12

 

L’Epifania si annunciò con una bianca incipriata di brina negli orti e nei giardini, e uno strato di gelo sulle strade. Malgrado le avverse condizioni del tempo, tuttavia, Andriolo decise di partire ugualmente per Milano, sordo alle obiezioni di Cora, contraria a viaggiare con quel freddo e su un percorso reso infido e pericoloso da fango e ghiaccio. I bruschi sobbalzi della carrozza non avrebbero di certo fatto bene a un donna al settimo mese di gravidanza, gli fece osservare, anche se in realtà non si rassegnava alla prospettiva di rientrare in quella prigione che era Palazzo Baldassarri, e tentava con tutte le proprie forze di indurre il marito a lasciarla dov’era.

Anche Abdia, nel tentativo di favorire i due giovani amanti, cercò inutilmente di dissuadere il marchese dal trascinare Cora in un viaggio che, tenuto conto delle sue delicate condizioni, si sarebbe potuto rivelare pericoloso per il nascituro. Non era opportuno, disse indignata, strapparla dalla sicurezza della casa che li ospitava esponendola alle intemperie di quel rigido gennaio.

Fu come parlare a un muro: Baldassarri, avvezzo a spadroneggiare e a non essere contraddetto, non volle sentire ragioni. Si annoiava a morte in quell’antico maniero sferzato dalla tramontana e quasi a picco sul lago, ed era più che mai risoluto a tornare in città senza ulteriori indugi. Aveva iniziato a mordere il freno subito dopo Capodanno, quando gli amici si erano congedati uno dopo l’altro. Partita la sfrenata Lucy Huckers, aveva cercato di rimpiazzarla provvisoriamente con qualcuna delle servette al servizio di Cora, ma una si era tirata indietro accampando la scusa di un malessere fisico, la seconda gli aveva risposto di aver fatto voto di castità per devozione alla Madonna, mentre la terza era in procinto di maritarsi con uno dei suoi più validi armigeri e Andriolo aveva preferito non contrariare un uomo che rischiava la vita per lui.

Insomma, rimasto a bocca asciutta, non vedeva l’ora di andarsene di lì e Cora, ovviamente, avrebbe dovuto seguirlo. Il marchese esigeva di essere presente alla nascita del figlio e non intendeva fare la spola tra Milano e il Lago Maggiore quando lei avrebbe partorito. Così, con sommo dispiacere della moglie, che non era riuscita a dissuaderlo dalla sua irremovibile presa di posizione, aveva ordinato alla servitù di preparare i bagagli e di caricarli sui carri dichiarando che sarebbero partiti non appena persone e cose fossero stati sistemati sui mezzi di trasporto.

E così fu. Cora non poté che assoggettarsi al volere dispotico del consorte, e ingoiando le proteste che le salivano alle labbra dovette impartire istruzioni alle domestiche affinché preparassero la signorile, antica dimora in modo da preservarla dai danni che il trascorrere del tempo avrebbe potuto causare.

Sapeva che quello era un addio, e che probabilmente non avrebbe rivisto mai più la casa della nonna, dato che sarebbe partita con Joaquin per il Nuovo Mondo. Il maniero, che abbandonava a malincuore, sarebbe rimasto disabitato per anni e anni, ma lei voleva conservarlo per il nascituro: forse un giorno suo figlio avrebbe provato il desiderio di riscoprire le proprie radici italiane, e poiché la solida costruzione era stata il vanto dei suoi avi, sarebbe stato libero di tornarci e persino di viverci, se così gli fosse piaciuto.

Anche de Fuentes dovette obbedire agli ordini del marchese, pur deprecandone in cuor suo l’incoscienza nei confronti della moglie. Lui non avrebbe mai e poi mai obbligato Cora ad affrontare una fatica del genere nel suo stato, mentre Baldassarri, con l’insensibilità che gli era propria, non teneva conto delle esigenze di nessuno tranne che delle proprie. Tuttavia, benché disapprovasse il mostruoso egoismo del marchese, si premurò di inviare una staffetta a controllare il tragitto, e quando fu chiaro che avventurarsi sull’infida lastra di ghiaccio che ricopriva la carreggiata li avrebbe costretti ad avanzare a passo d’uomo, ritenne doveroso informare Andriolo. Quest’ultimo, lungi dal cambiare idea, dopo averlo ringraziato per l’esemplare scrupolo si limitò a replicare che il cocchiere sapeva il fatto suo e che sarebbe stato sufficiente evitare imprudenze per giungere a destinazione indenni. A quel punto Joaquin, non potendo insistere oltre, si era ritirato con un mezzo inchino.

Il mattino seguente, scelti gli uomini migliori per la scorta, il capitano si portò in testa alla carovana formata da carri, carrozze e armigeri a cavallo diretti verso il capoluogo lombardo e, alzato il braccio, diede ordine di partire. Nelle ore successive dovette compiere un immane sforzo di volontà per non spostare mai lo sguardo verso Cora quando ogni fibra del suo essere avrebbe voluto farlo, anche solo per assicurarsi che stesse bene. Ma vederla insieme al marito lo faceva spasimare di una gelosia così irrazionale che riusciva a contenerla a stento. Lei era sua, e l’impulso di rivendicarne il possesso lottava contro la lucida consapevolezza che sarebbe stato deleterio far insospettire Andriolo con un atteggiamento inappropriato, tanto più che a scontarne le conseguenze sarebbe stata Cora. Perciò non si accostò neppure una volta alla vettura che trasportava la coppia.

Fortunatamente un bel sole benedisse la giornata, riscaldando l’aria e sciogliendo il ghiaccio in pozzanghere fangose che resero più agevole il lento procedere degli animali e dei mezzi di trasporto. Non vi furono incidenti di sorta, né cadute di cavalli e cavalieri.

A Cora si ruppero le acque non appena ebbe varcato il portone di Palazzo Baldassarri. Stava fissando spaventata il liquido che bagnava il lucido marmo dell’atrio, allorché una repentina contrazione le attanagliò le reni, strappandole dalle labbra un grido di dolore. Davanti agli occhi tutto le si offuscò e sentì che le gambe le cedevano. Allora implorò silenziosamente la Madonna di proteggere il suo piccino, e svenne. Abdia e un paio di robuste cameriere la trasportarono immediatamente nella sua stanza mentre il marito, in preda al panico, ordinava a uno dei valletti di precipitarsi a chiamare il medico.

