SUPPLEMENTO A PRÒDROMOS
Sono pericolose solo le cose che tolleri a lungo! Una relazione fissa, il matrimonio e i dolci! Il grasso e le puttane sono innocui!
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«Non pensi che sia meglio attendere l’attimo felice della fame?!» disse il papà al suo amato bambino. «No, babbino, preferisco mangiare già ora!». Il padre pensò: «Non diventerai certo un genio!».
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Passato il tifo, se per caso non si è morti, si ringiovanisce unicamente perché ci si è trovati nella felice condizione di non poter o dover mangiare nulla per più di sei settimane! La concezione della felicità è infatti molteplice; proprio così, una è giusta e l’altra errata, una decorosa e l’altra indecorosa, una è prova di saggezza e l’altra di stupidità! Sperperare è errato, indecoroso e stupido. Volersi godere una donna senza un attaccamento profondo è errato, indecoroso e stupido. Ma perché?! Perché tutto ti costerà più caro del piacere che te n’è venuto, asino! In caso contrario avresti ragione tu e l’asino sarei io! Ma stando così le cose, l’asino sei tu!
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Usate saponi profumati da due, tre e cinque corone. Ma un cucchiaio da tavola di Rhamnin (Cortex Rhamni Frangulae) vi renderebbe molto più puri e attraenti, più allegri e leggeri, e proprio dall’interno!
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Sono fermamente convinto che Jago, Franz Moor, Macbeth, Mefistofele, Amleto, Wallenstein soffrivano di stitichezza!
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Il superfluo e il necessario – – – Inferno e paradiso!
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La Pucelle d’Orléans non ha mai avuto le mestruazioni. Usò le energie vitali così risparmiate per salvare la Francia!
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È inutile muovere accuse contro la criminale stupidità nelle case di cura. I medici non capiscono nulla, e gli infermieri sono dei macellai o dei secondini mancati! Chiunque, animato dalle migliori intenzioni, affida un caro parente o così via a una casa di cura, è secondo me un assassino intenzionale! O meglio, un fesso di prim’ordine! La canzone è sempre la stessa: «Se la sbrighino i medici con lui! Io non posso risolvere enigmi, egli dice di non riuscire assolutamente a vivere senza la sua Anna! Non è forse possibile vivere senza una Anna, se l’amato (!?) padre è contrario?! Via, in casa di cura! Ci penseranno i medici a toglierti dalla testa la tua Anna!».
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«Caro signore, è più facile predicare che non migliorare!». «Certo, ma peggiorare senza neanche predicare il meglio è una vera infamia!».
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«Quando pensa che si debba mangiare, signor von Altenberg?!». Prima di tutto tralasci il «von», in secondo luogo non sono io a pensare ma la natura, e infine: Aspetta, finché il solo pensiero di una crosta di pane stantio non ti faccia venire l’acquolina in bocca!
«Signor von Altenberg, vale forse lo stesso criterio anche per le “faccende del sesso”?!?». «Assolutamente sì!».
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Socrate dovette «vuotare l’amaro calice» per le sue opinioni sulla vita, per le mie mi offrono «champagne». In ogni caso una morte più piacevole, anche se più lenta.
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Hanno nostalgia dell’inconscio soltanto coloro i quali in coscienza sanno una cosa sola: che erano e sono rimasti degli asini!
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Se passo in rassegna le persone nelle case di cura – – – tutta gente simpatica, fine, assennata, calma, a modo! Che importa se uno crede di essere imperatore e un’altra una principessa?! Sono tutti assolutamente normali, tranne una piccola, poco appariscente idea fissa. Ma fuori, nella vita di ogni giorno, la gente è piena di idee fisse! C’è chi è ambizioso, non si sa a che pro e perché?! C’è chi vuol essere amato da una donna che non lo può soffrire. Uno muore di gelosia per una che non meriterebbe neppure che ci si ricordasse il suo nome, figurarsi l’indirizzo. Uno spera di rimanere eternamente desiderabile; l’altra eternamente giovane e fresca! Uno crede di essere qualcuno perché una che non vale niente e anzi meno di niente si sente «attratta» da lui! Uno si fa fare un gilet di velluto azzurro chiaro con bottoni di vetro verdi. Uno offre a una ragazza filetto di vitello con punte d’asparagi ed è convinto di aver fatto una conquista. Un altro paga un conto ancora più salato e ne è ancora più convinto! Le donne desiderate si sentono come in manicomio. Gli uomini che desiderano invece no. Sono troppo ottusi. Prendono tutto sul serio. Una giovane signora mi disse: «Che noi abbiamo bisogno degli uomini lo capisco! Sono idioti che val la pena di sfruttare! Ma che loro abbiano bisogno di noi è una cosa che proprio non afferro!».
