XVI

Si sedettero a fare colazione al sole. La scoperta dell’amore aveva reso Sasà languido e Marò più sicura. Lui la guardava ed era già preoccupato di perderla, lei lo accarezzava ed era già certa di possederlo. Avevano saltato la cena e ora nella loro pancia la fame vibrava con un brontolio sommesso. Affondarono mani e denti in brioche dorate, cannoli cremosi, gelatine morbide e profumate. Lui mangiava a piccoli morsi e con lentezza, lei riempiendosi la bocca con voracità. Era bastata una sola notte a fare di loro due persone diverse.

Tra un caffè e una torta al cioccolato, arrivò col giornale del mattino la notizia. “Scarcerato il presunto assassino dell’avvocato Maddaloni, il suo alibi è stato confermato dalle telecamere del centro commerciale Il barracuda.”

«‘Mbriachi e picciriddi Dio l’aiuta! Ora possiamo mangiare tranquilli» commentò Marò.

«Un assassino impunito e tu ti senti a posto?»

Sasà aveva di nuovo la faccia dura del giustiziere.

«E perché no? Maddaloni ha pagato per la sua nefandezza, Caronia sconta con la solitudine l’amore morboso per la figlia… e adesso non ci sono manco più innocenti in galera. I conti tornano.»

Sasà la guardò stupefatto. A lui i conti non tornavano per niente. La cialtroneria con cui Marò considerava la legge lo fece irrigidire. Lei gli andò vicino e lo abbracciò stretto, sembrava una bambina. Lui si scansò. Marò rimase sorpresa: di nuovo le sfuggiva. Del resto per addomesticare il lupo ci vuole ben altro che quattro moine e un piatto di dolci.

«Abbiamo un delitto senza colpevole, Marò, uno stupratore a piede libero… e tu sei un’investigatrice connivente!» Gli occhi di Sasà erano quelli del giudice: duri e freddi. Nessuna traccia del sentimento che le aveva fatto cantar vittoria. “Questa volta non ti lascio scappare” pensò la commissaria, “a costo di passare per cretina.” Iniziò allora a parlare con voce morbida, scegliendo le parole una per una, non voleva irritarlo.

«Se avessi raccontato la verità non mi avrebbero creduto: Maddaloni era un intoccabile. Nessuna delle sue ragazzine ne sentirà la mancanza, persino la moglie ha tirato un sospiro di sollievo. Ci ha pensato Caronia a fare pulizia al posto nostro. L’hai sempre sostenuto, tu, che noi giustizia non possiamo farla, al massimo un po’ di ordine.»

Sasà la interruppe seccato, stava manipolando le sue parole.

«Siamo noi gli addetti alla pulizia, è la società che ci incarica di farlo, nel rispetto delle leggi.»

«Sasà, non stiamo parlando delle tavole di Mosè: i nostri ordinamenti sono approssimativi, fallaci… devi fartene una ragione.»

A dispetto di quanto si potrebbe credere, il loro conflitto non riguardava l’etica, né il metodo, ma era espressione della differenza tra uomo e donna: Marò, pragmatica, cercava di trarre il meglio dalle difficoltà della vita, modificando il proprio agire sulla base delle circostanze. Sasà, inflessibile, pretendeva di cambiare il corso delle cose in relazione ai propri convincimenti, deciso a lasciare un segno inconfondibile del proprio passaggio nel mondo, e non solo l’impronta sul sofà del circolo degli aristocratici.

Marò lo guardò con dolcezza, gli occhi ridevano, era sempre più determinata a non lasciarselo scappare.

“Le cose cambiano, e anche le persone” pensò lei con presunzione, e provò a baciarlo. A Sasà piaceva la bellezza di Marò, era così carnale, piena di vita… si fece pregare, ma poi ricambiò il bacio.

“Ti cambierò. Se vuoi stare con me, dovrai iniziare a ragionare” pensò lui per tutta la durata di quell’abbraccio.

Modificare l’altro: ogni donna o uomo innamorato ha provato a farlo, con scarsi risultati. Dopo le delusioni del lavoro, ecco che arrivavano, per Sasà e Marò, le illusioni dell’amore.