8.

 

 

Qinqin aveva chiamato a casa, dicendo che sarebbe rimasto a dormire da un compagno di classe. Non capitava spesso che Yu e Peiqin avessero una serata tutta per loro. Nonostante la frustrazione per l'inchiesta, Yu decise di andare a letto presto con Peiqin.

La serata era fredda. Si sedettero sotto la trapunta, appoggiandosi sui cuscini sistemati contro la testata del letto. Ci volle un po', prima che il calore dei loro corpi sotto la vecchia trapunta di cotone imbottita rendesse sopportabile il freddo della stanza. Yu le strofinò i piedi con i propri; Peiqin aveva gli alluci morbidi, ancora un po' freddi. Le mise il braccio intorno alle spalle.

In quella luce tenue, sembrava ancora la stessa ragazza che era stata con lui nello Yunnan, su quel freddo letto di bambù scricchiolante, all'ombra tremolante della luce della candela - tranne che per quelle piccole zampe di gallina intorno agli occhi.

Ma quella sera Peiqin aveva qualcos'altro in mente. Voleva raccontargli la storia di Morte di un professore cinese. Posò il romanzo sopra la trapunta. Spuntava un segnalibro di bambù a forma di farfalla. 

Yu non leggeva molto. Aveva fatto parecchi tentativi di appassionarsi a Il sogno della camera rossa3, il preferito di Peiqin, ma invariabilmente ci aveva rinunciato dopo tre o quattro pagine. Non riusciva proprio a interessarsi a quei personaggi che centinaia di anni prima avevano abitato in una grande magione. In realtà l'unico motivo per cui ci aveva provato era dovuto alla passione di Peiqin per il romanzo. E dei libri che parlavano della Rivoluzione Culturale aveva letto solo due o tre racconti, che lo avevano colpito tutti per la totale mancanza di veridicità. Yu pensava che se nei primi anni Sessanta fossero esistiti eroi così avveduti, capaci di mettere in discussione o sfidare il Presidente Mao, quel disastro nazionale non sarebbe mai neppure iniziato. 

Adesso che aveva per le mani il caso di Yin, non aveva altra scelta: doveva leggere Morte di un professore cinese dall'inizio alla fine. Fortunatamente Peiqin si era accollata l'incarico. Gli aveva già parlato un poco del libro, e quella sera voleva fargli un resoconto dettagliato. 

«Adesso te lo racconto» disse Peiqin piegando le gambe, «ma forse sono influenzata dal mio punto di vista. Prima mi concentro sul ruolo di Yang, visto che già conosci la storia di Yin, e poi mi soffermo sulla storia d'amore tra loro due.»

«Comincia da dove preferisci, Peiqin» disse Yu prendendole la mano.

«Yang proveniva da una ricca famiglia di Shanghai. Negli anni Quaranta andò a studiare negli Stati Uniti, dove si laureò in letteratura, e cominciò a pubblicare le sue poesie in inglese. Nel 1949 si affrettò a tornare in patria, tutto pieno di sogni appassionati per una nuova Cina. Insegnò inglese all'università della Cina Orientale, tradusse romanzi dall'inglese e scrisse poesie in cinese, questo prima della grossa battuta d'arresto durante il movimento anti-destra a metà degli anni Cinquanta. Improvvisamente bollato come destrorso reazionario, e abbandonato da amici e parenti a causa di questa sua condizione, Yang smise di scrivere poesie, anche se continuò a tradurre libri approvati dal governo, come le opere di Charles Dickens e Thackeray, sulle quali Marx aveva espresso commenti favorevoli, oppure quei libri di Mark Twain e di Jack London che dimostravano una tendenza anticapitalistica. Poi venne trasferito alla facoltà di cinese, nello sforzo di impedirgli di disseminare in inglese le "idee decadenti occidentali", in un periodo in cui la maggioranza degli esponenti di Partito non capiva una sola parola di inglese.