Questi fece del suo meglio, ma non riuscì a impedire che Cora partorisse, con alcune settimane d’anticipo sulla data prevista: gli scossoni subiti durante l’accidentato tragitto avevano inevitabilmente dato inizio al travaglio.

Il maschietto che venne alla luce dopo due notti e due giorni di incessanti doglie era sottopeso, ma vispo e sano. Il medico lo esaminò con meticolosa competenza e garantì ad Andriolo che, pur essendo nato prima del previsto, l’erede era perfetto ed entro un mese, grazie al latte materno, sarebbe diventato paffuto e robusto come qualunque altro neonato. La notizia tranquillizzò tutti, soprattutto la madre, che pianse di felicità e sollievo quando Abdia, altrettanto contenta, depose tra le sue braccia il figlioletto.

La nascita del piccolo Filippo rese pazzo di gioia l’ormai attempato genitore, che seppellì rapidamente il rimorso per aver provocato, con la sua perniciosa caparbietà, il parto anticipato. Era orgoglioso di quel bambino dal visetto grazioso che urlava a pieni polmoni la propria indignazione per aver dovuto lasciare anzitempo il grembo materno. Sarebbe rimasto a contemplarlo per tutto il giorno, tanto il figlio lo incantava, guardandolo dormire nella culla imbottita da morbide coperte di lana per tenerlo al caldo, o mentre poppava affamato il latte, i piccoli pugni premuti quasi con prepotenza sul seno di Cora.

Ma Andriolo, considerandola una debolezza, non voleva rendersi ridicolo dimostrando il proprio affetto nei confronti del primogenito e, benché riluttante, si impose di adottare un comportamento consono al proprio ruolo di capofamiglia nell’ambito domestico. Fece portare dalla cantina vino e acquavite in quantità smisurate, così da festeggiare il lieto evento con tutti coloro che vivevano nella sua grande dimora, e brindò ripetutamente con armigeri e valletti, cuoche, sguattere, lavandaie, cameriere e persino con i garzoni di stalla.

Abdia fu l’unica a essere aspramente redarguita da Baldassarri perché non solo si rifiutò di brindare con un uomo che disprezzava, padrone o meno che fosse, ma si permise anche di suggerirgli senza mezzi termini di accendere un cero alla Madonna per ringraziarla di aver salvato sia la moglie sia l’erede dai rischi cui li aveva esposti la sua scriteriata decisione di riportare Cora a Milano.

Constatato che tutto si era concluso nel migliore dei modi, ribatté il marchese, piccato, che motivo aveva per affliggersi ancora? Doveva forse strisciare sulle ginocchia al cospetto della puerpera per implorarne il perdono?

Quello era il minimo che lui potesse fare, fu l’insolente risposta della governante, che subito dopo gli girò le spalle e lo piantò in asso senza neanche essere stata congedata. Non volendo guastarsi l’umore per gli scortesi rimbrotti di una serva impicciona, Andriolo si ripromise di sistemare quella screanzata alla prima insubordinazione, poi afferrò il mantello e uscì.

Voleva scegliere un gioiello all’altezza della circostanza per Cora, meritevole di averlo reso finalmente padre dandogli il tanto sospirato erede. E già che c’era, avrebbe acquistato anche un gingillo per Lucy, verso la quale si sentiva in debito: l’inglese sopperiva in maniera più che egregia all’attuale indisponibilità agli obblighi coniugali della sua consorte, e una ricompensa le era dovuta. Andriolo scelse una parure di lapislazzuli e oro per Cora, mentre per l’amante acquistò un bracciale tempestato di diamanti da abbinare alla collana che le aveva donato a Natale. Più in là le avrebbe regalato anche gli orecchini, si ripromise di buonumore, pensando che indubbiamente Lucy gli avrebbe dimostrato tangibilmente il suo apprezzamento per i preziosi regali. Poi, soddisfatto degli acquisti, ordinò al cocchiere di portarlo all’abitazione dell’inglese.

Lady Huckers, come di consueto, gli riservò un’accoglienza che lo infiammò di desiderio. La propensione del marchese alla violenza non era un deterrente per una donna come lei, anzi! Gli restituiva con identica crudeltà tutto ciò che lui le infliggeva durante gli amplessi, e il godimento che entrambi ne ricavavano era sublime. Quel giorno lo accolse con impudica impazienza, pronta a offrirsi alla sua lussuria, ma i suoi bollenti spiriti si raffreddarono di colpo quando, sul più bello, Andriolo la ragguagliò sulla nascita del piccolo Filippo.

Recuperare una parvenza di compostezza esteriore costò a Lucy ogni oncia del suo autocontrollo benché avesse imparato da un pezzo a dissimulare i suoi veri stati d’animo; tuttavia, riuscì a non tradire alcun fastidio per la novità. «Mi congratulo per l’arrivo del tuo erede, caro.» Il commento, espresso con un ingannevole sorriso di letizia, suonò forzato, anche se il marchese, euforico com’era, non se ne accorse minimamente. «Sarai al settimo cielo, immagino.»

«Sì, sono felice come non mai!» ammise lui.

«Sono partecipe della tua gioia.» L’inglese intanto aveva già versato in due bicchieri l’eccellente Armagnac che i suoi cugini le spedivano dalla Francia, e ne porse uno al marchese.

«È bello che tu voglia condividerla con me» replicò l’altro dopo aver brindato all’erede, approvando con un sonoro schiocco della lingua il piacevole calore che il liquore gli diffondeva lungo la gola e nello stomaco. «Ah, Lucy, nessuna è capace di compiacere un uomo come sai farlo tu, bisogna riconoscerlo!» Da sotto le pesanti palpebre, lanciò un’occhiata allusiva alle seducenti curve di lei. L’affiatamento che si era instaurato tra loro anche fuori dell’alcova era sorprendente, trattandosi di una donna, considerò tra sé, ma quella femmina non si comportava come tutte le altre, e oltre ad essere sfrenata tra le lenzuola, era intelligente e arguta come un uomo, il che la rendeva insostituibile.

