23.
Adesso Chen poteva stare tranquillo: l'indagine sul caso di Yin Lige si era conclusa con un successo e la traduzione per il progetto del New World era terminata. Invece il telefono del suo appartamento iniziò a squillare la mattina presto, come una sveglia puntata sull'orario sbagliato. Era Gu.
Mentre lo ascoltava, Chen si ricordò di un verso: Quel che verrà, verrà.
Quelle parole si trovavano sotto uno splendido dipinto tradizionale cinese che raffigurava un'oca bianca selvatica con un sole arancione sulle ali. L'aveva visto anni prima a Pechino, in compagnia di un'amica: era appeso al muro della sua stanza, nel quartiere di Muxudi.
Quel verso gli ritornava spesso alla mente, inaspettato. E quella mattina arrivò assieme a una richiesta per un parcheggio multipiano o, per essere esatti, per un lotto di terreno supplementare adiacente al New World, per poterci costruire sopra il parcheggio. Gu gli espose le sue buone ragioni per quel genere di richiesta, che aveva già presentato alla giunta cittadina.
«Al New World verranno moltissime persone, non soltanto con i mezzi pubblici, ma soprattutto con le loro auto personali. La classe media non va più a fare shopping in via Nanjing. E perché? Perché non c'è spazio per i parcheggi e per i garage. Questa è una delle ragioni principali. La General Motors ha già firmato un accordo pluriennale con il governo di Shanghai per una gigantesca joint venture automobilistica. Presto, oltre alle Volkswagen, per le strade di Shanghai si vedranno le Buick, come a New York. Il New World costituirà un punto di riferimento per questo secolo, e anche per quello successivo. Nella nostra pianificazione commerciale dobbiamo essere lungimiranti, altrimenti la zona circostante si intaserà di traffico.»
«Potrebbe essere vero» disse Chen.
«Tutto ciò influirà anche sull'immagine della nostra città, specialmente dal punto di vista dell'ufficio viabilità. Credo sia importante prendere delle misure preventive.» E aggiunse Gu: «Se non ricordo male, era lei il direttore di quell'ufficio.»
«Ero il facente funzione. Per un po' sono stato soltanto il facente funzione.»
«Ah, com'è che si chiama quella segretaria? Meiling, o qualcosa del genere. Semplicemente l'adora. "Il tempio è troppo piccolo per un dio come l'ispettore capo Chen": così mi ha detto, quella sera al Dynasty Club. Sicuramente l'ufficio viabilità farà qualunque cosa per lei.»
E così Gu gli stava chiedendo di mettere una buona parola per lui all'ufficio viabilità.
«Non faccia affidamento sulle parole di Meiling, signor Gu» disse Chen. «Perché non ha accluso anche questa clausola nella prima proposta per il governo cittadino?»
«È un progetto talmente grosso che qualche dettaglio può essere sfuggito.»
Ma Chen era sicuro che Gu non avesse affatto sottovalutato la questione. Conosceva benissimo la carica ricoperta in passato da Chen, quando gli aveva offerto quella lauta ricompensa per la traduzione, quando gli aveva mandato Nuvola Bianca come piccola segretaria, così come il condizionatore d'aria che adesso era appoggiato contro la libreria, lo scaldabagno, i regali sul comodino di sua madre all'ospedale - per non parlare della dritta sull'indirizzo di Bao.
Non esistono pasti gratis. Doveva immaginarselo.
Adesso che aveva tradotto la proposta del New World, tuttavia, Chen considerò ragionevole la richiesta di Gu. Quel progetto aveva affascinato anche lui, e non soltanto per la generosa remunerazione; era convinto che il New World avrebbe accresciuto l'immagine culturale della città. Per una metropoli in rapido sviluppo come Shanghai la conservazione culturale poteva rivestire un grandissimo significato, anche se l'aspetto esteriore rétro del New World assolveva semplicemente a una funzione commerciale.
E per un progetto grandioso come quello un parcheggio multipiano era qualcosa di indispensabile. Sarebbe stato un disastro se via Huaihai e le zone circostanti si fossero ritrovate intasate dalle auto dei visitatori del New World parcheggiate dappertutto a casaccio. Quindi l'ufficio viabilità poteva dire la sua alla giunta della città.
