5. II pianeta Melodia

Nella cabina di comando dell'Hopeful, Albany stava osservando un pianeta sul visore.

— Guarda anche tu, scienziato di corte — disse.

— Questo è il pianeta che la tua principessa ha chiamato "Melodia".

Per l'occasione, dopo soltanto qualche ora di viaggio iperspaziale, Einkan era stato liberato dalla cabina di Jeff, ma lui non sembrava particolarmente riconoscente.

— Sono tutto un dolore dall'orecchio destro al mignolo del piede sinistro — protestò, ignorando il visore. — Se quel ragazzetto non è capace di governare un'astronave, perché non lo si lascia fare a qualcun altro?

— I tuoi amici izziani ci stavano inseguendo e ho dovuto seminarli — replicò Jeff, piuttosto indignato. — E comunque non dovresti esserti fatto alcun male: in tutta l'astronave non c'è un solo spigolo acuminato.

— Però non ha nemmeno le pareti imbottite di gommapiuma.

— Avresti dovuto sorreggerti.

— A cosa? E poi, nessuno mi aveva avvertito.

— Su, su, non esageriamo — intervenne Albany.

— All'inizio c'è stato qualche scossone, è vero, ma una volta entrati nell'iperspazio il viaggio è stato assolutamente tranquillo. Dovresti essere contento, Einkan: abbiamo raggiunto Melodia e tra poco andremo a recuperare la tua principessa. Adesso, perché non ti siedi a mangiare qualcosa? Vedrai che dopo starai meglio.

Nemmeno Yobo e Fargo prestavano attenzione al pianeta che appariva sul visore: la loro discussione a proposito di un duetto per basso e tenore stava per degenerare in una lite, e tanto l'uno quanto l'altro cantavano dei brevi spezzoni del brano, cercando di far prevalere la propria opinione sul modo di eseguirlo.

— Bene, il panorama è tutto per noi, Jeff— Albany sorrise divertita. — È meraviglioso che Norb... che l'Hopeful ci abbia portati qui così velocemente. Viaggiare nell'iperspazio è piacevole, ma niente affatto pittoresco.

— A me l'iperspazio non è piaciuto per niente — Einkan rabbrividì. — Non avrei mai immaginato che fosse così grigio e vuoto.

— Oh, non lo avresti mai immaginato? — fece Jeff, mentre si chiedeva distrattamente perché mai il pianeta sotto di loro avesse un colore così insulso. — Vuoi dire che non eri mai stato nell'iperspazio prima d'ora? E si che sei uno specialista dell'iperpropulsione, perdiana!

— Non ho mai avuto la possibilità di sperimentare la mia invenzione — spiegò Einkan, stizzito. — La principessa Rinda ha preso parecchio da sua madre e quando si mette in testa una cosa non c'è verso di farle cambiare idea. Ha deciso di partire con la Challenger e mi ha praticamente buttato fuori dalla mia nave per prendere il mio posto!

— Mi è bastato guardare il suo ritratto per capire che tipetto deve essere — annui Albany, guardando intenzionalmente Fargo. — Egoista, prepotente, avida e insopportabile.

A ogni aggettivo aveva calcato di più la voce, ma Fargo sembrò non accorgersi d'altro che di una stecca di Yobo.

— Be', è naturale — osservò Einkan. — Rinda è la principessa ereditaria di Izz, quindi è stato necessario educarla in modo da sviluppare in lei quelle che sono le doti essenziali di una buona regina. Ma torniamo a noi: la principessa mi aveva detto che avrebbe fatto soltanto un breve viaggio preliminare intorno al nostro Sistema Solare; ma, naturalmente, ha azionato quel pulsante che le avevo raccomandato di lasciar stare, poiché sospettavo o, meglio, sapevo che era quello per i viaggi iperspaziali con coordinate già progr...

Einkan si interruppe di colpo, mordendosi un labbro, ma troppo tardi.

— Programmate, stavi per dire — Jeff gli rivolse un'occhiata penetrante — ma, ovviamente, non da te. È chiaro che non sei tu l'inventore dell'iperpropulsione. Chi è, allora?

Einkan serrò le labbra ancora più strettamente.

