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Un'offerta che non può rifiutare. 

L'ispettore capo Chen Cao, della centrale di polizia di Shanghai, non sapeva nulla del caso appena assegnato all'agente Yu dal segretario di Partito Li, ma gli venne in mente una battuta del Padrino. Era seduto in un elegante locale di fronte a Gu, il direttore generale del New World Group di Shanghai, una nuova società che aveva agganci governativi ma anche con le Triadi. Sorseggiando lentamente un calice di vino rosso francese, che scintillava sotto l'abbacinante lampadario di cristallo, rifletteva sull'ironia della situazione. Il loro tavolo alla finestra consentiva una vista superba sul Bund, il terrapieno che correva lungo il porto a sud della dogana. L'acqua del fiume brillava sotto le luci cangianti dei neon. Al tavolo di fianco erano seduti un europeo e una ragazza cinese, intenti a parlare in una lingua sconosciuta a Chen. E Gu gli stava facendo un'offerta che difficilmente avrebbe potuto declinare. 

Ma le somiglianze terminavano lì, si affrettò a ricordarsi l'ispettore capo mentre Gu gli versava ancora del vino nel bicchiere. Gli aveva offerto una somma enorme per una traduzione, e secondo Gu era un favore che lui stava chiedendo a Chen, invece del contrario.

«Deve tradurmi questa proposta d'affari, ispettore capo Chen. Non soltanto per me, ma per il bene della città di Shanghai. Mister John Holt, il mio socio americano, dice che può pagarla secondo le tariffe americane. Cinquanta centesimi per ogni parola cinese, in valuta americana.»

«È moltissimo» disse Chen. Avendo tradotto parecchi libri gialli nel tempo libero, sapeva quali erano i compensi abituali. Di solito una casa editrice pagava ai traduttori una tariffa fissa di dieci centesimi a parola, in valuta cinese. Dieci centesimi cinesi equivalevano a circa un centesimo americano.

«La proposta riguarda il New World, l'ultimissimo progetto del nostro gruppo. È un enorme complesso residenziale che comprende anche uffici e un centro commerciale e di intrattenimento. Lo erigeremo nel centro della città, con tutto lo splendore architettonico degli anni Trenta» proclamò Gu. «Tutte le case verranno costruite nello stile shikumen: muri in mattoni grigi, porte nere, stipiti in pietra marrone, piccoli cortili, ali differenziate e scale a chiocciola in legno. Gli edifici verranno delimitati da una griglia di vicoli che si intersecheranno, esattamente secondo lo schema originale delle Concessioni Straniere. Insomma, sarà come ritornare ai vecchi tempi, come entrare in un sogno.» 

«Sono confuso, signor Gu. Un complesso moderno nel centro di Shanghai, ma fatto di palazzi antiquati, vecchia maniera. Perché?»

«Mi permetta di spiegarle una cosa. L'anno scorso sono stato in Italia, a Roma, dove mi sono imbattuto in una serie di negozi delle grandi firme internazionali che si trovavano lungo stradine laterali, del tutto simili ai nostri vicoli. Stradine ricoperte di ciottoli, in cui non poteva passare un camion. Tuttavia, i negozi migliori erano situati proprio in quegli edifici del sedicesimo e del diciassettesimo secolo. Coperti di muschio, o di edera, ma ravvivati da donne e uomini che facevano shopping, che bevevano caffè all'esterno, mentre la musica moderna o postmoderna fluttuava nell'aria. È stata una cosa travolgente, come aver ricevuto l'illuminazione da un colpo di bastone di un maestro zen. Io sono stato in tanti posti diversi. Fare shopping qui o mangiare là per me non fa molta differenza. Ma a Roma è stato davvero stupefacente. Si è trattato di un'esperienza veramente unica, come ritrovarsi immersi nei ricordi dell'antichità sovrapposti ai lussi moderni.»

«Sembra una cosa favolosa, signor Gu. Solo che Shanghai non è Roma.»

