Capitolo 10

A quanto pareva, questa volta Llewellyn non era venuto, come il giorno prima, per sollevare di peso i grassoni dalle poltrone. Non si era neppure portato l'avvocato. Sembrava un po' ammaccato, sottomesso; la cravatta era stropicciata e storta. Augurò a tutti e due il buongiorno come se sperasse nel nostro consenso e avesse bisogno di una nostra conferma; ringraziò perfino Wolfe per averlo invitato a sedersi. Si sedette e ci guardò, prima l'uno e poi l'altro, come se il ricordarsi la ragione della sua visita fosse una questione aperta.

― Avete subito uno choc, signor Frost ― disse Wolfe. ― E l'ho subito anch'io. Il signor McNair era seduto sulla poltrona dove voi siete adesso quando ha inghiottito il veleno.

Lew Frost annuì. ― Lo so. È morto proprio qui.

― Infatti. Si dice ci siano stati casi in cui tre grani hanno ucciso un uomo in trenta secondi. Il signor McNair di grani ne ha presi cinque, o dieci, ha avuto le convulsioni quasi immediatamente ed è morto nel giro di un minuto. Vi porgo le mie condoglianze. Anche se tra voi e lui non c'erano ottimi rapporti, lo conoscevate comunque da molto tempo, non è vero?

Llewellyn annuì di nuovo. ― Lo conoscevo da circa dodici anni. Noi... non eravamo proprio in cattivi rapporti. .. ― Si fermò a riflettere. ― Be', forse sì. Non a livello personale, però. Voglio dire, non credo che non ci piacessimo come individui. Il fatto è che si trattava solo di un malinteso. Ho saputo soltanto questa mattina che mi sbagliavo sul punto più importante che avevo contro di lui: pensavo volesse che mia cugina sposasse quel Gebert, e vengo a sapere che non lo desiderava affatto. Era assolutamente contrario. ― Llewellyn rifletté di nuovo. ― Questo... questo mi ha fatto pensare... Insomma, avevo completamente torto. Vedete, quando sono venuto da voi lunedì. .. e anche la settimana scorsa... pensavo di sapere alcuni fatti. Non ne ho parlato con voi, e neppure con il signor Goodwin, perché mi rendevo conto di avere dei pregiudizi e non volevo accusare nessuno. Volevo solo che lo scopriste voi. E vorrei anche... vorrei scusarmi. Mia cugina mi ha detto che in effetti aveva visto quella scatola di canditi, e mi ha detto anche come e dove. La cosa migliore era dirvi tutto, me ne rendo conto. E se ne rende conto anche lei. Ma l'aspetto peggiore è che io ero fissato su un altro... un altro... Cioè credevo di sapere qualcosa.

― Capisco. ― Wolfe sembrava impaziente. ― Voi sapevate che Molly Lauck era innamorata del signor Perren Gebert. Sapevate che il signor Gebert voleva sposare vostra cugina Helen e pensavate che il signor McNair fosse favorevole. Eravate più che disposto a sospettare che la genesi del candito avvelenato fosse quell'intrigo erotico-matrimoniale, nel quale avevate un interesse vitale dato che volevate sposare voi stesso vostra cugina.

Llewellyn lo fissò. ― Come vi viene questa idea? ― Arrossì e cominciò a balbettare: ― Io sposarla? Siete pazzo! Che razza di idiota...

― Per favore, non fate così. ― Wolfe lo ammonì con il dito. ― Dovete sapere che qualche volta gli investigatori investigano... Almeno, alcuni lo fanno. Non dico che intendevate sposare vostra cugina, solo che desideravate farlo. L'ho capito subito durante la nostra conversazione di lunedì scorso, quando mi avete detto che lei è la vostra ortocugina. Non c'era alcun motivo per esservi fissato in testa, com'era palese, un termine talmente astruso e insolito, a meno che non foste stato così preoccupato dall'idea di sposare vostra cugina, e così preoccupato riguardo gli usi e la decenza di un matrimonio tra primi cugini, da aver studiato a fondo l'argomento. Era evidente che la legge canonica e i rituali levitici non vi erano bastati e vi eravate avventurato perfino nell'antropologia. O, forse non era bastato a qualcun altro... Alla signorina Frost stessa, a sua madre, a vostro padre...

