7.
Con il mattino arrivò il sentore del pane tostato, del caffè appena fatto, il rumore del telefono che squillava; poi una mano snella fece per prendere il ricevitore sul comodino...
«No!» Chen saltò giù dal letto e afferrò la cornetta, strofinandosi gli occhi. «Rispondo io.»
Era il segretario di Partito Li, il suo capo. Se Chen non avesse reagito così velocemente, sarebbe stato costretto a dargli delle spiegazioni. Evidentemente Nuvola Bianca era arrivata e gli aveva preparato la colazione mentre lui ancora dormiva.
Li voleva che Chen intervenisse nel caso Yin.
«Sono in ferie» disse. «Perché c'è bisogno di me, segretario di Partito Li?»
«C'è gente che sostiene sia un caso politico, che il nostro governo si sia sbarazzato in segreto di una scrittrice dissidente. Naturalmente lei sa benissimo che è una fesseria.»
«Sì, certo. La gente può anche dire cose irresponsabili, ma noi non dobbiamo darle retta.»
«Al coro delle malelingue si sono aggiunti anche i corrispondenti esteri. Il governo ha fatto ufficiare una cerimonia funebre, ma un giornale americano l'ha definita una montatura» disse Li indignato. «Me ne ha parlato il sindaco. Dobbiamo risolvere il caso nel minor tempo possibile.»
«L'agente Yu è un funzionario di polizia di grande esperienza. Ieri, al telefono, ho discusso con lui della questione. Sta facendo tutto il possibile. Non credo che la mia presenza sia indispensabile.»
«Si tratta di una faccenda estremamente complicata, e delicata» disse Li. «Dobbiamo utilizzare le nostre migliori risorse.»
«Ma sono tre anni che non prendo ferie. Ho già programmato tutto» disse Chen, deciso a non parlare della traduzione appena iniziata. «Non credo che sia il caso, per il morale dell'agente Yu, o per quello della squadra dei casi speciali, che io abbia le mani in pasta dappertutto.»
«Suvvia. Lo sanno tutti che l'agente Yu è un suo uomo» disse Li. «E poi, anche lei è uno scrittore, e come tale può capire meglio Yin. Ci sono aspetti del caso che le saranno familiari, mentre invece per l'agente Yu non è così.»
«Be', mi piacerebbe dare una mano» disse Chen. Da quel punto di vista, Li aveva ragione. Se non fosse stato per la traduzione, Chen avrebbe abbreviato le ferie più che volentieri.
«Ispettore capo Chen, la settimana prossima mi richiama il sindaco» proseguì Li. «Che cosa gli dico se il caso è ancora irrisolto? Lui sa che l'inchiesta è stata affidata alla sua squadra, quella dei casi speciali.»
L'allusione fece drizzare le antenne di Chen. «Non abbia timori, segretario di Partito Li. Il caso verrà certamente risolto, e sotto la sua supervisione.»
«Non possiamo sottovalutare i risvolti politici della questione. Lei deve aiutare l'agente Yu in tutti i modi possibili, ispettore capo Chen.»
«Ha ragione, segretario di Partito Li.» Li insisteva spesso sulle implicazioni politiche delle indagini, e allora Chen decise di arrivare a un compromesso. «Non appena ho un po' di tempo passo in centrale a dare un'occhiata. Oggi o domani.»
Mentre riattaccava vide un sorrisino sulle labbra di Nuvola Bianca. Poi notò sulla scrivania qualcosa che assomigliava a una valigetta.
«Ehi, cos'è quello?»
«Un portatile. Le può far risparmiare del tempo. Così non dovrà continuamente battere e ribattere il testo con la macchina da scrivere. Ho parlato a Gu del suo lavoro e oggi lui mi ha detto di portarle questo computer.»
«Ti ringrazio. In ufficio ho un pc, ma è troppo pesante per portarmelo a casa.»
«Lo so. Ho anche installato il software di un dizionario cinese-inglese. Così potrà cercare le parole più velocemente.»
Tirò fuori anche la lista delle parole che le aveva dato: le aveva stampate sia in inglese che in cinese.
La ragazza era sveglia, Gu aveva fatto bene a mandargliela. Confucio diceva: Dille una cosa, e lei ne sa tre. Ma a Chen venne il dubbio che Confucio non avesse mai pronunciato quelle parole.