«A Shanghai esistono già parecchie shikumen. Farò progettare l'intero complesso esattamente in quello stile. Che di fatto è già presente a Shanghai. E costruiremo anche i vicoli. Alcune delle case verranno completamente restaurate e ridecorate. Se necessario faremo abbattere le vecchie case e le faremo ricostruire allo stesso modo. Materiali nuovi ma in stile d'epoca: l'esterno immutato, ma all'interno ci saranno aria condizionata, riscaldamento, tutte le comodità moderne possibili e immaginabili.» 

«Lo shikumen era uno degli stili architettonici dominanti, nella Shanghai dell'epoca della Concessione Straniera» disse Chen. 

«Verrà mantenuto anche per negozi, bar, ristoranti e locali notturni. Per gli stranieri costituirà un'attrazione. Esotica, strana, coloniale, postcoloniale: tutto ciò che in patria non hanno. E attirerà anche gli abitanti di Shanghai. Ho fatto delle ricerche di mercato. Vede, al giorno d'oggi la gente sta diventando nostalgica. Come veniva chiamata la città, all'epoca? "La Parigi d'Oriente". "Una perla orientale". I libri sulla Shanghai dei tempi d'oro si vendono come panini. E perché? Perché qui sta nascendo una nuova classe media. Adesso che hanno i soldi, sentono il bisogno di avere una tradizione, o una storia, da poter considerare propria.» 

«È un progetto grandioso» disse Chen. «Ha già ricevuto il permesso dell'amministrazione cittadina?»

Chen sapeva che Gu era un uomo d'affari avveduto. Non c'era bisogno di preoccuparsi delle strategie commerciali del New World Group. Ma la tariffa che gli era stata offerta per la traduzione era del tutto sproporzionata all'incarico. Era come se un dolce a forma di luna fosse piovuto dal cielo; era un'offerta troppo buona per non insospettirlo. Doveva scoprire se c'erano collegamenti occulti.

«Naturalmente le autorità locali sono favorevoli al progetto. Se il New World avrà successo, non soltanto ne beneficerà l'immagine della nostra grande città, ma sarà anche una fonte di enorme gettito fiscale.» Gu si accese una sigaretta e proseguì. «Be', le confido un segreto. Ho richiesto la concessione dei terreni con una destinazione d'uso per la tutela culturale. Dopo tutto lo stile shikumen è parte integrante della storia di Shanghai. Nel progetto potrebbero anche essere inseriti un paio di piccoli musei. Uno potrebbe ospitare monete antiche. Qualcuno mi ha già contattato. Ma la maggior parte delle shikumen saranno adibite a uso commerciale. Costruzioni all'avanguardia, veramente di lusso.» 

«Come quelle di Roma?»

«Esattamente. Nella mia proposta alle autorità cittadine non mi sono soffermato molto su questi dettagli, altrimenti i prezzi dei terreni sarebbero schizzati alle stelle. Da un altro punto di vista, però, si può ben dire che tutto ciò sarà di grande aiuto alla preservazione della cultura di Shanghai.»

«Verissimo» disse Chen. «Ci sono molti punti di vista da cui si può esaminare la stessa cosa, e lei può scegliere il punto di vista che più le aggrada.»

«Le autorità hanno approvato il piano. Il passo successivo è quello di ottenere i prestiti dalle banche estere. Grossi prestiti. È un enorme gioco d'azzardo, lo ammetto, ma ci conto moltissimo. L'ingresso della Cina nella World Trade Organization ci aprirà ulteriormente le porte. Nessuno può far tornare indietro l'orologio. Ci sono parecchie società americane di venture capital interessate al progetto del New World, ma nessuna conosce la cultura di Shanghai. Per cui io voglio fornire loro una proposta commerciale dettagliata, cinquanta pagine in inglese. Tutto dipende dalla traduzione. E soltanto lei è all'altezza del compito, ispettore capo Chen.»