La concessione edilizia nel cuore della città con una destinazione d'uso di tipo culturale avrebbe fatto risparmiare a Gu un'enorme quantità di denaro, e forse gli avrebbe assicurato l'assenso al progetto. Gli imprenditori richiedevano alla giunta le concessioni edilizie e la giunta applicava una certa tariffa a seconda della destinazione d'uso. Per un centro commerciale e direzionale di lusso come il New World, Gu avrebbe dovuto sborsare una somma molto alta. Ma Gu aveva confidato a Chen di avere inoltrato la richiesta per un progetto di conservazione culturale. Ovviamente nella proposta non si accennava a parcheggi multipiano, altrimenti le autorità si sarebbero insospettite. Ma se l'avesse presentata come variante in corso d'opera, e con il sostegno dell'ufficio viabilità, avrebbe ottenuto rapidamente il permesso. La somma che Gu aveva pagato per la traduzione non era nulla, era come una piuma strappata da un'anatra pechinese, se paragonata ai guadagni attesi.
Da un altro punto di vista, tuttavia, l'autorizzazione alla richiesta di Gu avrebbe significato per l'ufficio viabilità una diminuzione delle entrate. Un grande e moderno parcheggio sottraeva alla vista moltissime auto, ma avrebbe anche tolto il lavoro a parecchi vigili, i quali non avrebbero più potuto fare multe. Chen sapeva che sarebbe stato difficile spalleggiare la richiesta di Gu, e lo sapeva anche Gu.
«Be', quando lo riterrà opportuno, metta una buona parola per il New World» disse amabilmente Gu.
Chen poteva tergiversare e dire di essere sempre in attesa del momento più opportuno, ma ormai si sentiva in obbligo di dare una mano a Gu. «Faccio un paio di telefonate» disse in tono vago alla fine della conversazione, «e poi le faccio sapere.»
Chen decise che per prima cosa era meglio andare all'ospedale: doveva pagare il conto, visto che la sera stessa avrebbero dimesso sua madre. Lei era molto preoccupata per le spese, ma Chen non voleva assolutamente farle sapere quanto gli sarebbe costato; in ogni caso, i soldi ricevuti per la traduzione erano più che sufficienti. E questo, rifletteva recandosi all'economato dell'ospedale, costituiva un'ulteriore giustificazione alle sue azioni. Nell'epoca dell'economia di mercato, un ospedale non faceva eccezioni, e altrettanto avrebbe dovuto fare lui, purché avesse guadagnato i soldi in un modo accettabile per il sistema.
Con sua grande sorpresa scoprì che la fabbrica di sua madre aveva provveduto a pagare il conto. «È tutto sistemato, compagno ispettore capo Chen» disse la contabile dell'ospedale con un ampio sorriso. «Il compagno Zhou Dexing, il direttore della fabbrica, vuole che lei gli dia un colpo di telefono, quando ha tempo. Questo è il suo numero.»
Chen compose il numero da una cabina a pagamento nell'atrio, e il compagno Zhou Dexing si profuse in un discorso accalorato. «Il nostro stabilimento sta attraversando un momento difficile, compagno ispettore capo Chen. L'economia nazionale è in un momento di transizione, e le fabbriche statali devono affrontare un problema dopo l'altro. Per un'anziana lavoratrice come sua madre, tuttavia, noi ci assumiamo la responsabilità delle spese mediche. Lei ha lavorato per tutta la sua vita con grande dedizione. E sappiamo che è una brava compagna.»
«La ringrazio moltissimo, compagno Zhou.»
Suo figlio è davvero un bravo compagno: questa era l'informazione che qualcuno doveva avergli passato, pensò Chen. Ma qualunque fosse la motivazione, ciò che aveva detto e fatto il compagno Zhou era politicamente corretto, tanto da poter essere un argomento adatto per un editoriale sul «Quotidiano del Popolo».
«Spero che in futuro noi si possa continuare ad avvalerci del sostegno di sua madre - e anche del suo, compagno ispettore capo. Ho sentito moltissime cose sull'importanza del suo lavoro per la città.»
Queste cortesie ufficiali erano soltanto una verniciatura di gentilezza. Ma Chen non se ne preoccupò. Ci sono cose che un uomo può fare, e cose che un uomo non può fare. Questa massima confuciana poteva anche significare che indipendentemente dalle richieste che gli potevano fare, avrebbe preso una decisione in accordo con i suoi principi.