— Per favore — Albany rivolse all'infelice scienziato di corte un sorriso soave — raccontaci tutto, mentre ti preparo un bel pranzetto. Siamo certi che ti trovi in qualche pasticcio e vogliamo aiutarti.

— Sembra piuttosto fangoso laggiù, eh? — Einkan cambiò discorso, schivando lo sguardo di Albany e mostrandosi, per la prima volta, interessatissimo da quanto appariva sul visore.

— Infatti, il pianeta è costituito in gran parte di fango — disse Norby, che era seduto al pannello dei comandi. — Non è per nulla invitante. Dobbiamo proprio andarci?

— Certo — rispose Jeff — ma solo quando il nostro scienziato di corte si deciderà a dirci la verità.

— Quale verità? — chiese Yobo, avvicinandosi.

— Di che cosa state parlando? — si informò Fargo, quasi simultaneamente, — Oh, i nostri gentiluomini hanno finito di farci la serenata? — disse Albany, con sottile sarcasmo. — In questo caso, venite ad ascoltare anche voi i problemi dell'illustre scienziato di corte. Allora, caro Einkan, ci stavi dicendo...

— Vi stavo dicendo un bel niente! — Einkan incrociò le braccia sul petto e assunse un'espressione ostinata. — Non voglio parlare con nemici alieni.

— Ti sembro un nemico alieno? — Albany fece il broncio, mostrandosi offesa.

— Per la verità, mia cara, tu sembri un perfetto esemplare di femmina izziana.

— Non sei affatto galante! — protestò lei.

— Naturalmente, nella sua versione migliore.

— Così va meglio — Albany lo gratificò di uno dei suoi sorrisi pili smaglianti. — Quindi, vedi anche tu che siamo izziani.

— Ammetto che all'apparenza si direbbe dì sì, ma questa nave è troppo strana per non destare sospetti, e poi c'è quel codice di comunicazione che usate tra voi... — Einkan si tirò la barbetta intrecciata, guardando i terrestri uno per uno. — Non sarete magari degli izziani trapiantati su qualche altro pianeta della nostra galassia?

— Sì, qualcosa del genere — confermò Jeff. — Allora, vuoi dirci la verità sulla Challenger?

— Dovete essere molto potenti, se siete venuti qui da tanto lontano — lo scienziato si torse nervosamente le lunghe dita. — E poi, perché questa visita? Forse siete venuti in avanscoperta e tornerete in forze maggiori per conquistare Izz...

— Andiamo! Abbiamo forse l'aria di conquistatori? — si risenti Albany.

— Lui sì, eccome! — lo scienziato indicò Yobo. — Potreste avere in mente di impadronirvi di Izz per le sue miniere di Bling. Non mi è certo sfuggito — aggiunse, puntando gli occhi su Fargo — come guardavi con cupidigia le mie monete! — I quattro terrestri scoppiarono improvvisamente in una risata sonora, al pensiero di mettersi a fare i cercatori di rame, quando su Izz c'era invece a loro disposizione una quantità indescrivibile di oro.

— Io non sono un conquistatore — dichiarò l'ammiraglio in tono grave. — Sono soltanto un capo militare di grande esperienza che si tiene ragionevolmente sulla difensiva. Non solo non abbiamo intenzione di conquistare il vostro pianeta, ma non ci sogniamo nemmeno lontanamente di sconvolgere la vostra economia portandoci via il bling. Sarebbe contrario ai nostri principi morali.

— Tutte queste chiacchiere mi stanno annoiando — intervenne Norby. — Se proprio dobbiamo recuperare la principessa, sbrighiamoci, così potremo andarcene da questo brutto posto.

— Lo faremo non appena Einkan avrà vuotato il sacco — disse Yobo. — Dove hai preso il dispositivo di iperpropulsione della Challenger? Ascoltami bene: se ci costringerai a farlo, scenderemo su Melodia, prenderemo la principessa e la tua nave e ti lasceremo li, mentre noi torneremo a Izz a incassare la ricompensa che ci spetta. Resterai nel fango per il resto dei tuoi giorni, che in quelle condizioni non saranno molti; ma questa per te sarà una fortuna, tutto sommato.