«La ringrazio, direttore generale Gu.» Era davvero un grande complimento. All'università Chen si era laureato in inglese, ma per una serie di circostanze gli avevano assegnato un incarico alla centrale di polizia di Shanghai. Durante quegli anni aveva soltanto tradotto nel tempo libero, e si sentiva lusingato dalla scelta di Gu. «Ma a Shanghai ci sono molti traduttori qualificati» protestò Chen. «I professori dell'università Fudan o della Cina Orientale. Non sarò certo io a dovergliene parlare.» 

«No, loro non sono all'altezza. E non è solo la mia opinione. In realtà ho chiesto aiuto a un professore in pensione dell'università Fudan, e ho mandato per fax una prova della sua traduzione a un mio socio americano. Ma non va bene. "Troppo antiquata. Troppo letterale" è stata la sua conclusione.»

«Be', io mi sono laureato proprio con quei professori antiquati.»

«Ma se non fosse stato per la politica governativa nell'assegnazione dei posti di lavoro dei laureati, lei adesso sarebbe un famoso docente. Naturalmente le cose per lei sono andate molto bene. È un quadro emergente del Partito, le hanno pubblicato libri di poesie, è un rinomato traduttore: quei professori la invidiano. E poi lei è diverso. Essendo un rappresentante del governo, ha avuto frequenti contatti con gli americani. La sua amica americana, Catherine, se ricordo bene, dice che il suo inglese è assolutamente meraviglioso.»

«Esagerazioni. Non la prenda in parola» disse Chen. «E poi, sono stato soltanto un rappresentante dell'Associazione scrittori di Shanghai. E neppure tanto attivo.»

«Sì, e proprio questa è una delle ragioni per cui ho bisogno del suo aiuto. La nostra è una proposta commerciale molto legata alla cultura e alla storia di Shanghai. Il testo cinese è scritto in un linguaggio molto poetico. E lei è un poeta. Questa non è un'esagerazione, giusto? Onestamente non mi viene in mente un candidato migliore per la traduzione.»

«La ringrazio» disse Chen studiando Gu da dietro l'orlo del bicchiere. Gu doveva aver ponderato molto seriamente la sua offerta. «È solo che in centrale sono sommerso di lavoro.»

«Le sto chiedendo molto, lo so. Si prenda una settimana di ferie per me. Servizio celere! La pagheremo una volta e mezza la tariffa che le ho offerto: settantacinque centesimi a parola. Lo dirò al mio socio americano. E so che non sarà un problema.»

Chen fece un rapido calcolo: era una piccola fortuna. A settantacinque centesimi a parola, con circa mille caratteri cinesi a pagina, per un totale di cinquanta pagine, ammontava a più di trentamila dollari americani, l'equivalente di trecentomila yuan, una somma che lui, con il suo stipendio da ispettore capo, comprese le eventuali gratifiche, avrebbe impiegato trent'anni a guadagnare.

Essendo arrivato al grado di ispettore capo poco dopo i trent'anni, Chen era generalmente considerato un uomo di successo: un quadro emergente del Partito con un futuro promettente, con l'auto di servizio a sua disposizione, un nuovo appartamento intestato a suo nome, e di tanto in tanto la foto sui giornali locali. Ma nonostante la scodella di ferro, lo stipendio mensile di cinquecento yuan bastava a malapena a coprire il suo fabbisogno. Se non ci fossero stati i soldi delle traduzioni di gialli stranieri e le occasionali brevi traduzioni tecniche, come pure gli extra "ambigui" dovuti alla sua posizione, non sapeva proprio come avrebbe fatto a tirare avanti.

E in qualità di quadro emergente del Partito, aveva anche il bisogno di adeguarsi a determinati standard non scritti. Quando si incontrava con persone come Gu, per esempio, si sentiva in obbligo di pagare il conto, anche se uomini d'affari come lui invariabilmente insistevano per pagare.

Ultimamente, poi, aveva speso molti soldi a causa dei costi sempre più alti sostenuti per curare sua madre, il cui precedente datore di lavoro, una fabbrica statale, era in crisi e non era più in grado di rimborsare le parcelle mediche agli ex dipendenti in pensione. Più volte la donna aveva parlato con il direttore della fabbrica, ma senza successo. La società era sull'orlo della bancarotta. E così Chen si era accollato le spese. I soldi della traduzione della proposta commerciale del New World sarebbero stati come una pioggia provvidenziale durante la stagione secca. 

