13.

 

 

Yu tornò a casa nel primo pomeriggio. Nell'ufficio del comitato di quartiere il continuo andirivieni di persone non gli permetteva di concentrarsi. Comunque non voleva neppure tornare alla centrale, perché non era dell'umore giusto per sorbirsi l'ennesima conferenza politica di Li.

Quando arrivò a casa e aprì la porta d'ingresso, prima di entrare in cortile, vide sorpreso Peiqin tutta indaffarata a preparare le bricchette di carbone.

«Oggi sei tornata presto.»

«Anche tu.»

In giro non c'era troppa polvere di carbone. Dietro a Peiqin, addossata al muro, c'era una piccola pila di bricchette.

Dal carbonaio del quartiere aveva preso a nolo uno stampo, formato da una parte superiore e una inferiore collegate tra loro da una molla d'acciaio. Si riempiva di polvere di carbone l'alloggiamento inferiore e ci si spruzzava sopra l'acqua; poi bisognava premere con forza la parte superiore, che conteneva dei cilindri vuoti, per formare le bricchette. Non era ancora arrivata la primavera, ma c'era più vento del solito. Aveva le mani coperte di polvere bagnata e i polsi, infreddoliti e umidi, erano arrossati.

Durante il primo anno di matrimonio anche lui aveva occasionalmente preparato le bricchette utilizzando la polvere di carbone per risparmiare soldi, visto che il carbonaio vendeva la polvere di carbone molto più a buon mercato delle bricchette già pronte. Arrotolandosi le maniche Yu si chiese perché mai sua moglie avesse scelto proprio quel pomeriggio per un lavoro così ingrato.

«Ho quasi terminato, non sporcarti le mani» gli disse asciugandosi il sudore dalla fronte. «In casa c'è una pentola di zuppa di fagioli verdi. Vai dentro a mangiare.»

Con il dorso della mano si era fatta uno sbaffo grigio sulla fronte. Yu decise di non farglielo notare. Però le disse: «Non metterti più a fare certe cose, Peiqin. Non ne vale la pena.»

«Ma non è per i soldi. Non c'è bisogno delle tessere per comprare la polvere di carbone. E poi da Geng gli affari vanno a gonfie vele.»

Il ristorante privato di Geng aveva il problema delle scorte di carbone. A Shanghai non c'erano quasi più restrizioni sul razionamento, ma esisteva sempre una certa scarsità di materia prima. Peiqin dava una mano a Geng per la contabilità. E anche per il carbone.

«Queste le usiamo noi a casa» gli spiegò sorridendo. «Così diamo a Geng la nostra tessera.»

Dopo essere entrato in casa Yu si servì una scodella di zuppa di fagioli verdi, un pasto completo ed equilibrato. Non era stagione di fagioli verdi, quindi la zuppa doveva provenire dal ristorante. Era già fredda.

Peiqin entrò nella stanza asciugandosi le mani con una salvietta. Doveva essersi lavata al lavandino del cortile, perché sulla fronte non aveva più lo sbaffo grigio. «Come vanno le cose?»

«A rilento» rispose lui, «come al solito.»

«L'ispettore capo Chen è ancora in ferie?»

«Sì, è impegnatissimo con la sua traduzione.»

«Dev'essere un progetto davvero importante, per tenerlo lontano da un caso del genere.»

«Sì, è un incarico molto remunerativo che ha ricevuto dal signor Gu, un signor Dollaroni del New World Group.»

«Se devi ballare le maniche lunghe sono magnifiche. L'ispettore capo Chen ha degli agganci veramente lunghi. E con gli agganci che si è procurato grazie alla sua posizione, adesso i signor Dollaroni fanno la fila per andare da lui.» 

«Può anche darsi» disse Yu in tono un po' grave. «Però è un uomo in gamba.»

«No, non fraintendermi. Non sto dicendo nulla contro il tuo capo. Almeno lavora per guadagnare dei soldi per sé, invece di prenderli senza fare nulla.»

«Peiqin, oggi avresti dovuto riposarti un po', invece di andare giù a preparare le bricchette.»

«Un po' d'esercizio mi fa bene. Ultimamente hanno aperto un centro fitness in via Huaihai. Non riesco a capire come faccia la gente a pagare per entrarci.» 

«Questi nuovi ricchi non sanno più come spendere i soldi.»

«Be', staremo anche peggio dei ricchi» disse lei, «ma certo siamo messi meglio dei poveracci.»

Un luogo comune consolatorio, pensò Yu. Un'arida consolazione, fredda come quella zuppa di fagioli verdi fuori stagione. Eppure le cose stavano così: essendo un poliziotto non doveva certo preoccuparsi dei licenziamenti, e Peiqin lavorava in uno dei pochi ristoranti statali ancora redditizi. Non c'era troppo da lamentarsi, purché non si paragonassero a quei nuovi ricchi.

