5.
Chen guardò fuori dalla finestra e vide lo scialbo condominio grigio immerso nella luce del mattino; allora posò lo sguardo sulla scrivania, sull'incartamento che conteneva la proposta del New World, e iniziò a battere i tasti della macchina da scrivere elettrica. Quel progetto era ambizioso, e il documento difficile da tradurre, perché conteneva parecchi termini architettonici. Per denaro aveva già fatto qualche traduzione tecnica, ma nessuna era mai stata remunerativa come questa. Di solito impiegava ore prima di familiarizzare con i termini tecnici più importanti e iniziare il lavoro.
Chen aveva ottenuto due settimane di ferie dalla centrale di polizia di Shanghai. Il segretario di Partito Li, seppur riluttante, aveva acconsentito. Da moltissimo tempo il capo del Partito aveva promesso a Chen una vacanza ma lui, per una ragione o per l'altra, quella vacanza non l'aveva mai ottenuta. Adesso Li non poteva più negargliela, nonostante l'urgenza del caso di Yin. Quando aveva richiesto le ferie Chen non aveva parlato della traduzione. Di certo le ragioni non gli mancavano. Era molto contrariato per il modo in cui recentemente si era concluso un caso. Come poliziotto aveva fatto quello che aveva potuto, ma tutti i suoi sforzi, anche se "nell'interesse del Partito", a quanto pare avevano ulteriormente precipitato nella miseria una povera donna. Huang, il ministro della Pubblica sicurezza, lo aveva chiamato al telefono complimentandosi per «l'eccellente lavoro svolto sotto l'egida del ministero», e incoraggiandolo a «compiere ulteriori passi in avanti nella sua carriera di quadro emergente nelle forze di polizia cinesi.» Queste lodi nei confronti del suo protégé non erano piaciute troppo a Li. La chiamata del ministro Huang a Chen, invece che a lui, poteva significare qualcosa. Li aveva capito subito il possibile messaggio tra le righe. L'ascesa troppo repentina di Chen - a spese sue - era inaccettabile. E tra i due era nata una certa tensione.
Ma in centrale c'erano altre cose che avevano irritato Chen. Montagne di riunioni politiche e mari di scartoffie di Partito. Parecchi poliziotti, compreso uno che faceva parte della sua squadra, erano stati sospesi a causa del loro coinvolgimento in un caso di contrabbando. Ancora una volta un vecchio dirigente di Partito aveva sollevato obiezioni sul fatto che Chen scrivesse poesie. Rilievo quanto meno ironico, visto che negli ultimi mesi la sua ispirazione letteraria si era praticamente isterilita. Non aveva avuto né tempo né energia da dedicarvi. Aveva soltanto scritto qualche frammento di verso, ma non sapeva quando sarebbe riuscito a cavarne fuori qualcosa di buono.
E come se non bastasse, dopo una lunga serie di riunioni e negoziati, avevano perfino cancellato l'assegnazione del nuovo alloggio di Yu. Chen aveva preso la cosa come un affronto personale. Anche lui sospettava che la ritrattazione di ciò che era già stato stabilito fosse qualcosa di più complicato di quanto non apparisse in superficie. Tutti sapevano che Yu era un uomo dell'ispettore capo Chen. Per lui si trattava di un'enorme perdita di prestigio. Come diceva il proverbio, prima di prendere a calci un cane, bisogna pensare alla faccia del suo padrone. Chen in persona aveva consegnato a Yu la chiave dell'appartamento. Forse Li aveva agito dietro le quinte per vendicarsi di Chen. Qualunque fosse la corretta interpretazione degli eventi, l'unica conclusione possibile era che Chen ancora non possedeva sufficiente autorità all'interno delle forze di polizia di Shanghai.
Per distogliere la mente dal lavoro investigativo era molto meglio fare qualcosa di diverso. Lui non era un uomo che poteva rilassarsi senza far nulla, come nel Tao Te Ching di Laozi. In un certo senso la traduzione per Gu era proprio ciò di cui aveva bisogno, per non parlare poi dell'incentivo economico.
