone. All’inizio, Brad lo aveva trascinato fino alla porta sul retro, la canna della pistola puntata contro la sua testa. Tony non aveva visto nessuno, ma Brad aveva imprecato con ferocia e aveva richiuso la porta sbattendola. Era stato allora che il ragazzo aveva fatto di nuovo ricorso al nastro adesivo legandogli le mani al calorifero davanti alla finestra con le tende tirate. Tony riusciva a stare soltanto in piedi con le mani rivolte verso il basso oppure inginocchiato con le mani in alto. Nessuna di quelle due posizioni era tra le sue preferite.
Si augurò che Brad non avesse ferito nessuno quando si era messo a sparare dalla finestra. Soprattutto Mac. Era sicuro che Mac si trovasse là fuori, alla ricerca di un modo per salvarlo. E se mai avesse avuto dei dubbi, la domanda che gli era stata rivolta al telefono gli aveva dato ragione. Nessun altro avrebbe usato Ben come parola segreta. Mac sapeva che gli avrebbe ricordato le cose importanti della vita.
Brad era prossimo a perdere il controllo. Si era comportato in modo strano sin dall’inizio, l’umore altalenante che era passato rapidamente dalla rabbia all’euforia o al disprezzo, ma ora il borbottio stava peggiorando. Tony era riuscito a distinguere alcune parole, tutte ridotte a un blaterare paranoico. Farfugliava che tutti ce l’avevano con lui, volevano ucciderlo, che aveva bisogno di soldi, che tutti volevano incastrarlo, e non era giusto, non era per niente giusto. Anche se, pensandoci bene, la presenza a pochi passi di un intero squadrone di polizia che aveva come unico pensiero quello di spararti trasformava le tue paranoie in razionalità.
Brad si avvicinò a lui, ignorando il telefono, che aveva ripreso a squillare. «Devo trovare il modo di uscire da qui,» disse. «Aiutami a scappare e dividerò i soldi con te.»
«Quali soldi?» chiese Tony, sorpreso.
«Ho un po’ di soldi nella borsa. Sono di Ron. E mi daranno di più. Mi daranno tutto ciò che chiedo. Ma non mi lasceranno mai andare!»
«Hai fatto del male a delle persone,» disse Tony, sforzandosi di mantenere la calma. «Temono che ne farai ancora se ti lasciano andare.»
«Non volevo,» piagnucolò Brad. «Non sarebbe successo niente se quell’idiota della Pinski avesse chiuso a chiave la porta.»
«Com’è andata?» non poté fare a meno di chiedere Tony.
«Le stavo dando le sue pillole quando è entrato Westin, come se fosse stato il suo ufficio. Lei aveva i farmaci, io i soldi. Anche un imbecille avrebbe capito che cosa stavamo facendo. E quella puttana non è stata di aiuto. Non è riuscita a inventarsi nulla di convincente. Continuava a pregarlo di darle tempo per sistemare le cose e lui ha accettato. Diavolo, Westin doveva proprio essere stato pazzo di lei. Sono sicuro che avrebbe voluto prendermi a calci nel culo, ma ha accettato di vedersi con lei nel suo ufficio quel venerdì sera per sistemare le cose. Cazzo. Le ho detto di non farsi vedere e ci sono andato io, invece. L’ha aspettata a lungo in aula prima di uscire. Sono davvero dispiaciuto, bastardo!»
«E a quel punto lo hai ucciso,» sospirò Tony.
«Se lo è meritato. Mi avrebbe denunciato. Disse che lo aveva rattristato scoprire che un bravo giocatore di football era coinvolto in qualcosa di così sordido. Tutte stronzate. A momenti veniva nei pantaloni da quanto era gasato. Mi chiedo che cosa avrebbe detto se avesse saputo che la sua preziosa Mary mi permetteva anche di scoparla per quelle pillole.»
Tony non riuscì a commentare. Brad assottigliò lo sguardo e si avvicinò, premendogli la pistola sotto il mento. «E poi sei arrivato tu. Mi hai visto scappare. Maledetto professor Hart. Sapevo che il denaro non ti avrebbe convinto a tenere chiusa quella bocca. Dovevi morire.»
«Ma non ti ho visto,» ribatté Tony debolmente, cercando di ignorare l’acciaio freddo contro la sua pelle. «Non posso testimoniare contro di te.»
Beh, ora sì, ma è meglio non dirlo.
«Ma avresti potuto ricordare. Avresti potuto dirlo agli sbirri.» Brad tirò indietro l’arma in un gesto brusco. «Ora però non ha più importanza. Dobbiamo uscire da qui.»
«Se ti arrendi alla polizia, non ti spareranno.»
«Stronzate. Mi manderanno comunque in galera. Ma non pensiamoci. Dev’esserci un modo per uscire da qui.»
Il telefono squillò di nuovo e questa volta Brad rispose. «Ascoltami bene,» ringhiò. «Voglio andarmene da qui e voglio dei soldi. Adesso. Fate venire un elicottero. Voglio un passaggio fino in Messico, altrimenti la testa di Hart salta per aria.»
La risposta all’altro capo della chiamata non fu evidentemente incoraggiante, poiché Brad imprecò. «Non è quello che ho chiesto. Voglio qualcosa adesso o inizierò a fare il vostro prezioso ostaggio a pezzetti e li lancerò uno a uno fuori dalla finestra. Sono stato chiaro?»
Riattaccò di nuovo e si avvicinò alla finestra che dava sulla facciata della casa, scostando l’angolo della spessa tenda per dare un’occhiata fuori. «Merda,» bofonchiò. «Ci sono sempre più sbirri a ogni secondo che passa.» Riprese a camminare su e giù. «Credono che stia scherzando? Mi trattano come se fossi un ragazzino.»
«Non è vero,» disse Tony. «Sanno bene che fai sul serio. Ecco perché loro sono ancora lì fuori e tu qui dentro. Potrebbero arrivare addirittura a fare un accordo, se lo riterranno opportuno. Ma non ti permetteranno di fare del male ad altri.»
«Posso fare ciò che voglio,» gridò Brad. Si piegò e infilò la canna della pistola nell’angolo rotto della finestra, poi sparò due colpi apparentemente mirando a caso. «Ecco. Faranno meglio a prendermi sul serio.» Tornò al tavolo e aprì l’arma per ricaricarla. «Non sapevo che Ron avesse questo gioiellino,» commentò in uno dei suoi bizzarri cambi d’umore. «Davvero niente male. La .38 è una bella arma, ma questa è davvero strepitosa.» La pulì con un panno e la soppesò nella mano. «Bella, bella, bella.» La fece vorticare e la puntò verso Tony, un folle ghigno sulle labbra. «Ti piacerebbe vedere cosa sa fare, eh?»
Tony ingoiò sonoramente. «Cosa intendi dire?»
«Guarda!» Brad la fece roteare di nuovo e fece fuoco due volte, facendo cadere a terra l’orologio e centrando la testa di un’anatra nella stampa appesa al muro. «Meravigliosa.» Sparì per un attimo dietro l’angolo e Tony riprese a lavorare con frenesia attorno ai suoi polsi. Poi Brad riapparve.
«Questa casa fa schifo,» annunciò. «I proiettili hanno superato due pareti.»
Il telefono squillò e tacque, squillò e tacque di nuovo. Brad alla fine si decise a rispondere. «Che cazzo volete?»
La risposta che udì lo fece sorridere appena. «No, è ancora qui.» Attese. «Un’altra domanda? Merda.» Coprì la cornetta con la mano. «Vogliono sapere il nome del padre di Ben.»
«Ray Serrano,» gli disse Tony. Brad fece una smorfia, ma passò l’informazione.
«Sì,» continuò Brad. «Mi sto stancando di aspettare. Voglio i miei soldi. Voglio, sì, un milione di dollari… okay… okay, così va meglio. Sì, lasciatela vicino alla porta, sul primo gradino… cazzo, sì.» Riattaccò.