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«Signor Peter, come fa un uomo intelligente come lei a parlare con quella persona, cosa le dice?!?».
«Le stesse cose che si dicono all’antilope, alla gazzella e al colibrì! Li si ammira!».
«Non si annoia mai con lei?!».
«No, è lei che si annoia con me!».
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Una donna deve avere assolutamente un alito che profumi di mandorle dolci! Una volta si dovrebbe scrivere questa tragedia, di una donna che ha tutte le meravigliose, profonde qualità di una signora di classe e solo un alito non ideale, seppure non pessimo! Ma per questo i nostri poeti sono troppo poco – – – poeti! Essi si soffermano ancora sulle complicazioni dell’anima, ah, ah, ah, ah!
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Fedeltà è una parola che gli uomini hanno inventato per una comoda illusione e le donne per denaro!
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ESPERIENZA
Il poeta alla meravigliosa fanciulla Eva Fâren durante il «Grand Gala», Weihburggasse:
«Lei mi ha chiamato tutta la sera “Professore”. Sì, io sono un professore. Da diciassette anni nei miei libri insegno infatti agli uomini sempre la stessa cosa: come fare per avere un’anima! Ma la maggior parte di essi non l’avrà mai. Ci sono tanti scolari disattenti e privi di talento nella mia “classe dell’umanità”. Proprio come in ogni liceo. Solo pochi danno soddisfazione, alcuni ripetono a pappagallo, meccanicamente. Ma proprio per questo bisogna tentare indefessamente di procurare loro un’anima, magari a poco a poco, persino quando non vogliono possedere affatto una cosa così scomoda e credono addirittura che essa potrebbe disturbarli sensibilmente nelle loro abituali, serie occupazioni! A lei certo, delicatissima personalità, avvenentissima bellezza, non c’è bisogno di insegnare nulla! Lei l’anima l’ha ricevuta in dono dal destino, l’anima, questa stella polare nei disordini di una bella vita di donna! Tutto, tutto in lei non è in realtà altro che “anima personificata”: anima che ha trovato un riparo in un involucro delicato! Tutto è in lei delicato, fine, nobile, non terreno; ogni movimento della sua mano, delle sue tenere dita; ogni sguardo dei suoi occhi, il timbro della sua voce straniera, e quel suo modo di danzare così nobile e infantile! Lei non può né vuole offendere nessuno; e se lo fa, la cosa le dispiace subito terribilmente. Se tuttavia dovesse rispondermi che purtroppo mi sbaglio e che lei vuole solo sfruttare e usare gli uomini, allora le direi in faccia senza esitare: “Sì, ma solo quelli che non meritano un altro destino!”».
LO ZIO EMMERICH
Mio zio Emmerich era un uomo senza cuore. Era uno speculatore e comprava, prendendole per originali, copie di vecchi quadri che poi in parte risultarono veramente originali. Noi ragazzi eravamo da lui a cena la sera della «Sedan economica in casa Emmerich», e mio zio ci dimostrò, sulla base del giornale sportivo del Silbertal, che era il suo vangelo, che Quick Vier la domenica seguente avrebbe vinto la corsa. Fra l’altro aveva ricevuto delle informazioni confidenziali dalla scuderia. A un tratto alzò gli occhi e si accorse che la moglie e la figlia piangevano. «Se solo sapessi perché mai queste donne scoppiano a piangere?!?» disse. Naturalmente piangevano a causa del denaro perduto. Per che altro motivo piangono seriamente le donne? Quick Vier non vinse affatto, né Quick né Vier, proprio nessuno, e mio zio ritornò a casa molto pensieroso seduto sulla piattaforma sopraelevata dell’elegante omnibus sportivo inglese (posto a sedere 10 corone!), fornito dello stesso binocolo che aveva il conte Niki Esterhazy. «La dote della nostra povera figlia!» diceva piangendo senza posa mia zia. «Educa tua figlia in modo che non abbia bisogno della dote!» replicò mio zio. Dopo che ebbe venduto all’asta la collezione di dipinti per la quale era stato deriso per tutta la vita dai suoi familiari, risultò che essa valeva di più di tutto il denaro che lui aveva perduto nelle sue speculazioni. La famiglia, che fino ad allora lo aveva definito uno sventato, lo definì da quel momento in avanti un uomo bizzarro. Mia zia invece disse: «Emmerich, eppure in fondo sei un uomo buono!».