Aveva l'impressione che stesse sorgendo una nuova specie di relazione sociale, una rete che collegava strettamente gli individui lungo i fili dei loro interessi personali. L'esistenza di ciascun filo dipendeva da quella degli altri. E che gli piacesse o no, l'ispettore capo Chen era avvolto da questa rete di relazioni.
«Lei mi lusinga, compagno Zhou» disse Chen. «Lavoriamo tutti per la Cina socialista. È naturale che ci si debba aiutare a vicenda.»
Non era l'ideale confuciano di società, di certo non quello vagheggiato da suo padre, un intellettuale della vecchia generazione; tuttavia, rifletté Chen ironicamente, quel modello non era poi del tutto estraneo al confucianesimo. Il principio dello yiqi, ovverosia della necessarietà dell'obbligo morale, in qualche modo si era evoluto nella necessarietà dei propri interessi.
Ma Chen rammentò a se stesso che non aveva tempo per quel genere di speculazioni filosofiche.
Entrò nella stanza di sua madre, ma era ancora addormentata. Anche se i risultati degli esami avevano escluso l'eventualità che tanto l'aveva preoccupato, negli ultimi anni la donna si era indebolita sempre più. Decise di rimanere con lei per un po'. Da quando aveva iniziato la traduzione, quasi contemporaneamente all'omicidio di Yin Lige, quella era la prima giornata in cui poteva trascorrere tranquillamente un po' di tempo con lei, senza doversi preoccupare di piste, di indizi, o di definizioni e costruzioni fraseologiche.
La donna si agitò nel sonno, ma non si svegliò. Forse era meglio così. Una volta svegliata, probabilmente avrebbe incanalato la conversazione verso la domanda numero uno: adesso che ti sei fatto una posizione, che ne dici di metter su famiglia?
Nella cultura tradizionale cinese, il concetto di "posizione" e quello di "famiglia" erano in cima alle priorità di un uomo, per quanto agli occhi di sua madre la seconda fosse la più urgente. Nonostante la sua affermazione in campo politico e lavorativo, la vita personale del figlio era per lei ancora una pagina vuota.
Pensò nuovamente a quel verso sotto il dipinto dell'oca, a Pechino, nonostante il contesto differente: Quel che verrà, verrà. Forse non era ancora il momento.
Sbucciò una mela per sua madre, e gli sovvenne che Nuvola Bianca doveva averlo già fatto al posto suo. Poi ripose il frutto sbucciato in un sacchetto di plastica sul comodino. Guardò nel cassetto. Poteva cominciare a radunare le sue cose partendo da lì. Forse avrebbe dovuto andarsene prima che lei si svegliasse.
Con sua grande sorpresa trovò una piccola fotografia di Nuvola Bianca in un libro sulla scultura buddista che sua madre aveva portato con sé. Con quell'uniforme da studentessa universitaria, la ragazza aveva un'aria euforica e giovane, davanti alla massiccia cancellata dell'università Fudan. Capì il motivo per cui sua madre si era tenuta la foto. Per lei, come aveva detto una volta Lu, il Cinese d'Oltremare, qualunque cosa arrivi nel suo cestino di bambù deve essere considerata verdura.
Nuvola Bianca era certamente una bella ragazza, e gli era stata molto d'aiuto: per la traduzione, per sua madre all'ospedale, per l'indagine. E di tutto ciò non poteva che esserle grato. Non aveva alcuna intenzione di denigrarla perché al loro primo incontro faceva la ragazza k, e aveva ballato con lei tenendole la mano sulla schiena nuda, né perché era stata la sua piccola segretaria, con tutte le possibili implicazioni del termine. Chen si considerava superiore a quel genere di snobismo.
Ma ciò che sua madre aveva pensato di lei in relazione al figlio non gli era mai neppure passato per la testa. Non tanto per una questione di differenza di età, o per via dei diversi ambienti di provenienza, ma perché secondo lui vivevano in due mondi completamente diversi. Se non fosse stato per la questione del New World, le loro strade non si sarebbero mai incrociate. Adesso che la traduzione era terminata, Chen era contento che lei ritornasse alla sua vita, qualunque fosse. Non c'era motivo di essere sentimentali. Nuvola Bianca era stata pagata per il suo lavoro di piccola segretaria, e anche generosamente, secondo quanto aveva detto lei; esattamente come Chen, anche se la tariffa e le motivazioni erano diverse.