La proposta del New World che aveva sulla scrivania iniziava con un'introduzione che spiegava la storia architettonica di Shanghai dall'inizio del secolo. Capì subito che il successo di quell'operazione si basava su un mito - la nostalgia per lo splendore luccicante degli anni Trenta o, per meglio dire, la ricreazione di quel mito - nel quale si rimescolava il passato per ottenere una deliziosa miscela, una tazza di cappuccino per deliziare i clienti degli anni Novanta.
Ma fino a quel momento il successo di certe imprese commerciali era stato un mistero per lui. Quando per la prima volta aveva aperto a Shanghai un Kentucky Fried Chicken, lui aveva riso alla sola idea. Credeva che già i prezzi di per sé avrebbero fatto fuggire la maggior parte degli abitanti della città, ma si era sbagliato. Il Kentucky Fried Chicken si rivelò un enorme successo. In città aprirono parecchie filiali. L'estate precedente aveva voluto parlare con sua cugina Shan dei problemi di salute di sua madre, e lei aveva suggerito di vedersi al Kentucky: «È forte. Pulitissimo, e con l'aria condizionata.»
Il vantaggio di tradurre, rispetto allo scrivere, era che poteva continuare a lavorare su un testo meccanicamente, anche senza capirne il significato, mettendo le parole una dietro l'altra, come tessere di un puzzle, senza preoccuparsi subito per il quadro generale. Era appena arrivato a metà della pagina quando qualcuno bussò adagio alla porta. Andò ad aprire e si ritrovò davanti una ragazza con i capelli lunghi fino alle spalle, e lo stemma di un college sulla giacca rosso scarlatto. La riconobbe: era Nuvola Bianca, la piccola segretaria promessagli da Gu.
«Ispettore capo Chen, sono qui per il lavoro» disse con una voce tenera e dolce come un litchi appena sbucciato.
Era una ragazza deliziosa, con un viso a forma di seme d'anguria, occhi a mandorla e labbra color ciliegia.
«Il direttore generale Gu non doveva mandarti qui. Non avrebbe dovuto farlo.» Chen non sapeva cos'altro dire, ma si sentiva in dovere di protestare.
«Lui mi paga per venire a lavorare qui» disse lei fingendo sgomento. «E lei non vorrà certo che io perda il lavoro, non è vero?»
Allora Chen ricordò che la ragazza non avrebbe potuto aiutarlo nella traduzione, perché si stava laureando in letteratura cinese. Cos'altro poteva fare, lì? Visto che era venuta per fargli da segretaria, almeno poteva rispondere al telefono. Ma poi ci pensò meglio. Innanzitutto lui non riceveva molte chiamate a casa. E poi, con una segretaria in casa, chissà cosa avrebbe immaginato la gente. Oltretutto avrebbe sprecato più tempo a spiegarle cosa doveva dire di quanto gliene avrebbe fatto risparmiare con la sua presenza.
Ma la ragazza sembrava già a suo agio, quasi come se si trovasse a casa propria. Si tolse la giacca e iniziò a lavare le tazze e il posacenere che erano sulla scrivania, senza che lui gliel'avesse ordinato.
Forse Gu le aveva già impartito i suoi ordini.
«E le lezioni?»
«Questa mattina ne ho soltanto una.»
«In questo momento non mi viene in mente nulla che tu possa fare. Sullo scaffale ci sono delle riviste. Se ti va, puoi prenderne una da leggere.»
«Molto premuroso da parte sua, ispettore capo Chen.»
Non si sentiva molto a suo agio con qualcuno che gli girellava alle spalle e che aveva cominciato a raddrizzare i libri sullo scaffale. Era difficile togliersi dal subconscio le implicazioni associate all'espressione piccola segretaria. Indossava un maglione bianco con il collo e le maniche straordinariamente ampi. Molto alla moda. Si chiese se si trattasse di un look particolare. Poi gli venne un'idea. Non aveva molta familiarità con gli stili architettonici degli anni Trenta. Se lei avesse fotografato qualche shikumen, un vicolo risalente agli anni Trenta, nella zona delle Concessioni, gli sarebbe servito per visualizzare il tutto. Le chiese se poteva farlo.