LA VITA
Durante la stagione balneare comprai tre volte dodici abbonamenti per la spiaggia da una fanciulla dodicenne, fra l’altro bellissima, impiegata presso lo stabilimento per una lira al giorno. «Senta,» mi disse la signora presso cui la fanciulla prestava servizio «lei mi seduce la bambina! È qui per lavorare, non per fare il bagno o per divertirsi! Se lei avesse sempre fatto il bagno invece di lavorare, non sarebbe certo diventato quello che è oggi!».
«Io non ho mai fatto il bagno e men che mai ho lavorato!» risposi. «Perché questa povera bambina dovrebbe stare a guardare come tutte quelle donne insignificanti si tuffano in mare e si divertono?!?».
«Ma, mio caro signore, il fatto è che loro hanno il denaro per farlo!».
Dopo alcune settimane incontrai la bambina. «Una mia amica, pensi un po’, ha un abbonamento per il tram! E se ne va in giro tutto il giorno!».
«Ebbene, puoi averne uno anche tu!».
Una settimana più tardi: «Pensi, l’anno scorso mi hanno regalato una scatola di acquerelli coi pennelli e un album da disegno! Ma ormai è già tutta consumata!».
Naturalmente gliene comperai dei nuovi. Ne rimase incantata. Una settimana dopo disse: «Oh, adesso verrà l’inverno, farà freddo. La mia mamma, la mia buona mamma ha bisogno di un foulard caldo per uscire. Inoltre il nostro pianoforte è scordato, va riparato, e poi Anna Maria deve farsi otturare un dente».
«Bambina,» dissi «sono stupito che queste cose tu le venga a raccontare proprio a me!?».
«Ma vecchio babbeo, a chi mai dovrei raccontarle se non a chi sembra volermi bene e mi considera bellissima?!? Dovrei forse raccontarle a chi mi giudica una piccola, disgustosa e invadente monella? Quello non molla niente di sicuro!?».
«Hai ragione!» dissi e le pagai anche l’accordatore e il dente della sorella!
LO ZIO MAX
Questo mio zio Max, morto sette anni or sono, era stato in gioventù molto bello, sì, addirittura bellissimo, anche secondo i canoni moderni. Alto e snello, e col naso camuso. Per questa ragione aveva una relazione con la giovanissima sarta di sua madre, che era mia nonna. Comprò perciò una casetta con giardino a Hietzing, Hauptstrasse, e vi mandò ad abitare la giovane sarta. Lei piantò delle rose e dei garofani, felice che le sue dita belle e delicate non dovessero più soffrire per i lavori di cucito. Le curava persino con Malatine, glicerina al miele, quasi a risarcirle per gli anni tremendi e penosi che avevano passato. Un bel giorno la famiglia decise che il mio bello zio, alto e snello e con il naso camuso, dovesse scegliersi un «buon partito». «Sì,» disse lui «à la bonheur. Ma cosa succederà ad Anna?!». Sposarono Anna a un uomo che l’aveva amata immensamente fin da quando lei era piccola e al quale era mancato soltanto il «Nervus rerum» per renderla, pardon, per rendersi felice! Anna fu d’accordo su tutto, poiché è meglio essere d’accordo quando comunque il non esserlo non servirebbe a molto. Dunque mio zio si sposò e fece costruire un altro piano nella villa di Hietzing. Fu ingaggiato un giardiniere per continuare a curare le rose e i garofani di Anna. Un giorno la mia zia acquisita disse al mio bello zio, alto e snello e col naso camuso: «Senti, ma chi era poi questa Anna da cui prendono il nome questi bei garofani screziati?!». Mio zio guardò i garofani screziati e non capì affatto che quella Anna potesse ancora in qualche modo avere a che fare con la sua vita!
