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Margherita, a dire il vero, non è che non lo sapesse come va la vita, è che si era illusa, chissà perché, che potesse andare sempre bene.

In realtà lo sapeva benissimo che, se tutto le fosse andato sempre solo seguendo i piani, allora lei sarebbe stata un ascensore, mica una donna. Non è che va tutto in ordine, e se non va in alto va in basso... A volte non va proprio. A volte invece va, ma non sai dove. Il problema non era nemmeno Viola: lei era giovane, selvaggia, ma era comunque un fiore. Aveva radici. E quelle ti salvano, anche quando ti sembra che siano solo un inutile legame. E comunque sono qualcosa che c’è. Il problema non è quasi mai qualcosa che c’è. Perché, se c’è, ti ci metti lì e, bene o male, qualcosa risolvi. Il problema è il non poter risolvere qualcosa che non c’è. Perché non c’è. E a quel punto non sai come fare.

Forse il problema vero, intuiva Margherita, è che, a volte, accordare i fiori non basta.

È tutto quello che ha imparato a fare, è tutto quello che si è sempre illusa potesse bastare per essere felice e per far felici gli altri. Così come era stato per sua madre, sua nonna e tutte le donne che l’avevano preceduta.

Certo però la vita, poi, fa quel che vuole. Non è un ascensore, sembra più la scala di un pollaio. Corta. E piena di polli.

Una volta Margherita accordava i fiori. E pregava, pregava, pregava. Pregava per tutti, e pregava per lui, suo marito, che tirava sempre fuori quella storia così cupa che le sembrava una bestemmia. E allora pregava e pregava e pregava. E non era cambiato nulla. Non aveva fatto del bene a nessuno, finché quell’uomo, suo marito, quella cosa assurda non l’aveva fatta davvero e sua figlia, Viola, era diventata selvatica come un rovo infestante. Da quando aveva iniziato a confessarsi, poi, le cose erano solo peggiorate. Qualcosa evidentemente non andava. Qualcosa evidentemente non riusciva a capirlo bene. Qualcosa non funzionava più.

Il primo urletto, la prima volta che urlò davvero, che non strangolò quel desiderio, capitò lì. In confessionale. Dentro la chiesa di San Rocco, la chiesa di Bisogno.

«Margherita, mi dica, che peccati vuole confessare...»

«Don Alberto, però, mi scusi, con chi devo pentirmi dei miei peccati, con lei o con Dio?»

«Con Dio, Margherita!»

«E ALLORA LE SPIACEREBBE CHIAMARMELO?! AVREI PROPRIO DUE COSE DA DIRGLI!»

Don Alberto si era fatto trasferire.

«Aggredito da una Margherita» chiosò il vescovo leggendo le motivazioni della richiesta di trasferimento e scegliendo il sostituto da mandare in quel paese.

«Il mondo è pieno di pazzi.» E fece chiamare quel prete giovane, quello che andava sistemato in un posto così. Pieno di pazzi.

Margherita, però, urlando, aveva cominciato a stare meglio.