«Certo. Posso avere la chiave della porta d'ingresso?» E aggiunse: «Nel caso lei sia fuori quando torno.»
«Okay.»
Uscì con la chiave attaccata a un anello che le pendeva dal dito, apparentemente con le idee chiare su dove sarebbe andata a scattare le foto che le aveva richiesto. La sua figura che si allontanava gli ricordò una "nuvola viaggiante", un'immagine che nella poesia cinese aveva diverse connotazioni, ma in quel momento pensò a una nuvola viaggiante / che dimentica di tornare / ignara della primavera che sta per terminare, da una poesia di Feng Yansi che aveva letto non molto tempo prima.
Molto spesso, nella letteratura classica, la parola "nuvola" era accompagnata da "pioggia", nell'evocazione dell'amore sessuale.
Ancora una volta tentò di concentrarsi sul suo lavoro.
Non era facile. Doveva usare un dizionario cinese-inglese, e anche un dizionario illustrato. Dopo circa un'ora gli venne un'altra idea. Invece di continuare a scrivere a macchina prese un'altra copia della proposta e con un evidenziatore sottolineò le parole di cui non era sicuro. Non era difficile, ma gli ci voleva molto tempo, e una lettura molto attenta. Tuttavia, in quel modo stava ricavando un quadro più generale - e al contempo più concreto - del New World.
Si fermò soltanto una volta per prepararsi una tazza di caffè istantaneo, che bevve distrattamente.
Nuvola Bianca tornò verso l'una e trenta, con una dozzina di foto a colori che aveva scattato e fatto sviluppare. Servizio rapido, forse. Nell'altra mano aveva un sacchetto di plastica pieno di contenitori con maiale arrosto e anguilla affumicata, e un altro sacchetto con delle minuscole focaccine ripiene di zuppa.
«Ha già pranzato, ispettore capo Chen?»
«No, non ho fame.»
«Mi dispiace molto, non ho avuto tempo di prepararle il pranzo, oggi. Qui c'è qualcosa che le ho comprato al ristorante:»
«Grazie! Quanto ti devo?»
«Niente, mi rimborsa il signor Gu.»
Non gli piaceva per niente, il mondo in cui Gu l'aveva istruita, e nemmeno i soldi che le dava.
«Lui non deve pagarmi i pasti.»
«Come lei sa, il signor Gu mi paga generosamente. La prego, mi aiuti a tenermi questo lavoro.»
Esaminò le fotografie con aria di approvazione: sembravano luminose e nitide. Prese la prima focaccina: «Be', non posso lamentarmi.»
«La prego, adesso mangi» disse lei. «Le focaccine sono calde.»
Parevano delicate come uova di quaglia, quasi trasparenti: il ripieno di carne di maiale tritata mischiata a polpa di granchio combinava i sapori della terra e del mare. Il brodo all'interno sgorgò fuori non appena le sue labbra toccarono la focaccina: era caldo e delizioso.
«Stia attento» disse lei con un risolino, affrettandosi a pulirgli il mento con un tovagliolino di carta rosa.
Quelle dita che gli pulivano il mento dal brodo lo imbarazzarono, e si sentì in obbligo di dire qualcosa. «Ho letto un libro di ricette che dice che le focaccine ripiene di zuppa sono qualcosa di speciale, perché il ripieno è mischiato alla gelatina di cotenna di maiale. Quando viene cotta al vapore, la gelatina diventa liquido bollente. Bisogna addentarlo con molta attenzione, altrimenti il brodo schizza fuori, o addirittura ci si scotta la lingua.»
Nonostante le sue nozioni libresche, sulla scrivania aveva combinato un pastrocchio con il brodo, e allora lei andò a prendere uno strofinaccio per ripulire.
Chen cambiò argomento. «Mi sei di grande aiuto. Ma tu sei una studentessa, Nuvola Bianca. Io non credo che...»
