Intermezzo 2.
I cinesi conoscevano bene il cielo

L’osservazione del cielo è, nella storia cinese, un elemento di grande importanza. Le prime rilevazioni astronomiche di cui ci è giunta testimonianza risalgono almeno alla dinastia Shang (1600 ca.-1000 ca. a.C.), mentre le prime menzioni di comete, di eclissi solari e di cataloghi stellari sono più o meno dell’epoca di Confucio (551-479 a.C.). Dal momento in cui la Cina comincia a concepirsi come un’unità politica e culturale, ossia circa dal III secolo a.C. all’epoca della dinastia Han, l’osservazione del cielo diventa un elemento sempre più importante. In una parola, fondante del sistema politico e sociale. Perché? La risposta risiede nell’idea che avevano i cinesi dello stretto rapporto tra il cielo e il governo dell’impero, con una connessione fondamentale tra ciò che avveniva nel firmamento e ciò che, in contemporanea, accadeva nell’amministrazione dello Stato. Per essi, il diritto di governare del sovrano derivava dal Cielo, perciò tutte le anomalie che potevano apparire nella volta celeste venivano considerate come un ammonimento del Cielo stesso all’imperatore, che, attraverso esse, interveniva avvertendolo. Per questo motivo, la continua osservazione degli astri e delle sue conseguenze era assolutamente necessaria per i riflessi che potevano derivare sulle vicende quotidiane. Una disciplina, insomma, che aveva un carattere pubblico e ufficiale.

Proprio per la grande importanza che veniva attribuita alle osservazioni, era d’obbligo che esse fossero dettagliate e accuratissime. Soprattutto, non dovevano essere episodiche e, per migliorare la pratica, si ritenne opportuno registrare con estrema cura tutte le rilevazioni, con un’osservazione continua del cielo e dei suoi fenomeni e l’archiviazione di tutti i dati registrati; venne anche creato un Ufficio astronomico, che funzionò continuamente per duemila anni, nonostante l’alternarsi di dinastie, crisi, scissioni interne e invasioni, e a cui si aggiunse, intorno all’anno Mille, in epoca Song, un dipartimento astronomico.

I fenomeni registrati dall’Ufficio sono una miriade, con una precisione che non trova alcun riscontro in nessun’altra civiltà del pianeta, e rappresentano una fonte di fondamentale importanza per la storia dell’astronomia. Vi si trova di tutto, dalle notizie di eclissi a quelle di macchie solari, dalle osservazioni dei cambiamenti della Luna alle congiunzioni planetarie, dallo studio di stelle e supernovae fino alle nostre comete, che furono catalogate tra le stelle che apparivano improvvisamente e, perciò, aggiunte alle già note. Il termine che si usava generalmente per identificare quelle dalla coda ben visibile era hui-hsing o hui, una «specie di stella in cui la coda somiglia a una scopa», mentre le comete prive di scia visibile erano dette po-hsing o semplicemente po.

Per comprendere quanto analitica fosse l’attenzione verso il cielo cinese – e verso le comete – basta prendere il cosiddetto Libro di seta di Ma Wang Tui, del 168 a.C. ma verosimilmente copia di un’opera di circa duecento anni prima, ritrovato nei pressi di Chang Sa, che riporta una delle più antiche mappe del cielo che si conosca. In questo rotolo di seta di un metro e mezzo sono riportati, tra le altre cose, ben ventinove disegni di comete, raffigurate in varie sembianze, con le code variabili e stilizzate (ad albero, a spina di pesce, a strisce, a triangoli, ramificate, ecc.) ma che corrispondono, in linea di massima, ai tre tipi di coda e ai tre tipi di testa delle classificazioni moderne di Bredichin e Orlov.

La forza culturale della superpotenza cinese fu condizionante per gli sviluppi delle due civiltà contigue giapponese e coreana. Così, anche in questi contesti, sulla scia dell’influenza cinese, nacque e si sviluppò la conoscenza astronomica, con l’adozione di un sistema di registrazione del passaggio delle comete spesso simile, sebbene senza la regolarità e l’accuratezza di quelle cinesi. Ciò derivava dai limiti, dalle necessità, dalle dimensioni dei diversi mondi. Solo per fare un esempio, se in Giappone gli addetti alle rilevazioni erano poco meno di un centinaio, in Cina, intorno al Mille, erano oltre un migliaio! Colpisce, d’altronde, l’attenzione coreana, paese in cui si conservano parecchie fonti utilissime per la storia del passaggio delle comete, testimonianze tutte più o meno riconducibili al nostro Medioevo, come la cosiddetta Storia dei tre regni o la Storia del regno di Koryo.