capitolo 18

 

Washington, ore 14.20

 

«È affetta da una forma di meningite», affermò il dottor Jurij Raev.

Painter era seduto di fronte allo scienziato russo. Accanto a Raev c'erano John Mapplethorpe, che Painter aveva riconosciuto grazie al dossier preparato da Sean McKnight, e un ospite imprevisto, il dottor Trent McBride, il collega di Archibald Folk dato per disperso.

A quanto sembrava, era stato ritrovato.

Painter aveva una miriade di domande da porre a quell'uomo, ma quell'incontro al ristorante Capital Grille, nella Pennsylvania Avenue, era stato rigidamente concordato tramite i canali dei servizi segreti. Il limite e l'ambito delle discussioni erano stati stabiliti. Era esclusa qualunque domanda riguardante il dottor Polk. Almeno per ora. L'unico argomento di cui si poteva discutere era la salute della bambina.

Painter aveva portato all'incontro i suoi esperti: Lisa e Malcolm. I due avevano le conoscenze mediche e l'esperienza per valutare la validità delle informazioni fornite.

Dall'altra parte del tavolo, il russo sembrava a disagio. Non era il mostro che Painter aveva immaginato quando aveva concordato quella riunione. L'uomo aveva l'aria di un nonno gentile nel suo stazzonato completo nero, ma c'era un che di spiritato nel suo sguardo. Painter aveva notato anche l'espressione preoccupata mentre parlava della bambina. Le rughe del volto si erano fatte più profonde quando aveva sfogliato la cartella clinica che Lisa aveva fatto scivolare sul tavolo. Painter sospettava che l'uomo stesse collaborando solo perché temeva veramente per la vita della bambina.

«Il suo peggioramento è dovuto all'impianto di potenziamento», proseguì Jurij. «Non ne comprendiamo perfettamente il motivo, l microelettrodi del dispositivo sono fatti di nanotuboli di carboplatino. Crediamo che, quanto più un soggetto utilizza le proprie abilità latenti, tanto più si aggrava. Sasa ha disegnato mentre era con voi?» Painter ripensò a tutti gli schizzi febbrili della bambina: il rifugio, il Taj MahaI, il ritratto di Monk. Annuì lentamente. «Cosa fa di preciso mentre disegna?» Mapplethorpe sollevò una mano. La sua voce aveva un tono untuoso, perfetto per eludere la verità. «Come sa, questo esce dall'ambito della nostra discussione. Sta camminando sul filo del rasoio, direttore Crowe.» Jurij ignorò l'obiezione di Mapplethorpe, cosa che Painter trovò interessante. «È una savant prodigio. Le sue abilità naturali sono una combinazione di straordinaria percezione spaziale e talento artistico. Quando sono potenziate, tali abilità superano...» «Basta così», tuonò Mapplethorpe. «O finisce qui e ce ne andiamo. Potrete consegnarci il corpo della bambina dopo la sua morte.» Jurij si fece scuro in volto, ma tacque.

Lisa lo incoraggiò a tornare in argomento. «Perché l'utilizzo delle sue abilità accelera il peggioramento di Sasa?» Jurij rispose sottovoce, con un'ombra di rimorso. «Quando è stimolata, l'interfaccia tra la parte organica e inorganica comincia a perdere.» Malcolm si allungò sul tavolo. «Come sarebbe a dire che 'perde'?» «I nostri ricercatori ritengono che dalle terminazioni dei microelettrodi si stacchino nanoparticelle che contaminano il liquido cerebrospinale.» «Non c'è da stupirsi se le nostre colture sono risultate negative», replicò Lisa. «La meningite non era né batterica né virale, ma dovuta a una contaminazione di particelle estranee.» Jurij annuì.

«Per salvarla dobbiamo curare la contaminazione?» domandò lei.

«Sì. Ci abbiamo messo molti anni per mettere a punto una profilassi. Si basa sull'utilizzo di una versione modificata di un chemioterapico impiegato per la terapia del tumore della vescica. Il cisplatino. Il platino monoatomico funziona da legante per le nanoparticelle libere e contribuisce a eliminarle. La composizione esatta e il dosaggio delle medicine necessarie per facilitare questo trattamento richiedono una visita della bambina e una valutazione immediata delle analisi del sangue più recenti.» Painter notò McBride stringere le labbra. A quanto sembrava, quella dipendenza dal dottor Raev era un motivo di fastidio. Ma, se il russo diceva la verità, era essenziale per la sopravvivenza della bambina.

Sotto il tavolo, Lisa poggiò la mano sul ginocchio di Painter.

La lunga tovaglia di lino nascose il gesto. Erano seduti nella Fabric Room, una sala privata del ristorante, in campo neutro. Il resto del locale era pressoché vuoto. Un precauzione di Mapplethorpe per assicurare la massima riservatezza.

Lisa gli strinse il ginocchio, per segnalare che credeva al dottor Raev. Anche Painter notò l'attrito fra il russo e gli altri due uomini. C'era un modo per sfruttarlo a proprio vantaggio?