— Non potete farlo! — si agitò Einkan. — Sarebbe... sarebbe non-izziano!

— Noi diciamo "disumano" — ridacchiò Fargo — comunque lo faremo ugualmente.

— No, non lo faremo — intervenne Albany. — Io glielo impedirò, se tu ci dirai tutto.

— E va bene — si arrese Einkan. — L'estate scorsa stavo esplorando i nostri asteroidi su una nave da noleggio, una di quelle che fanno il servizio di collegamento fra Izz e i suoi possedimenti coloniali. Io ero in ferie, quindi la regina non poteva controllare i miei movimenti. Insomma, ho trovato il relitto di un'astronave che chiaramente non era stata costruita da izziani, e ne ho preso il motore. Io non sono mai riuscito a inventare l'iperpropulsione, ma ne sapevo abbastanza da capire che quel motore ne era dotato. Sono tornato su Izz e l'ho mostrato alla regina, dicendole che lo avevo costruito io, e che era l'iperpropulsione. Ho corso un bel rischio, perché avrei anche potuto essermi sbagliato, ma ne valeva la pena: se quello era davvero un motore a iperpropulsione, il mio posto di scienziato di corte non avrebbe potuto togliermelo più nessuno, e io sarei diventato tanto famoso che neppure la regina avrebbe osato maltrattarmi. Così ho installato il motore sulla nuova nave spaziale della regina. Il resto lo sapete: la principessa ha avuto la malaugurata idea di partire con la Challenger ed è finita nell'iperspazio, e da li su Melodia. La regina mi ha ordinato di costruire subito una nuova nave iperspaziale per andare a cercarla, ma io ovviamente non ne ero capace, e prima o poi sarei finito nel plurf.

— Dunque è questo il motivo per cui hai insistito per venire con noi — rilevò Jeff. — Hai pensato che, se ci avessi aiutato a salvare la principessa, forse la regina ti avrebbe perdonato il tuo imbroglio, mentre se fossi rimasto su Izz ti avrebbe condannato al...

— Non pronunciare neppure quell'orribile nome! — Einkan rabbrividì, poi guardò Jeff socchiudendo gli occhi. — Quella nave abbandonata non apparteneva alla vostra gente, vero? No, non può essere: i suoi comandi non erano adatti a mani izziane come le mie o le vostre. Fin dal momento in cui l'ho trovata, ho pensato che fosse stata abbandonata da pionieri dello spazio non-izziani, ancor prima che noi Izziani ci fossimo stabiliti su Izz.

— Prima che vi foste stabiliti su Izz, hai detto? — si Stupì Jeff. — Allora sai che gli Izziani non si sono evoluti sul pianeta su cui vivono ora, ma sono originari di un altro pianeta.

— Naturalmente. Secondo gli storici, i nostri antenati furono scelti dagli Altri a causa dei loro geni superiori e furono istradati verso un tipo di civiltà più avanzata ed evoluta; tuttavia non sappiamo quale sia il nostro pianeta d'origine... — Einkan si interruppe bruscamente, battendosi una manata sulla fronte. — Ma certo! Questo spiega tutto! Voi siete i discendenti degli izziani che non furono scelti!

— Ma guarda un po'! — Fargo fece una risatina sarcastica. — Questo scienziato non è poi tanto sciocco come sembra.

— Chiudi il becco, Fargo — lo zittì Jeff. — Questa è una cosa seria. E proprio come dici, scienziato di corte: noi siamo terrestri e veniamo dalla Terra, il vostro pianeta di origine. Gli Izziani discendono dai Terrestri, quindi vedi che non ti abbiamo mentito dicendo che in qualche modo siamo izziani.

— E dove si trova il pianeta Terra? Manhattan è un altro suo nome?

— No, Manhattan è il nome di una sua piccola parte. La Terra è molto, molto lontana da qui; tanto lontana da poter essere raggiunta solo con l'iperpropulsione.

— E fino a quando non avremo deciso di poterci fidare degli Izziani — aggiunse Yobo — la sua posizione rimarrà segreta.