Lew Frost sbottò, con il viso ancora imporporato: ― Non l'avete scoperto da solo. Ve lo ha detto lei, ieri... Ve lo ha detto lei?

Wolfe scosse il capo. ― No. L'ho scoperto io. Tra altre cose. Non mi sorprenderebbe sapere che, quando siete venuto qui tre giorni fa, eravate convinto che Molly Lauck era stata uccisa o dal signor McNair o dal signor Gebert. Di sicuro non eravate in condizioni di poter distinguere tra sciocchezze e probabilità.

― So che non lo ero. Ma non ero convinto di... niente. ― Llewellyn si morse il labbro. ― Adesso, naturalmente, sono in alto mare. Questa storia di McNair è terribile. I giornali hanno ricominciato. Questa mattina i poliziotti ci sono stati addosso, a noi Frost intendo, come se noi... come se noi ne sapessimo qualcosa. Naturalmente Helen è sconvolta; stamattina voleva andare a vedere il corpo di McNair. Abbiamo dovuto dirle che non era possibile perché stavano eseguendo l'autopsia. Non è stato piacevole. Poi ha voluto venire da voi e alla fine l'ho portata. Sono entrato da solo perché non sapevo se c'era qualcuno con voi. Helen è fuori, in macchina. Posso farla entrare?

Wolfe fece una smorfia. ― Per il momento, non c'è niente che io possa fare per lei. Penso che non sarà in condizione di...

― Vuole vedervi.

Wolfe sollevò di un centimetro le spalle e le lasciò ricadere. Fatela entrare.

Lew Frost si alzò e uscì. Lo seguii per occuparmi della porta. Da un coupé grigio, parcheggiato accanto al marciapiede, emerse Helen Frost. Llewellyn la scortò sui gradini e nell'ingresso. Devo ammettere che la ragazza non assomigliava molto a una dea: aveva gli occhi gonfi, il naso chiazzato e sembrava malata. Il cugino la condusse nello studio; io li seguii. Helen salutò Wolfe con un cenno, si sedette sulla poltrona dell'asino e guardò Llewellyn, me e Wolfe come se non fosse sicura di conoscerci.

Fissò il pavimento e poi rialzò gli occhi. ― È stato proprio qui, vero? ― chiese con voce spenta. ― Proprio qui.

Wolfe annuì. ― Sì, signorina Frost. Ma se è per questo che siete venuta qui, per rabbrividire nel luogo dove è morto il vostro migliore amico, la cosa non ci sarà di alcun aiuto. ― Si raddrizzò un po' sulla poltrona. ― Questo è uno studio investigativo, non una culla per pensieri morbosi. Sì, è morto qui. Ha inghiottito il veleno mentre sedeva su quella poltrona; si è alzato barcollando e ha cercato di restare in piedi puntando i pugni sulla mia scrivania; è crollato a terra in preda alle convulsioni ed è morto. Se fosse ancora qui, potreste chinarvi e toccarlo senza spostarvi dalla vostra poltrona.

Helen fissava Wolfe senza respirare. Llewellyn protestò: ― Per amor del cielo, Wolfe, pensate che...

Wolfe lo fermò con il palmo della mano. ― Penso che ho dovuto restarmene seduto a guardare il signor McNair che veniva assassinato nel mio ufficio... Archie, il vostro blocco, per favore. Ieri ho detto alla signorina Frost che era arrivato il momento che le venissero dette certe cose. Che cosa ho detto esattamente? Leggete.

Presi il blocco, lo sfogliai, trovai l'appunto e lessi a voce alta:

 

Nella vostra presunzione, voi vi state assumendo, a causa della vostra giovinezza e inesperienza, una terribile responsabilità. Molly Lauck è morta nove giorni fa, probabilmente a causa di un pasticcio fatto da qualcuno che voleva uccidere un'altra persona. Per tutto questo tempo, voi siete stata in possesso di informazioni che, utilizzate con competenza e tempestività, possono fare molto di più che portare alla vendetta: possono salvare una vita, ed è perfino possibile che quella vita sia degna di essere salvata: Che cosa...

