IL PERSONALE

Il «personale» del nostro albergo è «misterioso», di gran lunga più interessante e più singolare delle signore «borghesi». Dedito al «dovere» dalle sei del mattino fino all’una di notte, non si sa bene perché, è sempre disponibile e servizievole, china la schiena per così dire volontariamente! Mai che lo si senta protestare contro i casi infelici del destino, mai, anzi è sempre misteriosamente arrendevole, arrendevolissimo! A parte la nostra Teresa del primo piano, che a cinquantun anni è costretta per di più a sacrificarsi per una madre di novantadue anni, paralizzata da ventitré (altrimenti lei sarebbe potuta già «andare in pensione»), abbiamo anche ragazze giovani, fiorenti, fresche, che fanno, con naturalezza, il loro dovere negli angusti corridoi dell’albergo! Non hanno bisogno di pascoli alpini a 2300 metri sul livello del mare per «sentirsi felici». Compiono negli oscuri corridoi di un albergo il loro ineluttabile e perciò prezioso dovere! Non danno fastidio a nessuno lamentandosi della loro situazione e capiscono, nonostante tutto, che si possa essere duri con loro, poiché, ecco, la vita è così dappertutto, se si eccettuano quei pochi eletti della cui schiera, purtroppo e per caso, loro non fanno parte! «Lei ci apprezza, signor Peter, ma lei è appunto il signor Peter!».

Non si può allora tranquillamente rinunciare ad altre cose?!?

Dichiarazioni primitive come queste sono veri e propri attestati, più preziosi di titoli come: Consigliere aulico, Eccellenza! L’«anima del popolo», che disgraziatamente non è mai pronta a prendere decisioni, nell’oscuro e angusto corridoio di un albergo decide di rilasciare al poeta un attestato favorevole per via delle loro naturali affinità!

LA POVERTÀ

Conversazione con la mia ospite a cena, Karoline B. di dieci anni, figlioletta di una povera vedova, futura perfezione, già ora altissima creatura.

«Signore, domani devo andare molto lontano, fino al quinto distretto, dal dottore delle bambole!».

«Perché mai?!».

«Mi hanno regalato una bambola che ha solo la parte superiore del corpo!».

«Che strano!».

«Che c’è di strano?! Se avesse avuto anche la parte inferiore non me l’avrebbero mica regalata!».

LA NOSTRA CAMERIERA D’ALBERGO

Ventun anni, capelli biondo oro, tipo: aristocratica austriaca.

 

«Cosa? l’8 agosto, con un caldo tropicale nel nostro angusto, cupo corridoio d’albergo (lei, perdinci, diceva “cupo”, non oscuro; be’, si sa che ormai anche le ragazze sono moderne) dovrei forse pensare ai boschi, ai laghi dove vanno ora le “mie signore”, alle quali finora ho pulito, be’, chiamiamoli così, i lavandini?! Starò forse meglio se mi lamento della mia sorte?!? Colleghe e poeti staranno a sentirmi con apparente attenzione, e ognuno farà delle mie parole l’uso che crede. Per esempio: “Oh, voi silenziose, ammutolite, voi che portate il vostro fardello fino alla fine, quando tutti, tutti diventeranno parimenti liberi o non liberi –!”. No, ho orrore di questi infami mentitori che hanno scelto la “Social-Democrazia” e magari sono anche di famiglia ricca! No, allora ai boschi, ai laghi, all’aria fresca, preferisco non pensarci, metto piuttosto in ordine il mio corridoio, com’è mio dovere! A che mi serve “l’invidia” o “la giustizia”, se la sorte non me le ha concesse?!? Allora preferisco pensare: In fondo ieri verso le dieci di sera te ne stavi nel tuo buon lettuccio, hai dormito magnificamente fino alle 6 di mattina, un sonno così dolce e profondo non ce l’hanno forse neanche le principesse, sebbene io lo auguri di cuore a tutte loro, Dio mio, che colpa ne hanno se invece di esser costrette a lavorare devono pensare a come “svagarsi”, perché qualcosa un po’ decentemente bisogna pure farlo nella vita (è per via degli altri!). Le ricche signore che devo servire non significano nulla per me, io non le invidio poiché non penso neanche un secondo alla loro vita o a cos’altro mai fanno. Non ne avrei nessun vantaggio a diventare una “filosofa”, al contrario. Io procedo per la mia strada stabilita da qualche parte, valuto gli uomini in base alle mance che ci danno e al modo in cui ci trattano come esseri subalterni o degni di commiserazione! Le loro “intemperanze”, i loro “tentativi di autostordimento” a me non interessano. Io sono una cameriera a modo, sollecita e scrupolosa; basta».

