14

 

Drake si era alzato con un diavolo per capello l’indomani della visita a Berenice Lovati. Aveva dormito poco e male, e non certo perché il materasso fosse duro o perché nottetempo qualche ubriaco lo avesse disturbato. Di rumori molesti non ne aveva uditi. Le finestre del Cigno bianco si affacciavano su un lago incantevole la cui superficie, per l’appunto, era solcata da splendidi cigni dal candido piumaggio. A parte il fatto che non era dell’umore adatto per perdersi nella contemplazione del paesaggio, per quanto ameno fosse, doveva ammettere che le stanze del decoroso albergo erano tranquille, pulite e soleggiate e la cucina era ottima. La sua insonnia dipendeva dalla signorina Lovati, indisponente al punto da indurlo a dare in escandescenze, o quasi.

L’impulso di torcerle il collo era stato forte, doveva ammetterlo. Il dubbio che avesse tendenze femministe come le scalmanate che un po’ ovunque stavano dando vita a un nuovo movimento per il diritto delle donne al voto, gli era balenato in testa. Non aveva nulla contro le donne e le loro legittime rivendicazioni, finché non si comportavano da arpie, esasperando anche un santo. Era prevalso il buonsenso e se n’era andato senza deleteri indugi, ma che idiota a illudersi che la bis bisnipote di una traditrice quale si era dimostrata Cora, potesse essere una persona diversa e accettasse di coadiuvarlo in qualcosa che riguardava tutti e due.

Era una bisbetica e nel corso della conversazione si era trattenuto a stento dal rimbeccarla aspramente. Una reazione giustificata, visto il caratterino suscettibile di lei. Ultimamente, pensò Drake, i suoi rapporti con le donne lasciavano parecchio a desiderare e con Berenice aveva toccato il fondo. Oltretutto non aveva previsto di doversi confrontare con una persona così maldisposta...

Era stata una sorpresa anche per lui trovare e leggere i documenti di Joaquin; lo stupore era aumentato nell’apprendere che i parenti di Cora erano convinti che fosse salpata per l’America con l’amante. Una discrepanza che avrebbe dovuto spingere la Lovati a fare una verifica su ciò che era avvenuto all’epoca, supposto che fosse possibile. Viceversa lei era una provocatrice nata e per reprimere l’ira, Drake aveva dovuto esercitare uno sforzo notevole sul suo autocontrollo. Lui non sopportava le donne supponenti che lo squadravano dall’alto al basso con presuntuosa superiorità, ma aveva bisogno di lei, dannazione! E se poteva concederle il beneficio del dubbio circa l’anello con il rubino, cavillare a priori sulla buonafede altrui era un vero affronto. Il rifiuto di unire le reciproche risorse provava la scarsa lungimiranza dell’acida Berenice: quale discendente diretta di Cora, avrebbe dovuto essere la prima a voler scoprire cosa era successo alla sua ava, se non era partita con Joaquin.

Con un tale presupposto un poco di curiosità sarebbe stata naturale. A lui sembrava doveroso squarciare un mistero di cui fino al giorno prima nessuno aveva mai sospettato alcunché, e che appariva quantomeno strano, se non addirittura sinistro. Considerato poi che l’anello con il rubino era strettamente connesso alle vicende dei due amanti, come Joaquin aveva scritto in un piccolo quaderno di memorie, se Berenice non fosse stata prevenuta a sproposito, loro due avrebbero magari potuto appurare che fine aveva fatto non solo Cora Lovati, ma anche il gioiello.

Ostinarsi a non collaborare accresceva le difficoltà insite nel ricostruire il retroscena di una storia ormai sepolta da secoli. Lui era sprovvisto dei riferimenti familiari tutt’altro che trascurabili di cui disponeva Berenice... Chissà se quella donna se ne rendeva conto? Il suo ottuso, inspiegabile boicottaggio non aveva senso e accentuava lo svantaggio di Drake che, ignorando dei dettagli fondamentali, avrebbe sprecato un’infinità di tempo nel tentativo di ricomporre le tessere di ciò che si andava delineando come un oscuro rompicapo. Si riscosse bruscamente dal proprio inconcludente arrovellarsi quando udì bussare alla porta.

«Avanti!» ringhiò. Forse si trattava di quella strega bionda, l’unica che poteva avere interesse a fargli visita. Sperò che un rimasuglio di criterio fosse affiorato in lei, esortandola a meditare sulla faccenda: un’opportuna tregua conveniva a entrambi e dovevano riparlare con calma della faccenda, concordando il da farsi. Rimase attonito scorgendo Amy Derham sulla soglia. Per un attimo dubitò di avere le allucinazioni e batté le palpebre. Si rese tuttavia conto di avere realmente di fronte a sé la sua ex amante in carne, ossa e fascino da capogiro.

