Il ritorno del corpo di dolore
Mi sedetti e ordinai da mangiare. C’erano pochi altri ospiti. A un tavolo molto vicino c’era un signore di mezza età in una sedia a rotelle, che aveva appena finito il suo pranzo. Mi lanciò uno sguardo breve ma intenso. Passarono alcuni minuti. All’improvviso l’uomo divenne inquieto, agitato e il suo corpo iniziò a contrarsi. Il cameriere venne a ritirare il suo piatto. L’uomo iniziò a discutere con lui. “Il cibo non era buono, era terribile.” “Perché l’ha mangiato allora?” chiese il cameriere. Questo lo fece letteralmente esplodere. Iniziò a gridare, divenne ingiurioso. Dalla sua bocca uscivano parole spregevoli, la stanza si riempì di un intenso e violento odio. Si poteva percepire quell’energia entrare nelle cellule del corpo e cercare qualcosa a cui aggrapparsi. Ora l’uomo stava gridando anche all’indirizzo degli altri clienti, ma per qualche strana ragione ignorò completamente me che sedevo in uno stato di intensa Presenza. Ebbi il sospetto che il corpo di dolore umano universale fosse ritornato per dirmi: “Pensavi di avermi sconfitto. Guarda, sono ancora qui”. Presi anche in considerazione la possibilità che il campo energetico rilasciato nel corso della nostra sessione, mi avesse seguito al ristorante e si fosse attaccato alla sola persona nella quale aveva trovato una frequenza di vibrazione compatibile, e cioè un corpo di dolore pesante.
Il responsabile del ristorante aprì la porta ripetendo: “Se ne vada, se ne vada”. L’uomo si precipitò fuori sulla sua sedia a rotelle, lasciando tutti sbalorditi. Ma un minuto dopo era di ritorno. Il suo corpo di dolore non aveva ancora finito, aveva bisogno di altro. Aprì la porta spingendola con la sedia a rotelle e gridando oscenità. Una cameriera tentò di fermarlo prima che entrasse, ma l’uomo azionò il comando di massima velocità in avanti e la costrinse con le spalle al muro. Altri clienti balzarono su e tentarono di mandarlo via: grida, urla, un pandemonio. Un po’ più tardi arrivò un poliziotto; l’uomo si calmò, gli fu chiesto di andarsene e di non tornare. Per fortuna la cameriera non era ferita, a parte dei lividi alle gambe. Quando fu tutto finito, il responsabile venne al mio tavolo e mi chiese, un po’ scherzosamente ma forse avvertendo intuitivamente che c’era qualche connessione: “Lei ha qualcosa a che fare con questo?”.