MODERNITÀ

Ci sono donne che stanno ad ascoltare attentamente e con curiosità. Ciò significa che ritengono vantaggioso farlo. Altre al contrario ritengono più vantaggioso parlare, cioè dare a qualcuno un’idea fugace di tutto ciò che hanno letto e frainteso. Oppure di ciò che hanno vissuto, senza averlo vissuto. Ritengono ad esempio psicologicamente interessante se qualcuno voleva «un tempo morire per loro» e poi ha finito col restare in vita. Per molte P.A. è il poeta «eletto», poiché descrive anime e corpi che esse stesse si mettono in testa di possedere in larga misura. Altre, per esempio le grasse, lo disprezzano e pensano che egli sia pericolosamente esaltato e soprattutto da non prendere sul serio. Se una giovane e fine signora mi dice: «Ama così tanto anche il bosco, il lago?!», io rispondo: «Non anche, ma soltanto!». E se poi lei, offesa, mi dice: «Si rende bene conto di cosa accade dentro di me?!», io replico: «Me ne rendo conto perfettamente, sono qui per questo, io, il poeta!».

Se mi dicono: «Ma i bagni caldi sono tuttavia piacevoli!» rispondo: «Ma anche nocivi, dunque spiacevoli!». Dico: «L’‘opossum’ è molto carino e simpatico là dove risiede, nella sua grotta, sul ramo di un albero, o dove altro gli piace andarsene in giro, ma il collo, la nuca di una bella signora è bella soltanto con la propria, pelle, senza ‘volpe argentata’!».

«Allora ci vuole proibire ogni lusso?!».

«Non proibire, ma avermela a male! Il massimo e più prezioso lusso che vi consento è la vostra bellezza!». Non guanti ma mani, non scarpe ma piedi, non calze, ma – –, non, non, non, ma – – –! «Ma vogliamo anche goderci un po’ la nostra vita!?». «A che pro?!». Seguite Colui che la capisce meglio, più profondamente, più saggiamente, più semplicemente!

«Lei è un severo precettore!».

«No, un poeta filantropo!».

IMPRESSIONE

Quando ci si sveglia, alle sei del mattino circa e si pensa: durante tutto il giorno proverai una qualche impressione, spesso non se ne prova alcuna. Ma quando non ci si pensa affatto, allora, anche in quel caso, spesso non se ne prova alcuna. Cos’è, ad esempio, un’impressione?! Un’impressione si ha quando ti giri a guardare una stupenda ragazza sconosciuta e lei non ricambia il tuo sguardo. Se lei lo ricambia non è più una impressione, bensì un «dato di fatto». Impressione è Qualcosa che in te non è ancora giunto a compimento, risuona in te, sol diesis, la diesis, do bemolle, si bemolle; ma che succede con l’accordo risolutore?! Impressione è quando lei non scrive, non ringrazia, non viene, non sorride, non è offesa, altrimenti non è un’impressione, anche se si tratta di qualcosa di più piacevole! Impressione è quando continuo a pensare ansiosamente a come mi comporterei qualora realizzassi una grossa vincita?! Che farai in quel caso, comprerai alla tua Paula l’agognata spilla di corniola (25 corone), o dimostrerai la stessa avarizia, o meglio parsimonia di prima?! Questo stato di ansiosa incertezza è una impressione. Se però hai realizzato la grossa vincita, sai anche con certezza che non comprerai mai quella spilla, e l’impressione per te è svanita! Impressione è una «condizione emozionante» che non implica né distensione, né conclusione, né calcolo, né liberazione. Arrivi a Reichenau dopo venticinque anni e sei commosso. Da cosa?! Nessuno può dirlo. Forse dall’eternità, o dalla caducità, o da un misto di tutto ciò.

LA MASCHERA

Ci sono delle persone che si prendono gioco di se stesse, sono le peggiori, credono in questo modo di sottrarsi al dovere di migliorarsi, di correggersi.