«Nuvola Bianca, mi sei di molto aiuto.»
«È un piacere lavorare con lei, ispettore capo Chen.»
Si diresse verso il cucinino. Indossava un paio di ciabatte dalla suola morbida, di cotone, che doveva aver portato con sé. Quindi era anche premurosa: aveva capito che era meglio camminare senza far rumore.
Chen iniziò a lavorare sul portatile. Battere sulla tastiera del pc era molto meno faticoso rispetto alla macchina da scrivere, assomigliava un po' ai passi silenziosi di lei.
Tutti i movimenti di Nuvola Bianca si stavano sedimentando nel suo subconscio, anche quando era indaffarata in cucina. Per Chen era difficile non pensare a lei come alla ragazza k che aveva conosciuto nel privé del karaoke al Dynasty Club, o non ricordare il modo in cui Gu ne aveva parlato definendola una piccola segretaria. Tuttavia, in un ambiente diverso, la gente poteva apparire molto diversa.
È un'assistente temporanea per un progetto, ricordò a se stesso.
In un testo zen che gli era capitato di leggere, il maestro diceva solennemente: Non è lo stendardo che sventola, né il vento che soffia, ma il tuo cuore che sobbalza.
Mentre riscriveva al computer ciò che precedentemente aveva scritto con la macchina da scrivere, bevve un sorso di caffè: era fragrante, forte, anche se non tiepido. La ragazza riportò il bricco per riempirgli di nuovo la tazza.
«Oggi ho altre cose da farti fare» disse consegnandole la lista che aveva preparato la sera precedente. «Per favore, vai alla biblioteca di Shanghai e prendi in prestito questi libri a mio nome.»
Non si trattava di una scusa per mandarla via. Da quei libri avrebbe potuto imparare qualcosa sugli splendori della vecchia Shanghai. Doveva saperne di più, sulla storia della città.
«Torno tra un paio d'ore» disse, «giusto in tempo per prepararle il pranzo.»
«Temo che tu stia facendo troppo per me. Mi viene in mente una strofa di Daifu» disse cercando di essere ironico, visto che non sapeva che altra tattica usare. «È estremamente dura ricevere favori da una bella donna.»
«Oh, ispettore capo Chen, lei è romantico come Daifu!»
«Sto scherzando» disse lui. «A me basta un pacchetto di spaghetti istantanei Chef Kang.»
«No invece» disse lei infilandosi le scarpe. «Non al signor Gu. Mi licenzierebbe.»
Scorse un piccolo tatuaggio sopra la caviglia snella, forse una farfalla colorata. Non si ricordava di averglielo visto, al Dynasty Club. Cercò di tornare alla sua traduzione. Tuttavia, dopo la telefonata di Li, altri pensieri gli occuparono la mente. Non condivideva le idee del segretario, eppure continuava a riflettere sul fatto che Yu, da solo, stava occupandosi del caso di omicidio di una scrittrice dissidente. Secondo Chen c'erano troppi scrittori cinesi etichettati come "dissidenti", e per ragioni meno che plausibili.
Per esempio c'erano i cosiddetti poeti "oscuri", un gruppo di giovani venuto alla ribalta alla fine degli anni Settanta. In realtà non scrivevano di politica, ma si distinguevano per l'uso di immagini difficili o "oscure". Per una ragione o per l'altra ebbero grandissime difficoltà a far pubblicare le loro poesie sulle riviste ufficiali, per cui iniziarono a stampare in proprio una rivista clandestina. La cosa attirò l'attenzione dei sinologi occidentali, che si sperticarono in lodi nei confronti delle loro opere, evidenziando qualsiasi tipo di implicazione politica. Nel giro di poco tempo i poeti oscuri acquisirono una notorietà internazionale, che suonò come uno schiaffo per il governo cinese. Di conseguenza i poeti oscuri vennero etichettati come "dissidenti".
Anche Chen avrebbe potuto diventare uno scrittore dissidente, se dopo la laurea in lingue straniere all'università di Pechino non gli avessero assegnato un incarico al dipartimento di polizia di Shanghai? A quell'epoca aveva pubblicato alcune poesie, e qualche critico aveva perfino definito le sue opere come moderniste. La carriera in polizia era qualcosa che lui non si era mai sognato di intraprendere. Sua madre aveva detto che era stato il destino, anche se, nella religione buddista di cui lei era seguace, non c'era alcuna divinità particolare incaricata del destino.