«Mi danno dei soldi,» esultò Brad. «Un sacco di soldi.»
«È ciò che volevi,» lo incoraggiò Tony.
«Oh, sì,» ribatté Brad. «Diventerò ricco. L’ho sempre detto, fin da quando ero bambino. Un giorno sarò ricco. Hanno detto che ci vorrà un po’, ma mi porteranno una borsa piena di soldi.» Si abbandonò sul divano e prese il telecomando. «Ehi, chissà se c’è qualcosa di interessante?» Il televisore si accese sulle previsioni meteo. Brad cambiò canale. «Il tempo del Minnesota non sarà più un mio problema quando sarò nel soleggiato Messico.»
Dopo un paio di canali trovò una partita di football e si fermò a guardarla, l’arma ancora stretta nella mano. Tony si appoggiò con un fianco al calorifero e lentamente, senza farsi notare, riprese a ruotare i polsi.
***
Mac guardò la negoziatrice con l’incredulità dipinta sul viso. «Come sarebbe? Vuole che continui io a parlargli? Mi sto inventando queste stronzate di sana pianta. È lei l’esperta.»
Era una robusta donna di colore con un’aria di grande esperienza. Si muoveva in modo molto più atletico di quanto si potesse pensare osservandone il fisico e i capelli grigi. Quando Mac l’aveva vista avvicinarsi, aveva creduto di essere in salvo. Il suo sorriso era solidale, ma ciononostante scosse la testa.
«Ho letto tutte le informazioni sul vostro sospettato mentre venivo qui,» disse. «Credo che sarebbe più prudente se continuasse lei. Per alcuni criminali, io rappresento spesso l’unica persona a cui danno ascolto, la loro madre o la loro nonna. Ma da quanto risulta questo ragazzo è cresciuto senza una madre, nemmeno una zia, in più ha appena sparato alla sua insegnante donna. Potrebbe non reagire bene a un’autorità di sesso femminile. Ma con lei invece sta parlando. Non vogliamo di certo fare qualcosa che possa distruggere tutti i progressi fatti.» Diede una pacca alla spalla di Mac. «La consiglierò, ma la platea è tutta sua, figliolo.»
«Merda.» Per un momento, Mac fissò il telefono nella sua mano. «Vuole consigliarmi? Okay. Mi dia un consiglio su questo, allora. Ho appena promesso a questo tizio che gli daremo centomila dollari. Aspetterà per un po’. Ma poi?»
«Ha un obiettivo in mente?» chiese la donna.
«Spostare la sua mente dall’ostaggio, dall’elicottero e dalle altre cose impossibili. È un ragazzino che spacciava farmaci illegali. Sarei pronto a scommettere che ama i soldi.»
«Ottima scommessa.»
«Quindi ho pensato che potremmo scambiare i contanti con l’ostaggio. Dirà di no. A quel punto dovremmo dargli il denaro, altrimenti darà di matto.» Far incazzare quel ragazzino non era la più sicura delle mosse. Ma dargli i soldi sarebbe servito solo a temporeggiare. A meno che… Il barlume di un’idea si fece strada nella sua testa. «Forse potremmo lasciare il denaro fuori dalla sua portata. Se è abbastanza tentato, potrebbe uscire comunque a prenderlo, o mandare Tony… l’ostaggio. E a quel punto si potrebbe provare a fare qualcosa.»
La negoziatrice gli fece un segno di incoraggiamento. Mac si precipitò da Oliver, pieno di energia al pensiero di fare qualcosa di utile. Com’era prevedibile, mettere assieme quella cifra, o una somma che ci si avvicinava, si era rivelato tutt’altro che semplice. Alla Omicidi non giravano tutti quei soldi. Alla Narcotici la storia era ben diversa, ma non erano disposti a collaborare. Mac sarebbe stato disposto a mettere mano al suo conto bancario se Brad si fosse accontentato di trecentosettantadue dollari. Serrò i denti e attese che Oliver chiedesse favori.
Severs insistette che tutte le banconote che avrebbero piazzato nelle vicinanze del sospettato venissero contrassegnate, per ogni evenienza. Crede forse che vogliamo sul serio lasciarlo andare? Mac non si stupì di tutta quella manifestazione di fiducia. La faccenda poteva finire nei modi più negativi, ma nessuno di essi prevedeva lasciare che Brad se ne andasse via tranquillamente con i soldi.
La negoziatrice li dissuase dall’utilizzare banconote palesemente false, nemmeno per avvicinarsi alla somma richiesta, dato l’umore altalenante di Brad. Se fosse riuscito a mettere le mani sul denaro, avrebbe dovuto rimanere soddisfatto, non infuriarsi di più. Oliver lusingò e trattò e alla fine riuscì a procurarsi metà importo dai fondi della Narcotici. Avrebbero dovuto farselo bastare. Furono mandati un paio di uomini a prelevare il denaro.
Mac si mise a camminare borbottando. Avrebbe voluto chiamare ancora il ragazzo. Avrebbe davvero voluto sbirciare dalle finestre per assicurarsi che Tony stesse davvero bene. Avrebbe disperatamente voluto entrare da una di quelle finestre, arrestare quel maledetto studente e salvare Tony. Non è sicuro. Non accadrà. La pazienza non era mai stata una delle sue virtù.
Il denaro alla fine arrivò. Era un fagotto alquanto pesante, nel borsone in cui avevano scelto di consegnarlo. Così voluminoso e robusto, Brad avrebbe dovuto di sicuro correre un rischio per riuscire a portarlo dentro. Oliver, Mac e Terrance si rannicchiarono alla ricerca del punto migliore per consegnarlo. Doveva essere sufficientemente vicino da far credere a Brad di potercela fare, ma al tempo stesso abbastanza lontano da farlo uscire allo scoperto, sulla linea di tiro. La squadra SWAT era arrivata e il capo si unì a loro, offrendo la propria opinione. Lasciare la borsa sugli scalini, irraggiungibile dalla porta, fu la soluzione che incontrò il favore di tutti.
Il capo della squadra speciale raggiunse i suoi uomini per informarli. Mac e gli altri si accucciarono dietro le auto, da dove riuscivano a intravedere solo rari scorci della facciata della casa. Mac sollevò il borsone dai manici, soppesando tutto quel contante. Era una sensazione un po’ strana, ma non spiacevole.
«Deve comportarsi in modo naturale,» lo avvertì la donna. «Quest’uomo vi ha già sparato. È paranoico e non esiterà a reagire con violenza.»
«Posso farlo io,» si offrì Terrance. «Mi avvicino, lo lascio cadere per far credere che è davvero pesante e mi metto al riparo.»
«È compito mio,» protestò Mac. Era più grosso di Terrance e anche più forte. Se non fosse riuscito a essere convincente, chi ne avrebbe fatto le spese tra le mani di Brad sarebbe stato Tony.
«Lei deve continuare a parlare al telefono con lui,» disse la negoziatrice. «Ai suoi occhi, è lei il capo. Non può essere anche il ragazzo delle consegne. Se qualcosa va storto, dovrà incolpare uno dei suoi uomini per aver mandato tutto a puttane.»
«Merda.» Mac valutò l’ipotesi di farsi tatuare quella parola sulla fronte. Avrebbe così risparmiato parecchio fiato.
«Sono d’accordo,» disse Oliver con decisione. «Terrance, prendi la borsa e preparati. Hai il giubbotto antiproiettile, vero?»
Terrance si limitò a rivolgergli una piccola smorfia e sollevò la sacca. Alla loro destra, il capo della squadra SWAT diede a Oliver il segnale.
Oliver prese un ampio respiro e annuì a Mac. «Va bene. Chiama quel bastardo e digli che sono arrivati i soldi.»
***
Fuori stava iniziando a diventare buio. Tony ruotò il braccio per guardare l’orologio e si stupì che fossero solo le diciannove. Sembrava fosse passato un anno intero da quando aveva salutato i suoi studenti. Dalle spesse tende della finestra laterale sopra il calorifero a cui era legato, riusciva a vedere sprazzi di luce. I vicini, forse, oppure i fari accesi dai poliziotti.