— Sul nostro pianeta — riprese Fargo — abbiamo abolito la monarchia da molto tempo. Da allora non esistono più re né regine.

— Siete anarchici? — Einkan sobbalzò, poi si mise a gridare: — Infedeli! Eretici! Devo esprimervi la mia più totale disapprovazione!

— Non preoccuparti — Fargo gli rivolse un sorrisetto ironico. — Tanto la regina Tizz non ti ode.

Einkan si rilassò immediatamente.

— In questo caso... — disse a bassa voce. — Suppongo che sia splendido non avere una regina. Funziona davvero?

— Funziona che cosa?

— Ma', tutta la vita sociale della comunità, senza una regina che la diriga e governi secondo la sua volontà.

— Sì, certo — affermò Albany — ma ciò non toglie che sia molto sensato affidare alle donne gli incarichi più importanti.

L'Hopeful stava scendendo lentamente verso Melodia, la cui superficie appariva ancora di un brutto color nocciola.

Mentre l'astronave orbitava intorno al pianeta, lo scanner del computer di bordo confermò che Melodia era prevalentemente fangoso, con rare isole di vegetazione.

— Norby, mantieniti al di sopra dell'atmosfera — disse Jeff, pensando a quanto era accaduto alla Challenger.

— Perché? — chiese Einkan. — Non possiamo di certo recuperare la principessa a distanza. Dobbiamo scendere sulla superficie.

— Sì, ma prima dobbiamo decidere come comportarci rispetto al campo elettronico che circonda il pianeta. L'equipaggio della Challenger ha detto che non riusciva più a trasmettere immagini attraverso il campo e forse è stato proprio questo a interrompere la comunicazione e ad impedire di lanciare altri messaggi.

— Norby, chiedi al computer che genere di campo circonda il pianeta — ordinò Fargo.

— Negativo — rispose prontamente il robot, dopo essersi collegato con il computer. — Il campo è di tipo sconosciuto, ma pare che non ci sia nulla che possa interferire con le normali funzioni della nave.

— Allora scendi! Che altro aspettiamo? — gridò Einkan. — Non possiamo tornare su Izz senza la principessa.

— Soprattutto — fece notare Fargo — non avremo alcuna ricompensa, senza la principessa.

L'invito alla prudenza di Jeff fu così respinto a gran voce, e al ragazzo non restò altro da fare che iniziare la manovra di atterraggio, mentre gli altri tornavano ai loro esercizi musicali.

Einkan, che non sembrava essere molto amante della musica, si era seduto nell'angolo più lontano dai timpani, ma evidentemente non abbastanza, visto che lo scienziato si teneva le mani premute sugli orecchi e aveva sul volto un'espressione di profondo sconforto.

Jeff, ancora molto preoccupato, si mise in contatto telepatico con Norby:

— 'Voglio che tu resti a bordo, Norby. Il solo fatto che il campo sia di tipo sconosciuto potrebbe significare che è pericoloso, qualunque cosa ne dica il computer.'

— 'Il campo penetra nella nave, Jeff. Anzi, ne siamo già circondati e devo dire che mi sento benissimo. E poi, io devo venire con te: chi ti proteggerebbe, altrimenti?'

— 'Chi mi proteggerà?... Allora hai paura che...' In quel momento nella cabina risuonò la voce del computer:

— Localizzato un oggetto metallico sull'isola maggiore. Potrebbe trattarsi di un'astronave.

— Dev'essere la Challenger! — esclamò Jeff. — Atterrerò li vicino.

L'Hopeful sorvolò alcune isole minori, piccole chiazze di vegetazione nel mare di fango. Su alcune di esse sorgevano piccole capanne di legno a forma di canestro rovesciato. Non c'era la minima traccia di una civilizzazione tecnologica di alcun tipo.

— Ah-ah yookh-nyem! — cominciò a cantare Yobo, accompagnato dai timpani.

— No, non questa, ammiraglio — obiettò Fargo. — Shenandoah è molto più sentimentale e cantata da un tenore del mio calibro farà un effettone.

— Io insisto per la musica russa — si impuntò l'ammiraglio. — La mia trisnonna africana fu molto, molto amica di un russo.