Ora mio zio è morto già da sette anni, e mia zia è ormai nonna. Immutati, nella splendida aiuola della villa di Hietzing, sono rimasti soltanto i garofani ‘Anna’ screziati.
CAFFÈ
CAPUA
(Conversazione con una graziosa americana)
«Peter, perché caffè di mio famoso marito, akitetto Loos, si chiamare Kepua?!?».
«Come si fa a spiegarlo!».
«Old idiot!».
«Quando le legioni romane – – –».
«Peter, don’t be foolish, what’s that, legioni?!».
«Eh – – – i soldati, gli ufficiali – – –».
«Ah, the officers – – –!». Questo lo capiva.
«Quando gli ufficiali romani rimasero troppo a lungo a Kepua – – –».
«Peter, idiot, what’s that rimasero troppo a lungo?!».
«They were staying there too long time – – –».
«Aha!».
«divennero incapaci – – –».
«What’s that, incapaci?!».
«They could not more – – –».
«Aha!».
«They could not more go in the war, non furono più capaci di andare in guerra!».
«What’s for connex with the coffeehouse of my grand Dolf?!?».
«Chi è seduto lì si sente così a suo agio che non è più capace di andare in un altro posto!».
«Ah, my Dolf is più grande akitetto di mondo!».
«Impazzisco!».
L’INTERPRETAZIONE
In un articolo di giornale sulla graziosa ballerina Hedi Weingartner scrissi che era la tipica rappresentante della viennese bella e cordiale. La chiusa era: «Eppure, nonostante la sua grande allegria, ha un animo profondamente triste! Perché mai?! Chiedetelo a Franz Schubert e Hugo Wolf!».
Il giovane cameriere del mio albergo mi disse: «Perbacco, che belle cose ha scritto di nuovo su quella viennese. E poi quella storia col signor Wolf e con quell’altro signore!».
«Come?!» domandai.
«Be’, quei due signori che hanno piantato in asso la povera ragazza!».
«No, si tratta di due celebri compositori viennesi defunti da molto tempo, apparentemente allegri, dai cui Lieder traspare però una profonda tristezza!».
«Ah... è così che si deve intendere! Signor von Altenberg, ad essere sincero la mia interpretazione mi piace di più!».
SCHEGGE
Una signora mi disse: «Patologico?! Ma tutto ciò che è veramente profondo è patologico!».
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Molti uomini sanno benissimo di essere di gran lunga inferiori alle loro mogli. Perciò in società assumono di proposito un atteggiamento di superiorità: «Quali altre sciocchezze sta raccontando la mia stupidella?!». La stupidella pensa: «Povero scemo!».
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Dialogo fra il cameriere dell’albergo e la sguattera sui miei ultimi aforismi. Lui: «Mi piacerebbe proprio sapere dove va a pescarle, tutte quelle idee!?». Lei: «Ma se non ha niente da fare tutto il santo giorno!».
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Confessione di un’anima bella: «La cosa più penosa al mondo è non aver nulla da ridire su un uomo e tuttavia annoiarsi a morte quando si sta con lui».
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«La forme littéraire de son esprit était – – – la lettre!».
La forme littéraire de son esprit était: la conversation!
La forme littéraire de son esprit était de mettre la main tendrement sur les genoux d’une dame pendant le souper!
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È triste essere un’eccezione. Ma è ancora più triste non esserlo.
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«Quanto più ci si vizia tanto meno diventiamo cristiani, cioè umili e modesti. Perciò viziarci non è cristiano!».
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Lettera:
«Caro collega Fr. H., quel che vorrei dirle è che considero la sua figlioletta Noèmi (il nome ebreo grazie a Dio non le ha nuociuto!) di una nobilissima perfezione. Ma lei appartiene di sicuro a quella categoria di padri che mi risponderebbero subito: “Purché si conservi buona e sana!”. Proprio due qualità alle quali non attribuisco il benché minimo valore!».