«Mi devo guadagnare i soldi della retta al college. Entrambi i miei genitori sono stati licenziati. Io devo lavorare, e se non faccio la piccola segretaria per lei allora mi tocca fare la ragazza k al Dynasty Club, o da qualche altra parte.»
«Ci vuole uno come Gu per inventarsi un lavoro del genere» disse lui mentre si metteva in bocca un pezzo di anguilla affumicata. Il pesce era croccante e succulento insieme.
«Non è stato lui a inventarlo» disse la ragazza succhiando fuori il brodo da una fragile focaccina. «Piccola segretaria, o xiaomi. È una parola che avrà sentito, vero? Tutti i signor Dollaroni devono avere delle segretarie; siamo dei simboli, come le Mercedes.»
Chen fu sorpreso dalla disinvoltura di quelle parole, come se per lei non avessero alcuna importanza.
«C'è un nuovo lavoro appena inventato: la "compagna di passioni". Sul "Giornale di Wenhui" è apparsa un'inserzione a tutta pagina per questo tipo di mestiere. Non c'è bisogno che le spieghi cosa significhi. Potrà anche non crederci, ma è un lavoro che richiede doti professionali molto elevate. Almeno una laurea all'università. Essere in grado di parlare con intelligenza. Essere presentabili per le occasioni di socializzazione, e naturalmente anche per quelle private.»
«Temo di essere troppo all'antica.»
«Lei è speciale.» Si alzò e cominciò a mettere gli avanzi nel frigorifero. «È meglio che faccia qualcosa per cui il signor Gu sia sicuro di spendere bene i suoi soldi.»
«Ce l'avrei proprio qualcosa da farti fare: puoi controllarmi le definizioni di queste parole? Risparmierò un sacco di tempo. Non devi farlo subito. Va bene stasera, se hai tempo, dopo la lezione.»
«Certo. Così imparo delle nuove parole anch'io.»
Il telefono cominciò a squillare. La ragazza prese subito la cornetta, come una segretaria. «Residenza Chen.»
«Oh.» Ci fu una pausa. «Sono l'agente Yu. Vorrei parlare con l'ispettore capo Chen.»
«Attenda.» Si girò verso Chen coprendo la cornetta con la mano, e gli sussurrò all'orecchio: «È l'agente Yu. Vuole parlargli?»
«Naturalmente» disse lui.
«Capo, mi scusi per il disturbo» disse Yu con voce esitante.
«Ma ci mancherebbe, Yu. Cosa posso fare per te?» Disse piano a Nuvola Bianca: «Adesso puoi andare. Ti chiamo domani.»
«Non ce n'è bisogno. Vengo qui a prepararle la colazione» disse. «Ci vediamo.»
«Ci vediamo. E non ti preoccupare per la colazione.»
«È in compagnia?» chiese Yu con un certo tatto.
«Una piccola segretaria.» Poi Chen aggiunse: «Sto lavorando a una traduzione molto difficile. Mi dà una mano.»
«Una xiaomi!» Yu non tentò neppure di dissimulare la sorpresa nella sua voce.
«Gu ha insistito per mandarmene una» disse Chen. Yu era l'unica persona con cui non fosse necessario scendere in dettagli. «Hai esaminato la scena del delitto?»
«Sì, ci sono andato. Ma non c'era molto da vedere, come le ho già detto. A giudicare dall'ora dell'omicidio e dal fatto che nessuno sconosciuto è stato visto entrare o uscire dall'edificio a quell'ora, sembra che l'assassino possa essere uno degli inquilini della shikumen. E questa è anche l'opinione di Vecchio Liang.»
«Hai già escluso ogni altra possibilità?»
«Non ancora.»
«Dunque, parlando dei residenti, che eventuali moventi potevano avere?»
«Ci ho pensato anch'io» disse Yu. «Ho controllato alla casa editrice Shanghai Literature. Yin non ha guadagnato molti soldi dal suo romanzo. Ho trovato un po' di denaro nei cassetti della scrivania, ma anche qualche lettera con degli indirizzi stranieri. Non so se stesse lavorando a un altro progetto. Forse un altro libro controverso.»