Gli facevano male i polsi e la testa, per non parlare della schiena, che sembrava sul punto di prendere fuoco. La bizzarra posizione in cui doveva stare incollato a quel calorifero del cazzo gli impediva di alzarsi senza curvare la schiena o di inginocchiarsi senza ruotare le spalle. Entrambe le soluzioni mettevano a dura prova la sua ferita. Era prossimo a superare il livello “doloroso” per entrare in quello “insopportabile”. L’antidolorifico lo aveva reso più stordito che a proprio agio. Aveva smarrito il senso del tempo e si sentiva come se la sua mente continuasse a entrare e uscire da una bolla di confusione. Si dette dell’idiota per aver preso una dose intera. Desiderò che Mac fosse lì a dirgli lo stesso. Desiderò che Mac fosse lì con lui.
Tony si sentiva stordito e con la testa leggera. Cercò di rimettersi di nuovo in pista. Nel caso si presentasse una buona occasione per liberarsi, doveva essere sufficientemente lucido da non farsela scappare. Il nastro adesivo sui polsi era diventato scivoloso per via del sudore e del sangue. Ora riusciva a ruotare le mani in quelle specie di manette. La pelle scorticata scivolava senza difficoltà all’interno del nastro. Ma non poteva fare molto di più. Quei legacci del cazzo erano troppo stretti per liberarsene.
Ancora troppo stretti. Ma non doveva arrendersi. Digrignò i denti per il dolore e iniziò a strofinare le mani l’una contro l’altra. Anche se non riusciva a rimuovere il nastro, magari poteva allargarlo. Si inginocchiò, facendo gravare tutto il suo peso sui legacci. Non aveva bisogno di simulare la stanchezza.
I minuti passavano lentamente. Tony cercò di immaginare cosa stesse facendo Mac là fuori. Avevano chiamato gli uomini della SWAT? Mac stava sul serio cercando di procurarsi tutti quei soldi per Brad? Oppure qualcuno avrebbe fatto irruzione dalle finestre e avrebbe sparato al ragazzo? Quanto tempo sarebbe passato prima che qualcuno facesse qualcosa?
Brad stava perdendo la pazienza. La partita di football era diventata a senso unico e lui aveva ripreso a fare zapping tra i canali. Click, click, click. Sprazzi lunghi non più di dieci secondi di entusiasmo frenetico, musica inquietante e infine conversazioni insensate. “Solo tu potrai avere l’unica e inimitabile”, “da MacDonald’s”, “chiama ora e riceverai gratis a casa”, il sibilo di pistole laser, la voce lamentosa di una donna che si lagnava del fidanzato fedifrago.
«‘Fanculo.» Alla fine Brad tornò a guardare la partita. «Duecento canali del cazzo sulla TV via cavo e mai niente di decente.» Gettò il telecomando sul divano. «È un vero schifo. Ho bisogno di uscire da qui.»
Tony tossì e si schiarì la gola. «Credo che ci voglia un po’ prima di mettere assieme tutto quel denaro. Sono sicuro che ci stanno lavorando.»
«Ah, sì?» Brad si alzò, puntandogli addosso la pistola con la facilità ormai dovuta all’abitudine. «E se mandassi agli sbirri uno o due colpi di avvertimento? Si darebbero una mossa?» Puntò l’arma in direzione di Tony, l’ombra di un ghigno sul viso. «Forse li farei tremare.»
«Anche loro sono armati,» ribatté Tony in modo pacato. Come si riusciva a calmare una persona? E pensare che una volta si era tormentato alla ricerca del modo migliore per tranquillizzare uno dei suoi studenti che si era arrabbiato per il voto ricevuto. Vorrei tornare a quel momento. Serrò gli occhi per un attimo, quindi tornò a guardare Brad, cercando di infondergli calma. «Di sicuro non vuoi che si spaventino al punto di mettersi a sparare a loro volta. Vuoi solo che ti portino i soldi e basta.»
«Oh, sì?» Per un lungo momento, la pistola rimase puntata nella sua direzione. Tony cercò di ignorare quella canna scura, profonda quanto la cavità di un cannone, e tenne lo sguardo incollato al ragazzo. Gli occhi di Brad erano irrequieti, come se stessero rimbalzando da un pensiero all’altro. Alla fine, Brad sollevò la pistola, puntandola al soffitto in un gesto melodrammatico. «Okay, va bene. Potrei concedere agli sbirri un altro po’ di tempo. Ma se la TV non la smette di trasmettere soltanto merda, mi troverò costretto ad accelerare le cose.»
Brad si lasciò andare sul divano e riportò l’attenzione allo schermo. Tony prese un ampio sospiro, cercando di non fare rumore. E un secondo. Un terzo.
Fecero entrambi un salto quando il telefono squillò. Brad lo afferrò al volo. «Avete i soldi? No, non va bene… no… potete portarli qui… okay, va bene, lanciateli. D’accordo.»
Riattaccò e andò all’angolo della finestra anteriore, la pistola contro la guancia mentre accostava l’occhio al piccolo spiraglio. «Eccolo,» disse. «Mi stanno portando i miei verdoni.»
«Non sparare a nessuno,» lo implorò Tony.
Brad rise. «Non quando mi portano centomila dollari. Merda, è davvero un bel numero. Guarda quanto è grande quella borsa.» Si sentì un tonfo. Brad si scostò dalla finestra. «Maledizione, non l’ha lanciata abbastanza lontano.»
«In che senso?»
«La sacca ha raggiunto a malapena i gradini. Da qui è impossibile prenderla.»
«Liberami,» suggerì Tony. «La prendo io. Tienimi puntata addosso la pistola, così saprai che non potrò scappare.»
«Non se ne parla,» esclamò Brad. «Non ho alcuna intenzione di liberarti. Senza di te, mi spareranno come un cane rabbioso.» Si mise a camminare per la stanza, guardando fuori di tanto in tanto attraverso l’angolo della finestra. All’improvviso scomparve in cucina.
Tony udì una porta aprirsi e poi il rumore di passi che scendevano in cantina. Riprese ad allentare i lacci, con frenesia. Se riusciva a liberarsi, poteva mettersi a correre. Se si fosse messo a urlare abbastanza forte da farsi sentire, avrebbero potuto accorrere in suo aiuto. Poteva provare ad alzarsi in piedi e lanciarsi fuori dalla finestra. Non osò e un attimo dopo Brad era di nuovo in salotto, ogni possibilità ormai sfumata.
Il ragazzo prese il telefono e premette il pulsante di richiamata. «Ehi, Mac,» esordì. «Il vostro uomo ha un braccio del cazzo… già… beh, per vostra fortuna ho trovato un modo per mandare il professor Hart a prendermi la borsa, così non dovrò recapitarvi il suo orecchio in una scatoletta… certo, state facendo i vostri giochetti con me… ma io ho la mia pistola puntata contro la sua testa, quindi non fate tanto gli spiritosi.»
«Cosa vuoi che faccia?» si informò Tony. Non vedeva l’ora di liberarsi le mani.
«Un bel niente,» rispose Brad con un sorrisetto. «Si credono così furbi. Pensano che ti lascerò uscire, così potranno prenderti. Stai a guardare.» Trascinò dalla cucina un lungo palo con un grande uncino a un’estremità e lo allungò, raddoppiandone la lunghezza. «Ron aveva questo lungo arpione da quando andava a pescare al lago Superiore. Scommetto che non lo sapevano. E non mi spareranno se credono che sei tu.»
Brad socchiuse la porta quel tanto che bastava per spingere fuori il palo, spiando attraverso i cardini. Ci volle del tempo, ma alla fine grugnì e tirò. La porta si aprì per lasciar passare una grande sacca, poi Brad la richiuse immediatamente. Trascinò il borsone al centro della stanza, ridacchiando. «Guarda, guarda cos’ho pescato.»