«Più che altro, ambisco a compiacere chi mi interessa» puntualizzò lei, con un complice bagliore negli occhi che rese manifesto fino a che punto tenesse ad Andriolo. «Ma dimmi di tua moglie, piuttosto.»

Baldassarri sospirò. «Ti confesso che inizialmente ho temuto insorgessero antipatiche complicazioni...»

«Complicazioni?»

«Be’, il parto si è annunciato così in anticipo da angustiare tutti, naturalmente. Cora ha tuttavia superato la faccenda senza eccessivi inconvenienti, grazie all’assistenza del medico ma soprattutto di Abdia. Neanche sotto tortura direi a quell’arpia dalla lingua tagliente che come levatrice si è dimostrata più in gamba del dottore, ma l’ho constatato con i miei occhi.»

«Me ne rallegro. E a chi somiglia il pargoletto?»

«Francamente non saprei.» Andriolo bevve un sorso di liquore e il doppio mento tremolò sulla candida gorgiera inamidata.

«Diamine, non sai stabilire da chi vostro figlio abbia ereditato i tratti del viso?» insistette l’altra.

«Il mio piccolo, adorabile Filippo, a tre giorni dalla nascita ha ancora un faccino così rosso e grinzoso che mi pare arduo azzardare a quale genitore somiglierà crescendo. Dalla poca peluria chiara che ha sul capo, direi che ha preso dalla madre.»

«Una bella fortuna per lei» fu l’ironica battuta di Lucy.

Colto alla sprovvista dall’astio che aveva colto nella voce della gentildonna, Andriolo si irrigidì e corrugò la fronte stempiata. «Francamente, mi sfugge la ragione del tuo malanimo verso mia moglie. Che cosa stai cercando di insinuare, si può sapere?»

«Mio caro, non si tratta di insinuazioni.»

«No?»

«No. Di deduzioni, piuttosto.»

«A proposito di cosa? O di chi

«Suvvia, non ti inalberare subito a quel modo» lo blandì lei con una scrollata di spalle, e posato il proprio bicchiere si affrettò a servirgli un’altra generosa dose di Armagnac. «Cora è molto giovane, mentre tu...» Gli lanciò uno sguardo esitante. «Be’... lo sei molto meno.»

«E con questo?»

«Non tocca a me trarre le ovvie conclusioni, Andriolo.»

«Vuoi dire che sono troppo vecchio per procreare? È questo che vuoi insinuare?»

«Lo hai detto tu, non io» replicò con un sorriso lei.

Un cupo bagliore balenò negli occhi di Baldassarri. «Lucy, di che cosa pensi siano morte le mie precedenti mogli?»

«Non ne ho assolutamente idea, mio caro.»

«Ebbene, le ingravidavo di continuo» si vantò lui con la tronfia, incrollabile presunzione di chi pone sempre la propria persona nel novero dei migliori.

«E questo le ha uccise?» volle sapere Lucy incuriosita. Andriolo non le aveva mai rivelato che cosa avesse portato prematuramente alla tomba le due donne.

«Non erano che deboli, piagnucolose creature incapaci di tenermi testa, e hanno finito per soccombere alla mia gagliarda virilità. Cora, invece, è di fibra diversa e gode di una salute perfetta. Ergo, mi scodellerà una nidiata di discendenti altrettanto forti.»

Quella dichiarazione indispettì molto la dama inglese, che tuttavia non smise un solo istante di sorridere. Coltivava progetti ambiziosi riguardo al ricco e potente Marchese Baldassarri, e non aveva alcuna intenzione di accantonarli a beneficio di un’altra donna, neanche se si trattava della legittima consorte. No, non si sarebbe lasciata spodestare da Cora solo perché aveva dato alla luce un cucciolo: era un ostacolo da rimuovere, e presto. Solo, occorreva farlo con astuzia e per gradi.

«Ebbene, hai perso la lingua?» domandò Andriolo fissandola perplesso da sotto le cespugliose sopracciglia.

Lady Huckers si strinse nelle spalle ben tornite che l’ampia scollatura lasciava scoperte insieme a una notevole porzione dei seni prosperosi. «Stavo riflettendo su quanto hai detto.»

«E quindi?»

«Quindi niente. Se sei sicuro che Filippo sia sangue del tuo sangue, ogni ulteriore osservazione mi pare superflua.»

Baldassarri la scrutò meditabondo, cercando di decifrare il senso recondito di quelle frasi provocatorie. «Spiegati meglio.»

«Be’, se vuoi che ti propini delle menzogne preferisco troncare qui la nostra conversazione.» Lucy batté le ciglia ricurve con aria maliziosa e lo fissò con simulata titubanza. «Ma se devo rispondere con sincerità, ti dico che Cora potrebbe essere più furba di quanto tu possa sospettare.»

«Continua.»

«Insomma, sei sovente altrove e tua moglie, scusa la schiettezza, non mi sembra molto innamorata di te.»

«Questo non comporta necessariamente che mi sia infedele» puntualizzò Andriolo, ma la sua espressione diventò più torva mentre soppesava l’implicita accusa della sua amante.

«Ci metteresti la mano sul fuoco?»

«Perché no? Cora è stata educata dai genitori in modo irreprensibile e le è stato inculcato il rispetto che una moglie deve mostrare al marito. Inoltre ha troppa paura di quelle che sarebbero le mie ritorsioni per arrischiarsi a tradirmi» concluse dopo un rapido conciliabolo con se stesso, anche se era difficile tenere a bada i demoni della gelosia che Lucy aveva evocato con l’abile strategia del dubbio.

«Quand’è così, il discorso finisce qui, Andriolo.»

«Ma non ne sei convinta, vero?»

«No, lo confesso» dichiarò l’inglese. «Ma forse, considerato che siamo amanti, non sono obiettiva su una questione scabrosa come questa.»

«Proprio per questo tengo in considerazione la tua opinione, Lucy. Devi capire, però, che le tue affermazioni non trovano riscontro: Cora non frequenta altri uomini se non in mia presenza.»

«Davvero?» L’altra incurvò le labbra in un sorrisetto beffardo. «Eppure, durante le festività natalizie, una notte ho visto tua moglie entrare furtivamente in casa.»