«E lei, mio caro Peter – – –?!».

«Io non mi prendo mai gioco di me stesso, assumo solo di quando in quando il punto di vista dal quale gli altri mi osservano e mi giudicano, per provare loro che specie di imbecilli sono!

«Oppure, detta in modo più pietoso, mi abbasso fino al loro livello perché essi possano vedere meglio come io realmente – – – non sono!».

Un re in stato d’animo regale propose a un mendicante di dargli del «tu». Solo allora il mendicante si rese conto di essere un mendicante!

LA MIA SEPOLTURA

Dunque, corone e iscrizioni dorate non hanno alcun senso, costano carissime e, a pensarci bene, per quanto mi onorino, non m’interessano affatto. È più una cosa che si fa per i «parenti», per «quelli che restano». Dunque sono per la radicale eliminazione delle corone funebri. D’altra parte però, anche una bara nuda e senza ornamenti non mi sembra opportuna. La salma, già fredda di per sé, si raggela del tutto nella bara angusta. Perciò, come tutte le persone ragionevoli, propendo per una «via di mezzo». Si facciano stampare dei semplici pezzi di cartone con un ampio bordo nero, li si appenda tutt’intorno alla bara con un cordoncino di seta nera, e sopra si scriva a chiare lettere: Al posto di una corona, fate un’offerta a favore della Società viennese per la protezione dell’infanzia abbandonata: Il giornale «Prager Tageblatt» la tale somma, la tal altra la rivista «Die Dame, Berlin», «S. Fischer, Editore, Berlin», «Ricordandoti per sempre, Anna P.», «Al mio poeta, Sofie G.». Pregherei poi, per cambiare, che quei grandi giornali viennesi che non offrono nulla al posto delle corone funebri, dato che le corone non le avrebbero comunque inviate, mi appendano delle grandi, graziose corone di paglia legate con un vecchio spago, poiché è giusto che almeno da morti si sappia esattamente che cosa gli altri hanno pensato di noi in vita!?

Con devozione, il morto.

PRIMAVERA

Aveva circa nove anni, sembrava un ragazzo, aveva splendide gambe nude, un ampio e corto cappotto alla marinara, purtroppo con bottoni dorati. Poggiò a terra un quadratino di cartone che aveva portato con sé e cominciò a spingerlo dolcemente avanti a piccoli colpi, saltellando su una gamba sola. Aveva una grazia che superava quella di qualsiasi slanciata ballerina moderna. Veniva direttamente dalla «Scuola della natura», era perciò una ballerina moderna con tanto di diploma! Non aveva ancora né ambizione, né desiderio di apprendere, né ansia di superare le altre, né, tanto meno, di guadagnare del denaro o addirittura di concedersi fra breve il meritato riposo! E neppure voleva danzare l’opus 5 di Chopin, voleva soltanto spingere avanti dolcemente, saltellando su una gamba sola, un quadratino di cartone scuro che aveva portato con sé. E ci riusciva, con grazia suprema. Nessuno osservava le sue delizie, perché lei non poteva vedere Colui che l’osservava e che ora scrive questo schizzo. Finalmente però lo scorse. Arrossì, raccolse da terra il suo quadratino di cartone scuro e scomparve.

LA FANCIULLEZZA

Non sai dove si trovano i più splendidi cerambici?!

Si trovano sui gialli arbusti di sambuco accanto all’assolato e arido letto del ruscello!

Non sai dove si alzano leste in volo le farfalle ammiraglie e le apollo si posano tranquille sui cespugli?! Le ammiraglie le trovi nei posti umidi e oscuri del bosco, le apollo in radure assolate!

Non sai qual è la situazione più terribile?! Quando la mamma la sera va a teatro o da qualche altra parte!

Non hai mai amato alla follia una cugina tua coetanea?!

La mia si chiamava Elisabeth e non si fece mai baciare!

Non sei mai stato in assolati posti delle fragole e hai mai avuto paura di vipere che erano soltanto orbettini?!

Non sei mai stato fanciullo?! Proprio mai?!

AI MANI DI AUGUST STRINDBERG

L’uomo che soffre moralmente,

sprofonda subito, senza pietà per se stesso, in tutti gli abissi che finora ha superato con tanta fatica!