Tony trattenne il respiro mentre il ragazzo apriva la borsa. Tremò al pensiero che fosse una trappola, che contenesse solo vecchi giornali, e alla conseguente reazione di Brad. Ma i pacchetti di banconote che tirò fuori sembravano tutt’altro che una messinscena.
«Sono ricco, cazzo!» Brad sospirò, facendosi aria con una mazzetta. Rise e ne lanciò in aria un paio. «Sì!»
***
Il lancio della borsa era stato perfetto e Terrance ne era uscito senza una pallottola in fronte. Ciononostante, avevano fallito. Solo nel Minnesota un uomo poteva tenere in casa un arpione da due metri e mezzo. E adesso il ragazzino aveva il suo denaro.
Mac si aspettò di ricevere una chiamata furente dal momento che la sacca conteneva soltanto cinquantamila dollari. Erano comunque un mucchio di soldi. Mac non aveva mai visto quella cifra in tutta la sua vita. Di sicuro Parker poteva ritenersi soddisfatto, anche se il denaro era inferiore a quello richiesto. E quasi sicuramente non si sarebbe arrabbiato al punto da fare… qualcosa. Avrebbe chiamato. Mac era già pronto a scusarsi, spiegare, discutere un secondo pagamento, ma il telefono rimase silenzioso. La casa era silenziosa. Forse non aveva contato i soldi.
Con il calare della sera, la scena divenne più affollata. Vennero portate delle luci artificiali per rischiarare le porte, in modo da non perdersi alcun tentativo di fuga. Arrivarono anche le troupe televisive, tenute al di là del nastro dagli agenti in uniforme, che portarono con loro la propria dose di luci, telecamere e persone. Severs si trovava nel suo habitat, ansioso di vedere la propria faccia sullo schermo. Solo Dio sapeva che cosa stava dicendo in quel momento ai giornalisti. Mac era troppo occupato per interessarsene. Se Severs riusciva a tenere i media felici e lontani da Mac, poteva dire tutto ciò che gli passava per la testa.
Gli uomini della SWAT stavano valutando la situazione. Se il rilevatore di calore corporeo avesse funzionato, avrebbe potuto essere un valido alleato, ma lo strumento aveva deciso di abbandonarli. «Proprio nel momento migliore, cazzo!» disse il capo della squadra. «Eravamo in questa casa nella zona sud di Minneapolis, con dentro nove persone, e tutte continuavano a spostarsi. Quel coso ha iniziato funzionare a scatti e poi è morto del tutto.» Avevano provato a prenderne in prestito un altro dalla base militare locale, ma i loro contatti non avevano nemmeno confermato di averne uno.
Sistemarono alcuni cecchini in posizioni con una buona vista sui possibili bersagli alle finestre e alle porte. A un certo punto il capo della squadra chiamò Mac e Oliver nel cortile di un vicino per controllare una finestra laterale.
«Là,» disse indicando. «Le tende di quella finestra sono alquanto leggere. Quando qui fuori non ci sarà più molta luce, riusciremo ad avere una visuale parziale sull’interno. Ma sembra che in casa l’illuminazione sia alquanto scarsa. Credo ci sia acceso soltanto il televisore. Riusciamo a vedere l’ombra di una persona davanti alla finestra. Dovrebbe essere il vostro ostaggio. A volte è in piedi, altre volte si abbassa. Un metro e ottanta per settanta chili, a occhio e croce. Non è il nostro obiettivo, giusto?»
«No, dev’essere Hart, l’ostaggio,» rispose pronto Mac. «Parker, il nostro uomo, è un metro e ottantasei per cento chili circa. Un ragazzone bello massiccio.»
«Perciò l’ombra che ogni tanto vediamo muoversi dietro la figura più piccola è il nostro bersaglio, ma non abbiamo una visuale così perfetta da sparare.»
«Di che cosa avreste bisogno?»
«L’ideale sarebbe che accendesse le luci e si mettesse davanti alla finestra, ma non credo proprio che possiamo chiederglielo.»
«Ma possiamo chiedergli di accendere le luci,» suggerì Oliver. «In cambio del denaro che gli abbiamo dato.»
«Non credo,» ribatté Mac. «È un ragazzo stupido, ma non completamente idiota. Mangerebbe la foglia e la sua reazione immediata sarebbe l’esatto opposto, valutando anche la sua giovane età. E a quel punto ci saremmo giocati la nostra occasione.»
«Potremmo mandargli qualcosa che sia obbligato a leggere, in modo da spingerlo ad accendere le luci.»
«Ad esempio?» chiese Mac.
«Una lettera di suo padre o di suo fratello?» ipotizzò Oliver.
«E come gliela faremmo avere? Con un aeroplanino di carta? In ogni caso, si chiederebbe come mai non abbiamo usato il telefono.»
«SMS?» disse il capo della SWAT. «Scartato. Il cellulare ha la retroilluminazione. Non avrebbe la necessità di accendere la luce.»
«Possiamo chiedergli di controllare i numeri di serie delle banconote.»
«È meglio non insospettirlo per quanto riguarda i soldi,» fu l’opinione di Mac. «È proprio ciò con cui ci siamo comprati la possibilità di un favore.»
Si misero alla ricerca di altre idee. «Chiediamogli di concedere un favore a Hart,» propose Oliver. «Chiedigli di parlare con Hart e digli di chiedere a Parker di accendere le luci. Sarebbe meno sospettoso perché crede di avere l’ostaggio sotto controllo.»
«E se Parker ascolta la conversazione? Sentirebbe puzza di bruciato.»
«Dai a Hart degli indizi,» disse Oliver. «È un ragazzo intelligente, un professore. Sa di sicuro che siamo qui fuori alla ricerca di uno spiraglio. Inventati qualcosa per fargli capire le nostre intenzioni senza essere troppo ovvio.»
«Il vantaggio di parlare direttamente con l’ostaggio,» disse il capo della SWAT, «è riuscire a fargli capire che si deve abbassare. Sarà tutto molto più semplice se non starà di fronte alla finestra.»
«Ma come può Hart riuscire a capirlo tutto da solo? Senza l’aiuto della telepatia? Cosa facciamo se Parker si insospettisce e si sfoga su di lui?»
«Devi essere furbo,» disse Oliver. «Ma non troppo scontato. Meglio fallire anche questa volta che far incazzare Parker, tuttavia credo che valga la pena tentare. Siamo a un punto fermo e Parker non è certo il ritratto della pazienza. Ho paura di quello che potrebbe fare quando si stancherà del denaro.»
La tua paura non è neanche la metà della mia. Dopo altri dieci minuti di discussione senza trovare un piano migliore, Mac accettò di provarci. Pensò a un messaggio e se lo annotò. Avrebbe chiesto di parlare con Tony. Si sarebbe fatto passare Tony. Non permise a se stesso di pensare che quella avrebbe potuto essere l’ultima volta in cui avrebbe sentito la sua voce. Ci sarebbero riusciti.
Avrebbe fatto capire a Tony di chiedere di accendere le luci e di piegarsi subito dopo. Se Brad era in ascolto, avrebbe dovuto fornire velatamente quelle istruzioni. Mac desiderò di possedere davvero il dono della telepatia, in quel momento. Rimase a fissare i suoi appunti. Le sue frasi astute sembravano diventare sempre più enigmatiche man mano che le fissava. Che cosa poteva dire a Tony in modo sicuro affinché capisse? Non era mai stato bravo con le parole. Era maledettamente ingiusto che la vita di Tony dipendesse da esse.
