16.
Ma l'indagine prese una piega inaspettata: Wan Qianshen si costituì alla polizia per l'omicidio di Yin Lige.
Accadde il 14 di febbraio, una settimana dopo che Lanlan aveva scoperto il corpo di Yin nel tingzijian, e due giorni dopo che Vecchio Liang aveva arrestato Cai. Wan dichiarò di non aver ucciso Yin per denaro, ma per un antico e malcelato rancore di classe nei suoi confronti.
Sulle prime Vecchio Liang rimase perplesso, poi accettò subito la piega che avevano preso gli eventi. Così, dopo tutto, veniva confermata la sua teoria dell'omicidio interno. Wan era sulla sua lista dei sospetti fin dall'inizio. Anche Yu avrebbe dovuto compiacersi di quella svolta, ma non lo fece. Infatti, mentre assieme a Vecchio Liang interrogava Wan alla stazione di polizia del distretto, aveva un'aria perplessa.
«Yin Lige se lo meritava» disse Wan con voce bassa e controllata. «Aveva infamato il Partito e la nostra patria socialista. Era da troppo tempo che doveva morire.»
«Niente conferenze politiche» disse Vecchio Liang.
«Dicci come hai fatto» chiese Yu tirando fuori una sigaretta, ma senza accenderla. «Raccontaci tutti i dettagli.»
«La notte prima non avevo dormito bene. Cioè, la notte del 6 febbraio. Per cui il 7 mi sono alzato più tardi del solito, però volevo sempre andare al Bund. Scendendo le scale, vidi Yin che saliva. Per caso la urtai, ma non di proposito. Le scale sono strette. E lei mi apostrofò: "Pensi di essere ancora nelle Squadre di Propaganda del Pensiero di Mao Zedong?" Stavolta era troppo. Aveva avuto il fegato di insultare la classe lavoratrice in mia presenza. In un momento di rabbia incontrollabile mi sono girato, l'ho seguita fin nella sua stanza e poi con un cuscino l'ho immobilizzata e soffocata.»
«Dopodiché cos'hai fatto?»
«Ho capito di averla uccisa in un momento di rabbia cieca. Non era nelle mie intenzioni. Così ho aperto i cassetti e ho sparpagliato in giro le cose, per sviare i sospetti della gente.»
«Dunque, la prima volta che ti ho parlato» disse Yu, «mi hai detto che eri stato al Bund per il tai chi. Perché questa improvvisa confessione?»
«Lo sapevo benissimo come sarebbe andata a finire se avessi detto la verità. E poi, non è stata una cosa premeditata. Se quella mattina non mi avesse provocato, non avrei perso il controllo. Perché avrei dovuto pagarne le conseguenze?» sbottò il vecchio Wan. «Ma adesso che avete arrestato Cai le cose sono diverse. Dovevo ripensarci seriamente. Cai sarà anche un delinquente, ma non deve essere punito per qualcosa che non ha fatto.»
«Quindi adesso non sei più preoccupato per quello che può succederti?»
«Ho fatto quel che ho fatto, e da uomo me ne assumo la responsabilità.»
«Allora, che è successo, dopo che hai ucciso Yin?»
«Sono tornato nella mia stanza. Sulle scale non ho visto nessuno, ma è stato qualcosa di fulmineo. Quando sono rientrato ho sentito qualcuno che saliva, e poi sgridava aiuto. Sono rimasto nella mia stanza per un paio d'ore. Sono uscito soltanto alle nove, l'ora in cui di solito torno dal Bund.»
Alla luce di tutte le ipotesi e del lavoro svolto, questa improvvisa confessione fu per Yu come una doccia fredda, ma la dichiarazione di Wan sembrava coerente. Certi dettagli coincidevano.
«Ho una domanda per te: hai detto di aver aperto i cassetti e di averne sparso in giro il contenuto, giusto?»
«Sì.»
«Ti ricordi cosa c'era, dentro i cassetti?»
«No, non me lo ricordo. È successo tutto così in fretta, come in un film, non ho avuto il tempo per pensare.»
«Qualcosa te lo ricordi di sicuro» disse lentamente Yu, con pazienza, «non dico tutto.»
«Be', c'erano dei soldi. Ora ricordo, delle banconote da cinque e da dieci yuan.»
«Li hai presi tu?»
«Naturalmente no. Ma che uomo pensate che sia?»
«Be', lo scopriremo. Ne riparliamo poi.»
Yu fece un cenno per far portare Wan fuori dalla sala interrogatori.
«Wan poteva avere un movente» disse Yu a Vecchio Liang quando furono soli. «Ma cos'è che l'ha spinto a confessare? Cai non è stato neppure incriminato, è soltanto sotto custodia. Che rapporto c'è tra questi due, tra Wan e Cai?»