Mentre le versava la minestra in una scodella, Yu ripensò ancora alla Donna dei Gamberetti.

«Guarda, hai la mano sporca» disse lei. «Te l'avevo detto di non trafficare con la polvere di carbone.»

«Ma io non ho toccato nulla» disse lui, sorpreso alla vista delle tracce di polvere sulla mano e anche sulla scodella.

Strano. Come poteva essere finita la polvere di carbone sulla mano? Non aveva affatto aiutato Peiqin. Forse la zuppiera era sporca.

«No, guarda che io ho versato la minestra nella zuppiera prima di iniziare con le bricchette di carbone. E poi sono rimasta in cortile fino a quando non sei arrivato tu.»

«Non ti preoccupare, non fa niente» disse lui cambiando argomento. «Hai scoperto qualcos'altro tra le tue letture?»

«Diverse cose interessanti, anche se non riesco a capire se possono essere rilevanti per il caso. E neppure l'ispettore capo Chen. L'ho chiamato oggi pomeriggio» disse lei. «Ah, adesso mi ricordo. È arrivato Vecchio Cacciatore con delle provviste in mano. E così gli ho aperto la porta. Avevo le mani sporche. Ecco perché la polvere è finita sulle tue mani e sulla zuppiera. Mi dispiace.»

«Peiqin, non c'è bisogno di scusarsi, però non dovresti proprio preparare le bricchette di carbone. Ci deve pensare Geng per conto suo.»

«È come quando fabbricavamo mattoni nello Yunnan, ti ricordi?»

Certo che si ricordava. Come avrebbe potuto dimenticare quegli anni? Li costrinsero a fabbricare mattoni con le mani, per soddisfare l'appello del Presidente Mao a «prepararsi per la guerra.» Ma quei mattoni non vennero mai usati, e dopo che per anni rimasero esposti al vento e alla pioggia, si dissolsero nuovamente sul terreno.

«Se non avessi avuto la polvere di carbone sulle mani, ti saresti ricordata che Vecchio Cacciatore era venuto qui e che tu gli avevi aperto la porta?»

«Probabilmente no. Aprire la porta è stato un riflesso automatico. Mi ci è voluto soltanto un secondo. Perché?»

«Nulla.»

Eppure qualcosa c'è, pensò Yu. La mattina del 7 febbraio la Donna dei Gamberetti si trovava fuori dall'ingresso posteriore della shikumen, e la sua testimonianza sembrava inattaccabile; però avrebbe anche potuto allontanarsi per un secondo, proprio come Peiqin, quasi inavvertitamente, senza poi ricordarsene. In tal caso l'assassino avrebbe potuto uscire da quella porta senza farsi notare. 

Ma possibile che fosse stato così fortunato da riuscire a sgattaiolare fuori proprio in quel preciso istante?

Molte cose potevano dipendere dalle coincidenze: una telefonata a un'ora inconsueta, qualcuno che bussa alla porta, un movimento intravisto al buio... ma non si trattava di un'ipotesi molto stiracchiata? Era difficile immaginare che una simile sequenza di eventi si fosse verificata, a meno che l'assassino non si fosse acquattato da qualche parte in attesa che la Donna dei Gamberetti si allontanasse dal suo sgabello. Oppure nella sua ricostruzione degli eventi successivi alla scoperta del delitto c'era qualcosa che mancava?

Yu tirò fuori il suo block-notes e lo aprì a una pagina con un'orecchia. Aveva compilato una tabella con gli orari in cui la mattina del 7 febbraio i vari inquilini erano entrati nella stanza di Yin:

 

6:40 Lanlan si precipita dentro la stanza, inizia subito a praticare la manovra di rianimazione e grida aiuto

6:43-6:45 Junhua arriva di corsa, seguita dal marito Wenlong

6:45-6:55 arrivano Lindi, Xiuzhen, lo zio Kang, la piccola Zhu e la zia Huang

6:55-7:10 nella stanza entrano altre persone, compresi Lei, Hong, Zhenshan, la Donna dei Gamberetti, Mimi, Jiang Hexing

7:10-7:30 arrivano sulla scena del crimine Vecchio Liang e diversi membri del comitato di quartiere.

 

I tempi potevano anche non essere esatti, ma fondamentalmente l'ordine in cui le persone erano entrate nella stanza di Yin era quello. Yu aveva controllato e ricontrollato con l'aiuto di Vecchio Liang. 