Era elegantissima nel vestito da viaggio blu a righe bianche composto di gonna aderente con una maliziosa imbottitura sul fondo schiena, soprabito a redingote altrettanto attillato che accentuava la rotondità del seno florido, e un eccentrico cappellino la cui veletta abbassata lasciava a malapena intravedere il viso. Un vezzoso parasole, ovviamente chiuso, completava il quadro.

«Be’, hai perso per caso la lingua, Drake?»

«Buon Dio, Amy, non credo ai miei occhi!» Lui le si era rivolto in inglese, fissandola con aperta incredulità.

Lei, che si era espressa nella stessa lingua, con un gesto aggraziato sollevò la veletta del cappellino e sorrise radiosa. «Invece non stai affatto sognando, sono proprio io, amore, la tua Amy! È stata una bella improvvisata, non credi? E che gioia rivederti!»

«Mi hai lasciato senza parole.»

«Oh, Drake, sarei morta di nostalgia se avessi lasciato trascorrere un solo altro giorno senza poterti finalmente riabbracciare!»

«Nostalgia? Tu?» Incapace di muoversi, la guardò avanzare verso di lui con quel sensuale dondolio dei fianchi che calamitava gli sguardi maschili su un corpo così perfetto da sembrare scolpito.

«Ti pare così inverosimile?» esclamò di rimando, le braccia protese verso l’uomo annichilito che, visibilmente combattuto da emozioni contrastanti, si limitava a fissarla.

«Che ci fai qui, in nome di Dio?» Un penetrante profumo all’essenza di mughetto si era già diffuso nell’aria, coprendo ogni altro odore e invadendo le sue narici.

«Come puoi chiedermelo? Quale ragione, se non uno struggente rimpianto, avrebbe potuto condurmi alla tua presenza?»

«Sono esterrefatto!»

«Me ne sto accorgendo, Drake, e anche se non mi aspettavo baci e abbracci da te, rimango comunque male notando che non sembri particolarmente felice del mio arrivo.» Amy si era imbronciata. Lo scarso entusiasmo manifestato da lui era oltraggioso.

«Per essere schietto, sono sconvolto! Sei l’ultima persona al mondo che pensavo potesse piombare in questa sperduta locanda al di qua delle Alpi.» La scrutò sospettoso, con le sopracciglia aggrottate. «Dove sei diretta? Joseph è con te o lo hai scaricato da qualche parte?» concluse in tono inquisitorio.

«Joseph? Cosa ti viene in mente, caro?» obiettò, dando un’occhiata in giro. «Lui naturalmente è rimasto a Londra e io...»

«Ti sei messa a viaggiare per diporto?»

«Non esattamente. A dire il vero, io non...»

«Qual è la tua destinazione, dunque?» interloquì ancora Drake, senza abbozzare il minimo gesto di benvenuto.

«Potresti astenerti dall’interrompermi continuamente?» Lei stava iniziando a innervosirsi. «Piuttosto, non pensi di dovermi gratificare con un’accoglienza diversa, se non proprio calorosa, dopo che la tua Amy ti ha rincorso per mezza Europa?»

«Rincorso per mezza Europa?» le fece eco. «Per quale motivo? Non mi spiego inoltre come tu sia riuscita a rintracciarmi.»

«Oddio, che importanza ha il come e il perché?» ribatté agitando spazientita le mani affusolate, spiazzata dall’insofferenza che, superata ormai la sorpresa iniziale, trapelava da lui. Ma forse era solo infuriato per essere stato colto così alla sprovvista. Avrebbe dovuto avvertirlo, ne era conscia, ma che improvvisata sarebbe stata, allora? «È stato relativamente facile scovarti, sapendo dove eri diretto.»

«Ti sei recata anche in Anatolia?» C’era incredulità nella sua voce.

«Ovviamente, altrimenti come potrei essere giunta in Italia? C’è quasi da impazzire a tenerti dietro, lascia che te lo dica.»

«Non rammento di avertelo chiesto.»

«Non essere inutilmente villano» protestò Amy, determinata a non prestare orecchio alle sue irritanti battute. Avrebbe voluto baciare Drake per addolcirlo, ma non osava avvicinarsi oltre nel timore di essere respinta con durezza. «Ero persuasa di trovarti impegnato nei tuoi promettenti scavi archeologici e non ho ancora ben compreso quale motivo ti ha improvvisamente indotto a disertare Sagalassos e a precipitarti nel freddo nord di questa penisola...»

«Non sono affari che ti riguardano.»

«Drake, amore, perché mi tratti...»

«Lascia perdere i salamelecchi e dimmi piuttosto cosa è successo a te.» Lungi dal voler dare spiegazioni a qualcuno che non faceva più parte della sua vita, o anche solo dirle di accomodarsi, Drake incrociò le braccia sull’ampio torace e le oppose un cipiglio poco rassicurante mentre aspettava la risposta.

«Ti riferisci al fatto che io sia qui?»

«Precisamente. Ti conosco e so che non è da te trascurare la vita mondana per un disagevole viaggio in carrozza, facendoti sballottare sui percorsi accidentati del vecchio continente.»