Ma era poi così sicuro di se stesso?
Il figlio premuroso seduto al capezzale di sua madre era lo stesso uomo, era il signor Dollaroni che beveva in compagnia della sua piccola segretaria al Ritorno dei Tempi d'Oro?
«È lei l'ispettore capo Chen?» La testa di una giovane infermiera spuntò dentro la stanza. «Giù c'è qualcuno che la sta aspettando.»
Chen scese le scale a grandi passi. Con sua grande sorpresa trovò Li ad attenderlo nell'atrio, con un grosso mazzo di fiori in mano che strideva con l'immagine familiare del serioso e autorevole dirigente di Partito con la sua giacca alla Mao abbottonata fino al colletto. Nel vialetto d'accesso era parcheggiata una Mercedes di servizio.
«Mi hanno detto che sua madre sta ancora dormendo» disse Li, «per cui ho pensato di scambiare solo quattro parole qui. Questa mattina ho una riunione con l'amministrazione della città.»
«La ringrazio, segretario di Partito Li. Lei sarà indaffaratissimo, non doveva prendersi il disturbo di venire fino a qui.»
«No, avrei dovuto venire prima. Sua madre è una persona davvero simpatica. Le ho parlato un paio di volte» disse Li. «Volevo anche ringraziarla a nome della polizia di Shanghai, per l'eccellente lavoro svolto.»
«Il lavoro è stato dell'agente Yu. Io gli ho soltanto dato una mano.»
«Non faccia il modesto, ispettore capo Chen. È stato un lavoro eccellente, senza alcuna complicazione politica. Semplicemente meraviglioso. E questo è ciò che diremo alla conferenza stampa. Il delitto è avvenuto dopo un litigio tra Yin e un parente per una questione di soldi. Niente a che vedere con la politica.»
«Già, niente a che vedere con la politica» ripeté meccanicamente Chen.
«Infatti abbiamo già registrato alcune reazioni positive. Un giornalista del "Wenhui" ha detto che Yin non avrebbe dovuto essere così gretta con il bisnipote di Yang. E un reporter di "Libération" ha detto che era una donna veramente calcolatrice, che badava ai propri interessi...»
«La conferenza stampa non c'è ancora stata, vero?»
«Be', questi giornalisti devono aver sentito in giro qualcosa, in un modo o nell'altro. Saranno anche articoli che non contribuiranno certo alla reputazione postuma di Yin, ma non credo che dovremmo preoccuparcene.»
«Chi può controllare le storie, le storie dopo la vita di una persona? / Tutto il villaggio sta parlando della romantica storia del generale Cai... solo che questa storia non è così romantica.»
«Lei mi fa di nuovo il poeta, compagno ispettore capo Chen» disse Li. «A proposito, non dobbiamo parlare del manoscritto del romanzo di Yang, perché la sicurezza interna è stata molto chiara in proposito. È nell'interesse del Partito non dire nulla.»
Chen capì che proprio questa era la vera ragione della visita di Li. Era lui il responsabile della conferenza stampa, e doveva essere sicuro di quello che i poliziotti incaricati del caso avrebbero detto - e non detto.
Dopo che Li se ne era andato, Chen notò alcuni petali caduti sul pavimento dal mazzo di fiori. Così come aveva fatto con Nuvola Bianca, non aveva intenzione di giudicare Yin. Nonostante le giustificazioni addotte da Bao nella sua confessione, o i punti di vista giornalistici espressi dai reporter, Chen preferì considerare Yin come una donna che suo malgrado si era ritrovata in situazioni complicate.
Certo, Yin aveva un interesse economico nella pubblicazione della raccolta poetica di Yang. Ma bisognava riconoscere che aveva lavorato moltissimo per la curatela editoriale. Un atto d'amore in sua memoria. Tuttavia avrebbe potuto guadagnare più soldi dando lezioni private, come facevano parecchi insegnanti di inglese negli anni Novanta. Insomma, anche lei aveva dovuto sopravvivere in una società sempre più materialistica.
Era anche vero che Yin aveva tenuto nascosto il manoscritto del romanzo di Yang, e che non aveva voluto farlo sapere a Bao, il quale era convinto che per legge avrebbe dovuto riceverlo in eredità.
Ma cosa era legale, in tutta quella faccenda?