«Allo scoppio della Rivoluzione Culturale, improvvisamente Yang divenne il bersaglio della critica rivoluzionaria. Venne costretto ad autodenunciarsi. Gli anni dell'università in America vennero considerati come un periodo di addestramento spionistico, e le sue traduzioni di letteratura inglese e americana come attacchi alla letteratura proletaria e all'arte della Cina socialista. Agli inizi degli anni Settanta, quando nel corso di una rivoluzione senza precedenti venivano continuamente scoperti sempre nuovi nemici di classe, Yang diventò una "tigre morta": il popolo rivoluzionario non si divertiva più a malmenarlo. Come tanti altri "intellettuali borghesi", venne allora inviato alla scuola di Partito in campagna. E fu lì che incontrò Yin.» 

«Entrambi frequentarono la scuola di Partito, ma le rispettive posizioni politiche erano molto diverse. Yang, un destrorso con un passato molto problematico, aveva toccato il fondo. Yin, una Guardia Rossa accusata di "lievi errori" durante la Grande Rivoluzione, venne eletta leader di gruppo, responsabile della supervisione dei membri del gruppo a cui apparteneva Yang.» 

«A quei tempi c'era ancora qualcuno che credeva a tutto ciò che diceva il Presidente Mao, anche in quella scuola di Partito. Un noto poeta scrisse entusiasta di una cura per l'insonnia attraverso il lavoro fisico nei campi, come da istruzioni del Presidente Mao. Tuttavia alcuni persero ogni illusione, malgrado tutte le roboanti direttive promulgate da Mao in infiniti documenti di Partito. Alcuni di loro, dopo le fatiche del lavoro, presero l'abitudine di pensare. Teoricamente, dopo essersi emendati con successo attraverso il duro lavoro fisico e gli studi politici, gli studenti avrebbero dovuto essere in grado di "laurearsi" e di farsi assegnare nuovi incarichi. Dopo un paio d'anni, però, capirono di essere finiti nel dimenticatoio, e che non avrebbero mai più ricevuto il permesso di tornare nelle città, nonostante non fossero più la forza motrice della rivoluzione.» 

«Anche Yin trovò modo di riflettere. Non essendo più tanto sicura della correttezza delle proprie azioni di Guardia Rossa, capì di essere stata usata da Mao. Iniziò a pensare al proprio futuro. Dovette ammettere che, in quanto ex Guardia Rossa, le sue prospettive erano deprimenti. Se mai fosse tornata all'università, non sarebbe più stata un'istruttrice politica. Non avrebbe più tenuto conferenze per gli studenti.» 

«E così notò Yang. Lui lavorava come inserviente in cucina. Non era considerato un lavoro gravoso: raccoglieva la legna, preparava il riso e le verdure e lavava i piatti. Il responsabile della cucina era un contadino del posto. Per cui, tra un pasto e l'altro, Yang aveva il tempo di leggere in cucina, libri in inglese, e anche di scrivere.» 

«Gli studenti della scuola di Partito avrebbero dovuto leggere soltanto le opere o gli opuscoli politici del Presidente Mao. Ma l'anno precedente si era verificato un evento insolito: Mao aveva pubblicato due nuove poesie sul "Quotidiano del Popolo", di cui era stata richiesta una traduzione in inglese. L'ufficio traduzioni delle poesie di Mao, sotto l'egida del Comitato Centrale del Partito, a Pechino, o qualcuno di quell'ufficio, si ricordò di Yang e lo consultò a proposito di alcune parole. C'era una frase particolarmente difficile: "non scoreggiare". Mao aveva scritto esattamente questo, ma i traduttori ufficiali erano preoccupati per la volgarità. Yang fu in grado di trovare certi riferimenti a quella parola nelle opere di Shakespeare, cosa che li tranquillizzò. Dopodiché Yang ebbe il permesso speciale di leggere libri in inglese, perché le autorità della scuola di Partito gli fecero intendere che in futuro gli avrebbero assegnato altri importanti incarichi politici.» 

«Ma Yang improvvisamente si ammalò. A causa della malnutrizione e del duro lavoro, per non parlare poi degli effetti delle persecuzioni da lui sofferte per tanti anni, quella che all'inizio parve un'influenza in breve tempo si trasformò in polmonite acuta.» 