«Affronto qualunque sacrificio se ne vale la pena» si difese lei con voce dolce, «e tu valevi ogni miglio che ho percorso.»

«Continui a eludere le mie domande, Amy.»

«Cielo, come sei esasperante!»

«Devo costringerti a dire la verità?»

«Ebbene, se proprio ti interessa saperlo, ho parlato a Joseph della nostra relazione!» sbottò lei in tono petulante.

«Cosa?! Sei forse uscita di senno?» Lui si era incupito ancora di più a quella dichiarazione. Come poteva aver fatto una simile stupidaggine, dopo che l’aveva lasciata?

«Affatto, mio caro» cinguettò. Recuperata la padronanza di sé, ora era perfettamente a suo agio a onta dei modi sgarbati di quell’uomo impossibile. Mentre si sfilava i morbidi guanti di capretto, gli fissò la bocca con inequivocabile desiderio.

«Cosa accidenti pensavi di ottenere?»

«Il divorzio, Drake, mi pareva fosse implicito.»

«Il... il divorzio? Non puoi dire sul serio!»

«Sono dannatamente seria, invece» gli confermò senza scomporsi, sfuggendo lo sguardo furioso di lui. «Lo so che forse non approvi, ma non esisteva un diverso espediente per liberarmi del noioso barbagianni che sono stata costretta a sposare. L’uxoricidio è punito dalla legge inglese con la condanna a morte, eventualmente non ne fossi informato, e Joseph era ormai una palla al piede.»

«Tu devi essere fuori di te, Amy.»

«Ti amo, Drake, e quando mi hai detto addio ho compreso che non avrei potuto vivere senza di te, capisci?»

«No, non capisco.»

«Insomma, non potevo perderti, e così ho agito di conseguenza.»

«Non avresti dovuto.» Proferì quelle parole con un tono di aspra riprovazione, incurante che Amy ne restasse mortificata. Lei non poteva comportarsi in maniera scriteriata e pretendere di passarla liscia, dopotutto! Chi l’aveva autorizzata a coinvolgerlo in quelle meschine cospirazioni ai danni di un marito che viceversa aveva tollerato i tradimenti e le bizze di lei con ammirevole signorilità? Drake venne invaso da una gelida rabbia all’idea che non si fosse presa neppure la briga di interpellarlo, dando per scontato di poter disporre di lui come meglio avesse voluto. No, per Dio! Non era un burattino che quell’intrigante priva di morale poteva manipolare a seconda del suo volubile capriccio. Il loro rapporto si era concluso. Definitivamente.

«Perché no?» Aveva proteso il mento con aria di sfida.

«Perché tra noi, almeno per ciò che mi concerne, non c’è più nulla, e tu ne eri consapevole. Ti ho scritto una lettera dove, nero su bianco, ti comunicavo in maniera esplicita che la nostra relazione era finita. Non occorre aggiungere altro.»

«Lo dici per ferirmi... o è una rivincita per non aver voluto lasciare Joseph quando eri tu a esigere che lo facessi?»

«Rivincita? Non sono così vendicativo, Amy.»

«Su questo comincio a ricredermi, Drake.»

«Pensala come vuoi, ma ti ripeto che la mia non è una rivalsa. Se alcuni mesi fa tu mi avessi dato retta, lasciando tuo marito per assecondare la mia volontà, il primo a pentirsene sarei stato io.»

«Pentito? Che diamine significa?»

«Significa che quello che mi legava a te era semplicemente desiderio carnale, nulla di più, anche se confesso che ne sono stato così ossessionato da ritenere impensabile rinunciare a te, Amy. Sei un esplosivo concentrato di erotismo e smodatezza sessuale e nell’intimità conosci ogni trucco per rendere tuo succube un amante. Lo seduci fino a inebetirlo.»

«E non è abbastanza desiderare qualcuno, Drake?»

«L’abuso porta alla saturazione, e siamo andati troppo oltre i limiti del consentito, logorando in modo irrimediabile il nostro legame. Quando gli equilibri di coppia non sono sorretti da sentimenti con salde radici, sono destinati a inaridirsi rapidamente e a non lasciare traccia. La nostra era un’infatuazione di pelle degenerata in lussuria, una fiammata dei sensi... Ma il fuoco si è estinto e non rimangono che le ceneri dell’indifferenza, almeno per quel che mi concerne.»

«Non per me» obiettò lei con enfasi. «Tu vorresti propinarmi una scusa assurda per giustificare il tuo abbandono, negando di avermi amata, Drake. D’altronde hai sempre saputo usare la lingua come un’arma, colpendo la mia vulnerabilità come più ti è piaciuto.»

Il deliberato doppio senso della frecciata lo infastidì. Anche lei era abile nei giochetti di parole, ma questa volta avrebbe sprecato il fiato, perché le sue accuse sarebbero cadute nel vuoto. «Una scusa? Fatti concreti, piuttosto, e devi convincerti che non ti desidero più» ribatté.