«Ne sei certa?» Baldassarri appariva sorpreso.

«Più che certa, altrimenti non te lo avrei detto. Dov’era stata, Andriolo? E con chi, soprattutto?»

«Maledizione!» tuonò lui, l’autocontrollo che andava in frantumi come un vetro centrato da una sassata. «Era buio e potresti averla confusa con un’altra donna, ci hai pensato?»

«Naturalmente, tuttavia...»

«Scommetto che era una delle domestiche di Cora!» la interruppe lui, gesticolando con foga. «Una di loro amoreggiava con uno degli armigeri e probabilmente si tratta della stessa donna che hai scorto tu, reduce evidentemente da un incontro segreto con il suo amante. Sono cose che avvengono normalmente.»

«Non rammento di aver visto donne incinte tra le serve presenti nella casa sul lago.» Lucy lo guardò con un’espressione eloquente e un sorriso enigmatico sulle labbra. «E tu?»

«Figurati se perdo il mio tempo a controllare certe cose!» sbottò lui in tono irritato. «Comunque sia, se anche fosse stata Cora, dovrei per forza trovarci qualcosa di male? Non aveva il divieto di andare e venire, se desiderava farlo... Tu e io eravamo intenti in ben altre distrazioni, distrazioni alla portata delle sue orecchie, e lei, forse non riuscendo a dormire, era uscita a passeggiare...»

«Con quel freddo da lupi e in piena notte?» obiettò Lucy.

«Non dovrei essere io a rimarcarlo, ma le donne si comportano in modo strano quando sono incinte. Perlomeno così mi è stato raccontato da altri mariti che hanno vissuto questa esperienza. Non si può colpevolizzare qualcuno per quella che poteva essere nient’altro che un’innocente passeggiata all’aperto. Cora adora la casa di sua nonna e conosce il parco palmo a palmo, al punto da potervisi aggirare anche con l’oscurità più fitta senza problemi.»

«Può darsi» ammise lei, inarcando le sopracciglia sottili. «Ma ci sono altri particolari che ho notato mentre ero vostra ospite.»

«Per esempio?»

«Per dirne una, mi ha molto colpito l’attenzione che quel prestante capitano spagnolo al tuo servizio riservava a tua moglie...»

«Ti riferisci a Joaquin de Fuentes?»

«Precisamente. Il suo sguardo si posava su di lei più spesso di quanto fosse lecito» gli riferì con perfida malizia Lucy, «ovviamente quando pensava che nessuno ci facesse caso. Era la discrezione fatta persona, se è per questo, ma io sono un’acuta osservatrice e quel genere di sentimenti non si può tener celato, né reprimere.»

«Vieni al dunque...»

«Giurerei che c’è del tenero tra loro, Andriolo.»

«Lo guardava anche lei?»

«No, neanche una volta, lo ammetto, ma è stato proprio l’ostentata indifferenza di tua moglie a insospettirmi.»

«Be’, le tue sono semplici illazioni, Lucy.»

«Tu credi?»

«Per quanto concerne Cora, ripongo la più assoluta fiducia in lei. Riguardo a de Fuentes, non soltanto è un uomo d’arme di prim’ordine, ligio alla disciplina e al senso del dovere, ma non mi sembra affatto incline ad amoreggiare con la moglie di chicchessia.» Baldassarri mosse il capo in un incredulo, ostinato diniego. Non poteva nemmeno concepire l’idea che la sua quieta, remissiva moglie potesse nutrire anche solo un superficiale interesse per un altro uomo. Non era certo il tipo!

Oppure sì?

L’interrogativo restò sospeso nella sua mente per alcuni attimi; poi, come avviene immancabilmente in situazioni analoghe, il fertile seme del dubbio attecchì nella sua mente, anche se al momento non se ne rese conto. «Stimo de Fuentes al punto che provo un profondo rammarico al pensiero di dovermi privare di una persona del suo valore» aggiunse infine.

«Privare? Non capisco...»

«Il capitano mi ha comunicato di doversi recare al più presto in Spagna per occuparsi di certi urgenti affari di famiglia. Ha detto che non ha intenzione di tornare a Milano perché è rimasto lontano dal suo paese abbastanza a lungo da averne nostalgia, e avendo messo da parte quanto basta per acquistare una casa e della terra preferisce stabilirsi in patria anziché fare ritorno qui.» Andriolo tacque e lanciò a Lucy un’occhiata soddisfatta. «Se fosse infatuato di Cora, non se ne andrebbe di sicuro altrove, presumo.»

«Vuoi che ti dica una cosa, Andriolo?»

«Sono tutto orecchi.»

«Vedi, noi donne possediamo una fervida immaginazione e, chissà perché, mi viene da pensare che tua moglie abbia qualcosa a che vedere con l’improvvisa partenza dell’attraente capitano.»

«Che cosa vuoi dire, dannazione?»

«Forse ragiono in maniera tortuosa, ma tra de Fuentes e Cora, a mio avviso, esiste ben più di un formale rapporto di conoscenza.» Lucy, che giocherellava con una ciocca di capelli, fece una pausa calcolata mentre Baldassarri assimilava quelle insinuazioni sul conto della sposina. Durante la tediosa vacanza natalizia sul Lago Maggiore, un pomeriggio aveva origliato all’uscio della stanza della rivale, afferrando inspiegabili frasi nel dialogo in corso tra lei e la sua grassa governante. Frasi che tutto a un tratto acquisivano senso, combaciando in modo illuminante con l’improvvisa partenza dello spagnolo. Tutto tornava, rifletté. Nato il marmocchio, Cora era libera di andarsene con un altro uomo in barba al marito. La stupiva soltanto che quest’ultimo potesse rivelarsi ingenuo al punto da non accorgersi di quanto avveniva sotto i suoi stessi occhi.

«Quanto di più, precisamente?» inquisì Baldassarri.

