15
Mi svegliò il suono del telefono. Mi sentivo fiacca e depressa, e non sapevo perché. Poi ricordai.
Ryan.
La sensazione anestetizzata della sera prima si rimpossessò di me. E fu un bene: mi permise di arrivare in fondo alla telefonata.
«Buon giorno, bambolina.»
Pete non mi chiamava mai a Montréal.
Era forse successo qualcosa a Katy? Era quello il motivo della telefonata di Pete?
«Cos'è successo?» chiesi in preda all'ansia.
«Niente.»
«Katy sta bene?»
«Certo che sta bene.»
«L'hai sentita? Quando?»
«Ieri.»
«Che cosa ha detto?»
«Buenos dias. Il Cile è una bomba. Mandare soldi. Adiós.»
Appoggiandomi ai cuscini, mi tirai su la trapunta fino al mento.
«Come stai?» gli chiesi un po' rasserenata.
«Magnificamente.»
«Dove sei?»
«Charlotte. Devo parlarti di una cosa.»
«Ti sei fidanzato con Paris Hilton?» Ero così sollevata che Katy stesse bene: risi alla mia stessa battuta. Una sensazione piacevole.
Pete non rispose.
«Pronto?»
«Sono sempre qui.» Nessuna traccia di ilarità.
L'apprensione saettò attraverso i miei nervi devastati.
«Pete?»
«Non Paris. Summer.»
Summer?
«Vuoi sposarti?» Non riuscii a eliminare lo shock dal mio tono di voce.
«L'adorerai, bambolina.»
La odierò.
«Dove vi siete conosciuti?» Cercai di suonare brillante.
«Al Selwyn Pub. Lei aveva un'aria così triste che le ho offerto una birra. Abbiamo iniziato a parlare e lei mi ha detto di essere un'assistente veterinaria e che quel giorno un cucciolo aveva subito l'eutanasia.»
«E da quando vi frequentate, tu e Summer?»
«Da marzo.»
«Gesù, Pete.»
«È così intelligente, Tempe. Vuole studiare veterinaria.»
Ovvio.
«E quanti anni ha?»
«Ventinove.»
Tra non molto, Pete avrebbe dato il benvenuto ai cinquanta.
«Tre mesi è un tantino affrettato.»
«Summer vuole mettermi la briglia.» Rise. «Che diavolo, sono un vecchio scapolo che tira avanti da solo. Non dimenticare che mi hai messo alla porta, baby.»
Deglutii. «Che cosa vuoi che faccia?»
«Niente. Mi occuperò io della pratica. Divergenze inconciliabili. Dobbiamo solo trovare un accordo sulle rovine dell'impero. La divisione vera e propria possiamo farla dopo.»
«Non restano molte rovine.»
«Nel North Carolina non c'è il concetto di coniuge colpevole, non si devono presentare accuse di alcun genere.»
«E quanto ci vorrebbe?» Abbandonai ogni parvenza di brio.
«Tu e io non viviamo insieme da anni, perciò non ci sarebbe il periodo obbligatorio di separazione. Posto che concordiamo sull'aspetto finanziario, il divorzio dovrebbe essere concesso rapidamente.»
«E a quando le nozze?» Esangue.
«Pensavamo in primavera. Magari a maggio. Summer vuole sposarsi in montagna.»
Mi pareva di vederla. A piedi nudi, abbronzata, una ghirlanda di margherite in testa.
«L'hai detto a Katy?»
«Non è una cosa di cui parlare al telefono. Glielo dirò vis-à-vis quando ritorna dal Cile.»
«Ma Katy ha già conosciuto Summer?»
Una leggera esitazione. «Sì.»
«È andata male?»
«Katy ha da ridire su tutte le donne con cui esco.»
Non era vero. A volte mia figlia parlava delle conquiste di suo padre. In certi casi, riteneva che il punto di attrazione fondamentale fossero le tette. Ma alcune di quelle donne le piacevano molto.
«Potrebbe essere imbarazzante» disse Pete. «Summer vuole dei figli e forse Katy lo troverà difficile da accettare.»
Bontà divina.
«Vorrei la tua benedizione, bambolina.»
«Come ti pare.» Lo stordimento si stava dissolvendo come nebbia in una mattinata di sole cocente. Dovevo riagganciare.
«Summer ti piacerà. Davvero.»
«Certo.»
Restai seduta, immobile, il segnale di libero che mi ronzava nell'orecchio.
Il mio ex marito ama le donne nel modo in cui le falene amano la lampadina. Gli piace flirtare, svolazzare intorno, attratto, ma mai disposto a impegnarsi seriamente. L'avevo imparato a mie spese. Ed ero rimasta scottata. Pareva proprio che il matrimonio, qualunque matrimonio, non facesse per lui. Quando eravamo stati insieme a Charleston, prima che gli sparassero, mi era sembrato che volesse sondare la possibilità di una riconciliazione. Ma ora era deciso a divorziare da me, sposare Summer e avere dei bambini.
Summer dall'aria triste. Summer così intelligente. Summer che non aveva nemmeno trent'anni.
Lentamente, riposi con attenzione il cordless sulla base.
Sprofondai nei cuscini. Mi voltai sul fianco. Trassi le ginocchia al petto.
E persi il controllo.
Non so per quanto tempo continuai a piangere, né quando mi assopii.
Di nuovo, fu un telefono a svegliarmi di soprassalto. Il cellulare, questa volta. Un'occhiata alla sveglia: nove e quarantatré.
Controllai il display.
Harry.
Non potevo reggere il melodramma in quel momento. Lo lasciai suonare.
Qualche secondo dopo, squillò il fisso.
Imprecando, afferrai il telefono e premetti il tasto di ricezione.