«Non accetto di essere respinta.»

«Dovrai rassegnarti, temo. Le riesumazioni non sono di mio gusto. Precisato questo, ti prego di andartene.»

«Non ti consento di trattarmi come una poco di buono della quale ci si è approfittati senza scrupoli e che viene liquidata con del denaro e un frettoloso a mai più!» Negli occhi verdi c’era risentimento, mentre sistemava un ricciolo castano dai riflessi ramati.

«Non mi pare di aver agito così e in ogni caso non resta altro da dire. Ti sarei grato se te ne andassi subito perché ho un impegno e non posso dedicarti altro tempo, purtroppo.»

«Drake, ascoltami: detesto recriminare, ma lo scandalo che Joseph ha provocato con la richiesta di divorzio mi ha reso una reietta.»

«Ti aspettavi qualcosa di diverso?» ribatté beffardo.

«No, e non m’importa se sono socialmente rovinata. L’ho fatto per amor tuo, sai?» La voce di lei aveva assunto un tono implorante.

«Peggio per te. Non ti ho ordinato io di fare una stupidaggine del genere» tagliò corto Drake, ancora più di malumore. Le donne se li cercavano proprio i guai, pensò disgustato. Amy Derham era nata con la camicia, ma per frivola incoscienza aveva ugualmente disprezzato una fortuna che pure fino ad allora non le aveva mai voltato le spalle.

Figlia unica di un baronetto di campagna che l’aveva viziata più di quanto avrebbe dovuto, Amy era stata una delle più belle debuttanti della Stagione londinese, conquistando stuoli di adoratori. L’invidiabile matrimonio con un aristocratico appartenente a un ramo cadetto dei potenti Howard, i Duchi di Norfolk, aveva coronato la sua aspirazione a salire nella scala sociale.

Joseph, uomo di mezza età dall’aspetto scialbo e dall’indole mite e studiosa, non era di sicuro all’altezza degli sfrenati appetiti sessuali dell’egocentrica moglie, ma lei aveva sopperito alla carenza di attenzioni coniugali con una lunga serie di virili giovanotti ansiosi di appagare i suoi ardori. Anche Drake era caduto nella trappola dei sensi che lei sapeva intessere così bene, e si era talmente incapricciato di Amy da supplicarla di trasformare la loro illecita tresca in un vincolo serio e duraturo. Una proposta che lei si era ben guardata dall’accettare perché non intendeva rinunciare ai privilegi cui era abituata. Non aveva receduto da quella presa di posizione neppure quando lui, esasperato, si era risolto a troncare un rapporto caratterizzato dai molteplici impegni mondani di lei e dal ripetersi di quei furtivi incontri che alla lunga gli erano divenuti insopportabili. Detestava i sotterfugi, di qualsiasi natura fossero.

«Peggio per me?» La voce di lei echeggiò stridula nella stanza. «È tutto quello che hai da dirmi, Drake?»

«No, c’è ancora qualcosa che rende completo il nostro congedo.»

«E sarebbe?»

«Esci da quella porta e non tornare più! Se accetti un consiglio da amico, al tuo posto cercherei di rabberciare le cose con Joseph, se ti riesce. Hai tutto da guadagnare.» L’attenzione di lui indugiò sulla sinuosa figura di Amy. «Gli argomenti a favore non ti mancano.»

«Non puoi farmi questo...»

«Posso e lo farò.» Lui colse nel suo sguardo uno smarrimento che rivelava come ormai la sua vita fosse contraddistinta dalla precarietà.

«Drake, ho sbagliato a dare per scontato che sarebbe bastato allungare la mano per riaverti, ma devi darmi l’opportunità di riscattarmi ai tuoi occhi. Ho lasciato l’Inghilterra e tutto ciò a cui tenevo per riunirmi al solo uomo che mi abbia fatta innamorare come un’adolescente: tu, Drake. Non ti sembra un’inconfutabile prova d’amore che io...»

«Hai lasciato l’Inghilterra perché per te era terra bruciata, dopo il divorzio» la zittì lui. «Suppongo, se ti conosco bene, che non ti crucciassi più di tanto della rovina sociale. In fondo, nella democratica, anticonformista America, le distinzioni di classe non contano nulla, non è vero? E se ti avessi riaccolta a braccia aperte, avresti risolto tutti i tuoi problemi.»

«Hai deciso di liberarti di me?»

«Questo è un copione che abbiamo già recitato, Amy. Sono certo che troverai in un battibaleno qualcun altro pronto a consolarti.» Drake scrollò le spalle e non parve impressionato dalla rabbia che di colpo trasformò il seducente viso della giovane in una maschera grottesca.

«Non so che farmene di un altro!» proruppe lei con petulanza. «È te che voglio, e affronterò qualunque ostacolo pur di riaverti.»