In tal caso l'omicidio avrebbe assunto connotazioni politiche. Stava lavorando a qualcosa di cui il governo - o qualcuno del governo - avrebbe potuto impedire la pubblicazione?
«La sicurezza interna deve avere un dossier sui suoi contatti all'estero. A modo loro possono essere molto efficienti.» Chen non voleva dire di più al telefono.
«Questo è sicuro. Mi hanno preceduto sulla scena del crimine e hanno perquisito la stanza, e senza dirci cosa stavano cercando.»
«Potrebbe essere semplicemente una procedura di routine della sicurezza interna, nel caso di omicidio di un dissidente. Se hanno lasciato quelle lettere nel cassetto, probabilmente non contenevano nulla di compromettente.»
«Un'altra cosa. Nella sua stanza non ho trovato libretti degli assegni» disse Yu. «Se li ha presi l'assassino, può aver immediatamente ritirato i soldi dal suo conto. Ma fino a ora non abbiamo trovato nulla intestato a suo nome, da cui possano aver fatto prelievi.»
«L'assassino potrebbe essere troppo spaventato per andare in banca, oppure Yin poteva aver messo tutti i suoi oggetti di valore in una cassetta di sicurezza.»
«Una cassetta di sicurezza?» chiese Yu. «Ne ho soltanto sentito parlare in uno dei gialli inglesi che ha tradotto lei.»
«Be', adesso a Shanghai si può trovare di tutto. Basta pagare una certa cifra e la banca tiene i tuoi oggetti di valore in una piccola cassaforte.»
«Controllerò. Ma prima di tutto oggi pomeriggio voglio andare al suo college; anche se nel suo dossier universitario non c'è nulla di insolito.» Aggiunse Yu: «Appena scopro qualcosa le faccio sapere. Grazie, capo.»
Il resto del pomeriggio trascorse tranquillamente, a parte le numerose telefonate. La prima fu di Gu.
«Come vanno le cose, ispettore capo Chen?»
«Lentamente ma con regolarità. Intendo dire la traduzione, se si riferiva a questo.»
«Oh, di quello non sono certo preoccupato. So che il progetto è in buone mani. E Nuvola Bianca?» chiese Gu tossicchiando.
«Mi è stata molto d'aiuto» rispose Chen, «ma dovrebbe concentrarsi sui suoi studi. Non credo che per lei sia una buona idea venire qui tutti i giorni.»
«Se non le serve, la mandi pure indietro. Pensavo solo che potesse darle una mano. Per quel che la riguarda, dovrebbe considerarsi fortunata ad avere l'opportunità di lavorare con lei. Può imparare molte cose.»
Non era poi così male avere un'assistente temporanea, pensò Chen, nonostante le sue proteste. E pure carina. Non c'era motivo di essere troppo pudibondo. Se l'acqua è troppo limpida, nello stagno non resteranno più pesci.
«A proposito, che ne dice di cenare con me al Dynasty Club, questa settimana?» gli chiese Gu. «Forse avrà sentito parlare della nostra sauna. Adesso abbiamo un nuovo piatto: la sauna di gamberi. Naturalmente gamberi vivi di fiume.»
«La sauna di gamberi! Ho già l'acquolina in bocca, ma aspettiamo quando avrò terminato la traduzione.» Dopo la telefonata di Gu, per qualche minuto cercò inutilmente di immaginare che genere di piatto potesse essere la sauna di gamberi.
La chiamata successiva fu una sorpresa. Era Peiqin, la moglie di Yu, una meravigliosa padrona di casa e un'eccellente cuoca, altrettanto versata nella letteratura cinese classica. Chen non le parlava da quando le autorità gli avevano negato l'appartamento. Sapeva di averli delusi parecchio.