Era quasi come una poesia surrealista che aveva letto, in cui un ragazzo raccoglieva a caso un sasso e lo gettava avventatamente nella valle di polvere rossa. E lì il sasso si trasformava nel... nell'ispettore capo Chen?
Verso l'una ricevette una telefonata da Yu.
«Novità?»
«Abbiamo trovato la sua cassetta di sicurezza. Dentro ci sono soltanto duemila yuan, e circa la stessa cifra in dollari americani.»
«Non è molto, per una cassetta di sicurezza.»
«Ah, e anche un manoscritto» disse Yu, «cioè, qualcosa che assomiglia a un manoscritto.»
«Che intendi dire? Un altro libro?»
«Forse. È in inglese.»
«Sarà la traduzione del suo romanzo?» Dopo aver riflettuto un istante, Chen proseguì e disse: «Non vedo l'utilità di chiuderla in una cassetta di sicurezza, visto che il libro è già stato pubblicato.»
«Non ho idea di cosa si tratti. Lei sa che il mio inglese non è granché. A me sembrano delle traduzioni di poesie.»
«Interessante. Aveva tradotto qualcosa dal cinese all'inglese?»
«Veramente non saprei. Non potrebbe dargli un'occhiata?» chiese Yu. «Le uniche parole che capisco sono dei nomi, come Li Bai o Du Fu. Ma non credo che si tratti di persone legate al caso.»
«Potrebbe esserci qualcosa» disse Chen. «Non si sa mai.» Una volta, certe poesie gli avevano rivelato la complessità di un caso che riguardava una persona scomparsa.
«La banca non è molto distante da casa sua. Capo, le offro il pranzo. Dovrà pur fare una pausa. Che ne dice di vederci al ristorante davanti alla banca? Si chiama La Piccola Famiglia.»
«Bene» disse Chen. «Lo conosco.»
Come promesso a Li, si stava occupando del caso di Yin in prima persona.
Nuvola Bianca, che si era offerta di cucinargli il pranzo, si sarebbe contrariata? Lei era lì esclusivamente per ragioni d'affari, ragionò Chen mentre si preparava per uscire. Le lasciò un biglietto.
Gli affari del ristorante sembravano andare a gonfie vele. Yu era in uniforme, per cui riuscirono a farsi dare un tavolo d'angolo, per non essere disturbati. Entrambi ordinarono una scodella di spaghetti coperti da trippa stufata in salsa di soia. Su suggerimento dell'affabile direttrice di sala si fecero portare anche due antipasti: gamberi di fiume fritti con pepe rosso e briciole di pane, e fagioli di soia bolliti in acqua salata, oltre a due bottiglie di birra Qingdao, offerte dalla casa.
Un paio di cameriere svolazzarono intorno come farfalle. Dai loro accenti Chen capì che non erano di Shanghai. Nel corso delle attuali riforme economiche, anche le ragazze di provincia si erano riversate in città. Gli imprenditori privati le assumevano con stipendi bassi. Fin dai primi del Novecento Shanghai era stata una città di immigrati, e la storia si stava ripetendo.
Il manoscritto che Yu aveva portato al ristorante consisteva in due cartellette. In una c'era la bozza scritta a mano, nell'altra era ribattuto a macchina. In quest'ultimo non c'erano segni di correzioni o di errori. Apparentemente sembrava fatto al computer. Il contenuto era praticamente identico per entrambe le copie.
Yu aveva ragione. Il manoscritto conteneva una scelta di poesie d'amore cinesi classiche, che comprendeva poeti come Li Bai, Du Fu, Li Shangyin, Liu Yong, Su Shi e Li Yu, con particolare attenzione per le dinastie Tang e Song. Nel dare una scorsa alle prime pagine, Chen ebbe la sensazione che la traduzione fosse scorrevole.
Si notava anche un'altra cosa: che si trattasse di stanze di quattro o otto versi, nelle versioni inglesi la forma originale scompariva, e alcune di esse rivelavano una sensibilità sorprendentemente moderna:
In primavera il baco da seta può anche filare
fino alla morte. Le lacrime di una candela si seccano
soltanto quando si brucia fino a ridursi in cenere.