Negli anni della Rivoluzione Culturale si era negato a due amanti un pezzo di carta che si chiama certificato di matrimonio.
Cosa sarebbe accaduto del manoscritto, se Yin l'avesse dato a Bao? Chen non aveva idea di cosa contenesse, o che valore potesse avere. Il ragazzo avrebbe tentato di ricavarci dei soldi vendendolo a un editore interessato, ma non ci sarebbe mai riuscito. Alla fine la sicurezza interna gliel'avrebbe confiscato. Quindi Yin aveva tutti i motivi per nascondere a Bao, e a chiunque altro, quel manoscritto. Secondo Chen, Yin stava aspettando l'occasione giusta: una volta a Hong Kong avrebbe contattato un agente letterario, avrebbe raggiunto un accordo e infine avrebbe portato con sé il romanzo negli Stati Uniti.
A questo punto si spiegava anche l'affitto della cassetta di sicurezza: era una sorta di camuffamento. Yin doveva stare attenta, perché la sicurezza interna doveva aver sentito qualcosa riguardo il suo viaggio a Hong Kong.
Quanto all'uso dell'anticipo per il romanzo di Yang, concesso dall'editore americano nell'affidavit, come mezzo di sostentamento finanziario, Chen non vedeva nulla di scorretto neppure in questo. Nel caso in cui il romanzo fosse stato pubblicato negli Stati Uniti, per Yin sarebbero stati guai a non finire, in Cina. Quindi non avrebbe avuto altra scelta che andarsene in America, per far pubblicare il romanzo. Per lei era la cosa più importante di tutte.
Chen, comunque, era più che disposto a passar sopra alle accuse di "plagio" nei confronti di Yin. Se non fosse riuscita a far pubblicare il libro di Yang, avrebbe reso disponibile ai lettori almeno una parte dei suoi scritti. E avrebbe potuto considerarsi un tutt'uno con Yang, come in quella celebre poesia, Tu e io, citata in Morte di un professore cinese. Non c'era motivo di distinguerli, visto che si erano già trasformati in un insieme unico.
Naturalmente c'erano molte altre questioni in ballo, parecchie altre cose che Chen avrebbe potuto - o voluto - sapere. Ma forse era meglio considerare una sola versione della storia, vederla da una sola prospettiva. Probabilmente era come nel proverbio: Quando l'acqua è troppo limpida non ci sono pesci. Purché le cose non fossero troppo torbide, non era compito suo approfondire la questione.
Per il momento decise di credere che si trattasse di una tragica storia d'amore che aveva illuminato i momenti più bui delle vite di Yin e di Yang. Dopo la morte di quest'ultimo, Yin aveva cercato con tutte le sue forze di continuare a vivere quella storia, attraverso i propri scritti e anche attraverso i suoi, ma senza riuscirvi.
Chen tirò fuori dalla tasca una fotocopia. Era una poesia che per qualche ragione non era stata inclusa nella raccolta poetica di Yang. Si intitolava Amleto in Cina:
Un rimescolio delle sinapsi mi spinge
sul palco, davanti a un mare di volti
affogati nel buio, in cerca
di un barlume di senso nella mia
apparizione sotto la luce. Un ruolo, simile
a tutti gli altri, da interpretare
nella [in]differenza, folle o non
folle. Un cammello, una donnola e una balena,
per costruire e per decostruire,
mentre la realtà è un segno
sempre mutevole. Cos'è il significato? Un lemma
di un dizionario che mi definisce con una spada
mentre uccido un topo o un rumore simile allo squittio di un topo.
Oh, padre, di qualunque cosa si tratti, dimmelo.
In questo romanzo, con le dodici poesie raggruppate insieme alla fine della narrazione, Yang aveva cercato di emulare la struttura narrativa di Pasternak inserendo versi presumibilmente scritti dal protagonista a mo' di riflessioni in sequenza sulla propria vita, travolta, in quegli anni, dalla rivoluzione socialista sotto Mao. Chen si chiese quando Yang avesse scritto Amleto in Cina. A giudicare dalla sua posizione nella sequenza, doveva esser stata composta durante la Rivoluzione Culturale. In tal caso il palcoscenico in questione poteva essere quello della "critica rivoluzionaria di massa", sul quale Yang si era ritrovato in quanto bersaglio nero, con i suoi "crimini" scritti su una lavagna appesa al collo. Yang però l'aveva raffigurato in modo talmente universale che in un lettore privo di dimestichezza con la vera esperienza reale di Yang avrebbe potuto generare un'interpretazione completamente diversa. Ci voleva una simile distanza impersonale, che a Chen ricordava quella di un altro grande poeta, per rappresentare Amleto nella terra desolata.
