Introduzione
Abbiamo perso nella nostra cultura il senso della funzione di un illuminato, lo abbiamo allontanato dal nostro quotidiano e lo abbiamo rinchiuso in uno spazio devozionale, spesso esclusivamente intimo e personale.
Eckhart Tolle è un maestro spirituale. Appartiene alla nostra cultura ma, e questo è il gioiello, i suoi insegnamenti sono impregnati di altre dottrine tradizionali e contemporanee, religiose e mistiche, senza tuttavia identificarsi con nessuna di esse. Il suo è un insegnamento che usa la forma, le parole del sapere antico, per accedere alla non-forma: la Coscienza.
Tolle è un occidentale che unisce e sintetizza mirabilmente Oriente e Occidente, rendendo l’insegnamento spirituale attuale, e adeguandolo alla nostra vita contemporanea. Come la maggioranza dei maestri spirituali stanno facendo, oggi è qui per mostrarci quell’unica via, che vi è sempre stata, al di là delle strutture mentali, al di là delle dottrine di separazione.
Le sue parole ci aiutano a fare un passo avanti, perché concentrano, esplicitano, rendono possibile proprio quell’apertura che porta finalmente la devozione, la contemplazione, lo spazio nella frenetica attività della nostra vita quotidiana. Tolle ci prende per mano e svolge davanti a noi la consapevolezza di un percorso attento nelle piccole e “difficili” cose di tutti i giorni.
La traduzione di Un nuovo mondo è stata un’avventura. È stata il praticare l’essenza di questo libro. Dove il tradurre si manifestava in un doppio lavoro in contemporanea: la traduzione a livello della forma, cioè le parole e, a livello della non-forma (per citare Tolle), il vuoto, l’intervallo tra le parole stesse, aprendole a un senso più alto. E quindi l’effetto e la trasformazione che le parole producevano su di noi. Questo accadeva sia quando ciascuna di noi traduceva per conto suo, sia quando lavoravamo insieme. C’era, per così dire, un “reale” affascinante in cui le parole diventavano vive e in movimento.
Lampi di comprensione e di infinito, intuizioni sul meccanismo dell’ego che si verificavano, per esempio, nella scelta di una parola su cui non eravamo d’accordo, nel voler aver ragione e non vedere “l’altra”. E la colpa e il giudizio su noi stesse, quando contemporaneamente ne diventavamo consapevoli, si stemperavano nel silenzio o in una risata senza, a volte, neanche il bisogno di parlarne.
Un apprendimento di collaborazione, un’esperienza di comunicazione e di trasformazione nella forma al di là della forma, che può avvenire solo nell’Adesso: un’esperienza d’amore.
Stella
Marina Borruso