«Abbiamo i farmaci necessari», intervenne McBride. «Se ricoverate la bambina possiamo sottoporla subito alla terapia. Magari all'ospedale militare Walter Reed.» Painter scosse la testa.

Lisa lo appoggiò. «È troppo debole per trasferirla. Riusciamo a malapena a gestire la DIC così come stanno le cose. Un ulteriore sforzo potrebbe destabilizzare le sue condizioni in modo irrecuperabile.» «Allora devo andare da lei», disse Jurij.

Painter sapeva che erano arrivati al punto più spinoso della trattativa. La bambina era una patata bollente politica e scientifica. L'aveva affidata a Kat e Sean. Sean, in qualità di direttore della DARPA, stava facendo del suo meglio dietro le quinte. Quella riunione era solo la punta dell'iceberg.

A Painter non restava altra scelta che portare Jurij dalla bambina, violando la sicurezza della Sigma. Purtroppo Mapplethorpe non avrebbe mai permesso a Jurij di andare da solo.

«Autorizzerò solo una persona ad accompagnare il dottor Raev», disse Painter.

Mapplethorpe fraintese la limitazione. «Sappiamo dove si trova il commando della Sigma, se è questo che teme di rivelare. Nei sotterranei dello Smithsonian Castle.» Anche se Painter non avrebbe dovuto sorprendersi, avvertì comunque una contrazione allo stomaco. I tentacoli di Mapplethorpe si estendevano in tutta la rete informativa di Washington. Sean lo aveva avvertito che quell'uomo non ci avrebbe messo molto tempo a scoprire chi era coinvolto e dove si trovava. Eppure, nonostante tutto il suo potere politico, Mapplethorpe non poteva accedere alla Sigma. In segreto, stava sicuramente cercando di sfondarne le porte. Sean si prefiggeva di tenere quelle porte ben chiuse.

Painter non battè ciglio. «Sia come sia, autorizzerò solo una persona ad accompagnare il dottor Raev.» Girò lo sguardo dall'uno all'altro.

McBride sollevò una mano. «Andrò io. Posso tornare utile a Jurij.» Da come roteò lievemente gli occhi, il dottor Raev non parve molto d'accordo.

Mapplethorpe guardò fisso Painter, infine annuì lentamente. «Ma pretendiamo una concessione per la nostra collaborazione.» «Quale?» «Potete tenervi la bambina, ma, una volta che si sarà rimessa, dovrete concederci di vederla. È una risorsa cui non rinunceremo. E in gioco la sicurezza nazionale.» «Non sventoli la bandiera con me», replicò Painter. «Ciò cui avete collaborato per generare questa bambina viola tutte le convenzioni sul rispetto della dignità umana.» «Ci siamo limitati a finanziare e a fornire consulenza scientifica. Il progetto era già ben avviato. Se non avessimo collaborato, come dice lei, il nostro Paese sarebbe in grave pericolo.» «Non dica fesserie! Quando si oltrepassa un limite del genere, è un danno per tutti. Quale nazione stiamo cercando di proteggere, se tale nazione sostiene la crudeltà che occorre per generare una bambina così?» «Lei è davvero così sprovveduto, Crowe? C'è un nuovo mondo là fuori.» «No, non c'è. L'ultima volta che ho controllato, era lo stesso pianeta che girava intorno allo stesso Sole. L'unica cosa che è cambiata è il modo in cui reagiamo, quali limiti siamo disposti a oltrepassare.» Mapplethorpe lo guardò torvo. Quell'uomo era veramente convinto della necessità di ciò che stava facendo e non aveva scrupoli. Era un livello di fanatismo che non ammetteva repliche. Painter si domandò da dove derivava tanta certezza: era solo patriottismo o rifuggiva nel dogma per proteggersi dalle atrocità che aveva commesso, crimini che in cuor suo sapeva essere così orribili da non poter essere giustificati in nessun altro modo?

In ogni caso, si trovavano a un'impasse.

«Siamo d'accordo?» domandò Mapplethorpe. «Altrimenti, andremo avanti. Tanto ci sono sempre altri bambini.» Per curare la bambina, non gli restava che stringere un accordo con lui. Painter non poteva lasciarla morire. Avrebbe affrontato le conseguenze in un secondo tempo. «Quando potete venire?» «Mi occorre un'ora per andare a prendere i farmaci del dottor Raev», rispose McBride.

«Vi aspetteremo.» Painter si alzò, ponendo fine alla riunione.

Mapplethorpe tese la mano, come se avessero appena concluso una compravendita. E forse era così. Painter stava per vendere un pezzo d'anima.

Tuttavia, non avendo altra scelta, gli strinse la mano.

Il palmo era freddo e asciutto, la stretta forte e sicura.

Una parte di Painter invidiò quella fede incrollabile. Ma quell'uomo dormiva bene la notte? Quando attraversarono il ristorante rivestito in legno e uscirono sotto la tenda verdazzurra, Painter ripensò turbato a una frase di Mapplethorpe, un inquietante commento a mezza voce.

Tanto ci sono sempre altri bambini.

Di chi stava parlando?