Può morire alcolizzato, rovinarsi con le p..., gettare il denaro dalla finestra, cadere vittima del demone del gioco, smettere di lavarsi, di farsi la barba, di tagliarsi le unghie, di cambiarsi camicie e calzini, di pulirsi i denti, insomma è la decadenza!!!

Per umiliazione interiore.

La donna che soffre moralmente, prende lo stesso un bagno tiepido, si taglia accuratamente le unghie delle sue belle mani e dei piedi, si ondula i ben curati riccioli, si preoccupa come sempre delle faccende ritenute della massima importanza, va puntualmente dal dentista, perfino si sciacqua la bocca con lisoformio al mentolo, si cambia continuamente e come al solito la biancheria intima, cura sotto ogni aspetto il profumo della sua pelle, forse fa persino un po’ di ginnastica e dorme quanto le basta.

Per grande che sia l’umiliazione interiore, si prepara subito, inconsciamente, per l’altro, che magari ancora non esiste. E lo fa con automatica genialità.

Salute a lei, alla più forte, e, diciamolo, alla più resistente, alla più salda quanto a «nervi primigeni di vita»! Salute a lei, che appunto non si lascia «convincere» dalle «sciocchezze»!

Ci sono donne e uomini che leggendo questo schizzo non capiranno neppure una parola. Essi appartengono, appunto, a una generazione precedente.

ELEGIA

Sono ormai definitivamente scacciato dalla mia

pace,

come un animale che ha vissuto per anni

nella folta oscura piacevole umida verde frescura

del proprio impenetrabile bosco?

Non hanno la mia anima e il mio pensiero

mosso finora i loro passi lievi, quasi impercettibili ai più, sul proprio peculiare terreno?!?

Chi mi ha scacciato in questo mondo stupido, chiaro, aperto, senza valore,

dove invidia e umiliazione possono improvvisamente degradare l’animale finora solitario e divinamente tranquillo

a cittadino della vita?!?

È stata Paula.

Non sono adirato con lei.

Possano adirarsi con lei quei pochi, giovanetti e fanciulle,

sparsi per ogni dove in questo paese,

perché il loro poeta, colui che finora risonava per loro, è stato da ciò ridotto al vile silenzio!

«PRESTITO»

Voi ricchi, a chi, a chi concedete dunque

i vostri favori?! A chi?!

A quelli che si trascinano a fatica tra i bagordi per il bene di nessuno, solo

per soddisfare i loro pochi abituali bisogni!

Donate agli animali abitudinari,

perché vi danno a intendere che non possono vivere se non soddisfano i loro futili e stupidi bisogni!

A chi giova tutto questo?!?

Ma il poeta lo aiutate – – a poetare!

Vale a dire, lo aiutate a compiere azioni psicologico-spirituali che poi giovano a tutti.

Solo il poeta re-stituisce ciò che gli si è

 donato,

poiché, quanto più spensierati, quanto più liberi dal peso dell’esistenza sono il suo spirito e la sua anima,

con tanta più facilità, grazia, dolcezza, equità egli coglie il senso finora piuttosto inesplorato dell’intero ingranaggio vitale!

Mandalo col tuo denaro a Gmunden, ed egli

 ti ripagherà abbondantemente,

poiché con le sue poesie ti renderà per la prima volta apprezzabili e comprensibili, e perciò quasi indispensabili, il Gmundener See, Traunkirchen, l’Ebensee, la Ramsau, l’Hoisengut, la Marienbrücke!

Manda invece un altro a Gmunden e questi si ciberà di coregoni e trote di lago,

e per di più è assai dubbio che ti restituisca in qualche modo il denaro preso a prestito!