«Mi vuoi solo perché non accetti di essere respinta, ma possiedi le risorse fisiche e mentali per risollevarti dalla precarietà in cui versi attualmente. Gli uomini cadono facilmente ai tuoi piedi.»

Consapevole che almeno per il momento era inutile insistere, lei dovette arrendersi: Drake non avrebbe cambiato parere. «Allora ti perseguiterò finché non sarai tu a pregarmi di tornare insieme» sibilò furente.

«Risparmiami le minacce e finiscila di annoiarmi con queste esibizioni di cattivo gusto. Credevo possedessi abbastanza orgoglio da non importi a ogni costo a un uomo che non ti vuole.»

«Le mie non sono affatto delle vuote minacce, Drake, ma una promessa, perché rimpiangerai di avermi umiliata.»

«Ti sei umiliata da te stessa, sii tanto onesta da riconoscerlo. Sotto sotto speravi che, mettendomi davanti al fatto compiuto, io avrei cambiato parere e tu avresti potuto gingillarti ancora con il più devoto dei tuoi spasimanti, come hai fatto sempre. Non è più così, Amy.»

La donna indietreggiò, lo sguardo incupito dal rancore e la bocca distorta in una smorfia adirata. Nessuno l’aveva rifiutata all’infuori di lui, ma avrebbe presto pareggiato i conti perché lei sapeva amare e odiare con la stessa intensità, e fare oggetto di perfide ritorsioni chi osava insultarla sarebbe stata la migliore vendetta. Magari si sarebbe resa ancora più invisa ai disincantati occhi di Drake, ma non era nel suo carattere lasciare in sospeso una faccenda del genere.

«Oh, sarai tu a cercarmi, e prima di quanto immagini.» Poi si voltò, si diresse alla porta e la spalancò con impeto, trasalendo nel trovarsi davanti una sbalordita Berenice.

«Chiedo scusa...» esordì la nuova arrivata con palese imbarazzo, intuendo di aver scelto il momento meno opportuno per presentarsi dall’americano. Doveva esserci in atto un alterco tra lui e la donna che parlava in inglese. Sembrava avercela a morte con Wilton, e lui ne ricambiava i sentimenti, stando alla faccia torva che inalberava e all’animosità che sprizzava dalla sua affascinante interlocutrice.

«Signorina Lovati! Giungete a proposito!» l’accolse l’uomo, esternando un’affabilità che suonò un po’ forzata.

«Davvero?» A Berenice non pareva proprio, ma se lo diceva lui...

«Qual buon vento vi conduce al Cigno bianco

«Non vorrei disturbare...» replicò esitante, lo sguardo che saettava da Drake alla sconosciuta fuori di sé che la squadrava con astio, quasi fosse una rivale. «Posso tornare domani.»

«Amy se ne stava andando» dichiarò Wilton in tono sbrigativo.

«Così mi hai già rimpiazzata, eh?» strepitò lei, scoccando un’altra occhiata grondante acredine all’incolpevole Berenice, che si tirò prontamente di lato. «Me la pagherete cara!» sibilò all’indirizzo dei due con voce venata di odio. Dopodiché si precipitò giù dalle scale come una furia, con i tacchi che echeggiavano sui consunti gradini di pietra, finché non svoltò l’angolo dell’atrio sottostante e scomparve.

«Non vorrei avervi creato dei problemi, signor Wilton.» Berenice, ancora titubante sul da farsi, sostava con fare incerto sulla soglia.

«Rassicuratevi. Amy era stata congedata e non si deve far caso alle sue patetiche scenate. Ha un temperamento melodrammatico e sa eccellere come un’attrice consumata nel ruolo di vittima.»

«Sarà anche come dite, ma l’aria bellicosa della signora che se n’è appena andata indurrebbe chiunque ad astenersi scrupolosamente dal fare da terzo incomodo tra voi due.»

«Tra me e Amy non esiste affatto un noi due, signorina» precisò seccamente Drake.

«Non voglio immischiarmi nelle vostre questioni private, ma se fossi in voi prenderei delle precauzioni. Ho avuto l’impressione che lei stesse premeditando di uccidervi.»

Lui si limitò ad abbozzare una mossa incurante con la mano, quasi scacciasse un moscerino. «Non volete accomodarvi?»

Benché restia, lei annuì e si risolse a prendere posto su una sedia. Avvertiva una punta di rammarico per aver cercato un uomo che, se doveva basarsi su quanto era appena successo, doveva essere un vero donnaiolo. Questo acuiva al massimo la sua radicata sfiducia non solo nei confronti del sesso maschile, ma anche – e in particolar modo – verso chi era imparentato con quel de Fuentes che tanto sconquasso aveva creato nella sua famiglia. Tuttavia, pur volendo evitare ulteriori coinvolgimenti, non aveva potuto lasciar perdere Drake Wilton e neppure le stupefacenti rivelazioni uscite dalla sua bocca. La notte precedente non era stata in grado di chiudere occhio, rivoltandosi senza pace nel letto. Era come se l’americano avesse scagliato una pietra nell’acqua fangosa di uno stagno, riportando in superficie ciò che giaceva dimenticato sul fondo. Inaspettatamente, nei recessi della sua mente qualcosa si era smosso e, uscendo da chissà quali abissali meandri della memoria, erano riaffiorati in lei brani slegati di frasi udite forse nell’infanzia e spezzoni di ricordi che stentava a mettere a fuoco.