Ancora oggi Chen si sentiva legato a quella poesia. Dopo tutto bisogna comunque interpretare un ruolo - un ruolo come quello dell'ispettore capo Chen - indipendentemente dai significati o dalle interpretazioni che gli si possono imporre.
Stranamente il manoscritto del romanzo non aveva titolo. Secondo Chen avrebbe potuto chiamarsi benissimo Dottor Zivago in Cina. Prima o poi avrebbe trovato il modo di farlo pubblicare. Lo giurò a se stesso. Non lo considerava in conflitto con la propria fedeltà politica di quadro di Partito. Come Boris Pasternak, Yang aveva amato appassionatamente il proprio paese. Il romanzo non era un attacco contro la Cina. Invece, rappresentava un intellettuale onesto e patriota all'incrollabile ricerca dei propri ideali, in un'epoca in cui l'intero paese era stato messo a soqquadro. Era un romanzo scritto con una passione senza pari e una tecnica magistrale. La Cina doveva essere orgogliosa di un'opera di tale eccellenza prodotta nel momento più buio della sua storia, concluse Chen.
Ma non c'era bisogno di agire con fretta sconsiderata, né di correre rischi inutili. Yang aveva terminato quel romanzo diversi anni prima, ma il testo manteneva ancora intatta la sua potenza. La letteratura di valore non soffre il passare del tempo. Quel manoscritto poteva rimanere inedito per qualche anno ancora.
La sicurezza interna era ancora sul chi vive. Si erano informati sulle modalità con cui l'ispettore capo e il suo collega erano riusciti a trovare il manoscritto, ma lui aveva dichiarato semplicemente di aver rintracciato Bao e ottenuto la sua confessione grazie al duro lavoro dell'agente Yu, e che l'avevano subito tradotto alla centrale di polizia assieme al manoscritto. La conferenza stampa era programmata per il giorno successivo. Non potevano permettersi ulteriori ritardi.
Non aveva detto che aveva tenuto il manoscritto nelle sue mani per un paio d'ore, e che prima di ritornare nella stanza di Bao l'aveva fatto fotocopiare pagina per pagina in una copisteria all'angolo. La storia era plausibile, ma la sicurezza interna non l'aveva mai visto troppo di buon occhio, quindi doveva essere molto prudente.
Inoltre, dal modo in cui le cose stavano cambiando in Cina, nel giro di cinque o dieci anni la pubblicazione del romanzo di Yang non sarebbe stata totalmente impensabile...
«Ispettore capo Chen.» La giovane infermiera lo avvicinò nell'atrio.
«Ah, sì, come sta?»
«Tutto bene, dorme ancora» rispose lei. «Ma quando uscirà di qui, dovrà fare molta attenzione alle sue abitudini alimentari.»
«Non mancherò.»
«Il livello del colesterolo è ancora troppo alto. Tutte quelle costose leccornie che ha sul comodino non le fanno molto bene.»
«Capisco» disse. «Certi miei amici sono incorreggibili.»
«Sua madre dev'essere orgogliosa di un figlio arrivato come lei, con tutti quegli amici importanti.»
«Be', di questo deve parlare con lei.»
Mentre ritornava alla stanza di sua madre, vide sorpreso Nuvola Bianca che stava telefonando da un apparecchio a pagamento. Gli rivolgeva la schiena, ma indossava lo stesso maglione di lana bianca, a collo largo, che aveva il giorno in cui si era presentata per la prima volta al suo appartamento. Doveva essere venuta a trovare sua madre.
Si ricordava di averle visto un telefono cellulare, ma il fatto che usasse un telefono a pagamento non lo sorprese di certo, considerando l'ammontare della bolletta alla fine del mese. Anche lui aveva usato la cabina dell'atrio.
Forse Gu le aveva dato il cellulare soltanto per quell'incarico? E adesso, una volta terminato l'incarico, se l'era ripreso? In ogni caso, non erano affari suoi.