COME MI «CONQUISTAI» KARL KRAUS

Allora, nel 1894, ero un «illustre sconosciuto», sebbene già mi vestissi allo stesso modo eccentrico di oggi. Ci incontrammo ad Ebensee e mentre andavamo a Traunkirchen cominciai, tanto per passare il tempo, a cantare lo Heini von Steyer, testo di Gottfried Keller, musica di Engelsberg. Fu così che mi conquistai subito quell’uomo altrimenti inconquistabile. In seguito inviò a mia insaputa, al primo editore della Germania in modernibus, S. Fischer, Berlin, i manoscritti del mio primo libro, Il mio modo di vedere, che erano sparsi nel comodino da notte, nel cassetto della scrivania, nel baule e così via. Non so se lo fece soltanto per provare che gli altri non erano autentici. Ma non lo escludo, dato il suo modo di pensare aggressivo. Egli stava dalla mia parte perché sono «autentico». La gente ritiene di essere «autentica», e non intende affatto l’enorme differenza che c’è fra l’«autentico» e il «non autentico»: Essere «un Autentico» significa non poter fare concessione alcuna, quand’anche ne derivi un danno grandissimo, né con la moglie, né coi superiori, né nella vita in generale, essere uno «che va dritto per la sua strada», magari precipitando verso un destino che la natura ha in parte determinato. Essere «un Autentico» significa poter superare l’immanente istinto di conservazione attraverso una specie di «guida superiore» della propria misera esistenza (vedi le autentiche guide socialdemocratiche dell’umanità)! Gli ambiziosi, come che siano, non sono mai «Autentici». Potrei di conseguenza bollare intere famiglie e dichiararle «inautentiche», se non avessi un’eccessiva comprensione per quel cancro dell’anima: vanità e ambizione e tentativo di cancellare la cattiva origine con il fasto esteriore! Vi conosco tutti, voi che prematuramente, senza pensare, alla leggera, avete fatto per il vostro istinto di conservazione sacrifici insensati, mal calcolati, sbagliati, sia nelle cose economiche che in quelle amorose, sociali o altro. Aver compassione di voi non sarebbe filosofico. Poiché Dio punisce in qualche modo già sulla terra ogni mancanza di «spirito e d’anima», secondo giustizia e, grazie a Dio, senza indulgenza!

GLI OCCHIALI

La giovane Christine portava gli occhiali già a quattordici anni.

Vedeva troppo poco. Grazie a Dio!

A diciannove anni, quando la rividi, portava gli stessi occhiali.

Eppure vedeva ancora troppo; più di quel che è lecito vedere; gli occhiali erano il suo talismano. Poteva toglierseli e vedere indistintamente. Era diventata stupendamente bella, come trasfigurata. Diceva: «Non è insopportabile vedere sempre tutto in maniera così tremendamente nitida?!

Ma io posso ritirarmi per tempo. Mi tolgo gli occhiali.

E allora non vedo più nulla.

Ora che ho un impiego da 200 corone al mese,
potrò permettermi degli occhiali di vera tartaruga,
di corazza dorsale pezzata di caretta,
così come mi ha consigliato P.A.

Dio, chissà come si inviperiranno gli altri vedendo che io porto degli occhiali di vera tartaruga!

Ma per non vedere quella brutta invidia e la brutta gioia che io ne avrò

mi toglierò sempre tempestivamente gli occhiali!».

ANGOSCIA

Ci sono uomini che già al ristorante sono presi da timore a causa di un bicchiere incrinato. Ebbene, non è detto che sia sempre «a causa di». Anche se un cancro delle labbra o della lingua non è precisamente auspicabile. Perché allora non essere prudenti?! Sarebbe una follia correre ciecamente incontro alla propria rovina. Ma essere troppo prudenti è pure una follia, anche se di tipo diverso. Non puoi sfuggire alla «vita infida», che vuole ucciderti secondo natura, e lo farà certamente! A sessant’anni te ne vuoi andare altrettanto mal volentieri come a settanta. A meno che tu non sia un saggio. Ma lo si può pretendere da te?! Sarebbe ingiusto. Perché proprio da te?! Quando quest’estate mi trovavo nella paradisiaca località di W. e il denaro (del signor v. Sch.) si avviava alla fine, io mi dissi: «Peter, che tu parta il 10 o il 20 settembre, o addirittura il primo ottobre, quando sosterai nella graziosa stazioncina, circondato da gialle foglie cadenti, ti sentirai “abbacchiato” allo stesso modo! Brrrr, quel grigio viaggio di ritorno in città. L’angoscia della metropoli!».

È così in tutte le cose della vita. Già da bambini si stava in bilico sul trampolino riflettendo se saltare o meno nell’acqua fredda. Salta! Tanto non potrai evitarlo, salta dunque!