***
Tony stava guardando Brad giocare con tutti quei soldi. Il ragazzo li aveva impilati, sventolati, aperto una mazzetta e lanciato le banconote in aria. Forse avrebbe dovuto essere contento di vedere Brad così felice, ma… appariva così immaturo. Così assurdo. In netto contrasto con l’arma sul tavolinetto a pochi centimetri dal ginocchio del ragazzo. Il suo monologo entusiasta e borbottante non aiutava. Brad stava programmando di comprarsi una macchina, una barca, di fare una gita a Cancún, di prendere una nuova Wii, per l’amor di Dio, mentre là fuori la polizia con le sue armi d’assalto era pronta probabilmente a ucciderlo.
Tony non voleva fare l’ostaggio. Si augurò che non capitasse di nuovo. Ma se proprio avesse avuto la sfortuna di ritrovarsi in una situazione del genere, si augurò di essere rapito da qualcuno che avesse un minimo senso della realtà. Si accucciò accanto al calorifero e cercò di non farsi vedere mentre provava ad allentare la stretta ai polsi nella direzione opposta.
Prima che Brad si stancasse della sua nuova ricchezza, il telefono squillò. Il ragazzo rispose. «Ce l’hai fatta, grand’uomo,» disse con euforia alla cornetta. «Tanti bei bigliettoni. Ti è piaciuta la mia tecnica di pesca?» Rise. «Già… beh, sì… okay. Metto il vivavoce. Puoi parlare con il professor Hart, visto che hai pagato un mucchio di soldi per questa telefonata.» Premette il pulsante del vivavoce e riagganciò il telefono nella base. «Avanti, professor Hart, parli pure con questo simpatico poliziotto. Ascolteremo tutti. Gli dica che quando vuole può mandarmi altre borse piene di soldi.»
«Pronto?» disse Tony con esitazione.
«Ehi, signor Hart.» La voce di Mac fu come oro liquido. «Sta bene?»
«Sì, sto bene,» soffiò Tony.
«Mi ascolti,» continuò Mac con trasporto. «Ho chiesto a Brad di farle un favore, visto che ne ho fatto uno a lui facendogli avere i soldi. Gli chieda ciò che vuole. Non posso dirle come finirà tutta questa storia, anche se non mi piace lasciarla così al buio. Ma può chiedere a Brad qualcosa di semplice, che la faccia sentire più a suo agio. Ha presente Romeo? Signor Hart?… la procedura antincendio… o come la preferisco. Potrebbe almeno chiedergli di rischiarare un pochino la sua giornata. Brad è in debito con me per tutti quei soldi.»
«Mmm, okay,» disse Tony lentamente. «Gli chiederò un favore.»
«Bravo ragazzo,» esclamò Mac. «Tenga giù la testa e rimanga al sicuro.»
«Basta così,» si intromise Brad ad alta voce. «Adesso parlo io. Dovete farmi avere un elicottero. Voglio andarmene. Portatemi un elicottero con un pilota o inizierò a tagliuzzare il nostro professor Hart.»
«Non è così semplice procurarsi un elicottero,» ribatté Mac. «Devo parlare con le persone giuste. In ogni caso, non potrebbe mai atterrare qui al buio. Forse domani mattina…»
«Okay, capisco,» replicò Brad. «Di sera non è possibile. Ma lo voglio qui come prima cosa domani mattina.» Riattaccò e tornò al borsone, immergendo le dita nel denaro. «Davvero fico.»
Tony lo guardò mentre la sua mente cercava di decodificare il messaggio confuso di Mac. Chiedere un favore. Chiaramente volevano che convincesse Brad a fare qualcosa, ma cosa? Avrebbe potuto chiedere qualcosa da bere o da mangiare, in modo da farlo tornare in cucina. In questo modo, lo avrebbero tenuto lontano da lui per avere una possibilità di salvarlo, ma non ne era del tutto convinto. Brad sarebbe stato comunque nelle vicinanze, con in mano una pistola in grado di trapassare le pareti, e i poliziotti da fuori non avrebbero avuto modo di sapere che Tony era lontano dalla portata di tiro. No, doveva trattarsi di qualcos’altro.
Posso chiedere di andare in bagno. La vescica aveva le sue esigenze. Non era una cattiva scelta. Se Brad lo staccava dal calorifero, si apriva tutto un ventaglio di opzioni. In particolare se gli avesse permesso di andare in bagno da solo. Magari sarebbe riuscito a fare dei segnali dalla finestra del bagno.
«Io… ecco, avrei bisogno di andare in bagno,» disse con esitazione. «Posso…»
«Scordatelo.» Brad rise. «Niente lasciapassare per il bagno, professor Hart. Non si lascia la stanza senza un lasciapassare.» Lo ripeté canticchiando. «Niente pass per il bagno, niente pass per il bagno. Scegliere qualcos’altro.»
Tony soffocò un brivido. Brad era decisamente fatto. Non c’era modo di prevedere ciò che lo avrebbe divertito o fatto invece arrabbiare. Tirò un sospiro di sollievo quando il ragazzo si rimise a seguire la partita sventolando una manciata di banconote, i bordi che gli sfioravano la guancia. Non stava contando il denaro, si limitava a giocarci. Ma prima o poi si sarebbe stancato… Tony riportò la mente al puzzle che Mac aveva creato per lui.
Romeo. Una scelta bizzarra per un uomo che sosteneva di non essere portato per lo studio. Se Mac aveva scelto di usare un riferimento a Romeo, doveva trattarsi di qualcosa di molto ovvio. Tony conosceva a memoria alcuni passaggi di quell’opera teatrale, ma era pronto a scommettere che non era così per Mac. Perciò, cosa sapevano tutti su Romeo? Il falso suicidio era una possibilità, ma inscenarlo non sarebbe stato affatto semplice. O Romeo, Romeo, perché sei tu Romeo? Senza dubbio la citazione più famosa. Giulietta stava facendo riferimento all’amore impossibile che li legava. Che Mac volesse a sua volta richiamare la loro storia? Non lo convinceva molto come spiegazione. Quello non era sicuramente il momento più adatto per parlare di loro. La mente di Tony passò in rassegna le battute più famose del celebre dramma. Palmo contro palmo, questo è il bacio dei Santi. Decisamente fuori luogo. Era l’allodola, messaggera dell’alba, non l’usignolo. Voleva che rimanesse in ascolto di qualcosa là fuori? L’indomani mattina, forse? Dio, sperava proprio di no. Brad non se ne sarebbe rimasto con le mani in mano così a lungo. Ma, piano, quale luce erompe da quella finestra? Non molta, in quel momento. Si stava facendo buio.
Qualcosa scattò ugualmente nella mente di Tony. Si trattava della luce? Qualcosa che doveva cercare, delle luci che doveva notare? Guardò fuori di nuovo, attraverso le tende. Quelle macchie luminose erano ancora là. Forse erano addirittura aumentate. Ma se le luci artificiali della polizia stavano formando una sequenza da leggere, non era in grado di decifrarla. Inoltre, non gli sembrava che avesse molto a che fare con il favore da chiedere a Brad.
Cos’altro aveva detto Mac? Non mi piace lasciarla al buio. Potrebbe chiedergli di rischiarare un pochino la sua giornata. Tony sbatté le palpebre tutto d’un tratto. Voleva che chiedesse a Brad di accendere le luci? Sarebbe servito? Le tende che davano sulla parte anteriore della casa erano spesse e opache. Dopodiché, gli occhi di Tony si allungarono di nuovo verso la finestra laterale, per poi ritrarsi rapidamente. Attraverso quelle tende riusciva a vedere le luci artificiali al di là del vetro. E ciò significava che, se avessero acceso le luci, i poliziotti avrebbero potuto vedere dentro a loro volta, quanto meno in parte.
Okay, ma poi? Mac gli aveva detto dell’altro. La procedura antincendio e come lo preferiva. Un’affermazione alquanto bizzarra detta da qualcuno che viveva nell’ombra. Doveva significare pur qualcosa, altrimenti Mac non l’avrebbe detta. Come lo preferiva Mac? Sdraiato nel suo letto, a faccia in giù? Soffocò una risata. Non poteva trattarsi di quello. O forse sì? La procedura antincendio. Che cosa ti insegnavano durante le esercitazioni antincendio a scuola? Tenga giù la testa e rimanga al sicuro. Merda!
