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Questo accadeva due mesi or sono.
Ieri, mentre ero seduto in ufficio a copiare a macchina un rapporto che Wolfe mi aveva dettato, squillò il campanello del telefono. Il principale nella sua enorme poltrona, rispose dal suo apparecchio. Dopo qualche secondo lo sentii brontolare: “Costei vuole Escamillo.”
E spostò una leva che metteva in comunicazione il suo telefono con il “doppio” sul mio tavolo. Presi anch’io il ricevitore.
“Oh, siete voi, bambolina? Mi dispiace, ma ho da fare.”
“Già, voi avete sempre da fare!” replicò Lily in tono di energica protesta. “Ma ascoltatemi un momento almeno. Punto primo: avete notizie di quell’orribile Mac Millan? Pare che lo cerchino dappertutto.”
“Scomparso, volatilizzato. Quel giorno è uscito e non l’abbiamo visto più. Bisognerà che chi lo cerca si rivolga a qualche ufficio di polizia nel Canada settentrionale, se non addirittura al polo, o nell’Africa centrale, o… o all’altro mondo. Qui ad ogni modo non se ne sa niente. E poi?”
“E poi… Ecco, probabilmente voi non sapete, e se lo sapete non ve ne curate, che io bado raramente alla mia corrispondenza, tranne che per vedere, dagli indirizzi sulle buste, se c’è qualche lettera vostra, il che non succede mai. Ebbene, proprio ora mi sono accorta che da qualche giorno ho ricevuto un invito per il matrimonio di Jimmy e Nancy, che avrà luogo domattina. Ci andremo insieme, naturalmente. Potete venire a prendermi…”
“Un momento! Un momento! Riprendete fiato almeno. Niente cerimonie nuziali, per me; sono barbariche vestigia di… di epoche barbare. Credo che se potessi non andrei neppure al mio matrimonio, figuratevi!”
“Lo potreste invece… Anzi, lo potrete. Per cinque centesimi vi sposerei io… Ma ad ogni modo il matrimonio di Nancy sarà divertentissimo, perché vi assisteranno anche Osgood e Pratt, che si stringeranno la mano. Poi pranzeremo insieme…”
“Questa promessa non mi fa battere il cuore più forte, vi avverto.”
“Insomma, verrete o no?”
“No, mi dispiace. Ed ora potreste anche riattaccare il ricevitore, mi sembra.”
“Niente affatto. E’ un secolo che non vi vedo.”
“Va bene: allora facciamo così. Domani sera alle nove andrò allo Strand a vedere giocare a biliardo Grennleaf e Baldwin. Potrete venire arche voi; purché mi promettiate di starvene seduta zitta e quieta, senza mai toccare boli di gomma.”
“Io m’intendo di biliardo come di lumache geologiche, ma non importa, verrò lo stesso. Però, sarebbe meglio che cenassimo insieme, prima…”
“Niente affatto: cenerò in casa, col signor Wolfe. Ci vedremo nel vestibolo del ”Churchill“ alle otto e quarantacinque precise.”
“Santo cielo, questi appuntamenti in pubblico!”
“E io? Non mi rassegno ad esser visto in pubblico con voi?”
“Va bene: alle otto e quarantacinque di domani sera al ”Churchill“ Arrivederci.”
“Arrivederci.”
Deposi il ricevitore e ripresi a copiare il rapporto.
Ma Wolfe m’interruppe subito: “Archie!”
“Signor Wolfe?”
“Prendete il dizionario, vedete qual è l’esatta definizione dell’aggettivo “romantico”“
Non gli badai neppure, e cominciai a trascrivere un nuovo paragrafo del rapporto.