Chen si ricordava che l'originale cinese era un distico famoso, sulla passione autodistruttiva di un amante. Ma quello non era il momento per soffermarsi a studiare la stampata. Tuttavia, secondo lui quella traduzione non poteva essere opera di Yin.
«Sì, sono traduzioni di poesie.»
«Non so perché gli attribuisse così tanto valore.»
«Deve averle tradotte qualcun altro, forse Yang» disse Chen. «Aspetta un momento... ah, ecco qui una postfazione, scritta da Yin. Sì, dice che sono opera di Yang. Lei ha soltanto curato l'edizione.»
«La prego, la prenda. Quando ha tempo, se la legga. Magari riesce a trovare qualcosa. Capo, la prego!»
Chen accettò, poi gli chiese: «Dagli interrogatori è saltata fuori qualche nuova pista?»
«No, in realtà no. Per tutta la mattina ho interrogato gli inquilini del palazzo. Ma quell'ipotesi non mi convince molto.»
«Intendi dire la teoria secondo la quale Yin è stata assassinata da uno dei residenti della shikumen?»
«Sì. Ho studiato la lista dei sospetti preparata da Vecchio Liang. Yin non era molto popolare, sia per colpa di certi banali litigi, sia per il suo comportamento di tanto tempo prima, durante la Rivoluzione Culturale, ma in entrambi i casi non c'è un movente per l'omicidio.»
«Oppure l'assassino voleva scassinare la sua stanza e poi si è fatto prendere dal panico quando è tornata prima del previsto, interrompendolo. Mi ricordo che ne hai discusso con Vecchio Liang.»
«È possibile. Però mi domando: una come lei poteva essere l'obiettivo di uno scassinatore? Tutti sapevano che non era certo una ricca donna d'affari. E il contenuto della sua cassetta di sicurezza ne è la riprova.»
«Be', ha fatto un viaggio a Hong Kong. Qualcuno può aver immaginato che fosse ricca solo basandosi su questo.»
«A proposito del viaggio» disse Yu, «ho contattato la sicurezza interna nella speranza che mi potessero dare qualche informazione. E la sa una cosa? Mi hanno chiuso la porta in faccia.»
«Eh, la sicurezza interna. Che vuoi che ti dica?» commentò Chen mentre con le dita sbucciava un gamberetto. «È difficile per tutti ottenere la loro collaborazione.»
«Sono i superpoliziotti. Già. Ma in un caso simile una mano dovrebbero darla, se non altro nell'interesse del Partito. Hanno un modo di fare che non capisco» disse Yu mettendosi in bocca un fagiolo di soia verde, «sempre che non abbiano qualcosa da nasconderci.»
«Spero di no, ma quello che fanno spesso lo capiscono soltanto loro. Non si sa mai, potrebbero avere qualche interesse particolare nel caso» disse Chen. «Non ti ho mai parlato della prima volta che ho avuto a che fare con loro?»
«No.»
«Fu durante gli anni dell'università, a Pechino. Dopo aver pubblicato qualche poesia cominciai a entrare in corrispondenza con parecchie persone. Un giorno uno dei miei amici di penna mi invitò a casa sua, e un suo ospite portò con sé un poeta americano. Quel giorno parlammo esclusivamente di poesia, ma il giorno successivo il segretario di Partito del dipartimento di inglese, Fuyan, mi convocò nel suo ufficio.»
«E che le disse, capo?»
«Tu sei giovane e inesperto, e noi ci fidiamo di te, ma devi stare più attento. Non essere così ingenuo da pensare che gli americani apprezzino la nostra letteratura soltanto per amore della letteratura» ripeté Chen. «Io ero confuso. Poi ho capito che stava parlando delle nostre discussioni sulla poesia del giorno prima. Come l'aveva saputo così in fretta? A distanza di anni ho poi scoperto che era stata la sicurezza interna. Io sono stato fortunato, perché il rettore non voleva che l'immagine dell'università venisse danneggiata con la presenza sulla lista nera di uno dei suoi studenti, e così aveva trovato un accordo con la sicurezza interna.»
«Ma è uno scandalo! Arrivano dappertutto.»