Prima di rispondere, senza provare il minimo rimorso per il male che si apprestava ad arrecare intenzionalmente a una donna che con lei era sempre stata gentile e amichevole, Lucy ammirò gli sprazzi di luce che il braccialetto di diamanti sprigionava. Lo aveva indossato subito, perché ad Andriolo, sempre generoso con lei, faceva piacere vederla esibire i suoi costosi regali. «Ti ritengo abbastanza intelligente da capirlo da solo, mio caro. Quei due non si sono mai traditi, dopotutto, e pretendi troppo da me chiedendomi dettagli che non posso fornirti. Sappi tuttavia che raramente il mio istinto femminile si sbaglia!» E rivolgendogli un ambiguo sorriso concluse: «E in questo caso credo proprio di aver visto giusto».

«A volte l’apparenza inganna.»

«Sì, anche questo è vero...» Lady Huckers assunse di colpo un’aria contrita e si torse le mani. «Sono imperdonabile, Andriolo, soprattutto per aver guastato con simili calunnie la gioia per la nascita di tuo figlio. Se può servire a farmi assolvere da te, ti giuro che ne sono rammaricata. Non avrei dovuto scalfire la fiducia che hai in Cora improvvisando accuse che non sono in grado di suffragare con prove inconfutabili.»

«Hai fatto di un granello di sabbia una montagna, dunque?»

«Suppongo di sì. Le mie erano solo ipotesi scaturite da particolari atteggiamenti che ho colto per caso e forse frainteso, e che non si possono considerare una dimostrazione di infedeltà da parte di tua moglie. Ma ti suggerisco di stare all’erta, d’ora in avanti.»

«All’erta? Le tue teorie non sono così azzardate, allora!»

«Negare che sia un tarlo su cui mi arrovello sarebbe una falsità, e io non sono un’ipocrita. Ma farmi tanti scrupoli di coscienza per la nostra relazione mentre loro...» Sospirò. «Pensare che sto rubando il marito a un’altra donna mi angoscia oltre ogni dire, ma se effettivamente la tua mogliettina se la intende con de Fuentes, sarebbe sciocco avere dei rimorsi, non trovi?»

«Dubiti che stiano macchinando qualcosa?»

«Scoprilo! Possiedi i mezzi e gli uomini per verificare di persona se quanto ti ho riferito ha un qualunque fondamento.»

«Per Dio, è impossibile che Cora si appresti a seguire de Fuentes in Spagna!» sbraitò Andriolo, ribollendo di indignazione.

«Se davvero lo ritieni impossibile, non dovresti permettere alle mie supposizioni di turbarti» replicò Lucy senza scomporsi.

«Mi fai salire il sangue al cervello!»

«Volevo solo aprirti gli occhi.»

«Sembri aver scordato che Cora ha appena partorito un figlio e che una fuga romantica con il bel capitano in questo momento è del tutto inattuabile.»

«Che intralcio rappresenta un neonato per una donna innamorata di un uomo che non è il proprio marito?» osservò lei con implacabile calma. «Non sarebbe né la prima né l’ultima moglie ad abbandonare il consorte per l’amante.»

«Certamente» convenne l’uomo, «ma se osasse sottrarmi Filippo non esiterei a ucciderla con le mie stesse mani!»

«Addirittura?»

«Non conosco mezze misure nella vendetta» dichiarò lui con voce minacciosa, «e chi mi ha arrecato offesa non l’ha mai passata liscia!»

Lei esultò nel vedere il suo sguardo truce, nel quale lampeggiava un bagliore bellicoso. «Vale anche per me questo sinistro avvertimento?»

«Non guardo in faccia a nessuno quando pareggio i conti con chi mi ha insultato, Lucy. Non dimenticarlo mai.»

«Oh, caro, ti ho fatto infuriare e me ne dolgo, ma è stata solo la lealtà che provo nei tuoi confronti a spingermi a rivelarti ciò che penso.»

«Te ne sono grato, tuttavia sono costretto a ribattere che Filippo è un Baldassarri. Tu lo ignori perché ancora non ci frequentavamo, all’epoca, ma quando mio figlio fu concepito, de Fuentes non era ancora alle mie dipendenze. Vedi dunque che non può essere lui il padre del bambino.»

«Nonostante il bambino sia nato prematuro?»

«Non era così prematuro da essere stato generato da lui» tagliò corto il marchese, digrignando i denti per l’esasperante insistenza di Lucy. «Comunque sia, mi hai messo la pulce nell’orecchio, e se Cora mi ha tradito lo scoprirò, puoi starne certa.»

«E poi? Che cosa succederà?»

L’uomo strinse i pugni. «Se dovessi scoprire che lo ha fatto, se ne pentirà. Detto ciò, se non altro per il gusto di smentirti, appena sarò a casa convocherò Imre e gli ordinerò di tenerla d’occhio.»

«Andriolo, mi perdonerai se avrò avuto la dabbenaggine di averla ingiustamente incolpata di adulterio?»

«Solo se saprai meritarlo» le rispose mellifluo lui.

Cora si riprese abbastanza rapidamente dal sofferto travaglio che aveva preceduto il parto. Filippo assorbiva la maggior parte delle sue giornate e lei gli dedicava tutte le attenzioni che una madre dedica al figlioletto in fasce, anche perché occuparsi con abnegazione del piccino contribuiva a mitigare la tristezza per la temporanea separazione da Joaquin. Non averlo lì, benché si fosse preparata al temporaneo distacco, influiva negativamente sul suo umore. Si era così abituata ad averlo vicino, nei mesi precedenti, da non immaginare in quale misura le sarebbe pesata la sua assenza. Non si era resa pienamente conto di quanta sicurezza le infondesse sapere che lui era vicino e che, se lo avesse voluto, sarebbe subito accorso. Aveva la sensazione che fosse venuta a mancare una parte essenziale di lei, ed essere privata persino del semplice conforto di scorgerlo di tanto in tanto da una delle finestre acuiva il senso di vuoto e la nostalgia che la opprimevano, rendendola restia a uscire dalla sua stanza e impaziente di mettere fine a quella snervante attesa.

Per non insospettire Andriolo, persuaso che volesse far visita ai genitori e che la permanenza presso di loro non si sarebbe protratta a lungo, aveva deciso di portare con sé il minimo indispensabile sia per Filippo sia per se stessa. Non intendeva prendere i gioielli che le aveva regalato il marito, tuttavia non avrebbe rinunciato agli oggetti preziosi ereditati da nonna Ortensia, che avrebbe nascosto nella fodera del mantello: così, in caso di bisogno, avrebbe potuto contare su una ricchezza facilmente barattabile con moneta sonante.