«Che ti succede?» gli chiese Peiqin. «Tutto d'un tratto mi sembri perso nei tuoi pensieri.»

Le disse della coincidenza della polvere di carbone, poi le parlò degli orari annotati sul block-notes.

«E la Donna dei Gamberetti?» gli chiese.

«È una testimone importante, perché è stata lei a escludere la possibilità che qualcun altro sia entrato o uscito dalla porta posteriore. L'assassino non sarebbe potuto uscire da quella principale, a meno che, come in uno di quei romanzi di Agatha Christie di cui mi ha parlato l'ispettore capo Chen, non ci fossero più persone coinvolte in un complotto. Quindi, a meno che l'assassino non sia rimasto dentro l'edificio cioè sia un residente - deve essere uscito attraverso la porta sul retro. La Donna dei Gamberetti ha detto che l'ha tenuta sott'occhio per tutto il tempo, ma se non fosse stato così? E se addirittura il colpevole fosse lei?» 

«Mi sa che hai ragione.»

«Era lei la più vicina al tingzijian. Sicuramente ha sentito Lanlan che si è messa a gridare. La porta sul retro era spalancata, e lei deve aver visto gli inquilini precipitarsi di sopra.» 

«Quindi vuoi dire che...»

«Che lei dovrebbe essere stata una delle prime persone a essere accorse dentro la stanza, ma le ci sono voluti quindici minuti. Sì, secondo i miei orari, almeno quindici minuti.»

La Donna dei Gamberetti conosceva bene la shikumen, come pure le abitudini degli inquilini. Per lei non doveva essere stato un problema ottenere una chiave, visto che da molti anni conviveva con i residenti della shikumen. 

«Nessun movente migliore della povertà» disse Peiqin.

«Può essere» ribatté Yu. «La Donna dei Gamberetti è disperata. Da due anni ha perso il posto, e non rientra neppure nei piani di prepensionamento. Non penso che sia salita nella stanza di Yin per assassinarla, ma se l'ha uccisa in un momento di panico, può essere tornata alla sua stanza e aver messo via quello che ha preso. Così si spiegherebbe perché è arrivata alla stanza di Yin con quindici minuti di ritardo.»

Yu diede un'occhiata all'orologio. Forse sarebbe dovuto tornare di corsa all'ufficio del comitato di quartiere. Ma suonò il telefono.

Un'altra coincidenza. Era l'ispettore capo Chen che chiamava per parlargli della richiesta di Yin per il rinnovo del passaporto.

«Com'è possibile che la sicurezza interna abbia omesso delle informazioni così cruciali?» chiese indignato Yu. «Il segretario di Partito Li doveva saperlo. È uno scandalo!»

«I comportamenti della sicurezza interna spesso sono molto strani, comprensibili solo secondo la loro logica. Anche il segretario di Partito Li potrebbe essere all'oscuro di tutto.» 

«Politica a parte, che rilevanza può avere nel nostro caso la richiesta di rinnovo del passaporto?»

«Le possibilità sono diverse. Ad esempio, se l'assassino sapeva della richiesta, poteva aver bisogno di agire prima del viaggio. Ma ciò implica un movente che ancora non abbiamo scoperto.»

«Penso che lei abbia ragione, capo. C'è qualcosa su Yin Lige che ancora non sappiamo.»

«Ma chi poteva essere informato della sua richiesta per il passaporto? A quanto pare, Vecchio Liang e il comitato di quartiere non ne sapevano nulla.»

«Apparentemente è così.»

«Ha fatto richiesta tramite l'Associazione scrittori di Shanghai perché è un ufficio direttamente collegato al governo della città, ma penso che anche qualcuno al suo college doveva sapere qualcosa.»

«Ho parlato con il capo del suo dipartimento, ma non ne ha fatto parola.»

«È comprensibile. Nel caso di una persona come Yin, un rinnovo di passaporto avrebbe potuto essere classificato come "altamente confidenziale", una cosa di cui poche persone vengono a conoscenza» disse Chen. «Magari qualche suo parente ne sapeva qualcosa. Oppure qualche parente di Yang. Può aver parlato con loro del suo piano.»

«Ho parlato con Vecchio Liang degli eventuali parenti. Mi ha detto di aver controllato, ma di non aver trovato informazioni. Yin aveva tagliato i ponti con tutti i suoi parenti da molti anni, e lo stesso vale per quelli di Yang.»

«Però credo che valga la pena fare qualche verifica» disse Chen dopo una pausa. «Sì, penso di sì.»

Poi toccò a Yu riferire al suo capo dell'ipotesi sulla Donna dei Gamberetti.

«Una buona intuizione» disse Chen.

«Allora vado a parlarle.»

«Sì, vai pure.»