All’improvviso, tutti i pezzi del puzzle di Mac andarono al loro posto. Era sicuro di averci preso. Ci avrebbe scommesso. Sì. Là fuori nella sera, i cecchini SWAT erano probabilmente già in posizione. Se aveva capito bene, avrebbero avuto la possibilità di sparare a Brad. Ma sarebbe riuscito a continuare a vivere sapendo di aver aiutato un cecchino a piantare un proiettile nella testa di uno dei suoi studenti?
Ripensò al corpo di Mary che si accasciava sul volante, assassinata in modo così brutale soltanto perché era d’intralcio. Ripensò anche a Marty. Diavolo, sì, lo avrebbe fatto. Brad era violenza incontrollata allo stato puro, pronto a colpire qualcun altro. La parte più difficile era farlo nel modo giusto.
«Ehi, Brad,» disse con noncuranza. «Non è difficile contare tutti quei soldi solo con la luce della TV?»
Brad lo guardò, quindi spostò gli occhi sul televisore, quasi come se lo notasse solo in quel momento. «No,» disse dopo un minuto. «Non voglio contarli, comunque. Voglio dire, anche se mi hanno imbrogliato di qualche migliaia di dollari, che cosa mai potrei fare? Denunciarli?»
Tony rise in apprezzamento. «Suppongo di no… In ogni caso, mi chiedevo se potessi accendere la luce. Non mi piace il buio. Mi fa venire la pelle d’oca.»
«Gesù, sei davvero un pappamolle,» commentò Brad. «Non è così buio, qui dentro.»
«Ma non è nemmeno così chiaro,» gli fece notare Tony. «Consideralo come il mio favore. Potrebbe accelerare un po’ le cose. Tu fai un favore a me, loro potrebbero farne un altro a te.»
«Oh, okay.» Brad allungò un braccio e accese la lampada da terra accanto al divano. «Va abbastanza bene così?»
«Grazie.» Non era del tutto sicuro che fosse sufficiente. La lampada sembrava essere alogena e offriva una buona illuminazione, ma si innalzava fino al soffitto. Quanta luce serviva per rendere trasparenti quelle tende? Non ne aveva idea. Con la luce accesa, le tende apparivano molto più opache dall’interno. I fari che prima aveva notato fuori, in quel momento non erano più distinguibili. Significava che la visibilità si era sufficientemente invertita?
Tony rimase a fissare Brad, che lanciava allo schermo soltanto occhiate saltuarie mentre si divertiva con la pistola. Puntava l’arma verso i quadri appesi alle pareti e bisbigliava: «Bang! Bang!» Sembrava un bambino che giocava al tiro a segno, con l’eccezione che la rivoltella nelle sue mani era reale.
Facciamolo, decise Tony. Era solo questione di tempo e poi Brad sarebbe tornato a essere arrabbiato o paranoico, sempre che non decidesse di provare il nuovo giocattolo contro un bersaglio in movimento.
«Ehi, Brad,» esclamò. «Potresti slegarmi? Non riesco a stare seduto in questo modo e le gambe mi fanno male da morire.»
«Scordatelo,» replicò Brad, senza degnarlo di uno sguardo. «Rimani così.»
Prova in un altro modo. «Perché? Hai paura di me altrimenti?» lo provocò Tony. «In effetti hai ragione, devi fare attenzione. Pesi solo venti chili più di me.»
Quella volta Brad alzò la testa. «Non ho paura. Nessuno deve dire che ho paura.»
«E come la chiameresti, allora?» lo derise Tony. «Hai una pistola, ma continui a tenermi legato qui.» Brad scosse la testa con rabbia, ma poi la sua attenzione tornò alla partita in televisione.
«Forse è perché ti piace,» suggerì Tony. «Il BDSM. Ti piace avere un uomo legato ai tuoi piedi?»
«Chiudi il becco!» Okay, ora aveva tutta l’attenzione del ragazzo. Tony stava camminando sulla sottile linea rossa che separava l’attenzione da un proiettile. Prendere nota.
«Sono il tuo ostaggio, non puoi uccidermi,» disse Tony. «Ma credo che ti stai divertendo. Sai, tutte quelle cose da schiavo-padrone. È così che attiri l’attenzione di un altro uomo?»
«Chiudi quella cazzo di bocca.» Brad barcollò ai suoi piedi. «È vero, mi servi vivo, ma non mi piaci. E non voglio ascoltare le tue stronzate.»
Brad sovrastò Tony prima di dargli il tempo di procedere con la seconda parte del piano, la pistola premuta contro la sua guancia. «Ritira subito ciò che hai detto,» ringhiò Brad. «Non mi piace l’uccello. Ritira quello che hai detto.»
«Devo essermi sbagliato,» esalò Tony mentre Brad gli afferrava i capelli.
«Puoi ben dirlo, cazzo,» disse Brad. «E forse non ho più voglia di sentire le tue stronzate.» Si infilò la pistola nella cintura e prese il nastro adesivo. Con le dita sempre strette attorno ai capelli di Tony, iniziò ad avvolgere il nastro attorno alla testa di Tony, coprendogli la bocca. Si muoveva a scatti e Tony combatté per tenere sollevato il capo e il naso libero. Soffocato dal nastro adesivo del cazzo! Se fosse morto per una cosa così stupida, Mac lo avrebbe ucciso.
Brad tirò fuori il coltello e tagliò il nastro. Poi accostò la lama alla guancia di Tony. «Ecco,» soffiò. «Questa tua cazzo di bocca non mi darà più fastidio.» Fece un passo indietro per ammirare il proprio lavoro e Tony capì che quello era il momento. Si lasciò cadere a terra, fin dove i polsi legati gli permisero di arrivare, affondando il viso tra le braccia. Alle sue spalle, il colpo fu poco più forte di un battito del cuore, seguito dal rumore di vetri che si infrangevano. Poi Brad si schiantò contro la sua schiena.
***
La squadra era in posizione, con Mac dietro agli uomini pronti a entrare dalla porta principale, in attesa. Non credeva che avrebbe funzionato. Tony non sarebbe mai riuscito a decifrare i suoi indizi. Parker si sarebbe rifiutato di accendere le luci oppure si sarebbe tenuto lontano dalle finestre. No, non avevano speranze. Poi avevano visto le luci accendersi nella stanza, dietro le spesse tende. L’uomo in prima linea aveva sollevato la mano, a segnalare di rimanere in attesa. Avevano aspettato. E…
Un unico sparo penetrante e subito dopo scattarono tutti a correre. La porta era chiusa a chiave, ma l’intelaiatura cedette sotto un colpo violento. Via libera. Mac fu il terzo a entrare, dopo gli uomini della SWAT. Non avevano visto di buon occhio la sua volontà di unirsi a loro, ma Mac aveva insistito così tanto da giungere a un compromesso. Poteva entrare subito dopo. Una volta controllato il sospettato, avrebbe potuto prendere l’ostaggio.
«È proprio sicuro che questo tizio non si faccia prendere dalla sindrome di Stoccolma o che vada nel panico e si metta a sparare?» gli aveva chiesto il capo della squadra.
«Ve lo garantisco sulla mia stessa vita,» aveva risposto Mac.
«Okay, va bene,» aveva acconsentito l’uomo.
Davanti a lui, gli uomini nelle uniformi scure si diressero decisi verso la finestra, dove Parker e Tony, giacevano in una sorta di cumulo di sangue. Trascinarono via Parker, controllarono se avesse addosso delle armi e chiamarono a gran voce i paramedici. Era ancora vivo, evidentemente.
Mac si tenne in disparte nell’ingresso, il corpo scosso dall’impazienza, fino a quando il capo della SWAT gli fece cenno di avvicinarsi. Sei passi e fu da Tony.