«Come lei sa, Yu sta lavorando al caso Yin. Non ha molto tempo per leggere. Per cui sto leggendo per lui Morte di un professore cinese. Non soltanto il romanzo, ma anche tutto il materiale a esso collegato, come interviste o recensioni. Potrebbe volerci del tempo per trovare queste cose nelle biblioteche. Mi chiedevo se lei non conoscesse una scorciatoia per procurarsi quei materiali.»
«Io non ho letto Morte di un professore cinese.» Ne aveva sentito parlare ma, dopo aver letto una recensione, non si era dato cura di procurarsi il libro. Le storie che parlavano di intellettuali perseguitati non erano nulla di nuovo. Anche il padre di Chen, uno studioso neoconfuciano, aveva fatto una fine miserevole durante la Rivoluzione Culturale. «Temo di non esservi d'aiuto.»
«Anche Yin apparteneva alla filiale di Shanghai dell'Associazione scrittori cinesi. Non l'ha mai incontrata a qualche riunione?»
«Non ricordo di averla mai vista» disse dopo averci riflettuto. «All'Associazione scrittori di Shanghai c'è una piccola biblioteca. È in via Julu. I membri dell'associazione dovrebbero portare lì i propri libri con le relative recensioni. A volte gli scrittori se ne dimenticano, e allora ci devono pensare i bibliotecari a raccoglierli. Quanto meno ci dovrebbe essere un catalogo delle sue pubblicazioni. Il bibliotecario si chiama Kuang Ming. Gli faccio una telefonata. Dovrebbe poterci aiutare.»
C'era una cosa che l'ispettore capo Chen non aveva detto al telefono. Visto che si trattava di una scrittrice dissidente, senz'altro c'era un archivio segreto. Peiqin non avrebbe avuto problemi a trovare ciò che cercava.
«La ringrazio, ispettore capo Chen. Venga al nostro ristorante, quando ha tempo. Adesso abbiamo un nuovo cuoco, cucina del Sichuan. È davvero bravo.»
«Peiqin, la ringrazio per l'aiuto che ci sta dando» disse.
In seguito ripensò all'invito di Peiqin: al ristorante, ma non a casa loro. Come membro del comitato assegnazione alloggi, riteneva di aver fatto del proprio meglio, ma quelli che non erano riusciti a ricevere un appartamento, e forse anche Peiqin, non avrebbero mai creduto che lui avesse fatto abbastanza.
Poi arrivò la terza telefonata: era Lu, il Cinese d'Oltremare, che si era guadagnato il suo soprannome alle scuole superiori per via del suo entusiasmo per tutto ciò che era straniero. Era un vecchio amico che lo chiamava regolarmente dal suo ristorante, il Sobborgo di Mosca. Non era la prima volta che Cheti riceveva un caloroso invito a cenare nel suo locale, da poco ampliato.
«Ti ho telefonato in ufficio. Mi hanno detto che sei in ferie. Adesso avrai sicuramente tempo per venire a cena da me.»
«Non questa settimana, Lu. Devo finire una traduzione per il signor Gu, del Dynasty Club, che è anche il fondatore del New World Group. Immagino che tu lo conosca.»
«Ah, il signor Gu. Ti ha chiesto di fare una traduzione per lui?»
«Sì, è per un suo progetto d'affari» disse Chen. «E i tuoi come vanno, invece?»
«Alla grande. Abbiamo scoperto un certo numero di vecchie fotografie e di poster di ragazze russe della vecchia Shanghai. Li abbiamo appesi tutti alle pareti. Fotografie impressionanti. Locali notturni affollati con ragazze mezze nude che si esibiscono sul palco. È come viaggiare nel tempo nella vecchia Shanghai.»
«Dev'essere eccitante.»
«Pensavo di mettere un palco anche nel nostro ristorante. L'Hotel della Pace ha un'orchestra. Sai, dei vecchi che suonano jazz. Noi faremo ancora meglio. Un palco con un'orchestra di giovani e di ragazze russe» aggiunse orgoglioso Lu. «Ragazze nelle vecchie fotografie e nella vita reale.»
«E così il Sobborgo di Mosca non è più soltanto un ristorante per gourmet come te.»