Reminescenze, con ogni probabilità, che ancora non era riuscita a filtrare e a esaminare sotto un’opportuna lente di ingrandimento. Era però stato inevitabile focalizzare l’attenzione su Cora Lovati. Berenice aveva la bizzarra sensazione di sentire aleggiare lo spirito di lei dovunque, in casa. Inoltre la sera prima, durante la cena, era avvenuto uno sconcertante episodio. Argia aveva appena servito l’arrosto e il contorno alle quattro signore Lovati quando un fortissimo tonfo proveniente dalla soffitta aveva fatto tremare i muri della casa. Spaventate dal rumore, erano tutte rimaste immobili per alcuni istanti. Poi, tranne nonna Luisa, impossibilitata a farlo per via delle gambe malferme, si erano precipitate a vedere cos’era successo lassù.

Del tutto inspiegabilmente, come avevano appurato cinque minuti dopo, era caduta sulle assi impolverate dell’impiantito una vetusta, tarlata credenza ereditata chissà quando e chissà da chi, e relegata con altri oggetti in disuso nel capiente solaio. Essendo un arredo di epoca seicentesca, pesante e massiccio come pochi altri mobili, si erano chieste come mai, di punto in bianco, si fosse rovesciata. Ma indipendentemente dalla causa, lei, sua madre Marta, zia Finnea e Argia, avevano sudato sette camicie per riuscire a raddrizzarla e a risistemarla a ridosso della parete.

Le numerose cianfrusaglie conservate al suo interno si erano sparse a terra, ovviamente. Nel soffuso chiarore del lume a olio, sbuffando per la fatica e impazienti di tornare dabbasso a finire una cena che si stava raffreddando nei piatti, si erano affrettate a ricacciare dentro alla rinfusa tutta quella roba che odorava di muffa. Erano giusto a metà dell’ingrato compito quando, sotto un fascio di vecchi e ingialliti giornali, Berenice aveva scorto un cofanetto di legno scheggiato. Si trattava di una custodia rettangolare bassa e stretta, e lei l’aveva aperta senza molta curiosità: conteneva la miniatura di una donna sconosciuta. Si era spostata vicino al lume per osservarla alla luce, trasalendo di genuino stupore allorché, girata l’immagine, aveva scorto sul retro la data in cui il ritratto era stato eseguito e il nome di colei che vi era rappresentata: Cora Lovati - 1667.

Profondamente turbata, aveva contemplato il dolce e giovane viso della sua ava. Sembrava le stesse sorridendo davvero, come in un vecchio dagherrotipo, e le si era accapponata la pelle. Non era mai stata superstiziosa, ma quel ritrovamento poteva essere solo una combinazione fortuita?, si era domandata, mentre sua madre e zia Finnea, alle quali aveva mostrato la miniatura, la osservavano con identica meraviglia. Era così ben conservata, nonostante il tempo trascorso, da suscitare l’impressione che il ritrattista l’avesse terminata da poco. Inoltre, anche l’americano aveva trovato in modo del tutto casuale i documenti del proprio bisavolo. A quel punto e con quei singolari fatti verificatisi quasi contemporaneamente, non era più così sicura che si trattasse di semplici, banali coincidenze. Per ciò che la riguardava, tutto a un tratto avvertiva l’obbligo morale di appurare che cosa fosse accaduto a Cora, ammesso ovviamente che si potesse risalire a eventi successi più di due secoli addietro.

«Siete pensierosa, signorina.» Drake aveva chiuso la porta e la fissava con espressione seria. «Presumo che abbiate riflettuto su quanto vi ho esposto ieri e che siate venuta per riparlarne.»

«In effetti, in famiglia ne abbiamo discusso» confermò lei. «Vorrei esaminare la lettera di Cora Lovati che è in vostro possesso.»

«Più che volentieri.» Drake si accostò a un tavolino, e dopo aver estratto da una cartella portadocumenti la missiva, la diede a Berenice.

Lei la prese con delicatezza, quasi fosse una reliquia, l’aprì e la lesse. Era inconfutabilmente l’addio di Cora all’amante. Gli diceva di sentirsi responsabile della futura posizione sociale del figlio nato da poco, e di detestare l’idea di imporre a Filippo un patrigno di non elevate origini qual era Joaquin. Andriolo, seguitava la donna, era cambiato in meglio con la nascita dell’erede, e di conseguenza lei non voleva più partire. Inoltre, rifuggiva dal suscitare uno scandalo che avrebbe influito sul buon nome delle famiglie Baldassarri e Lovati, che ne sarebbero state travolte. Dopo qualche altro formale convenevole, concludeva con la speranza che de Fuentes potesse perdonarla e gli augurava buona fortuna nel Nuovo Mondo.