Le mani di Tony erano legate al calorifero sopra la testa, in una strana angolazione, e stava cercando senza troppo successo di rimettersi in piedi. Mac lo afferrò per il gomito e lo aiutò a sollevarsi. Un secondo dopo erano faccia a faccia. O, meglio, faccia davanti a nastro adesivo. Mac prese il coltellino da una tasca e tagliò con attenzione un’estremità del nastro, la lama piatta contro la guancia del ragazzo. Cercò di rimuovere delicatamente il nastro dalla sua bocca, ma Tony ruotò la testa con decisione, liberandosi così dell’adesivo. Una piccola goccia di sangue gli scivolò giù dal mento nel punto in cui il nastro aveva spellato le sue labbra.
Mac allungò un dito e lo passò lungo il labbro inferiore di Tony, raccogliendo il sangue. Si concesse solo quello. «Ehi, signor Hart,» disse. «Giornata stancante, vero?»
«Decisamente,» convenne Tony con voce roca. «Grazie.»
Mac tagliò l’estremità penzolante di nastro dal viso di Tony e guardò la parte rimanente. «Credo che ci vorranno delle forbici per rimuovere ciò che resta dai suoi capelli.»
«Di questo passo, credo che finirò per rasarmi a zero,» replicò Tony.
«Non lo faccia,» s’affrettò a dire Mac. «Trovi qualcuno che glieli sistemi.»
«Sta forse dicendo a un ragazzo gay di trovarsi un buon parrucchiere?»
Mac quasi si strozzò. «Forse sarebbe il caso.» Prese le mani di Tony. «A questo posso pensarci io.» Il nastro adesivo ai polsi era reso scivoloso dal sangue. Mac lo liberò dal calorifero e fece un passo indietro. «Qui c’è bisogno dei paramedici. È ferito in qualche altro punto?»
«In nessuno nuovo,» rispose Tony.
Guardarono in direzione dei paramedici che si stavano occupando di Parker. «Andiamo fuori,» disse Mac. «Mi segua.» Fece strada oltre la porta e scesero in strada, dove si trovavano le ambulanze. Le luci delle troupe televisive illuminavano i loro passi e Mac si frappose d’istinto tra Tony e le telecamere. Il paramedico della seconda unità di emergenza era una piccola donna vivace. Prese Tony per un braccio e lo fece sedere nel retro dell’ambulanza.
«Dobbiamo portarlo al pronto soccorso?» domandò a Mac mentre prendeva rapidamente il polso di Tony e gli auscultava il cuore.
Mac inarcò un sopracciglio verso il ragazzo, che scosse la testa. «Sto già prendendo gli antibiotici,» spiegò. «Se avete qualcuno bravo a togliermi questo nastro adesivo dai capelli, non ho bisogno di nient’altro.»
La donna prese pomate e bende, poi iniziò a rimuovere il nastro dai polsi di Tony. Dopo qualche minuto, Oliver e la negoziatrice apparvero alle spalle di Mac.
«Salve, signor Hart,» esordì Oliver, mettendo la testa dentro l’ambulanza. «Ottimo lavoro con le luci e tutto il resto. Se è ancora vivo, lo deve per metà a se stesso.»
«So cogliere i suggerimenti.» Tony fece una smorfia al nastro rimosso. «Per fortuna Mac ha avuto il buon senso di aggiungere quel “come la preferisco”.» Tony rivolse a Mac un’espressione accigliata. «“Come mettersi al sicuro in caso d’incendio” non mi fa subito pensare che devo sdraiarmi in terra.»
Mac trasalì dentro di sé. Perché Tony stava cercando di portare l’attenzione di tutti sul suo piccolo lapsus? Si augurò che il commento passasse inosservato.
«Che cosa intendeva con quella frase?» domandò la negoziatrice a Tony.
«Ci siamo incontrati allo zoo una volta e ci siamo messi a parlare di storie finite male. Gli ho raccontato del mio ultimo ragazzo,» spiegò Tony. «Sapete, era un po’ uno stronzo. Beh, un grande stronzo a dire il vero. In ogni caso, una volta abbiamo litigato e ho accusato Luke di apprezzarmi solo quando mi mettevo in ginocchio davanti a lui. E il bastardo ha sorriso e ha detto “Ma è così che ti preferisco”. Per farla breve, la lite è finita con Luke a faccia in giù sul tappetto per motivi che non starò qui a ripetere. E quando l’ho accompagnato fuori dalla porta di casa dopo avergli dato il benservito, ho detto “Io invece ti preferisco così”. Ecco perché Mac sapeva che quella frase mi avrebbe spinto a sdraiarmi sul pavimento. E a quel punto anche la storia di come mettersi al sicuro in caso d’incendio ha iniziato ad avere un senso.»
«Grazie al cielo ha funzionato,» commentò la negoziatrice. Poi si voltò verso Mac. «Devo andare,» disse. «Le manderò una copia del mio rapporto. A proposito, ha fatto davvero un buon lavoro. Se mai volesse cambiare mestiere, mi chiami e la farò addestrare alla mia professione.»
«La ringrazio,» disse Mac, «ma credo che preferirei farmi friggere nell’olio bollente.»
La donna rise e si avviò verso la sua auto. I tre uomini la seguirono con lo sguardo. Si accomodò sul sedile del conducente con un’insolita facilità, nonostante il suo fisico, e se ne andò.
«Diavolo, mi ricorda mia nonna,» borbottò Oliver. Tony annuì.
«Vorrei poter dire lo stesso,» disse Mac.
Oliver gli pizzicò il braccio con delicatezza. «Devo tornare dentro,» lo informò. «Non voglio perdere di vista quei soldi fino a quando non saranno di nuovo al sicuro. Perché non fai accompagnare il signor Hart al distretto e poi vieni a darmi una mano?»
«Va bene,» convenne Mac. Osservò Oliver tornare alla casa. A Tony venne applicata una fasciatura sull’altro polso. Dopo aver trascorso alcuni minuti a controllarlo, la donna compilò tutti i moduli del caso e terminò il suo lavoro. «Avanti, signor Hart,» disse Mac. Prese il gomito di Tony e lo aiutò a scendere dall’ambulanza. «Vediamo di trovare qualcuno che l’accompagni.» Si avviarono verso le autopattuglie che delimitavano il perimetro.
«Non puoi farlo tu?» chiese Tony a bassa voce mentre camminavano. Mac fece una smorfia. Gli sarebbe piaciuto, moltissimo. Sarebbero stati solo loro due e avrebbe potuto tenere il suo amante tra le braccia, per alcuni minuti. Ma non poteva. Non doveva.
«Lo vorrei davvero,» sospirò Mac, «ma no, non posso. La scena è mia.» Dopo un attimo, aggiunse piano: «A proposito, carina la storia del come ti preferisco. Sei un bugiardo coi fiocchi, signor Hart.»
Gli occhi di Tony scintillarono. «Vero?»
«Grazie,» disse Mac. «Lo apprezzo, sul serio.»
«Quando vuoi. Ma cerca di non approfittarne.»
Gli agenti erano troppo vicini per dare a Mac il tempo di rispondere. Chiamò un uomo e gli chiese di accompagnare Tony alla centrale per rilasciare la sua deposizione. Rimase a fissare Tony mentre se ne andava a bordo dell’autopattuglia. Il ragazzo non si voltò mai indietro. Era decisamente più bravo di Mac a mantenere un basso profilo.
Si rimise al lavoro. La scena venne messa in sicurezza, la casa perquisita da cima a fondo alla ricerca di farmaci illegali e armi, il denaro recuperato. Parker venne portato via in ambulanza, le sirene accese. Quelli della SWAT stavano dando il tormento a un tizio di nome Harry per aver mancato il bersaglio prefissato di cinque centimetri. Il calorifero a cui Tony era stato legato era macchiato di sangue, con un’area bianca a indicare la sagoma del ragazzo. Era stato vicinissimo a prendersi quel proiettile. Mac si sentì leggermente in colpa. Concentrati sul tuo lavoro.