«Certo che sì. Ma la gente adesso ha i soldi. Vuole qualcosa di più del cibo. Atmosfera. Cultura. Storia. Valore aggiunto, come si dice ora. E soltanto se si trova in mezzo a queste cose pensa di spendere bene i propri soldi.»
«Allora dev'essere tutto molto costoso.»
«Be', sono persone disposte a pagare. C'è una nuova definizione: consumo esibito. E poi c'è una nuova fascia sociale: la classe media. Il Sobborgo di Mosca è diventato un ristorante per gente consapevole del proprio status. Gente che viene qui proprio per questo.»
«Buon per te, Cinese d'Oltremare Lu.»
«E allora vieni anche tu, caro il mio ispettore capo. Mi è appena arrivato del caviale, del vero caviale russo. Devo ancora farci la bocca, ma è un gusto che mi piace. Ti ricordi? Ne ho sentito parlare per la prima volta leggendo un romanzo russo. Mi è venuta letteralmente l'acquolina in bocca. Davvero delle perle nere. Ah, e poi anche la vodka. Mangeremo e berremo a sazietà.»
«Devo tornare al mio lavoro, Cinese d'Oltremare Lu.» Chen dovette tagliar corto. Lu poteva andare avanti per ore, quando parlava di cibo. «Cercherò di venire da te la settimana prossima.»
Queste telefonate avevano qualcosa in comune, pensò in seguito Chen. Innanzitutto l'aspetto culinario. Ma non soltanto quello. A proposito del proprio ristorante, Lu aveva anche parlato di un'ambientazione culturale all'insegna della nostalgia. Dopo quella conversazione a Chen venne fame, ma decise ostinatamente di proseguire il lavoro per altre due o tre ore. Aveva l'impressione di dover dimostrare la veridicità di ciò che aveva detto a Lu per telefono.
Dopo un po' diede un'altra occhiata alle fotografie scattate da Nuvola Bianca. Non riuscì a scorgervi lo splendore e il fascino degli anni Trenta. Forse era per colpa della sporcizia e della polvere accumulatesi negli anni dedicati all'edificazione del socialismo. Poteva anche essere cinico da parte sua pensare a una cosa del genere, visto che era un dirigente di Partito, ma lui la pensava così.
Alla fine prese gli avanzi del cibo, li mise nel microonde e li mangiò senza neppure assaporarli veramente.
Forse doveva consultare qualche libro sulla vecchia Shanghai. Non i libri scritti negli anni Sessanta, che aveva già letto da bambino, ma quelli precedenti. Prese un foglio di carta e ci scrisse sopra qualcosa, poi si preparò una tazza di caffè. Sapeva che non era una buona idea, vista l'ora. Inalandone la fragranza capì di essere diventato dipendente dalla caffeina. Per il momento, tuttavia, non volle curarsene. Aveva soltanto bisogno di una sferzata.
Quella sera lavorò fino a tardi.
Si sentiva stanco, e tuttavia, improvvisamente, più che altro solo.
Si rammentò qualche verso citato una volta da un'amica. Provando tutti i rami gelati, / l'oca selvatica sceglie di non posarsi, / tra le foglie d'acero che cadono, congelandosi, / sul fiume Wu. Erano versi da una poesia di Su Dongpo. Si diceva che contenesse un messaggio politico, ma spesso veniva interpretata come una metafora sulla difficoltà di scegliere un ramo su cui posarsi, indipendentemente dalla ragione. Difatti l'amica li aveva usati per difendere la propria vita privata.
Poi la sua attenzione venne attirata da un rumore familiare, come l'oca selvatica tra le foglie d'acero che cadevano. Fuori dalla finestra c'era un grillo che stava cantando.
Da ragazzo aveva imparato che l'unico motivo per cui un grillo poteva strofinarsi le ali così vigorosamente era perché aveva trionfato su un rivale.
Ma che gusto c'era a essere un grillo, anche se vittorioso, se si era sempre pungolati dal giunco dorato nelle mani di un ragazzo, costretti a girare continuamente in tondo sul mondo di una piccola pentola di coccio?