«La maggior parte delle persone del gruppo era vecchia e ammalata. Erano esperti di fisica o di filosofia, ma difficilmente in grado di prendersi cura di se stessi. Nelle vicinanze non c'erano ospedali, soltanto un ambulatorio con una "dottoressa scalza". Lavorava a tempo pieno come contadina nelle risaie, sempre a piedi nudi, senza alcuna formazione medica nei "college borghesi". Quindi, essendo la leader del gruppo, Yin si assunse l'incarico di badare a Yang. Lavorò al posto suo in cucina, preparò il cibo per tutti, e pasti speciali per lui. Riuscì a farsi mandare gli antibiotici da Pechino. Così, gradualmente, il professore si rimise in sesto, ma lei seguitò ad aiutarlo in tutti i modi possibili, esercitando quel poco di potere che ancora deteneva nella scuola di Partito.» 

«Nel frattempo Yin iniziò a studiare inglese per conto proprio, e di tanto in tanto prese a consultarlo. C'era già stata la visita in Cina del presidente Nixon. Una delle stazioni radio ufficiali iniziò a trasmettere un programma di studio sulla lingua inglese. Che il popolo imparasse l'inglese non era più politicamente scorretto, anche se era decisamente insolito per degli studenti di una scuola di Partito, la cui priorità era il continuo lavaggio del cervello.» 

«Gli incontri di Yin con il professore diedero adito a pettegolezzi. Lei andava spesso da Yang, con grande disagio dei suoi compagni di stanza. Il dormitorio era piccolo e angusto, e conteneva tre letti a castello. Quando lei stava lì a parlare con Yang, gli altri cinque si sentivano in obbligo di uscire, e se ne stavano fuori al freddo. La gente impiegò poco a capire che i loro "studi di inglese" erano un pretesto. Parlavano di ben altro che di problemi linguistici. Notarono che, mentre il libro in inglese era sul tavolo, si tenevano mano nella mano sotto il tavolo.» 

«All'inizio, forse lei aveva pensato che la conoscenza dell'inglese avrebbe potuto tornarle utile, perfino con un uomo malmesso come Yang, ma dopo un po' di tempo trascorso insieme a lui iniziò a intravedere una nuova prospettiva.» 

«Non si trattava soltanto di lingua, ma anche di letteratura, visto che nella scuola di Partito non c'erano libri di testo. Yang doveva usare i romanzi e le poesie come materiale di insegnamento. Yin aveva riempito i suoi anni universitari di attività politiche; in classe aveva imparato poco. Da lui adesso assorbiva quelle conoscenze che non aveva ricevuto prima. Leggendo un romanzo inglese, Prigionieri del passato di James Hilton, le rimase impressa una frase: "La mia vita è iniziata con te, e il mio futuro prosegue con te - non esiste altro". La ripeté a Yang con le lacrime che le tremolavano negli occhi.» 

«Sull'epigrafe di Per chi suona la campana, che Yang aveva tradotto, lei lesse questo passaggio: "Nessun uomo è un'isola, completo in se stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto... La morte di qualsiasi uomo mi sminuisce, perché io sono parte dell'umanità. E dunque non chiedere mai per chi suona la campana: suona per te". Yang le disse che era una citazione da John Donne, il quale in una famosa poesia aveva paragonato due amanti separati alle punte di un compasso. Dopo aver letto A River Merchant's Wife di Ezra Pound, per la prima volta comprese la poesia cinese La canzone di Changgan. In un racconto di Henry ritrovò il significato della vita in una foglia solitaria dipinta sul muro, e quando Yang paragonò se stesso a quella foglia, lei lo bloccò mettendogli la mano sulla bocca.» 

«Per Yin fu come il punto di non ritorno. Trovò tutti i significati che prima le erano sconosciuti, assieme a lui - erano lui. Era una passione che non aveva mai provato prima, una passione che dava un nuovo significato alla sua esistenza.» 

