V

Posò i pacchi sul tavolo della cucina, un rivolo d’acqua verdolina scorreva dalla busta della spesa. Si tolse le scarpe per muoversi più liberamente, quindi sistemò le verdure in terrine dai colori sgargianti. Cercò nel congelatore un sugo per la pasta. Immersi in una nuvola di freddo, scorse vasetti di vetro colorato, vaschette di plastica opaca, teglie di alluminio argentato, tutti colmi di delizie sugose e di sfizi oleosi che Marò preparava in preda a bulimia gastronomica e poi congelava. Al momento opportuno non aveva che l’imbarazzo della scelta.

“Uova di ricci, è quello che ci vuole” pensò. “E chissà che non sortiscano qualche effetto miracoloso.” Afferrò un contenitore dal promettente colore arancio, tolse il coperchio, i cristalli di ghiaccio brillarono alla luce del frigo. Lo posò sul tavolo a scongelare e pregustò quella crema morbida e salina che sapeva di tutto e di niente.

Nel mese di maggio era stata a Favignana con le amiche, la scogliera era un tappeto di nerissimi e spinosi animaletti che quasi affioravano alla superficie dell’acqua. Ne aveva mangiate una quantità enorme, mugolando di piacere. Prima della partenza il giovane pescatore che l’aveva corteggiata con silenzioso riserbo, offrendole ricci invece che fiori, le aveva regalato alcuni barattolini preparati apposta per lei. “Era bello quel ragazzo dal corpo abbronzato e muscoloso, peccato non si sia fatto avanti con decisione” pensò Marò. Rivide la sua pelle lucidata dall’acqua, i capelli lunghi che gocciolavano sulle spalle larghe e forti, i capezzoli eretti sui pettorali guizzanti… «Ogni lassata è persa» mugugnò.

Guardò l’orologio e corse in bagno, quella sera voleva essere bellissima. Sciolse i sali nella vasca colma d’acqua calda, si unse con olio di mandorle e poi si immerse. La stanza era satura di vapore, lei chiuse gli occhi e lasciò libera la fantasia. Sarà stato il ricordo del pescatore che l’aveva eccitata, certo è che si trovò a desiderare le carezze di due mani forti e audaci. Un fiotto caldo e umido le passò tra le gambe. Si allungò sul fondo della vasca, infilò la testa sotto e si abbandonò al flusso delle emozioni.

Soddisfatto almeno in parte il desiderio senza padroni che vagava nel suo corpo, comparve di nuovo la vocina dispettosa: “Non sei stata all’altezza”. “È vero” acconsentì, “ma posso rifarmi. L’importante è che alla fine la verità venga fuori.”

Rimase ancora un po’ a galleggiare. Quando l’acqua si freddò, si sentì di nuovo bene. «Questa sera c’è Sasà, domani pensaddio!» disse.

Si asciugò compiacendosi del suo corpo sodo, indossò biancheria sexy e un vestito nero fasciante. Lasciò che i capelli si muovessero liberi sulle spalle e decise di non indossare le scarpe: conosceva bene il potere di seduzione dei suoi piedi, specie con le unghie laccate rosso fuoco.