Joaquin aveva affidato a un amico fidato, Miguel Ferrando, l’incarico di accompagnare lei, il neonato e Abdia fino al porto d’imbarco, quando fosse giunto il momento. Ricompensato adeguatamente per il favore, Miguel l’avrebbe attesa ogni giorno nei pressi del convento di Sant’Angelo, dove un frate avrebbe messo a sua disposizione un carro coperto e indumenti da popolana per agevolare la fuga.

Cora era stupita che il marito, senza farsi troppo pregare, le avesse concesso di restare ospite dei suoi familiari finché non si fosse ripresa completamente.

«Siete davvero pallida e smunta, mia cara» aveva osservato con quella strana, premurosa amabilità con cui la trattava da quando era venuto alla luce il suo erede Filippo.

«Sono solo i postumi del parto, Andriolo. Mi sento sempre fiacca e svogliata» aveva risposto lei stringendosi nelle spalle. «Suppongo siano disturbi passeggeri, e che appoggiarmi a mia madre mi sarà di giovamento.»

«Lo sarà certamente, e se vorrete trattenervi per un periodo presso i vostri cari non ho nulla in contrario. Sono in apprensione per voi e mi auguro che le loro attenzioni possano davvero rivelarsi un toccasana. Filippo ha bisogno di una madre in buona salute, e spero che presto gli darete dei fratelli con cui giocare.»

«Me lo auguro anch’io.»

Il marchese l’aveva scrutata con i suoi occhietti scuri e sporgenti che non lasciavano mai intuire quali pensieri gli passassero nella mente. «Avete forse dei dubbi, mia cara? Diamine, siete nel fiore della gioventù e supererete in fretta questa fase di debolezza, ne sono più che sicuro. Quando vorreste partire, dunque?»

«Lo avrei già fatto, se mia madre non avesse avuto una brutta tosse che l’ha costretta a letto, come sapete, e la convalescenza non si fosse protratta più del previsto. Mando quasi ogni giorno Lampleto a casa loro, così da avere notizie, e pare incominci a sentirsi meglio. È ansiosa di conoscere Filippo, dato che non ha ancora potuto vederlo.» Cora aveva necessariamente dovuto far credere ai genitori che desiderava trascorrere un breve periodo presso di loro. Questo, se da un lato le forniva il pretesto per lasciare Palazzo Baldassarri, dall’altro la costringeva a dipendere dai capricciosi alti e bassi di salute di sua madre e a rimandare di conseguenza la partenza. Suo padre Guglielmo era venuto a farle visita, in occasione della nascita del bambino, e si era detto lieto di accogliere figlia e nipote per qualche tempo, allorché Clorinda fosse guarita.

«Avvertitemi quando sarete pronta.»

«Pensavo di trasferirmi da loro la settimana prossima, Andriolo, perché non voglio tirarla troppo per le lunghe. Così li metterò davanti al fatto compiuto: loro sono i nonni e Filippo li manderà in visibilio con i suoi primi sorrisi e quelle sue buffe smorfiette, distogliendo la nonna dai suoi continui crucci.»

«Sì, è un’ottima idea» aveva approvato Baldassarri.

Non aveva una grande stima della suocera, Cora ne era perfettamente al corrente. Sosteneva che Clorinda, oltre a lamentarsi sempre, era essenzialmente ammalata di pigrizia cronica. Ma era pur sempre sua madre, pensava Cora, e non toccava certo al marchese criticarla se fingeva di essere colpita da disturbi di ogni specie allo scopo di tiranneggiare l’abulico consorte.

«Verrò a riprendere voi e mio figlio non appena mi farete sapere che volete tornare a casa» aveva aggiunto Andriolo. «Spero non mi facciate aspettare a lungo, comunque.»

«Non temete, voglio solo riposarmi un poco.» La menzogna le era scaturita di bocca con estrema naturalezza, anche se aveva dovuto esercitare uno sforzo per mascherare l’intima esultanza che l’aveva pervasa. «Non pensavo che partorire e allevare Filippo avrebbe messo così a dura prova la mia resistenza fisica.»

«Se allattare il bambino è troppo impegnativo, posso cercare una balia che vi sostituisca, che ne dite?»

«Vi ringrazio, Andriolo, ma non ho intenzione di delegare a chicchessia il mio ruolo di madre.»

«Eppure molte nobildonne si rivolgono a delle nutrici.»

«Non io. Filippo è mio figlio, e all’infuori di Abdia, che si limita a darmi dei preziosi consigli ma lascia fare a me, adoro prendermi cura di lui.» Cora non voleva imitare il pessimo esempio di Clorinda, che aveva affidato i figli alle cure altrui. Attaccare al seno Filippo era una tale soddisfazione, per lei! Inoltre, se avesse continuato ad allattarlo, una volta saliti sulla nave non avrebbero dovuto pensare alla sua alimentazione. Abdia insisteva per portare a bordo una capra per ogni evenienza, casomai qualcosa le avesse impedito di provvedere alle poppate quotidiane, e Cora si era ripromessa di accennarne a Joaquin. «Preferisco continuare a occuparmene di persona, Andriolo» aveva concluso. «Vi assicuro che non è affatto gravoso e che non è questo il motivo per cui non ho ancora recuperato le forze. Sono inconvenienti comuni a tutte le madri, dice Abdia, ma benché lei mi dia il massimo appoggio, sento di aver bisogno della compagnia di mia madre.»

«Mi sembra legittimo» aveva annuito il marchese, comprensivo.

«Andriolo, vi dispiacerebbe se Lampleto si trattenesse là con noi? Ormai lo considero un valletto al mio servizio, viste le molte commissioni che gli affido, e non riesco più a farne a meno.»

«Lo state viziando, ma come posso dirvi di no? Si getterebbe nel fuoco per voi, mi ha detto Brutus.»

«È vero, mi è devoto in modo toccante e gliene sono grata» aveva ammesso Cora. Era proprio perché non aveva cuore di lasciarlo in balia di Imre che voleva portarlo in America e Abdia, incaricata di indagare in proposito, le aveva riferito che il ragazzo l’avrebbe seguita anche in capo al mondo.