«E per Yang quella relazione fu come una riaffermazione di umanità, nonostante tutte le calamità politiche che lo avevano colpito. A modo suo, da intellettuale, egli combatté per quell'amore come se fosse stato uno degli ideali per cui si era battuto in tutti quegli anni. Fino a quel momento il disinganno aveva contraddistinto la sua vita, ma adesso era pieno di rinnovata convinzione.» 

«L'amore era arrivato tardi, ma il suo arrivo cambiò tutto.» 

«La scuola di Partito si trovava in una zona paludosa di Qingpu. Nelle vicinanze non c'erano né biblioteche né cinema. Invece di rimanere nel dormitorio, iniziarono a fare passeggiate tenendosi mano nella mano, pubblicamente. Per due amanti, esistere significa stare insieme.» 

«Yang aveva circa cinquantacinque anni. Tranne che per i suoi occhiali rotti, sembrava un vecchio contadino, logorato dalle intemperie, con i capelli bianchi che lo facevano assomigliare a un gufo, e le spalle ingobbite. Quanto a Yin, aveva appena superato la trentina. Per quanto non fosse bella, era animata da una grande passione, che stava sbocciando di fianco a lui. Con grande perplessità di chi li vedeva, era lei che si aggrappava a lui con abbandono.» 

«I suoi capelli bianchi brillano in contrasto con le guance rosee di lei, così recita il noto proverbio. Che di solito veniva considerato in un'accezione negativa, sottintendendo che una coppia simile era male assortita. Naturalmente, ciò che gli amanti vedevano l'uno nell'altra era una questione di punti di vista. Entrambi erano soli. Non c'era nulla di illegale nel loro rapporto, ma quello era il meno, visto che Mao, fin dagli inizi della Rivoluzione Culturale, si era battuto per la demolizione di ciò che il sistema borghese considerava legale.» 

«In ogni caso, era una questione che riguardava soltanto loro due. Eppure non fu così.» 

«Lei non era benvoluta. Alcune persone erano state maltrattate, quando era una Guardia Rossa. E inoltre le autorità della scuola erano turbate. Poteva nascerne uno scandalo politico. Invece di redimersi nella scuola di Partito, si erano innamorati. Era qualcosa di politicamente scandaloso, perché nei primi anni Settanta il concetto di amore romantico era un tabù politico. Sottintendeva un venir meno alla dedizione al Presidente Mao e al Partito.» 

«Non cercarono di tenere segreta la loro storia d'amore, mossa che da parte loro si rivelò ingenua.»

Peiqin allora prese a sfogliare il libro, e Yu disse: «Anche nelle otto opere rivoluzionarie di Pechino non c'è una sola coppia sposata, tranne Madame Aqin, il cui marito opportunamente si trova all'estero per affari. In quelle opere tutto è fervore politico, non esistono sentimenti personali.»

«Ecco il punto che stavo cercando» disse Peiqin sistemandosi in una posizione più comoda. «Adesso te ne leggo qualche passo:

 

Erano in un mondo in cui nulla poteva essere dato per scontato. Nessuna certezza. Nessuna fiducia. Nessun convincimento.

Potevano contare soltanto su loro stessi.

Dopo una giornata di lavoro, a volte le leggeva delle poesie, in cinese e poi in inglese, dietro il porcile della scuola, o su un argine della risaia. Avevano le mani sporche di terra, un altoparlante rotto ripeteva le citazioni del Presidente Mao, i corvi neri svolazzavano sui campi deserti.

Capirono che la Rivoluzione Culturale era un disastro, in cui ciascun individuo era fatto a pezzi, "ridotto in cenere", come nello slogan rivoluzionario. Ma per loro era come essere rinati dalle ceneri. 

"È nata una terribile forma di bellezza" disse lui. "Ci sarà un nuovo futuro per il popolo, per il paese." 

A lui piaceva particolarmente una poesia che si intitolava Tu e io, scritta nel tredicesimo secolo da una poetessa di nome Guan Daosheng. La passione era espressa in maniera molto diretta, come raramente accadeva, a suo dire, nella poesia cinese classica: 

 

Tu e io siamo davvero pazzi

uno dell'altra, 

caldi come il fuoco del vasaio.

