Frecciabianca

Sulla Frecciabianca Milano-Trieste, di pomeriggio. Da qualche parte, alle mie spalle, un cane ogni tanto abbaia. Non è un gran fastidio, i viaggiatori infatti non protestano; si guardano, qualcuno con aria più seccata, altri con bonaria ironia.

Arriva il controllore e invita la proprietaria del cane a zittire l’animale e anche a cambiare vettura, visto che il suo biglietto è di seconda classe; la donna ha un volto incartapecorito, un’espressione sempre uguale, assente e indifferente. È evidentemente disturbata, probabilmente pure alterata dall’alcol. Sembra non capire ciò che le viene detto, rilutta, rifiuta di andarsene. Il controllore alza la voce, la spinge, lei gli chiede farfugliando di mostrare i suoi documenti, lui urla, lei lo insulta con termini pesanti e volgari, lui è preda di un vero accesso di furore, la insulta con parole ancor più pesanti e volgari; lei guarda nel vuoto e ripete le sue ingiurie, lui stravolto e scatenato, paonazzo, urla che le spaccherà le ossa a costo di finire in galera. I viaggiatori si guardano, ci guardiamo, interdetti, chiedendoci vagamente se è il caso di intervenire e chi lo farà, impacciati dall’universale viltà che induce a passare imbarazzati anche accanto a situazioni ben più gravi. Il cane, più dignitoso dei due contendenti, se ne sta per conto suo.

Soltanto una signora, più vicina alla degradante scena, cerca di interporsi, spingendo delicatamente la donna verso la porta della vettura, fra il turpiloquio bofonchiante di lei e le urla e minacce di lui. La donna finalmente esce, si viene poi a sapere che è stata fatta scendere a Desenzano. Il controllore ripassa per la vettura e dice qualche parola di scusa. Forse è esasperato da chissà quanti altri penosi e gravosi incidenti che gli accadono ogni giorno e che possono far imbestialire. Controllare l’osservanza della legge è più faticoso che violarla. Per quel che riguarda la donna, chissà quali infelicità, esclusioni, magari violenze hanno segnato il suo volto spento e avvizzito che la fa assomigliare a un’impassibile pellerossa molto più vecchia della sua età. Quante tristezze la vita, incisore maligno, ci graffia sul viso.

11 dicembre 2014