Tre giorni prima della fuga, si presentò a Palazzo Baldassarri un anziano compaesano di Abdia, latore di tristi notizie. L’uomo la informò che la sorella era morta nel corso di una misteriosa epidemia che aveva seminato lutti nell’intero villaggio. Il cerusico l’aveva definita influenza e asseriva che non c’era nulla che si potesse fare per chi si ammalava, perché non c’erano rimedi efficaci per debellare il morbo. Qualcuno riusciva a guarire, ma i più soccombevano, aveva spiegato alla governante il vecchio, che sembrava alquanto a disagio in quell’enorme abitazione di ricchi dove uno stuolo di servi in livrea correva qua e là da mane a sera, come se tutti avessero un così gran daffare da non potersi mai fermare.

Al funerale della sorella di Abdia aveva partecipato tutto il paese, aveva raccontato, ma il cognato Pietro era in difficoltà con il figlioletto, che frignava in continuazione, rifiutandosi di mangiare. Affranto per la prematura vedovanza e incapace di affrontare da solo quella situazione, Pietro, saputo che Bartolo doveva recarsi in città, lo aveva incaricato di cercarla e di pregarla a suo nome di tornare a Pavia. Solo Abdia poteva prendersi cura del nipote orfano.

Addolorata dalla notizia, alla donna non restò altro che acconsentire. Bartolo la lodò per quel gesto che le faceva onore e si offrì di darle un passaggio fino al paese sul suo carro. Prima, raccontò, doveva sbrigare delle incombenze presso un notaio che stava nei pressi di Corso di Porta Renza, la terza contrada a sinistra, alle sbarre di Sant’Andrea, vicino alla chiesa di San Vittore Quaranta. Avvezzo alla semplicità della campagna e del piccolo borgo in cui viveva e dovendo far testamento, il vecchio non aveva idea di come orientarsi nella grande città, e domandò ad Abdia se conosceva qualcuno che potesse accompagnarlo a destinazione. A Milano in quell’epoca molte vie non avevano ancora nome, e gli indirizzi si basavano su tanti e tali punti di riferimento da risultare spesso introvabili per i forestieri sprovveduti, così Abdia chiese a uno dei garzoni di stalla di accompagnare l’anziano compaesano dal notaio, e dopo essersi accordata con Bartolo per la partenza si accinse a preparare i bagagli.

Quando il vecchio tornò, nel pomeriggio, l’anziana governante aveva ormai sistemato le sue cose in un grosso fagotto. Nel prendere congedo dall’impietrita Cora, la esortò con voce incrinata dal dolore a lasciare Baldassarri senza rinviare oltre, poi, asciugandosi gli occhi arrossati dalle lacrime, l’abbracciò e ribadì, afflitta, che non l’avrebbe mai lasciata se non avesse dovuto prendersi cura del nipotino, rimasto solo dopo la morte della madre.

Sgomenta per l’imprevedibile addio di un’amica fidata come Abdia, Cora si sentì più derelitta che mai, ma cercò di farsi forza: il destino aveva voluto così e non ci si poteva far nulla. Senza indugiare oltre, estrasse dall’armadio il mantello da viaggio e, armata di forbici, ago e filo, scucì la fodera lungo tutto il bordo, vi inserì i gioielli, compreso l’anello con il rubino, e poi ricucì il tessuto, controllando infine che non si notasse nessun rigonfiamento sospetto.

A quel punto scrisse un breve messaggio a Miguel per informarlo che il sabato seguente lo avrebbe raggiunto nel luogo prestabilito, e dopo averlo consegnato a Lampleto gli spiegò dove e a chi doveva recapitare la missiva. Gli raccomandò inoltre di agire con la dovuta segretezza perché si trattava di una questione della massima importanza, e di stare attento a non dare nell’occhio. Il ragazzo fece sparire il biglietto sotto la giubba e le rispose di stare tranquilla. Cora gli sorrise fiduciosa e gli regalò una moneta, osservandolo poi sfrecciare oltre l’uscio con occhi indulgenti. Rimasta sola, prese Filippo dalla culla per cambiargli il pannolino e allattarlo. Il cuore che palpitava di gioia al pensiero di rivedere presto Joaquin e la coscienza sgombra dai rimorsi, si predispose a lasciare per sempre quel tetro palazzo intriso della sua infelicità.

A Joaquin l’attesa pareva eterna. I giorni trascorrevano tutti uguali senza che né Cora né Miguel apparissero ancora all’orizzonte. Non sapeva come spiegarsi quel ritardo. Lei avrebbe dovuto già essere arrivata e se si soffermava a pensare che qualcosa poteva averle impedito di partire lo coglieva un affanno che degenerava nell’angoscia.

Ma no, erano stati estremamente prudenti, si ripeteva nel tentativo di placare l’ansia che lo divorava, rendendolo nervoso e togliendogli il sonno. La stiva della Speranza dei mari era quasi piena e la maggior parte dei passeggeri era già salita a bordo, pronta a salpare per le colonie. Joaquin aveva persino parlato al comandante chiedendogli se sarebbe stato disposto a procrastinare la partenza di qualche giorno, ma l’ufficiale si era detto spiacente di non poter esaudire la richiesta.

Quando ormai disperava che Cora sarebbe giunta in tempo, Joaquin vide finalmente spuntare Miguel Ferrando alla guida della veloce carrozza che lui stesso aveva noleggiato per l’amata. La delusione che provò nell’accorgersi che lei non era sul veicolo per poco non lo uccise. Nel volgere di un attimo mille ipotesi gli balenarono nel cervello, ma su tutte prevalse il terrore che lo scaltro Baldassarri, venuto chissà come a conoscenza di quanto stava per accadere, avesse bloccato la moglie facendola oggetto di rappresaglie che non osava nemmeno immaginare. Andriolo non aveva scrupoli, e lui lo riteneva addirittura capace di uccidere a sangue freddo.

«Dove diavolo è Cora?» domandò a Miguel.

Ferrando, un giovanotto dal fisico asciutto, con un viso espressivo dai tratti marcati incorniciato da capelli castani, scosse il capo e, visibilmente a disagio, si limitò a estrarre di tasca una lettera che tese con palese imbarazzo all’amico.