Dallo stesso pezzo

di argilla, la tua forma,

la mia forma. Ci schiaccia di nuovo

facendoci ridiventare argilla, la mescola

con acqua, riplasma

te e riplasma me.

E così io ho te nel mio corpo,

e anche tu avrai me nel tuo, per sempre.

 

Dopo aver terminato di leggere la lunga citazione con voce soffusa di emozione, Peiqin disse: «Ma una simile passione non era affatto comprensibile in una scuola di Partito. E quel che è peggio, era una passione considerata da uno dei dirigenti come una sfida impudente alle autorità di Partito.» 

«E così fu necessaria una seduta di autocritica pubblica. Yang venne obbligato a salire su un palco improvvisato e denunciato come esempio negativo di intellettuale reazionario che resisteva alla rieducazione ideologica innamorandosi. A Yin non andò molto meglio: oltre a un severo ammonimento da parte delle autorità di Partito interne, le venne ordinato di rimanere a piedi nudi di fianco a lui sul palco. Non aveva una lavagna al collo, ma una cavezza di scarpe scalcagnate, un antico simbolo di vergogna, che simboleggiava l'essere consumata dopo essere stata usata da molti uomini, come le scarpe sporche.» 

«C'è una frase famosa del Presidente Mao: A questo mondo non esiste odio o amore che sia infondato. Ci doveva essere una ragione che spingeva due "elementi neri" l'uno nelle braccia dell'altra, dissero i critici rivoluzionari. La colpa doveva essere dell'odio comune nei confronti della Rivoluzione Culturale, conclusero i loro censori.» 

«Yin e Yang non cedettero, e seguitarono a vedersi, dovunque e ogni volta che fu possibile, nonostante i ripetuti avvertimenti delle autorità della scuola.» 

«Allora lui venne messo in una "stanza d'isolamento", privato dei contatti con il mondo esterno e con Yin. Gli venne ordinato di scrivere confessioni e autocritiche per tutto il giorno. Yang si rifiutò, dichiarando che non c'era nulla di male in un essere umano che ne amava un altro. Dopo una settimana, venne scortato al lavoro nella risaia, dove rimase tutto il giorno, e poi, alla sera, rimandato nella stanza d'isolamento per scrivere.» 

«Anche lei soffriva terribilmente. Le tagliarono a zero metà dei capelli, secondo uno stile speciale chiamato Yin-Yang, un crudele gioco di parole sui loro nomi. Lei non si curò neppure di indossare un cappello, come se fosse stata orgogliosa del prezzo che doveva pagare per la propria passione.» 

«Ma quel che è peggio, le impedirono di vedere Yang. Dopo una giornata di lavoro, poteva soltanto vagare, sola, intorno alla baracca in cui lui veniva tenuto prigioniero, sperando di cogliere un'immagine furtiva dalla finestra. Continuava a ripetere i versi che le aveva insegnato: Che notte stellata, questa / ma non quella notte di tanto tempo fa, ora perduta. / Per chi io mi ritrovo qui in piedi, / in mezzo al vento e al gelo / nel buio della notte? 

«Poco tempo dopo Yang si ammalò di nuovo. Vista la mancanza di cooperazione nei confronti delle autorità della scuola, gli resero difficile ottenere un'assistenza adeguata. La dottoressa scalza credeva che un ago da agopuntura d'argento potesse curare qualsiasi malattia, perché il Presidente Mao diceva che la medicina tradizionale cinese poteva fare miracoli. Impedirono a Yin di vederlo fino all'ultimo giorno, quando tutti sapevano che non aveva più speranze di sopravvivere. Era un giornata fredda, e le mani di Yang, nelle sue, erano ancora più fredde. Tutti i suoi compagni di stanza uscirono, con una scusa o con l'altra, lasciandoli soli. Le tenne la mano e rimase cosciente fino all'ultimo, anche se non era più in grado di parlare. Morì in quella stanza, tra le sue braccia. Come diceva una poesia che Yang aveva tradotto, se soltanto il tuo corpo, freddo come ghiaccio, come neve / potesse essere riportato alla vita / dal calore del mio...» 