«Quindi non preoccuparti se si sono rifiutati di collaborare. Possiamo sempre riuscire a scoprire qualcosa in maniera indiretta. Fammi fare un paio di telefonate.»
«Sarebbe magnifico.»
Arrivarono gli spaghetti. Il brodo era quasi rosso per il pepe macinato, cosparso di fette di cipolle verdi, la trippa cotta al punto giusto, morbidissima, a far da gradito contrasto con la ruvida consistenza degli spaghetti. Un piccolo ristorante familiare come quello era una piacevole sorpresa. La direttrice di sala era in piedi dietro il tavolo, raggiante, come se stesse aspettando la loro approvazione.
«Il cibo è meraviglioso» disse Chen, «e anche il servizio.»
«Speriamo che torni a farci visita, capo» disse la donna con un largo sorriso, inchinandosi lievemente prima di spostarsi a un altro tavolo. Un altro nuovo modo di rivolgersi alle persone. Ma forse non tanto nuovo. La gente lo usava prima del 1949, e adesso stava ritornando in auge.
«Il ristorante è di loro proprietà» disse Yu. «Proprietà privata. Ovvio che vogliano compiacere i clienti: sono i loro capi.»
«Vero.»
«A proposito» disse Yu, con gli spaghetti che pendevano dai bastoncini come una cascata, «anche il Vecchio Ristorantino è un locale valido?»
«È molto rinomato, specialmente per gli spaghetti che servono alla mattina presto. Perché?»
«Il signor Ren, un inquilino sulla lista dei sospetti, mi ha detto che ci va due o tre volte la settimana, e si autodefinisce un "buongustaio frugale".»
«Un buongustaio frugale. Bellissimo, mi piace» disse Chen. «Sì, al Vecchio Ristorantino ci vanno tantissimi clienti di buon'ora, e tutte le mattine. È come un rito, per loro.»
«Perché?»
«Hai chiesto alla persona giusta. Mi è capitato di leggere qualcosa su questo ristorante. Il cuoco mette gli spaghetti nell'acqua bollente, in una pentola molto grande, così raggiungono una consistenza particolarmente ruvida. Ma l'acqua si intorbida subito per via dell'amido, e gli spaghetti perdono consistenza. Non è facile cambiare l'acqua con una pentola così grande. E così il cuoco aggiunge dell'acqua fredda, ma non è l'ideale. I buongustai sanno che gli spaghetti cotti di prima mattina hanno un sapore migliore.»
«Santo cielo, ma quanta roba si deve imparare su una scodella di spaghetti?»
L'espressione stupita sul viso del suo collega divertì Chen. «Anche il maiale xiao è imperdibile. La carne quasi si scioglie nella zuppa di spaghetti, e poi anche sulla lingua. Lo servono in un piatto a parte. Una vera specialità, e pure economica. Dovresti andarci, questo fine settimana.»
«Capo, avrebbe dovuto interrogare lei il signor Ren. Avreste avuto un sacco di cose da dirvi.»
«Un buongustaio frugale» ripeté Chen mettendosi in bocca l'ultimo gamberetto. «Non so che persona sia questo signor Ren, ma da come lo descrivi tu, non vive certo ancora all'ombra della Rivoluzione Culturale.»
Quando Chen ritornò a casa trovò sul tavolo un biglietto di Nuvola Bianca. «Mi dispiace, sono dovuta andare a lezione. Il pranzo è nel frigo. Se oggi pomeriggio ha bisogno di me, mi chiami.»
Il pasto che aveva preparato era semplice ma buono. Il maiale marinato nel vino poteva averlo comprato in un negozio di gastronomia, ma le fette di cetriolo calde e agre mischiate alle fettuccine di fagioli verdi trasparenti sembravano appena preparate, e avevano un'aria gustosa. C'era anche un tegamino termico con del riso, ancora tiepido. Chen decise di tenersi tutto per la cena. Chiudendo la porta del frigorifero cercò di non pensare al caso Yin. A quel punto si trattava della solita routine degli interrogatori agli inquilini, cosa di cui si stava già occupando Yu. Se il titolare del caso fosse stato lui, avrebbe agito allo stesso modo.
Cos'altro poteva fare?
Fissò la proposta del New World, e a sua volta la proposta fissò lui.