Accigliato, Joaquin ruppe il sigillo e mentre leggeva quanto vi era vergato parve afflosciarsi su se stesso.

Era un addio.

Cora gli diceva di aver riflettuto a lungo sull’opportunità di partire verso l’ignoto con lui, dopo la nascita di Filippo, e di non volersi più allontanare da Milano perché non se la sentiva di distruggere la propria reputazione per un uomo di umili origini come Joaquin. Non era più solo moglie ma anche madre, ormai, e una madre coscienziosa doveva badare anche a quel genere di dettagli, quando c’erano in ballo dei figli che loro malgrado avrebbero risentito delle colpe e dell’egoismo dei genitori. Aborriva il pensiero che Filippo dovesse un giorno vergognarsi di lei e del patrigno che gli aveva imposto, spiegava. Inoltre Andriolo era cambiato, forse grazie alla nascita del tanto sospirato erede, al punto che lei deplorava il semplice pensiero di originare uno scandalo che avrebbe gettato il disonore su un bimbo ancora in fasce nonché sul buon nome delle rispettive famiglie.

Joaquin dovette esercitare un terribile sforzo di volontà per tenere sotto controllo le violente emozioni che esplosero in lui. Lo assalì un fiotto di nausea: non si era mai sentito tanto male come in quel momento. Aveva donato a Cora fiducia, lealtà e tutto se stesso, amandola follemente. L’amava ancora, in verità, benché lei lo avesse ingannato e tradito in modo ignobile. Era un pensiero intollerabile, che colpì crudelmente il suo amor proprio. Sopraffatto da un’ira devastante quanto impotente, meditò addirittura di tornare a Milano e trafiggere quella vipera infedele con un fendente di misericordia, l’acuminato pugnale che portava sempre con sé. Poi l’orgoglio e il sentimento che malgrado quell’inaspettato voltafaccia non smetteva di provare per lei prevalsero sul rancore che gli infuriava dentro. Che senso aveva cedere a un gesto avventato che lo avrebbe fatto finire sul patibolo, essendo lei un’aristocratica? Cora meritava davvero tanta sofferenza da parte sua, dopo tutto?

«Joaquin...» la voce incerta di Miguel lo riscosse all’improvviso, strappandolo a quelle truci riflessioni. «Stai bene?»

«Ho passato momenti migliori» gli rispose cercando di riprendersi dallo stupore. «Te l’ha portata Cora questa lettera?»

«No, un tizio dalla faccia poco rassicurante, grande e grosso e con il capo rasato. Mi ha detto di chiamarsi Imre e...»

«Imre?» lo interruppe Joaquin, sorpreso. «Strano, lei aveva così tanta paura di lui da sfuggirlo come la peste...» Non concluse la frase e fece una smorfia sprezzante. «Evidentemente, oltre che su Baldassarri, deve essersi ricreduta anche sul conto di Brutus.»

«Be’, se quell’uomo sapeva come rintracciarmi, è ovvio che lo ha istruito la marchesa. Mi ha chiesto se ero io l’amico con cui la sua padrona avrebbe dovuto incontrarsi, e quando gli ho detto di sì mi ha consegnato la lettera, allontanandosi poi in fretta. Ero stupito perché mi aspettavo di incontrare lei, e così non ho pensato a chiedergli spiegazioni.» Miguel, quasi fosse colpa sua, lo guardò imbarazzato. «Avrei dovuto, Joaquin?»

De Fuentes si strinse nelle spalle. «A che scopo? Non è fin troppo chiaro che ha cambiato idea e che le è venuto meno persino il coraggio di mostrare la propria faccia, affidando l’ingrato compito a Imre?»

«Il tuo amico frate era altrettanto perplesso, ma mi ha sollecitato a portarti il messaggio senza perdere altro tempo, e così ho fatto.»

«Ti ringrazio, Miguel. Gervaso aveva accettato di aiutarmi pur sapendo che Cora era già sposata. Sembra tuttavia che Dio, nei suoi inesplicabili disegni, abbia voluto risparmiare a entrambi il fardello di un ulteriore peccato mortale. Non resta altro da aggiungere, mi sembra.»

«Partirai ugualmente, amigo

De Fuentes si limitò a rispondergli con un brusco cenno d’assenso. Esisteva ancora un futuro per lui, e sarebbe stato sciocco rinunciarci. Quanto a Cora, doveva estirparla dal proprio dal cuore, cancellando tutte le immagini di lei che serbava nella memoria... L’amarezza lo invase come un veleno e lo intossicò di rancore, soffocando gli struggenti ricordi di una donna che invece di odiare già rimpiangeva. Diòs, come sarebbe riuscito a seppellire nei recessi della mente il calore del suo sguardo, la forza della passione che avevano condiviso, così intensa che sembrava pulsare attorno a loro ogni volta che cedevano al desiderio?

Dannazione a lei! Odiava quella spregevole sgualdrina che si era presa gioco di lui, la disprezzava... Che andasse all’inferno! Sconvolto, Joaquin si passò le dita tra i capelli e cercò di ricomporsi alla meno peggio, anche se mille pensieri, come demoni crudeli, gli infuriavano nella testa, offuscando la sua ragione. Ma non aveva senso affliggersi per un sogno ormai perduto. C’era ancora un promettente avvenire da realizzare, oltre l’azzurra distesa del mare, si disse. Un avvenire che tuttavia gli appariva desolante, sapendo che Cora e le sue bugiarde promesse lo avrebbero ossessionato forse per sempre.

E tuttavia quei domani erano tutti da vivere e gli appartenevano, indubbiamente, sebbene non avesse null’altro su cui contare che se stesso. Maledicendo la donna che gli aveva rubato l’anima con tutto l’odio che gli ribolliva nell’anima, determinato a scordare quella sgualdrina priva di sentimenti e l’oltraggioso benservito che gli aveva riservato, si congedò sbrigativamente da Miguel e a passi decisi percorse la passerella del vascello, quasi fosse un ponte sospeso tra passato e futuro. Una nuova vita si apriva davanti a lui, da quel giorno in poi: di certo dall’altra parte dell’oceano fortuna e oblio lo stavano aspettando a braccia spalancate.