 

― Basta così. ― Wolfe si voltò verso la ragazza. ― Quello, mademoiselle, era un appello cortese e ragionevole. Non faccio spesso appelli del genere: sono troppo presuntuoso. Mi sono appellato a voi, senza successo. Se per voi è penoso che vi ricordi che il vostro miglior amico è morto ieri, in agonia, nel punto preciso occupato dalla vostra poltrona, pensate sia stato piacevole per me starmene qui a guardare? ― Si rivolse bruscamente a Llewellyn. ― E voi, signore, che mi assumete per risolvere un problema e poi mi ostacolate appena muovo il primo passo... Adesso vi inalberate immediatamente se non dimostro delicatezza e considerazione per il rimorso e il dolore di vostra cugina. Non ne dimostro perché non ne ho. Se dovessi mettere in vendita qualcosa di valore di questo studio, non sarebbe certamente un cuore comprensivo e una simpatia stucchevole per il dolore di una ragazzina viziata e ottusa. ― Si rivolse a Helen: ― Ieri, a causa del vostro orgoglio, non avete chiesto niente e non avete dato niente. Se avete fornito qualche informazione, è stato solo perché costretta da una minaccia. Cosa siete venuta a fare oggi? Cosa volete?

Llewellyn si era alzato e si era avvicinato alla poltrona della ragazza. Cercava di trattenersi. ― Andiamo, Helen ― la sollecitò. Forza, andiamocene di qui...

La ragazza tese una mano, gli toccò la manica e scosse la testa, senza guardarlo. ― Siediti, Lew. Per favore. Me lo sono meritato. ― Vidi che c'era una macchia di colore sulla guancia.

― No. Andiamo.

Helen scosse di nuovo la testa. ― Io resto qui.

― Io no. ― Lew sporse il mento verso Wolfe. ― Sentite: vi ho chiesto scusa, ve lo dovevo. Ma adesso voglio dirvi... Quel foglio che ho firmato martedì... Vi comunico che la questione è chiusa. Non vi pagherò diecimila dollari perché non li ho e perché voi non ve li siete guadagnati. Posso pagare una somma ragionevole quando mi manderete il conto. Il nostro accordo è finito.

Wolfe annuì e mormorò: ― Naturalmente me l'aspettavo. I sospetti, per la cui conferma mi avevate assunto, sono svaniti. La minaccia di noie a vostra cugina, a causa della sua ammissione di aver visto la scatola di canditi, non esiste più. Una metà dei vostri fini è già stata raggiunta, dato che vostra cugina non lavorerà più... Per lo meno non per il signor McNair. Per quanto riguarda l'altra metà, continuare le indagini sull'assassinio di Molly Lauck significherebbe necessariamente svolgere indagini anche sulla morte del signor McNair e questo potrebbe facilmente risultare qualcosa di estremamente spiacevole per un Frost. Dal vostro punto di vista si tratta di una logica assolutamente corretta. E se voglio incassare anche una piccola frazione della mia parcella, dovrò probabilmente farvi causa in tribunale. ― Wolfe sospirò e si appoggiò allo schienale. ― E mi avete perfino costretto ad andare fino alla Cinquantaduesima Strada con quella stupida lettera. Buongiorno, signore. Non vi biasimo, ma vi assicuro che vi manderò un conto di diecimila dollari. So quello che state pensando: che non vi farò citare in giudizio perché non andrei mai fino in tribunale a testimoniare. Avete ragione, ma vi manderò comunque il conto.

― Fate pure. Andiamo, Helen.

La ragazza non si mosse. ― Siediti, Lew ― ordinò calma.