Sembrava impegnata in una lunga conversazione. Stava per allontanarsi quando la sentì pronunciare il suo nome. Cambiò idea e si allontanò di qualche passo fino a nascondersi dietro una colonna bianca.
«Oh, quell'ispettore capo... che presuntuoso... impossibile... un sacco di arie.»
Niente poteva giustificare la sua decisione di rimanere a origliare, però rimase dietro la colonna e riuscì quasi a convincersi di essersi appostato lì per scoprire qualche altra cosa su Gu.
«Se non altro quei signor Dollaroni sanno come ci si comporta con una donna... mica così pedanti, tutti intenti a non intaccare l'uniforme ufficiale. È uno che non rischierà mai per qualcosa che vuole veramente.»
Dalla posizione in cui si trovava non riusciva a capire tutte le parole che diceva la ragazza. Poteva anche convincersi che probabilmente non stava parlando di lui, ma sapeva che non era vero.
«Ama solo se stesso...»
Era così seccata per via della sua "correttezza politica" o per la "morale confuciana"?
Forse Chen era davvero troppo pedante per capire la situazione. Forse la ragazza era talmente moderna, o postmoderna, che in sua compagnia sarebbe risultato ineluttabilmente sorpassato. Da qui l'inevitabile conflitto. Forse non l'aveva capita per niente.
In un episodio zen che aveva letto tanto tempo prima, da un brutto colpo si ricavava un buon insegnamento. Quando ti buttano giù dal tuo piedistallo, le cose potrebbero essere viste da una prospettiva totalmente diversa.
O forse si trattava soltanto di affari. E in affari ogni gesto era possibile, aveva una ragione plausibile. Lei si era comportata in un certo modo per ottenere la sua approvazione, e soprattutto quella di Gu. Un altro lavoro simile non le sarebbe capitato tanto facilmente. Adesso che il loro rapporto di lavoro era terminato, Nuvola Bianca faceva i suoi commenti oggettivi.
E tuttavia quei commenti oggettivi gli avevano fatto male.
Sono una nuvola nel cielo, che si riflette, / per caso, nel cuore della tua onda. Non essere troppo sorpreso, / o troppo entusiasta, / tra un istante sarò scomparsa senza lasciare traccia.
Erano versi da un'altra poesia di Xu Zhimo, anch'essa contenente l'immagine di una nuvola. Una poesia che con la voce di lei sarebbe suonata assai più spontanea. Non era fatta per lui. Tuttavia doveva esserle grato, indipendentemente dal fatto che il loro fosse stato un rapporto esclusivamente di lavoro. Durante quei giorni frenetici il suo aiuto aveva davvero fatto la differenza. Le augurò tutto il bene possibile, ora che le cose erano finite.
Decise di non tornare alla stanza di sua madre. Avrebbe trovato anche Nuvola Bianca. Era il momento di riprendere la routine della centrale di polizia, a cui ormai si era abituato come la lumaca si abitua al suo guscio.
Niente più piccole segretarie. Adesso Chen era davvero come la pagina vuota a cui aveva pensato mentre era in compagnia di sua madre, poco prima.
Più tardi, mentre andava alla centrale, si fermò in un'agenzia viaggi, dove prenotò per sua madre una gita a Suzhou e a Hangzhou con un viaggio organizzato. Erano davvero tanti anni che non faceva una vacanza, dall'inizio degli anni Sessanta, quando una volta l'aveva portato a Suzhou. Allora lui era un giovane pioniere, prima dell'inizio della scuola, e anche sua madre era molto giovane. Là, nel tempio di Xuanmiao, indossava un cheongsam7 di seta rossa. Pensò che una gita l'avrebbe aiutata a ristabilirsi. Peccato non poterla accompagnare, ma non poteva più prendere altre ferie, non dopo la telefonata ricevuta dal Comitato Disciplinare del Partito di Pechino, che lo sollecitava a prepararsi a responsabilità ben maggiori. Decise di non discuterne con sua madre.
«Lei è davvero un bravo figlio» disse l'impiegata dell'agenzia viaggi.
Forse non era poi così male essere l'ispettore capo Chen.
Decise anche che avrebbe iniziato subito a fare qualcosa per il manoscritto di Yang, invece di aspettare una remota possibilità futura. L'ispettore capo Chen era pronto ad assumersi i rischi per qualcosa che voleva veramente.