«Due anni dopo terminò la Rivoluzione Culturale. La scuola di Partito si dissolse. Lei tornò al suo college. Grazie al l'inglese che aveva imparato con Yang, le venne assegnato un posto di insegnante.» 

«Quanto a Yang, ufficialmente si dichiarò che era morto per cause naturali. Non aveva subito un'esecuzione, né era stato picchiato a morte come certi altri intellettuali, per cui non ci fu bisogno di rievocare le circostanze specifiche dei suoi ultimi giorni. In quegli anni erano morte tantissime persone. Nessuno se ne curò. Dopo la Rivoluzione Culturale, per qualche anno nessuno fece nulla per lui.» 

«Nei primi anni Ottanta, le autorità di Partito pubblicarono un documento intitolato "Revisione del movimento anti-destra degli anni Cinquanta", in cui il fatto di aver etichettato come destrorsi un così grande numero di intellettuali venne riconosciuto come un errore, anche se "all'epoca molti di loro potevano aver nutrito cattive intenzioni nei confronti del governo". In ogni caso i sopravvissuti non erano più destrorsi, e per festeggiare l'avvenimento vennero organizzati degli spettacoli pirotecnici. Ci fu un film in cui un destrorso, talmente fortunato da aver trovato l'amore in quegli anni, era miracolosamente sopravvissuto alle persecuzioni e continuava a offrire il proprio contributo all'edificazione del socialismo.» 

«Ma niente del genere accadde a Yang. In una tardiva cerimonia funebre, subì un processo postumo di riabilitazione e fu nuovamente definito "compagno Yang". Alla cerimonia presenziò qualche suo collega. In realtà alcuni di loro vi furono convocati perché le autorità della scuola temevano che la gente potesse già essersi dimenticata di lui. Durante la cerimonia la morte di Yang venne considerata "una triste e grave perdita per la letteratura cinese moderna". Dell'evento parlò un quotidiano locale.» 

«Ma ci fu un piccolo incidente non riportato dall'articolo. Alla cerimonia intervenne Qiao Ming, uno degli ex dirigenti della scuola di Partito. Yin gli sputò rabbiosamente in faccia. La gente si affrettò subito a separarli. "Il passato è passato" dissero a lei e anche a Qiao.» 

«La vita riprese come al solito. Lei rimase sola e curò un manoscritto di poesie lasciato da Yang. Poi la casa editrice Shanghai Literature stampò una raccolta delle sue poesie. Ma soltanto dopo la pubblicazione di Morte di un professore cinese si tornò a parlare di Yang. O, per essere esatti, della romantica storia d'amore tra Yin e Yang.» 

«Il succo della storia è questo» disse Peiqin dopo aver terminato la sua narrazione. «Quello che ti ho detto si basa anche sulle informazioni che ho ottenuto dalla biblioteca, dalle recensioni o dai ricordi delle persone.»

«C'è qualcos'altro?»

«Be', il libro ha suscitato molte reazioni.»

«Parlamene.»

«Qualcuno crede che si tratti della vera storia della loro relazione amorosa. Altri hanno addirittura incolpato lei della morte di Yang. Se non fosse stato per quel legame provocatorio, le autorità non lo avrebbero perseguitato. E lui sarebbe sopravvissuto.» Peiqin cambiò ancora posizione e si accoccolò contro la spalla di Yu. «Qualcun altro, invece, ha totalmente screditato la storia. Tanto per cominciare una scuola di Partito non era certo il luogo ideale per un amore romantico. I dormitori erano gremiti di gente. Non sarebbero riusciti a trovare un posto per incontrarsi, anche se avessero avuto l'energia e il desiderio per farlo. Per non parlare poi dell'atmosfera politica. Le autorità della scuola di Partito erano troppo all'erta.» 

«E tu che ne pensi del libro?»