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Due mondi:
«Poiché purtroppo non posso andare in giro tutta nuda come un verme, devo indossare un abito che alluda almeno alla mia bellezza nuda!».
«Poiché grazie a Dio non ho bisogno di andare in giro nuda, il mio abito deve soprattutto ingannare gli altri su quel che c’è sotto!».
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Non credo nella durata, credo soltanto negli attimi! E neppure in quelli credo veramente! Credo nell’ebbrezza, poiché so che essa è un inganno infame!
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FOTOINCISIONI DEL SEMMERING
Leitmotiv di vita
A chi ama la natura, i bei boschi, le belle montagne, i bei pascoli alpini, i bei ruscelli, le belle primule, le belle donne, i bei bambini, i bei cavalli, i bei cani, i bei gatti, non può accadere nulla di malvagio in questa valle terrestre, altrimenti piuttosto misera e insignificante! E non dimentichiamoci delle belle ostriche e del bel caviale!
KAROLINE
«Stimatissimo Maestro!
non creda neanche a una parola di quel che dice la mia amica Karoline! Si è inventata tutto per ingannare il suo nobile cuore di poeta! Non è vero affatto che fa la sguattera presso la Croce Rossa! È una sfacciata che vuole soltanto dargliela a intendere! E perciò non può neanche sapere se i soldati feriti desiderano tutte quelle sigarette. Lo ha detto soltanto, stimato maestro, per carpirle del denaro per le sigarette! Che strada prenderà quel denaro, si fa presto a immaginarlo. La prego, non se l’abbia a male per questo mio scritto. Ma infinocchiare un poeta come lei! Piuttosto mi farei mozzare le mani.
Sua devotissima Theresia.
p.s. Signor poeta, mi presterebbe 5 corone fino a dopodomani?».
Avevo appena finito di leggere questa lettera quando comparve Karoline che mi raccontò del suo posto di sguattera e dei soldati feriti che morivano dalla voglia di fumare.
Le regalai 9 corone per trecento sigarette ‘Sport’.
Poi le mostrai la lettera dell’amica.
Lei disse: «Brutta troia! Non vuole che mi faccia la giacca di lana, proprio ora che inizia l’inverno! Sia sincero, non è anche questa un’opera buona?!».
«Certamente!» risposi, per nulla deluso.
IL «RUFFIANO»
«Senti,» disse il conte a Mitzi G. «chi ti ha scritto questa lettera che mi hai mandato?!».
«Come?! Chi me l’ha scritta?! Che intende dire?!».
«Che qualcuno te l’ha scritta! È chiaro che non l’hai scritta tu!».
«Perché no?! Mi crede proprio così stupida?!».
«No di certo. Ma questa volta la lettera non l’hai scritta tu!».
«Chi mai dovrebbe avermela scritta?!».
«Questo non lo so. Lo sai solo tu. Senti, Mitzerl, ti do cento corone se mi dici il suo nome!».
«Cento corone?! Facciamo centocinquanta!».
«Va bene, centocinquanta!».
«Peter!».
«Quale Peter?!».
«Be’, Peter, Peter Altenberg!».
La lettera: «Ti ho rivisto stanotte al Tabarin! Non ho potuto rivolgerti la parola, non mi era permesso. Dunque, di fronte a me è seduto l’uomo che per un anno mi ha avuta nuda nel suo letto!? Eppure tutto ciò non è servito a nulla!».
«Come ha fatto a scriverti quella lettera?!».
«Io gli ho detto: “Mi scriva per l’amor di Dio qualcosa che dovrei scrivere io, se solo ne fossi capace”!».
«Ma allora la lettera è davvero soltanto tua?!».
«È quello che ho cercato di dirle subito!».
Il conte allora la riprese con sé.
FILOSOFIA
Com’è possibile continuare ad amare quando non si ama più?! Come ci si regola con la propria anima?!
Chiedilo al filisteo! Lui ci riesce!
La sua anima morta viene sostituita dal vivente senso del dovere!
È un pezzo di bravura, una stregoneria, qualcosa che va al di là e contro la natura, e tuttavia, lui ci riesce!
Certo, non chiedermi che aspetto ha la fortezza della sua anima!
È crivellata di colpi, neanche una pietra è rimasta in piedi, un vero caos!