— Ci stiamo avvicinando all'isola principale — avverti Norby. — Sto accertando che lo strano campo magnetico non interferisca con il computer di bordo o con la nave: negativo, finora.

— Eccellente — fu il commento di Yobo. — Ora, tutto ciò che dobbiamo fare è prendere la principessa a bordo e riportarla su Izz.

— Dovremo anche rimettere in funzione la Challenger, stando a quanto ha detto la principessa nel suo messaggio — osservò Fargo — ma sarà meglio controllare. Norby, chiedi al computer...

— Per tutte le galassie, Fargo, come puoi trattare così un computer? — lo rimproverò Norby. — Sai benissimo che neppure il più sciocco dei computer di bordo permetterebbe ai passeggeri di una nave di entrare in una atmosfera non respirabile senza l'equipaggiamento adeguato. Se il computer dell'Hopeful avesse circuiti emotivi come i miei...

— Ci mancherebbe solo un computer di bordo permaloso! — bofonchiò Fargo.

— Guardate! — gridò Jeff.

Ferma in mezzo all'isola si scorgeva un piccola nave spaziale, più nuova e lucente di quelle che avevano visto su Izz. Poco distante c'era un fitto intrico di vegetazione, dentro il quale si apriva una radura con una capanna più grossa delle altre.

— Gli scanner indicano che la Challenger è inattiva — informò Norby. — L'elettricità e il motore sono spenti. Inoltre, si direbbe che la nave sia il solo pezzo di metallo su tutta la superficie di Melodia. Pare che ci sia del metallo al centro del pianeta, ma non riesco a capire di che cosa si tratti. Potrebbe avere qualcosa a che fare con il campo inibitorio. — Il robot tacque per qualche istante, poi riprese: — Gli scanner hanno individuato la presenza di alcuni robot a bordo della Challenger.

— Ovvio che ci siano — commentò Einkan. — Sono cinque e fanno parte dell'equipaggio. Dove sono gli izziani?

— Non dentro la nave. A bordo ci sono unicamente robot, e non si muovono.

— Sono disattivati? — Fargo corrugò la fronte.

— No, ma non si muovono. Non riesco a capire.

— Norby, se laggiù è pericoloso per i robot, è meglio che tu resti a bordo — disse Yobo.

— E cosa Cambierebbe? — replicò Norby, nervosamente. — La Challenger è chiusa, eppure i robot sono immobili. Cosa succederà a me?

— Proprio niente — rispose Einkan, sprezzantemente. — La spiegazione è molto semplice: i robot non si muovono perché gli izziani hanno lasciato la nave dicendo loro di aspettare e loro aspettano.

— Senza muoversi, senza fare alcun tentativo di portare in salvo i loro padroni? — si stupì Fargo.

— I nostri robot fanno ciò che gli si ordina, nient'altro.

— Stupide creature! — commentò Norby, con aria di superiorità. — I nostri robot domestici potrebbero forse essere così stupidi, ma non dei veri robot. Io, per esempio, sono attivo, non passivo: ho salvato più di una volta Jeff e gli altri e ora sto per salvare nientemeno che una principessa!

— No, tu non stai per fare un bel niente — lo interruppe lo scienziato di corte, estraendo un'arma che teneva nascosta sotto la tunica. — Adesso sono io il capo, qui. Atterrate, poi uno di voi andrà a prendere la principessa, mentre gli altri resteranno qui in ostaggio.

— Già! — ruggì Yobo. — Poi, quando avrai a bordo la principessa, ci butterai fuori della nostra nave, te ne andrai e intascherai l'intera ricompensa, lasciandoci su Melodia con l'equipaggio della Challenger. E come pensi di riuscire a pilotare l'Hopeful?

— Non vi lascerò tutti su Melodia — ghignò Einkan. — Naturalmente, la cara Albany verrà con me, e anche il vostro ridicolo robot: guiderà lui la nave. Se poi lui non volesse collaborare, inserirò un filo nel computer come ha fatto lui. Dopo tutto, le coordinate di Izz le conosco: almeno quelle non sono un mistero per me. E adesso muovetevi! — concluse, agitando minacciosamente l'arma.