FIORI

«Perché, Anna, le è tanto antipatico quest’uomo che si mostra invece con lei così fine e compiacente?! Per esempio le manda dei fiori così graziosi!?».

«Graziosi quei fiori?! Legati col fil di ferro o pressati in stretti mazzi! Nessuna capacità dunque di prolungare per otto giorni almeno la mia gioia per i fiori che mi regala! Quei fiori devono semplicemente servire a lui nella mia anima! Come regala i fiori P.A.?! Singoli e longistili e, anzitutto, un paio di forbici da fiori per accorciarli a sghembo un pochino ogni giorno! Quando ricevetti le forbici, sapevo già tutto della sua anima!».

«Anna, non racconti a nessuno queste cose, altrimenti anche i cani sapranno d’ora in avanti come ci si comporta in un caso del genere».

«Non fa nulla. Scopriranno comunque mille volte in altre circostanze ‘le loro carte false’!».

KARL KRAUS

Maledetti coloro che vogliono ostacolare gli sviluppi naturali! Gente simile la si trova purtroppo «in ogni branca» della vita umana!

Se Karl Kraus non venisse attaccato, frainteso e mortificato come in effetti è, quasi ci sarebbe da dubitare del suo vero valore! A ogni Gesù il suo Giuda! L’uomo meschino, vile, malvagio, infido, limitato interferisce necessariamente nella vita delle persone nobili, di elevata spiritualità, preveggenti, di ampie vedute, di animo generoso!!!

La vita del giorno, dell’ora e degli anni, morente, vacillante, ansimante negli innumerevoli pregiudizi degli uomini d’oggi che si dicono liberati, spiritualmente liberati, ha bisogno di mille Karl Kraus, ha bisogno di uomini liberi, cavallereschi, dominatori della lingua, uomini indipendenti che lottano con mille «Fiaccole»!

Voler far tacere l’unico che c’è, è una sciocca, vile malvagità!

PERCHÉ NON POSSO ANDARE IN CAMPAGNA

Anzitutto non riesco assolutamente a chiudere la valigetta verde di iuta coi rinforzi di cuoio; secondo, chi si prenderà cura del mio piccolo cactus, che da quando è in mio possesso è già passato da sette a trenta centimetri e ha dovuto essere trapiantato ben due volte in un vaso più grande?! C’è chi lo innaffia troppo, chi lo innaffia poco, solo io, solo io conosco la giusta misura. E, terzo, se parto Paula si uccide. Quarto, non ho soldi per intraprendere un viaggio. Sesto, i prati lungo il Danubio, raggiungibili da Vienna in un’ora, andata e ritorno 1 corona e 20 centesimi, nascondono per il vero amico della natura tutti i tesori del mondo! Una volta scrissi da qualche parte, no, non era affatto da qualche parte, bensì nel mio famoso libro Il mio modo di vedere (accento sul «vedere»): «Partite?! Dove andate?! Forse lontano da voi stessi?! Perché dunque?!». Questa è rimasta per me negli ultimi vent’anni (otto edizioni) la verità! «C’è spazio nella più piccola capanna» – – – per godere la natura. Non dipende dai chilometri, cui badano solo i gazzettieri, i tapini e i «falsi affamati d’esperienze»! «Forse che in Australia non sarò altrettanto misero, futile, vuoto come a Vienna?!». Ti sbagli, amico mio, amica mia! Tu resti quello che sei!

COLLOQUIO CON LA MIA CAMERIERA

«Dunque, mia cara Anna, sono felicissimo. Una ammiratrice, non però di quelle che probabilmente immagina lei, bensì una che mi ammira soltanto a causa dei miei libri, quest’estate mi paga l’affitto della mia camera in città per tutto il tempo che io rimarrò in campagna a godermi un riposo veramente indispensabile!».

A questa comunicazione Anna impallidì. Pensò: «Gesummio, va a finire che ci perdo il denaro mensile per le pulizie, sei corone in tutto! Se non è qui non ha certo bisogno di pagare qualcuno che gli pulisca la stanza, chiusa addirittura con una serratura di sicurezza! Se lo facesse sarebbe proprio un pazzo!».

Per questa ragione replicai: «Si capisce però che lei continuerà a percepire le sue sei corone ogni mese. Per qual motivo infatti dovrebbe avere un danno solo perché io voglio riposarmi in campagna?!».