«Che c'è?» esordii seccamente.
«Come siamo irascibili, oggi.»
«È domenica mattina.»
«Ho appena scovato una fantastica ricetta per i nervi. Ho pensato che volessi approfittarne.»
«No, grazie, Harry.»
«Forse il nostro bel faccino allegro ha bisogno di una piccola iniezione di silicone.»
«Spero proprio che questa non sia la sesta puntata su Arnoldo.» Buttando indietro le coperte, mi diressi in cucina. Avevo bisogno di caffeina.
«Storia antica.»
«Morto un papa se ne fa un altro, giusto?» Piuttosto pesante, ma non ero in vena di sentir parlare di matrimoni falliti.
«Ha chiamato Pete.»
Restai interdetta. «Il mio Pete? Quando?»
«Proprio adesso. E non mi pare si possa più definire "tuo".»
«Perché ha telefonato a te?» Presi il pacchetto di chicchi dalla credenza, riempii il macinacaffè.
«Ha pensato che potesse servirti un po' di conforto.»
«Sto bene grazie.»
«Non si direbbe.»
Non replicai.
«Tu vuoi parlare, io voglio ascoltare.»
Schiacciai il bottone. Le lame ronzarono. Un intenso profumo di caffè pervase la cucina.
«Tempe?»
«Sì-ì.»
«Sono io, sorellina.»
Versai il caffè macinato nella macchinetta e aggiunsi l'acqua.
«Yu-uh, Tempe?»
Volevo parlare?
«Ti richiamo io.»
Novanta minuti dopo, avevo vuotato il sacco.
Ryan. Lily. Lutetia. L'indagine dell'Unità casi irrisolti sulle ragazze scomparse e su quelle trovate morte. Phoebe Jane Quincy. Il cadavere del Lac des Deux Montagnes. I Doucet.
Mia sorella è volubile, capricciosa e isterica, ma è anche un'ascoltatrice formidabile: non mi interruppe.
Alla fine, dissi a Harry di Hippo e dello scheletro che avevo richiesto al coroner di Rimouski.
«Non ho perle di saggezza da elargire a proposito di Pete o Ryan, perciò, parliamo pure di questo scheletro. Vediamo se ho capito bene. Hippo è il tizio dei casi irrisolti. Ha saputo delle ossa dal suo amico Gaston, che è anche lui nella SQ. Gaston le aveva viste sulla scrivania di un poliziotto di nome Luc Tiquet. Tiquet le aveva confiscate a due teppisti graffitari, Trick e Archie Whalen. Loro le avevano comprate al banco dei pegni di Jerry O'Driscoll. O'Driscoll le aveva avute da un vecchio sempliciotto che si chiama Tom Jouns. Jouns le aveva dissotterrate in un cimitero indiano. Giusta la sequenza?»
«Se tutti dicono la verità.»
«Con i se non si conclude niente.»
«È proprio vero.»
«Che genere di cimitero indiano?»
«Non lo so. Forse micmac.»
«Perciò la ragazza era indiana.»
«Io credo che fosse bianca.»
«Perché?»
«Struttura facciale.»
«Hai stabilito che è morta a tredici o quattordici anni.»
«Sì.»
«Di una qualche malattia?»
«Era malata, ma non so se è stato quello a ucciderla.»
«Che cosa allora?»
«Non lo so.»
«Che genere di malattia?»
«Non so.»
«Be', ecco qualcosa che possiamo mettere nero su bianco. Da quanto è morta?»
«Non so neanche quello.»
«Ma da molto?»
«Sì.»
Harry emise come uno schiocco.
Trassi un bel respiro.
«Ricordi Evangeline e Obeline Landry?»
«Mi credi pronta per il Texas State Hospital? Certo che mi ricordo. Avevo nove anni, tu dodici. Sono sparite da Pawley's Island e dalla faccia del pianeta. Abbiamo passato tre anni a cercare di rintracciarle. E abbiamo fatto fuori una vagonata di monetine telefonando in Canada.»
«Ti sembrerà un po' tirata per i capelli, ma c'è una remota possibilità che la ragazza di Hippo sia in realtà Evangeline.»
«La ragazza di Hippo?»
«Lo scheletro Jouns-O'Driscoll-Whalen-Tiquet-Gaston-Hippo.»
«Quanto remota?»
«Molto.»
Riferii a Harry di Laurette e Obeline. E di David Bastarache.
«Miserabile figlio di puttana. Dammi un solo colpo da sparare al suo uccello, e quello stronzo avrà finito di andare in giro ad appiccare incendi.»
Harry mischiava le immagini come nessun altro. Non stetti a sottolineare che questa ridefiniva l'anatomia umana.
Il silenzio ronzò da un capo all'altro del continente. Poi, mia sorella disse quel che sapevo avrebbe detto.
«Vengo lassù.»
«Perché non pensi a vendere la tua casa?»
«Credi che voglia restare qui a trastullarmi con il mercato immobiliare? Sei una donna in gamba, Tempe, ma a volte mi domando come riesci a infilarti le mutande la mattina.»
«Che cosa mi stai dicendo?»
«Hai l'indirizzo e il numero di Obeline?»
«Sì.»
«E allora? Ti serve un dito gigante puntato sul roveto ardente?»
La lasciai continuare.
«Io metterò le chiappe su un aereo per la Belle Province. Tu prenota due biglietti per il New Brunswick.»
«Stai proponendo di andare a trovare Obeline?»
«Perché no?»
«Per prima cosa, Hippo si incazzerebbe a morte.»
«Non dirglielo.»
«Sarebbe poco professionale e potenzialmente pericoloso. Non sono un poliziotto, sai, mi affido a loro.»
«Gli manderemo un messaggio dalla foresta primordiale.»