Qualche ora più tardi, al distretto, Mac udì un colpetto e alzò la testa dai suoi rapporti. Lì c’era Tony con addosso una tuta da ginnastica della taglia sbagliata, le nocche ancora accostate alla scrivania sopra la quale aveva appena bussato e un sorriso stanco sulle labbra.
«Qualcuno mi ha portato questa tuta assieme alle chiavi di scorta e alle altre mie cose, però si sono presi di nuovo i miei vestiti,» lo informò. «Credo proprio che dovrò andare a fare shopping. E io odio lo shopping.»
«Sono davvero desolato,» disse Mac impotente. Si strinse le mani in grembo per impedirsi di toccare Tony.
«Qui ho finito,» disse il ragazzo. «Ho pensato di passare per vedere se eri disponibile per il servizio taxi. Ma dall’aspetto della tua scrivania credo che ne avrai ancora per un po’.»
«È così infatti. Mi spiace.»
Tony annuì. «Notizie di Brad?»
«Da quanto ne so, è ancora in sala operatoria. Ma non la vedo bene. I cecchini della SWAT cercano sempre il colpo letale. Non possono permettersi di sbagliare. È già un miracolo che Brad non sia morto sulla scena.»
Tony sospirò e appoggiò il fianco all’angolo della scrivania vuota alle sue spalle. «Sperare che muoia fa di me una brutta persona?» chiese. «Trascorrere il resto della vita in prigione non aiuterà di certo quel ragazzo e una pena minore non sarebbe giusta. In più, preferirei evitare il processo.»
«Spero anche io che muoia,» disse Mac. Cercò di tenere la cattiveria lontana dalle sue parole, ma lo sguardo preoccupato di Tony gli fece capire di non esserci riuscito. «Mary Pinski ce la farà,» aggiunse.
«Cosa?» soffiò Tony sbigottito. «Sul serio? Questa sì che è una buona notizia. Credevo di averla vista morire davanti ai miei occhi… meglio così.»
«Comunque ci sarà almeno un processo,» gli fece notare Mac. «Credo proprio che riusciremo a collegare il fratello allo spaccio di farmaci illegali e, ovviamente, possiamo incriminarlo per aver dato rifugio a un ricercato.»
«Oltre ad aver detto a suo fratello di spararmi.»
«Cazzo!» Mac si protese in avanti. «Quando è successo?»
«Leggi la mia dichiarazione,» rispose Tony con la stanchezza nelle parole. «Ci siamo divertiti tutti parecchio. Ma non lasciate andare quel bastardo di Ronald prima di averla letta. Se Mary sopravvive, credo che dobbiate incriminare anche lei. Da quanto ho capito sapeva che Brad aveva ucciso Westin e può essere che lo abbia addirittura aiutato.» Si passò una mano sul viso e si staccò dalla scrivania. «Okay, se non puoi muoverti da qui, chiamerò un taxi.» Porse la mano a Mac. «Grazie per avermi salvato la vita, detective.»
«Che non si ripeta più,» disse Mac, prendendogli la mano. Si impose di non reagire quando sentì l’oggetto duro premuto contro il suo palmo. Quando lasciò andare Tony, si infilò in tasca la mano con le chiavi.
Tony annuì in modo evasivo e se ne andò. Mac lo seguì con lo sguardo mentre si faceva strada tra le scrivanie, alcune ancora occupate da detective sommersi anch’essi di scartoffie. Si obbligò a voltarsi prima che Tony raggiungesse la porta.
Le strade erano silenziose quando Mac lasciò il distretto. Sapeva che avrebbe dovuto lasciar riposare Tony e tornarsene a casa, ma la sua auto sembrava essere di tutt’altra opinione. Parcheggiò in fondo alla via in cui si trovava il palazzo di Tony come se conoscesse la strada a memoria.
Prese le chiavi dalla tasca. Dopo un attimo, rimosse il portachiavi del White Party e lo gettò nel tombino. Non voleva nulla che fosse appartenuto a Luke, considerando anche il fatto che quell’oggetto risvegliava in Tony amare sensazioni. Rovistò nel vano portaoggetti e trovò un portachiavi rosso in gomma a forma di macchinina del Bob’s Auto Repair. Decisamente meglio.
Aprì la porta di sicurezza con la prima chiave. L’ascensore era silenzioso e lento. Infilò la seconda chiave nella porta dell’appartamento e aprì senza fare troppo rumore. La richiuse alle sue spalle con un piccolo click. Tony sollevò lo sguardo dal divano, gli occhi resi luminosi dal bagliore riflesso dalla TV senza audio.
«Ehi,» disse. «Guarda un po’ chi è arrivato.»
Solo due passi più tardi, Tony era in piedi tra le sue braccia. Mac strinse forte il ragazzo a sé, affondando il viso tra i suoi capelli. Erano così vicini che persino baciarsi sarebbe stato impossibile.
«Oh, Dio,» soffiò. «Dio! Non farlo mai più.»
Tony emise un piccolo suono contro il suo collo, senza replicare. Mac rimase così, in piedi, cullando il ragazzo avanti e indietro, proprio come faceva con Anna nei suoi primi giorni di vita, in un movimento istintivo e delicato. Per un lungo momento, Mac si limitò a respirare pelle viva e sudore e respiro di un altro uomo. Mio!
Poi si tirò indietro quel tanto che bastava per guardare Tony in faccia. «Non dovresti essere a letto?»
«Volevo farmi la doccia,» rispose Tony. «Avrei anche bisogno di mettere una nuova fasciatura, ma da solo non ci riesco. Okay, bugia. Ti volevo qui, con me, prima di chiudere gli occhi.»
«Desiderio esaudito,» replicò Mac. «Anche quello della doccia, se la vuoi ancora.»
«Mi fai compagnia?» chiese Tony. «Sono messo troppo male per godercela come potremmo, ma voglio toccarti.»
«Certo. È un’ottima idea.» Aiutò Tony a spogliarsi e a trovare della plastica con cui ricoprire il bendaggio ai polsi, quindi aprì la doccia regolandola su un getto leggero. Starsene lì, accoccolati nella doccia, risvegliò in Mac un senso di calore e sicurezza, il mondo esterno che veniva spazzato via dalla porta chiusa e dagli spruzzi d’acqua che colpivano le piastrelle.
Si insaponarono a vicenda lentamente, accarezzandosi, risciacquandosi. Persino lo stesso Mac si sentiva eccitato solo a metà. Non si trattava di sesso. Si trattava di conforto. Percorse con dita gentili le ferite di Tony, che stavano cambiando in sfumature spettacolari di viola e giallo. Notandone una nuova sul fianco del ragazzo, si prese l’appunto mentale di tenere le mani a posto. Tony inclinò la testa e lasciò che l’acqua gli scorresse libera tra i capelli. Mac versò lo shampoo e lo strofinò su quella chioma scura.
«Non tagliarteli a zero,» mormorò, giocando con una lunga ciocca che correva lungo la nuca di Tony. «Mi piacciono così.»
Tony lo baciò sino a quando il sapore dello shampoo tra di loro li spinse a separarsi. Uscirono dalla doccia con riluttanza, condividendo l’asciugamano pulito di Tony per asciugarsi entrambi. Mac accompagnò a letto il ragazzo mezzo addormentato, gli diede antibiotici e antidolorifici e lo aiutò con delicatezza a distendersi sotto le coperte. Il cambio della fasciatura era ormai diventata un’operazione di routine e poi baciò Tony sulla spalla.
«Fatti più in là, dolcezza.» Si infilò a sua volta nel letto dietro Tony, spostandolo con garbo, abbracciando quanta più pelle riusciva. La mano del giovane cercò la sua, adagiandosi contro il suo stomaco, e poi Tony sospirò come un uomo sfinito che finalmente tornava a casa. Mac attese, lottando contro la stanchezza, fino a quando udì il respiro di Tony sprofondare nel sonno. Solo allora abbassò le palpebre.