Assegni ai poligami e tasse sugli scapoli

Fotocopia di un giornale. Nella liberale Inghilterra, informa un quotidiano, gli assegni famigliari saranno concessi ai cittadini musulmani non solo per una moglie, ma anche per le altre, che il Corano permette ai suoi fedeli, i quali potranno così coltivare pure sotto questo profilo la loro diversità culturale, come è giusto. Ma forse bisognerà allargare ulteriormente i cordoni della borsa. In Iran, in cui la prostituzione è proibita, esiste, per compensare tale gravoso divieto, il “matrimonio a tempo”. Si tratta infatti di un rito in cui un uomo e la sua occasionale compagna si sposano davanti a un sacerdote islamico, contraendo un matrimonio che viene sciolto subito dopo la sua consumazione.

Ma perché privare la donna, moglie per poco (non succede solo nell’Islam) dei diritti riconosciuti alle altre mogli? È un’offesa al principio dell’uguaglianza. Ma se è ingiusto, in nome di questo principio, discriminare i musulmani, è altrettanto ingiusto discriminare i non musulmani; il diritto di avere più coniugi (e dunque di riscuotere più assegni famigliari) dovrebbe essere allora riconosciuto a tutti; beninteso, nella nostra società che ha superato il pregiudizio maschilista, sia ai mariti per le numerose mogli sia alle mogli per i numerosi mariti. Ma pure gli omosessuali hanno ottenuto il diritto di sposarsi; perché discriminarli, condannandoli ad accontentarsi, a differenza degli altri, di un solo coniuge? Naturalmente tutto ciò dovrebbe valere non solo per i matrimoni, ma anche per le coppie o i nuclei poligamici e poliandrici di fatto. Inoltre si spera sempre che pure l’Islam si apra alla parità dei sessi e che un giorno anche una donna possa avere più mariti.

Dunque, altri assegni famigliari. Come trovare le risorse finanziarie per questa spesa che si profila crescente in proporzione geometrica? Con le tasse, evidentemente. Centrosinistra e centrodestra, così sensibili a questi problemi, dovranno quindi presumibilmente annunciare, nella prossima campagna elettorale, inasprimenti fiscali per tali motivi, certi di trovare la comprensione degli italiani. Il peso di queste tasse dovrebbe, per giustizia, ricadere soprattutto sui single, che godono della fortuna di non avere né famiglia né famiglie, di non essere oberati da stuoli di coniugi, ex coniugi, (ex) suoceri, zie e nipoti di ex consorti e così via. O beata solitudine, o sola beatitudine, dicevano gli asceti e gli eremiti; è giusto pagare questo privilegio. Già il fascismo, lungimirante, aveva tassato i celibi. “Ah Pippo mio,” dice una moglie in una poesia di Trilussa, dopo la prima notte a Napoli, “quant’era mejo / se pagavi la tassa su li scapoli!”

8 marzo 2008