«Quando l'ho letto per la prima volta mi ha suscitato reazioni contrastanti. Mi sono piaciute certe parti, ma non altre. A dire la verità io sono sempre stata una grande ammiratrice delle opere di Yang, per cui mi ha un po' deluso.»

«Davvero? Non me l'hai mai detto.»

«Nei primi anni Settanta ho letto quasi tutte le sue poesie, e tu sai che all'epoca non era molto salutare discutere di certe cose.»

«Però non capisco perché ti ha delusa. Il libro l'ha scritto lei, non lui.»

«Be', non ridere di me, ma io pensavo che meritasse una persona migliore, e la mia prima lettura dev'essere stata influenzata da quest'idea.»

«Intendi dire qualcuno migliore della donna nella fotografia in quarta di copertina, una donna sfiorita, di mezza età, con gli occhiali?» chiese Yu.

«Non esattamente. Avrebbe potuto essere anche un libro migliore» disse Peiqin. «Non mi è piaciuta la parte iniziale sulle organizzazioni delle Guardie Rosse, troppo dettagliata. È quasi irrilevante. E poi mi hanno infastidita anche certe descrizioni della storia d'amore.»

«Che c'era che non andava?»

«Alcuni passaggi erano veramente toccanti, mentre altri erano un po' troppo melodrammatici. Sembra quasi un'infatuazione adolescenziale. È difficile immaginare che uno studioso di quell'età e di quell'importanza sia stato così ingenuo.»

«Be', ma in quegli anni le persone si aggrappavano a qualsiasi cosa» disse lui. «Si sarebbero attaccati a qualunque pagliuzza, pur di preservare una qualche sembianza di umanità. E questo può essere stato vero sia per lei che per lui.»

«Potrebbe essere» concordò Peiqin. «Forse ammiravo troppo le sue opere. Questa volta però, dopo che mi sono informata sulle loro storie personali, e dopo aver letto il libro più attentamente per una seconda volta, ho capito che Yin era davvero innamorata di lui. Forse delle emozioni così forti hanno nuociuto al libro. Era una donna davvero sensibile.»

«Anch'io la penso così» disse lui allungando il braccio verso un pacchetto di sigarette sul comodino.

«Ti prego, no» disse sua moglie voltandosi per guardare la sveglia. «Abbiamo parlato moltissimo degli altri.»

Sotto la trapunta, sentì che gli toccava lo stinco con gli alluci. Era proprio come nello Yunnan, con il ruscello che gorgogliava dietro la baracca.

Vide il messaggio nei suoi occhi e tolse i cuscini sistemati contro la testata del letto. Era una di quelle rare serate di intimità in cui non dovevano cercare di trattenere il respiro, o di fare meno rumore o di muoversi il meno possibile, mentre si avvinghiavano stretti l'uno all'altra.

Dopo, le tenne ancora la mano, a lungo, sereno.

Constatò sorpreso che Peiqin aveva iniziato a russare, anche se molto adagio. A volte capitava, quando era molto stanca. Ultimamente doveva essere stata sveglia a leggere fino a tardi. Per lui.

Dopo tutti questi anni, Peiqin riusciva ancora a sorprenderlo.

A volte Yu si chiedeva se sua moglie non avrebbe dovuto vivere una vita diversa. Era bella, aveva talento, se non fosse stato per la Rivoluzione Culturale le loro strade forse non si sarebbero incrociate. Quindi Yu aveva un motivo per provare gratitudine per quel disastro nazionale. Dopo tutti quegli anni Peiqin stava ancora con lui, anzi, adesso lo stava anche aiutando in un'indagine.

Nonostante tutte le delusioni, Yu si considerava un uomo fortunato.

Ma all'improvviso si sentì turbato. Non si trattava soltanto di Yin e di Yang; era qualcosa di più vago, tuttavia personale. Capì che era impossibile sapere se la Cina poteva essere investita da un'altra Rivoluzione Culturale.

Prima di dormire, strane idee affollarono la sua mente. Meno male che Peiqin non è una scrittrice: questo fu uno dei pensieri indistinti che gli passarono per la testa mentre finalmente si addormentava.