Egli ha capitolato, s’è arreso al nemico «menzogna», senza saperlo!
E crede di aver compiuto il suo dovere!
Ma col tempo la verità vince, vince inesorabilmente qualsiasi fortezza, qualsiasi sia pure ben trincerata «menzogna di vita»! È una capitolazione inevitabile!
I DOLORI DEL GIOVANE WERTHER
Guarda un po’, si diventa miti e più comprensivi!
Ho riletto a cinquantacinque anni I dolori del giovane Werther. Non capisco proprio più il falso sentimentalismo e la reale mendacità nei confronti di Lotte Kestner e di suo marito Albert, quel borghesuccio che un tempo ammiravamo. Entrambi si deliziano per così dire del misterioso effetto che quella rispettabile oca esercita sul delicato animo di poeta di quel magnifico, sventurato Werther, anzi forse ne traggono addirittura una parte della propria personale felicità! «Noi siamo proprio fatti uno per l’altro!». Albert, se fosse un uomo veramente rispettabile, quale un filisteo in effetti non è mai, né mai potrebbe esserlo, dovrebbe dire a Lotte: «Mia cara bambina, questo nobile giovane si strugge per te: esaudiscilo un’unica volta e congedalo poi con benevolenza, sicché egli possa almeno sopportare il nobile peso della sua povera anima tormentata grazie alla perenne memoria di una felicità di cui io godo mille volte per immeritata grazia del destino!».
E Lotte dal canto suo dovrebbe dire con spontaneità: «Werther, tu ti struggi per me, e io dovrei, al contrario di ogni medico estraneo che impiega per un nonnulla tutte le sue arti per guarire un qualsiasi estraneo che gli è indifferente, io dovrei farti morire lentamente per me e ciononostante non muovere un dito?! Se facessi così dovrei vergognarmi di me stessa come di una vile assassina!».
La cosa finisce invece diversamente e tutti gli ipocriti sono commossi. Io no!
Lotte e Albert, la vostra angusta e meschina felicità coniugale non è paragonabile con una sola ora di tormento patita da Werther!
Tenetelo a mente, cari signori, che credete di essere rispettabili, perché non avete cuore! Se non per i vostri affari che concludete fra di voi! Ma veramente fra di voi!
ALMA
(Dedicato a Gustav Mahler)
Sedeva vestita a lutto nella sfarzosa sala dorata in cui venivano eseguiti i Kindertotenlieder composti dal suo defunto marito per la defunta figlioletta undicenne. La cantante cantava con naturalezza, gli strumenti mormoravano e piangevano. Qualcuno entrava senza far rumore e si metteva a sedere. Altri uscivano con cautela per non disturbare. Si fingeva commozione. La signora vestita a lutto era seduta lì e nascondeva il suo dolore di fronte agli uomini – – –. Si fingeva solennità e compunzione in omaggio ai defunti. Se qualcuno si schiariva la gola, gli altri facevano: pst! Lei pensava forse alle rive del Wörthersee, dove la bambina e il marito si erano abbronzati al sole – – –.
Accanto a lei sedeva uno che avrebbe volentieri alleviato le sue pene – – –. Ma era completamente sprovveduto. Pensava soltanto: «Come siamo sprovveduti noi pronti ad aiutare!». Poi le offrì delle caramelle alla crema di caffè – – –. «Non riesco a togliere la stagnola per via dei guanti» disse lei sottovoce. Lui divenne tutto rosso perché poteva aiutarla – – –. Lo fece con una tale timorosa cautela che lei dovette sorridere. Sì, sorrise. Il terzo Kindertotenlied piangeva: «Ta da ta, ta da ta, ta da ta da ta da ta – – –».
INVECCHIARE
Tre anni fa con 22 gradi sotto zero sul Semmering avevo caldo. Ora ho freddo con 14 gradi sopra zero.
S’invecchia.
Lei mi ha raccontato che un signore sul tram le ha rivolto la parola.
«Era elegante, almeno?!» ho chiesto con indifferenza.
S’invecchia.
Il denaro è finito, e io non ho smaniato giorno e notte per l’ingiustizia del mondo!
S’invecchia.
Avevo una vescichetta sulla lingua e ho pensato al cancro!