«Volete leggere anche ciò che le ha scritto Joaquin?»

Berenice accettò e scorse la lettera che de Fuentes non aveva mai spedito all’amata Cora e nella quale le chiedeva spiegazioni per il suo repentino abbandono. Lo spagnolo asseriva di averla rimpianta a lungo nel corso degli anni trascorsi in quel continente lontano. Benché lei lo avesse lasciato dopo avergli rubato il cuore, era stato incapace di rassegnarsi all’addio di una donna nei cui sentimenti sinceri aveva creduto sino a quell’inatteso, crudele voltafaccia.

«Che ve ne pare?» le domandò Drake quando lei gliela restituì.

«Non posso confutare la lettera del Capitano de Fuentes, ma credo che quella di Cora sia un falso.»

«Un falso? E da che cosa lo avete arguito?»

«È una deduzione logica, signor Wilton. La nonna dice che erano quasi tutti analfabeti, a quei tempi, e che anche Cora doveva esserlo.»

«A me risulta invece che ai figli delle famiglie aristocratiche fosse impartita la dovuta istruzione» obiettò Drake.

«Solo i maschi erano seguiti da precettori» puntualizzò lei. «Alle femmine, salvo rare eccezioni, non veniva insegnato a leggere e scrivere, ma soltanto a occuparsi della casa e delle mansioni domestiche di loro competenza.»

«Ma non potete escludere che Cora avesse imparato da sola, e che quindi fosse in grado di scrivere quell’addio.»

«No, non posso escluderlo, ma lo ritengo improbabile.»

«Perché?»

«La lettera risulterebbe più credibile se fosse sgrammaticata, vista la scarsa cultura delle nostre ave. Invece è così impeccabile da essere inattendibile, se si vuole attribuirla a Cora. Il che ci porta a desumere che non l’abbia affatto scritta lei.»

«Ammettendolo, chi pensate l’abbia fatto?»

«Signor Wilton, voglio farvi una domanda...»

«Prego.»

«Siete sicuro che Joaquin sostenga il vero riguardo alla defezione di Cora? Oppure l’unica cosa che vi preme è recuperare un prezioso anello che, nella fretta di sfuggire al marito di lei, forse i due amanti hanno inavvertitamente tralasciato di portare con sé?»

«Siamo daccapo con sospetti che trovo offensivi? Joaquin è un mio antenato e chi più di me può sapere che colei che sposò in seguito non si chiamava Cora Lovati?» ribatté lui in tono tagliente. «Nessuno di noi ha mai saputo che avesse amato un’altra donna finché non mi sono capitati in mano quei documenti.»

«D’accordo, ammettiamo pure che Cora non sia partita con Joaquin... Vi preme davvero scoprire cosa ne fu di lei, o le vostre motivazioni sono – scusate se batto sempre sullo stesso chiodo – decisamente più venali?»

«Devo avervi fatto una pessima impressione, signorina, per indurvi a ritenere il sottoscritto un elemento così poco raccomandabile.»

«Non si tratta solo di questo, signor Wilton. Come vi comportereste nei miei panni? Eravate a Sagalassos, se non erro, e, detto fatto, siete partito per l’Italia perché la lettera di Joaquin vi ha indotto a piantare in asso gli scavi per riappropriarvi di un favoloso rubino. Un rubino di cui noi Lovati non sappiamo proprio nulla, ve lo assicuro.»

Drake sospirò. «Immagino che continuereste a dubitare di me anche se vi dessi la mia parola d’onore che la venalità non c’entra. Eppure è così. Quanto all’anello, essendo un oggetto appartenuto a Joaquin de Fuentes, mi sembra legittimo che voglia riaverlo. Voi non fareste lo stesso con qualcosa che è della vostra famiglia?»

«Sì, lo farei anch’io» convenne lei.

«Bene, mi conforta il fatto che almeno su questo non muovete obiezioni. Anche perché, dopotutto, avete constatato con i vostri occhi che Joaquin ne fa menzione nella lettera non già per rinfacciare a Cora di averlo tenuto per sé, ma per rimarcare che tra loro c’era un sentimento corrisposto, finché lei non mise drasticamente fine alla relazione.»

«Signor Wilton, voi insistete a ribadire che la mia bisavola si è ben guardata dal restituire l’anello al vostro antenato, ed è proprio su tale dettaglio che inevitabilmente ci scontriamo. Cora poteva anche essere una sciagurata che aveva commesso adulterio, ma di sicuro non era una ladra, potete scommetterci!»

«Signorina, vi ricordo che io ho potuto dimostrare la buona fede di Joaquin: voi potete fare altrettanto per scagionare la vostra antenata?»