«Avanti, agente Yu. Non sono né parenti né amici. L'ultima cosa che poteva fare Wan è quella di coprire Cai. Poco tempo fa hanno anche litigato.»
«Ah. E a che proposito?»
«Né Lindi né Xiuzhen portano a casa molti soldi, e loro sono in sei, compresa la fidanzata del figlio... difatti, una delle ragioni per cui Xiuzhen ha sposato Cai è perché in questo modo la famiglia avesse una fonte di sostentamento. Quando Wan ha invitato Cai a interessarsi un po' di più ai parenti, lui gli ha risposto che non erano affari suoi.»
«Be', certi battibecchi da condominio non sono una novità.»
«E poi c'è un'altra cosa, agente Yu.»
«Cosa?»
«Sia io che lei gli abbiamo chiesto se aveva un alibi, e di fare il nome di qualcuno che potesse confermare le sue dichiarazioni. Ma lui non ci ha dato risposta.»
«Esatto.»
«E allora l'assassino è Wan. È ovvio. Non c'è bisogno di ulteriori indagini.»
«Però restano da fare alcune cose, prima di chiudere il caso.»
«Ad esempio?»
«Wan ha dichiarato di aver toccato un sacco di cose, nella stanza di Yin. Quindi deve aver lasciato delle impronte. Il rapporto iniziale non è definitivo, perché ce n'erano di confuse e di indistinte dappertutto, ma non credo che nell'elenco ci siano anche le impronte di Wan. Dovremmo ricontrollare quel rapporto.»
«Sì, potremmo.»
«E poi Wan ha parlato di soldi, di banconote da cinque e da dieci yuan in un cassetto, ma noi abbiamo trovato soltanto delle monete. La cosa è sospetta.»
«Be', forse Wan non ricorda tanto bene.»
«Al momento abbiamo soltanto quello che ci ha detto lui. E se è vero - cioè, il fatto che quel mattino si è alzato ed è uscito dopo le sei - qualcuno dei vicini può averlo visto, anche se al momento non ci ha fatto caso.»
«Potremmo controllare anche questo, ma non credo debba preoccuparsi. Oltre alle sue parole abbiamo delle prove concrete» disse Vecchio Liang con un tono di voce che improvvisamente si fece tronfio. «Da Wan ho trovato un biglietto del treno per Shenzen per la settimana prossima.»
«Ha già perquisito casa sua?»
«Sì, non appena ha confessato. Questo è il biglietto. L'ho trovato in un taccuino dentro al cassetto della scrivania. Certo non mi aspettavo di trovare l'arma del delitto, ma il biglietto parla da solo.»
«Quindi...» Yu avrebbe voluto chiedere a Vecchio Liang se aveva ottenuto un mandato di perquisizione dalla centrale di polizia, ma la domanda avrebbe potuto sembrare pedante. Durante gli anni della lotta di classe, Vecchio Liang poteva perquisire qualsiasi casa del quartiere senza aver bisogno di mandati. «Mi faccia dare un'occhiata al biglietto.»
«Significa che Wan aveva pianificato un viaggio a Shenzen» disse Vecchio Liang girando il biglietto. «Ho controllato al comitato di quartiere. Wan non ha amici né parenti, in quella città. È un operaio in pensione, e non ha attività extra. La risposta è evidente. Da là poteva filarsela a Hong Kong. C'è un sacco di gente che fa così. Wan sapeva che se non fosse riuscito a scappare sarebbe stata soltanto una questione di tempo, prima che riuscissimo a beccarlo.»
Tutto filava, solo che il biglietto era per una cuccetta, un dettaglio che Vecchio Liang aveva sottovalutato, pensò Yu studiando il pezzo di carta che aveva in mano. Perché Wan avrebbe dovuto pagare il supplemento per una cuccetta se stava andando a Shenzen per il motivo sospettato da Vecchio Liang?
«Che le ha detto del biglietto?»
«Più o meno quello che le ho riferito io.»
«Posso tenerlo?»
«Certo.» Vecchio Liang lo guardò sorpreso. «Se ci pensa, c'è qualcos'altro di sospetto. Avrei dovuto notarlo prima, visto che sono il poliziotto di quartiere. Circa un anno fa, Wan prese a uscire la mattina presto - presumibilmente per andare al Bund ed esercitarsi al tai chi. Anche Yin usciva il mattino per il tai chi. Ma c'è una differenza sostanziale. Lei non lo praticava soltanto al parco, ma anche nel vicolo, specialmente quando pioveva. Wan non l'ha mai fatto qui. Non è un devoto del tai chi. No, non credo che ci abbia detto la verità.»