S’invecchia.
Ho pensato alla giovinezza: meno male che è finita quell’epoca di vergognosa stupidità e sfacciata dissennatezza!
Si rimane giovani.
SCAMPAGNATA CON LA QUINDICENNE
Dunque non è vero ciò che ho creduto per anni, che nella sacra pace del bosco e dei prati
non battuti e delle rive dei ruscelli montani tu potresti perderti?!
Un ufficiale di passaggio ti fece arrossire,
a stento riuscisti a non voltare la testolina,
per vedere se ti seguiva con lo sguardo!
Che ne è dunque delle tue lettere estive
piene di boschi di faggi e di betulle, di richiami del cuculo, di ricci prigionieri, e collezioni di
ciottoli strani nel letto del ruscello?!
Perdersi! O profondissima saggezza di un’anima di donna, di un corpo di donna!
Ma perdersi per cosa, per chi?!
È la prima scampagnata e anche l’ultima!
Solo una volta si riesce a disturbare il mio muto dialogo con la natura!
LETTERA IDEALE PER SPILLAR DENARO
Caro Signor...
mi rivolgo a Lei perché la considero, come Suo fratello..., un uomo intelligente e soprattutto capace di evolversi al massimo! – Nemo nascitur Caesar, sed crescit! –
Si renderà perciò ottimamente conto di quali vantaggi, grandi e inesprimibili in cifre, per la Sua evoluzione, per la Sua concezione interiore – è questa l’unica cosa importante nella vita –, per la Sua conoscenza e penetrazione del mondo, altrimenti abbastanza complicate e confuse, anzi spesso inestricabili, quali vantaggi, dicevo, Le offra spontaneamente e da sé il Suo contatto ravvicinato con la mia persona! Io ho, in forza della mia personalità, che non nasconde vilmente i suoi pensieri e sentimenti come molti altri, il diritto di considerarsi un moderno Socrate, un «formatore di giovani» che in modo peripatetico - anzi, con me si sta seduti comodamente davanti a un boccale di birra – insegna a scolari ed amici, senza volerlo e senza usare costrizione alcuna, la conoscenza, la saggezza della vita! Per queste lezioni voglio calcolare anche per Lei (che è uno dei miei allievi preferiti, ma anche perché il Suo Signor fratello più giovane già frequenta da mesi e con buon successo la mia scuola pagando 25 corone al mese e, a seguito dei miei insegnamenti, mi ha persino già soffiato l’amata signorina B.) un piccolo onorario mensile di 25 corone. È un compenso addirittura irrisorio, considerati gli enormi vantaggi per la Sua vita spirituale – psichica – economica – sessuale, dunque per la Sua evoluzione complessiva!
E tutto ciò, pensi, lo ottiene da me così, senza fatica! Come ho già detto, con Socrate bisognava andare in giro col vecchio asino, in modo peripatetico! Con me Lei sta seduto, cena in tutta calma, beve, fuma, e, imprevedibilmente, a un tratto, per un qualsiasi motivo, io esplodo e rovescio una cornucopia di mai udite verità sugli ascoltatori impauriti, disturbati e indignati! Da tutto ciò Lei deve estrarre ciò che Le sembra prezioso per il Suo sviluppo spirituale – psichico – sessuale, sorvolando sulle scemenze, e poi pagare puntualmente e con gioia 25 corone al mese!
Il Suo P. A.
FRIEDELL
Il dottor Egon Friedell92 mi disse: «Peter, i filistei non ti danneggiano, al contrario. Essi intuiscono in te qualcosa che è meglio di loro, qualcosa che però considerano superfluo o addirittura d’impedimento nella vita! Ti danneggiano terribilmente soltanto coloro che credono di capirti e si dicono convinti di essere in fondo simili a te, non così esaltati però, ma normali! Questi cani, che non vogliono pagare a caro prezzo il loro essere diversi, e anzi da questa diversità vogliono trarre solo vantaggi! Quelli che sotto la perfida maschera della comprensione e del riconoscimento ti ritagliano e adattano alla loro misura, una misura da nani, no, una misura di vita! Una misura di morte! Quelli che dicono: “Io sono certamente – – –”. No, quello certamente non è!».