― E perché? Andiamo! Hai sentito cosa ha detto su qualcosa di spiacevole per un Frost? Non capisci che è stato lui a darci in pasto alla polizia, come se fossimo un branco di assassini? E che l'ha fatto per qualcosa che McNair gli ha detto ieri prima di... prima che succedesse? Proprio come ha detto mio padre, e anche la zia Callie. Ti meraviglia che non volessero permetterti di venire qui, a meno che non ti accompagnassi io? Non sto dicendo che McNair gli abbia detto delle bugie, dico solo...

Lew! Basta! ― Helen non aveva alzato la voce, ma era decisa. Mise di nuovo la mano sulla manica del cugino. ― Senti, Lew. Sai benissimo che tutti i malintesi che ci sono stati tra di noi erano a causa dello zio Boyd. Non pensi che potremmo smetterla, adesso che è morto? Ieri ho detto al signor Wolfe... che lui... che lui era la persona migliore che io abbia mai conosciuto... Non mi aspetto che tu sia d'accordo con me... ma è vero. So che tu non gli piacevi, e onestamente io pensavo che fosse l'unico punto su cui avesse torto. ― Si alzò in piedi e gli mise le mani sulle braccia. ― Sei un'ottima persona anche tu, Lew; hai moltissime qualità. Ma io volevo bene allo zio Boyd. ― Serrò le labbra e annuì parecchie volte. Poi deglutì e continuò: ― Lui era una persona eccezionale... davvero. Quel po' di buon senso che ho me lo ha dato lui ed è stato lui che mi ha impedito di diventare una completa cretina... ― Strinse di nuovo le labbra e poi proseguì: ― Lui diceva sempre che... quando io... io...

Si voltò di colpo, si rimise a sedere, abbassò il viso tra le mani e cominciò a piangere.

Llewellyn la fissava. ― Andiamo, Helen, per amor del cielo! So quello che senti...

― Sedetevi e state zitto. Piantatela! ― gli abbaiai.

Lew si avvicinò di nuovo alla ragazza per consolarla. Scattai in piedi, gli afferrai la spalla e lo feci voltare. ― Non siete più un cliente. Non discutete. Non vi ho già detto che le vostre scenate mi innervosiscono? ― Lasciai che mi fissasse, andai all'armadietto, versai un brandy, un bicchiere d'acqua fredda e andai accanto alla poltroncina di Helen Frost. La ragazza si calmò, pescò un fazzoletto nella borsetta e si asciugò il viso. Aspettai che finisse e poi le dissi: ― È brandy: Guarnier 1890. Volete che ci metta un po' d'acqua?

Helen scosse la testa, prese il bicchiere e lo vuotò decisa. Le porsi l'acqua e lei ne bevve un sorso. Poi guardò Nero Wolfe e disse: ― Dovete scusarmi. Non sto chiedendo comprensione, ma dovete scusarmi. ― Guardò il cugino. ― Non ti parlerò più di zio Boyd. Non serve a niente, no? È stupido. ― Si asciugò di nuovo gli occhi, prese un lungo respiro tremante, espirò lentamente e si voltò verso Wolfe. ― Non mi importa cosa vi ha detto zio Boyd a proposito di noi Frost. Non può essere niente di terribile, perché lui non diceva bugie. Non mi importa neppure se state collaborando con la polizia. Per un Frost non può esserci niente di più... di più sgradevole di quanto sia già successo. Comunque, la polizia non ha mai scoperto niente riguardo all'omicidio di Molly Lauck, e voi sì.

Le lacrime si erano asciugate. Continuò: ― Mi dispiace di non avervi detto... Certo che mi dispiace. Pensavo di mantenere un segreto per zio Boyd, ma mi dispiace. Vorrei solo potervi dire qualcos'altro... Ma comunque... C'è una cosa che posso fare; questa è l'unica volta in cui sono davvero contenta di avere un mucchio di soldi. Vi pagherò qualsiasi somma per scoprire chi ha ucciso zio Boyd. Qualsiasi somma... E non avrete bisogno di farmi causa per incassarla.

Presi il bicchiere della ragazza e tornai al mobile bar per versarle un altro po' di brandy. Sorrisi alla bottiglia, pensando che in quel caso ci capitava un cliente dopo l'altro.