Berenice si alzò e lo fissò risentita. «Siate pur certo che riuscirò ad appurare ciò che accadde a Cora. Non che io la voglia difendere a oltranza, ma non vi consento di infangarne la reputazione.»

«Concorderete tuttavia che i fatti non depongono a suo favore.»

«Può darsi, ma vi faccio presente che non aveva bisogno di rubare alcunché. Era la consorte di un gentiluomo ricco come un nababbo, che incassava rendite di notevole entità grazie a un cospicuo patrimonio che includeva allevamenti di bestiame, fattorie, terreni agricoli, proprietà immobiliari e altro ancora. Che senso avrebbe dunque avuto, per qualcuno agiato come Cora, impossessarsi del rubino?»

«Era un gioiello unico nel suo genere.»

«Se le cose stanno così, e insisto nel dire se, penso vada soprattutto assodato non tanto dove sia finito il gioiello, ma che fine abbia fatto Cora. In definitiva è la sua scomparsa l’arcano che, per quanto mi attiene, mi prefiggo di svelare a partire da oggi in avanti.»

«Non ho niente da eccepire» approvò lui. «Ma non potremmo, accantonando momentaneamente i reciproci dubbi, unire le forze per arrivare a quello che è un comune obiettivo?»

«Unire le forze, dite? Dovreste aver compreso che deploro frequentare una persona che nutre un disprezzo così oltraggioso per la mia antenata, speculando altresì sull’onestà dei Lovati.»

«Come volete, signorina. Non sono solito pregare le persone che si ritengono migliori perché hanno antenati di sangue blu!» Lui si strinse nelle spalle e pensò che quella virago era la degna progenie della sgualdrina che aveva spezzato il cuore al povero Joaquin. Anzi, visti gli inquietanti precedenti, era davvero saggio prendere le distanze.

«Più che del sangue blu, signor Wilton, noi ci fregiamo della nostra esemplare rettitudine» si vantò lei con ostentato orgoglio. Se c’era qualcosa che Berenice proprio non tollerava, era che denigrassero la sua famiglia senza neppure conoscerne il passato. Cora non faceva testo, naturalmente, non si poteva fare di ogni erba un fascio.

«Se Cora Lovati è un esempio della rettitudine che ostentate, Dio ce ne scampi e liberi!» fu l’insolente battuta di Drake.

«Cora avrà anche sbagliato, ma Joaquin era disonesto quanto lei, non siete d’accordo?» lo rimbeccò lei in tono sferzante. «Perché non vorrete negare che partecipò alla tresca senza esservi costretto, consapevole che la mia antenata era una donna sposata.»

«Occorre vedere chi dei due indusse l’altro a commettere adulterio, e non mi stupirebbe affatto scoprire che l’iniziativa fu di Cora.»

«Oh, so anche troppo bene che in questioni del genere il biasimo ricade invariabilmente sulle donne!» Il tono di Berenice trasudava sarcasmo. «Accantonando le inutili polemiche, vi chiedo perché un uomo che godeva della stima del suo prossimo qual era Baldassarri, avrebbe dovuto dichiarare che la moglie era fuggita con l’amante, scatenando un immane putiferio, se questo non era vero? A che scopo gettare se stesso e la propria rispettabilità al centro di pettegolezzi capaci di scardinare il prestigio di chicchessia? Vi rammento che il marchese apparteneva alla migliore nobiltà milanese.»

«Non ne ho idea, ma se la vostra antenata gli fu infedele forse non era quel marito integerrimo che presumete sia stato.»

«Così volete screditare anche lui, dopo Cora Lovati?» s’indignò Berenice, fissando inviperita l’americano.

«Non ho nient’altro da aggiungere in proposito, signorina, fuorché sottolineare che non siete minimamente obiettiva al riguardo.»

«Comodo trarsi d’impaccio così!» lo accusò lei rabbiosa, stringendo i pugni, «ed è mia opinione...»

«Me ne infischio della vostra opinione!»

«E io della vostra.»

«Quand’è così, tronchiamo una volta per tutte questa spinosa diatriba. Ne ho fin sopra i capelli e non voglio sciupare altro fiato con chi è tanto fazioso da rifiutarsi di prendere in considerazione ciò che è inconfutabile» tagliò corto lui.

«Mi state forse mettendo alla porta come avete fatto con la donna che era con voi poco fa?» boccheggiò Berenice, impermalita.

Drake si limitò ad allungare il braccio in un gesto esplicito. «Mi scuserete se non vi accompagno, ma per oggi ne ho abbastanza di rappresaglie femminili, visto che sono stato l’inerme bersaglio di due megere quali vi siete dimostrate Amy e voi. Vi auguro ogni bene, signorina, e spero di non avere mai più a che fare con un esponente della vostra famiglia! Temo che non ne uscirei vivo!»

«Vale anche per me, signor Wilton!» Lei si diresse impettita all’uscio e si dileguò senza degnarlo di un’ultima occhiata.