«Be', forse Wan non è un praticante così assiduo. Mi ha detto che si è dedicato al tai chi perché la fabbrica di stato dove lavorava non può più permettersi di coprire l'assicurazione medica dei pensionati.»
«Quel vecchio ostinato vive ancora ai tempi delle Squadre di Propaganda del Pensiero di Mao Zedong, e continua a lamentarsi. Ecco perché ha ammazzato Yin. Quella del tai chi era soltanto una scusa. L'ha fatto per seguirla, per familiarizzare con le sue abitudini. E poi ha agito.»
«L'ha seguita per mesi e poi l'ha uccisa a casa sua, quella mattina?»
«È così impossibile?» chiese Vecchio Liang, che si stava spazientendo per le domande di Yu.
«Vecchio Liang, prima mi faccia telefonare al dottor Xia, per sapere qualcosa sulle impronte.»
«Come preferisce, compagno agente Yu.»
Quando si trovò da solo in ufficio, Yu ammise che non si trattava di un'ipotesi assolutamente impossibile.
Tutta la vita di Wan, o gran parte di essa, era il prodotto di una società completamente diversa. Negli anni Sessanta e Settanta gli operai cinesi erano assurti al ruolo di guide della società, di creatori della storia. Persone come Wan aderirono incondizionatamente alla rivoluzione di Mao, credendo di apportare un contributo decisivo al miglior sistema sociale della storia; sistema che, a sua volta, promise loro moltissimi benefici: una generosa pensione, un'assistenza medica completa, e l'onore politico di potersi considerare i maestri a riposo che si crogiolavano al caldo sole della Cina comunista. Ma adesso questi operai in pensione si ritrovavano, impotenti, a essere l'ultima ruota del carro. Il loro status di "classe dirigente" era irrilevante. Facevano una gran fatica a sbarcare il lunario. E, cosa ancor peggiore, le fabbriche di stato stavano fallendo, non potendo più mantenere le promesse fatte in passato.
Le cose dovevano essere diventate ancora più insopportabili per Wan, che un tempo aveva fatto parte di una prestigiosa Squadra di Propaganda del Pensiero di Mao Zedong.
Yu telefonò al dottor Xia e gli chiese di ricontrollare le impronte digitali, concentrandosi soltanto su quelle di Wan.
Poi fece un'altra telefonata, alla stazione ferroviaria di Shanghai. Gli sembrava di ricordare che ci fossero dei regolamenti precisi, riguardo i biglietti per le cuccette. E le informazioni ricevute confermarono i suoi sospetti. Secondo le ferrovie, i biglietti per Shenzen andavano a ruba, specialmente quelli per le cuccette. I nuovi imprenditori accorrevano in massa in quell'enclave economica per cercare fortuna. Di solito i biglietti andavano esauriti già il primo giorno del periodo di prenotazione, che durava due settimane. La data sul biglietto di Wan era quella del 18 febbraio, il che significava che Wan non poteva averlo acquistato dopo il 7 febbraio, a meno che non l'avesse ottenuto da un bagarino a un prezzo molto più alto.
Yu voleva parlarne con Vecchio Liang, ma lui non tornò all'ufficio del comitato di quartiere per pranzare.
Poco dopo chiamò Li. Il capo parve molto compiaciuto dei nuovi sviluppi, perché significavano la conclusione del caso Yin e la sua archiviazione come semplice omicidio, senza alcun sospetto sul governo.
«Ottimo lavoro, compagno agente Yu» ripeté Li al telefono.
«Segretario Li, questa conclusione è troppo teatrale, troppo repentina.»
«Non mi meraviglia» disse Li. «Avete tenuto tutti sotto pressione e alla fine Wan è crollato. Se sotto la pentola c'è abbastanza fuoco, la testa del maiale cuoce a puntino. Non deve dubitare che sia stato Wan ad assassinare Yin.»
«Ma noi abbiamo torchiato Cai, e non Wan.»
«Si è fatto avanti Wan» disse lentamente Li, «perché non poteva sopportare l'idea di un uomo innocente che veniva punito al posto suo.»
«Nelle dichiarazioni di Wan ci sono dei buchi, segretario Li. Non possiamo basarci su una cosiddetta confessione come questa» disse Yu. «Perlomeno, devo prima trovare una risposta a certe domande.»
«Non possiamo permetterci di aspettare troppo, compagno agente Yu. All'inizio della settimana prossima, lunedì o martedì, ci sarà una conferenza stampa, e non oltre. È venuto il momento di porre fine a tutte le irresponsabili speculazioni sulla morte di Yin.»