Allora lei disse: «Si potrebbe vivere bene e senza affanno se ci fossero molte persone come lei! Dopo quarant’anni di servizio ci si potrebbe forse persino ritirare a vita privata! Ma, francamente, signor von Altenberg, se fra mille persone c’è un solo poeta, e tutti gli altri sono dei taccagni, cosa vuole che ci serva?!».

Quando la mia dolce, affezionatissima amante lesse questo Schizzo di vita, disse: «Vedi, a lei risarcisci la tua assenza mentre sei in campagna, ma chi, chi la risarcisce a me?!».

DE AMORE

Quando si ama non c’è distanza che tenga!

Ma «Meidling bei Wien» è veramente troppo lontano.

Quanto impiega il tram?! Un tempo interminabile.

Quando si ama non si bada al denaro.

Ma «antipasto» e «composta» e «formaggio» sono troppo cari.

Quando si ama, non ci si annoia mai!

E se tuttavia ci si annoia?!?

Quando si ama, non ci piace nessun’altra.

Chi ha inventato questa frase maledetta e mendace?!?

Quando si ama, ci si trasforma totalmente.

Questo è giusto, prima eravamo dei giovani giudiziosi, simpatici e furbi!

Quando si ama, si diventa gelosi.

E questa è la cosa più tremenda, peggiore del mal di pancia!

LA NINNA NANNA

Le donne sono come piccoli e teneri bambini

che subito gridano «voio»

riferendosi a qualcosa che vorrebbero avere,

sia che si tratti di un cappellino, sia del nostro affetto!

Un cappello, se ho denaro a sufficienza,

te lo posso facilmente comprare,

ma l’affetto?!

Perciò, bambolina, non chiedere sempre

con angosciose grida interiori, che tuttavia io sento ininterrottamente,

che giorno e notte io ti debba

desiderare!

Io comunque ogni tanto ti desidero,

ma pretenderlo con tanta ansia?! In tal caso

preferisco comprarti un cappellino nuovo!

RELAZIONI

Ci sono relazioni che durano in eterno,

ma non siate indiscreti e non chiedete perché, per qual motivo, come mai?!

Ci sono tante debolezze nell’uomo debole, ma nell’uomo forte esse sono assai più deboli ancora!

Ci sono relazioni che durano, durano, durano, e all’improvviso, un giorno, un’ora, un minuto basta, è finita! Finita, finita, finita!

«Ché, troppo teso, l’arco si spezza!».

Non importa se è un verso di Schiller o di Goethe, è vero!

Ci sono relazioni che invece «si sgretolano» impercettibilmente, in modo stranamente impercettibile, misteriosamente impercettibile, orribilmente impercettibile!

Esse si sgretolano, finché ti trovi davanti il «rudere della tua anima» e di quella di lei,

delle anime di entrambi,

e voi non sapete più che una volta quello era un

palazzo, comodo e magnifico, costruito dalle vostre anime come per l’eternità!

Ci sono relazioni che «si sgretolano»:

E sono le più tragiche. Poiché proprio quelle avrebbero dovuto naturalmente durare!

LA VISITA

«La sua cameretta è certo molto originale, inconsueta, permeata di uno spirito ‘personale’ che purtroppo non si incontra spesso. Ma, se mi consente un’osservazione, perché tutto quel blu su fondo marrone?!». «Sono i miei colori preferiti!». «Be’, se è così. E le molte fotografie alle pareti si riferiscono tutte alla sua vita, alle sue esperienze, ai suoi dolori?! È un’idea molto simpatica, ma perché quegli aforismi scritti là sotto?! Lei, penso, sa bene cosa significano, ma agli estranei può sembrare indiscreto essere messi al corrente della sua vita amorosa, peraltro quasi sempre infelice! Inoltre, ma lasciamo stare, i gusti son gusti. Particolarmente strana mi appare la sua predilezione per i vasi smaltati, non trova che siano più belli quelli decorati a mano da un artista?!». «Neanche per sogno, li trovo più brutti e più artificiosi!». «Se le cose stanno così, adesso capisco i suoi gusti bizzarri!». «Io, se proprio vuol saperlo, penso che l’unica mancanza di gusto della mia stanzetta sia di farvi entrare dei tipi come lei!».