«Non le posso garantire nulla. Per tradurre un totale di cinquanta pagine ci vorrà del tempo. Dubito di riuscirci in una settimana, forse nemmeno in due, anche se mi prendo le ferie.»

«Oh, mi ero dimenticato. Per un lavoro così lei avrà sicuramente bisogno di aiuto. Che ne dice di Nuvola Bianca? Quella ragazza con cui ha ballato al Dynasty Club, se la ricorda? E una studentessa. Sveglia, capace, e comprensiva. Le farà da piccola segretaria.»

Quello di "piccola segretaria" - xiaomi - era un altro termine in voga, che in realtà significava "piccola fidanzata". Per i nuovi ricchi uomini d'affari come Gu, i signor Dollaroni, era un punto d'onore essere accompagnati da bellissime e giovani piccole segretarie. Un segno indispensabile del loro prestigio sociale, se non addirittura qualcos'altro. Chen aveva conosciuto Nuvola Bianca, una karaoke girl, "ragazza k", nella sala privata del karaoke al Dynasty Club di Gii mentre svolgeva un'indagine che aveva delle ramificazioni con la Triade. 

«Come posso permettermi una segretaria, direttore generale Gu?»

«È nell'interesse del New World che lei abbia questo tipo di aiuto. Ci penso io.»

La fragranza proveniente dalle sue maniche rosse ti accompagna mentre scrivi nel profondo della notte... Un verso della dinastia Tang salì dai recessi della sua mente, ma Chen ritornò al presente. Una piccola segretaria, gratis. Come una bottiglia di maotai1 in aggiunta al dolce a forma di luna caduto dal cielo. 

Fino a qui niente secondi fini, pensò Chen. Un abile uomo d'affari come Gu poteva anche non giocare tutte le sue carte così allo scoperto, e subito, ma secondo l'ispettore capo non c'era motivo di preoccuparsi. A suo giudizio si trattava di una regolare offerta d'affari, anche se molto vantaggiosa. Se in seguito avesse scoperto qualcosa, avrebbe deciso il da farsi.

Ci sono cose che un uomo può fare, e cose che un uomo non può fare. Era una delle massime che suo padre, uno studioso neoconfuciano, gli aveva insegnato all'epoca della Rivoluzione Culturale, quando il vecchio si era rifiutato di scrivere sotto dettatura una "confessione" che avrebbe incriminato i suoi colleghi. 

«Mi faccia parlare con il segretario di Partito Li» disse Chen. «La richiamo domani.»

«So che non le dirà di no. Lei è un astro nascente, con un futuro promettentissimo. Eccole una parte dell'anticipo.» Gu prese una busta rigonfia dalla sua valigetta. «Diecimila yuan. Domani le faccio recapitare il resto.»

Chen prese la busta decidendo di non curarsene troppo. Aveva altre cose di cui preoccuparsi. Avrebbe comprato una scatola di ginseng rosso per sua madre. Era il minimo che poteva fare, visto che era il suo unico figlio. Forse avrebbe anche dovuto assumere una cameriera a ore per lei; viveva da sola in un vecchio attico, ed era in cattive condizioni di salute. Svuotò il bicchiere, dicendo: «Bevendo assieme a te, noi parliamo a sazietà, / il mio cavallo legato a un salice, vicino a un alto palazzo.» 

«Qual è l'allusione? Mi deve illuminare, o mio poetico ispettore capo.»

«È soltanto una citazione da Wang Wei» disse Chen senza ulteriori spiegazioni. Il distico si riferiva a una promessa fatta da un prode cavaliere durante la dinastia Tang, ma lui e Gu avevano soltanto concluso una transazione d'affari, che non aveva nulla di eroico. «Proverò a fare del mio meglio.»