capitolo 11

 

Washington, ore 00.50

 

Painter bussò piano alla porta dello spogliatoio e l'aprì cauto con una spinta. Si ritrovò con una pistola puntata in faccia. Kat abbassò l'arma, lo sguardo sollevato.

«Tutti bene?» domandò lui.

«Per ora sì.» Un ausiliare del corpo sanitario della Sigma la sostituì alla porta. Kat fece entrare Painter nella stanza principale, con file di armadietti di metallo e di panche. In fondo si apriva un passaggio ad arco che portava alle docce e alla sauna. Trovò Malcolm su una panca e Lisa seduta sul pavimento, con Sasa sotto un braccio. La bambina alzò il capo e lo fissò con grandi occhi azzurri, dondolandosi lievemente. Poi il suo sguardo trovò quello di Kat, e il suo corpo intero si rilassò.

Kat prese Sasa e si mise a sedere sulla panca con lei. Sussurrò qualcosa nell'orecchio della bambina, strappandole un lieve sorriso.

Lisa si era cambiata e messa un camice pulito. S'infilò tra le braccia di Painter, poi alzò lo sguardo e lo fissò un momento. «Che c'è?» Painter era convinto di non aver dato a vedere nulla, ma come poteva nascondere l'ira e il dolore che lo pervadevano in quel momento? «Si tratta di Sean.» Kat e Malcolm si voltarono verso di lui.

Painter tirò un profondo respiro. «Quel bastardo lo ha ucciso.» «Oh, mio Dio...» disse Lisa con un filo di voce, abbracciandolo più forte.

«Mapplethorpe sta venendo quaggiù, a cercare la bambina.» Painter diede un'occhiata all'orologio.

Kat notò la sua preoccupazione. «Il sistema di autoprotezione?» «Fra quattro minuti.» Painter pregò di aver predisposto tutto in modo corretto. L'aria era ormai satura dell'accelerante dall'odore dolciastro.

«Se dobbiamo difendere lo spogliatoio, gli spari potrebbero incendiare l'aria?» domandò Kat.

«II composto agisce come C4 nebulizzato. Ci vuole una forte scintilla elettrica per innescarlo, non una fiammata.» «E allora cosa possiamo fare da qui?» chiese Lisa.

Painter fece loro cenno di alzarsi. Voleva proteggerli: non avrebbe perso nessun altro. Ma non aveva molto da offrire. «Ci conviene nasconderci.» Mapplethorpe seguì il suo commando nel corridoio.

Aveva impiegato la stessa squadra molte volte in passato, un gruppo di mercenari comprendente ex uomini del SAS britannico e dei reparti speciali sudafricani. Erano i suoi scagnozzi.

Non rifiutavano mai nessuna missione: omicidi, sequestri di persona, torture, stupri. Qualunque operazione segreta Mapplethorpe dovesse gestire, quegli uomini la eseguivano. Ma, cosa più importante, dopo sarebbero semplicemente scomparsi, senza lasciare traccia, solo ombre e fantasmi.

Il comandante della squadra raggiunse una porta in fondo al corridoio con la scritta spogliatoio. Il soldato sollevò un pugno. Nell'altra mano stringeva un tracciatore elettronico.

Poco prima Trent McBride aveva riferito che il microtrasmettitore della bambina funzionava ancora. Non c'era posto dove potesse nascondersi. Avrebbero captato il suo segnale.

Il commando attese l'ordine di proseguire.

Mapplethorpe gli fece segno di irrompere. Diede un'occhiata all'orologio. Mancavano tre minuti all'attivazione del sistema di autoprotezione. Nel caso Painter Crowe avesse deciso di annullare la procedura, voleva che la bambina fosse catturata e portata via. Se fossero stati abbastanza rapidi, non sarebbe stato un problema. Dall'altra parte del corridoio c'era un'uscita d'emergenza che portava al garage sotterraneo.

I soldati sfondarono la porta e irruppero acquattati nella stanza successiva. Mapplethorpe li segui, chiudendo la porta dietro di sé. Udì impartire sottovoce ordini mentre gli uomini si sparpagliavano tra gli armadietti.

Mapplethorpe seguì la squadra col tracciatore, fiancheggiato da altri due soldati. Il comandante correva tra le file di armadietti, il braccio sollevato. Alla fine raggiunse l'origine del segnale e puntò l'apparecchio.

Nel silenzio, Mapplethorpe udì un debole piagnucolio provenire da un armadietto.

Finalmente.

L'anta era chiusa da un lucchetto, ma un soldato estrasse una tronchese e lo spezzò.

Il tempo stava per scadere. «Presto!» II comandante tirò la maniglia dell'armadietto e spalancò l'anta. Mapplethorpe scorse un registratore digitale, un radiotrasmettitore... e una pistola Taser collegata allo sportello.

Una trappola.

Si girò e si mise a correre.

Alle sue spalle, la pistola sparò con uno schiocco e un crepitio elettrico.

Mapplethorpe gridò quando udì la sbuffata dell'accensione, che ricordava quella di un grill a gas. Con una vampata, scoppiò una palla di fuoco, che lo sollevò da terra e lo scaraventò in fondo alla fila. Gli abiti sulla schiena presero fuoco. Respirò fiamme, il cuoio capelluto bruciò fino all'osso. Andò a sbattere contro il muro, senza più nulla di umano: era solo una torcia fiammeggiante che si dimenava tra dolori atroci.

Si contorse e bruciò per quella che parve un'eternità, finché l'oscurità non lo inghiottì.

Painter udì le urla echeggiare dallo spogliatoio medico al piano di sopra. Aveva teso la trappola, sapendo che Mapplethorpe sarebbe andato a cercare il segnale della bambina. Aveva piazzato una delle ricetrasmittenti Cobra che avevano utilizzato per allontanare gli elicotteri al rifugio. Come allora, aveva regolato l'apparecchio in modo tale da riprodurre il segnale di Sasa.

Da bambino, Painter era andato spesso a caccia con suo padre nella riserva indiana di Mashantucket, la terra nativa della sua tribù. Era diventato bravo ad attirare le prede con Tingano. Quel giorno non era stato diverso.

La sua falsa pista aveva attirato i nemici come falene.

E, come le falene, avevano trovato la morte tra le fiamme.

Painter non provava nessun rimorso. La scena di Sean McKnight che si accasciava a terra era ancora impressa nella sua mente. Erano stati uccisi anche altri due membri del personale. Painter diede un'occhiata all'orologio. La lancetta dei secondì passò le dodici, segnando la scadenza per l'attivazione del sistema di autoprotezione fissata per l'una.

Trattenne il respiro, ma non accadde nulla.

Poco prima, si era precipitato nella sala tecnica dove aveva disinserito manualmente il sistema di accensione automatica. Aveva saturato ì livelli col gas accelerante, ma Mapplethorpe aveva avuto ragione. Painter non poteva lasciar morire gli uomini e le donne prigionieri della squadra d'assalto, nemmeno per proteggere la bambina. Perciò aveva teso la trappola, limitando l'incendio a un'unica stanza, dove aveva attirato Mapplethorpe e i suoi uomini.

Con la maggior parte dei soldati fuori gioco e il loro capo ucciso, gli altri si sarebbero probabilmente dileguati nella notte.

«L'incendio si estenderà?» chiese Lisa.

La risposta giunse dall'alto. Gli spruzzatori si attivarono e li inondarono d'acqua e schiuma.

«È finita?» domandò lei.

«Qui sì.» Painter sapeva che altrove le cose erano tutt'altro che risolte.