INTRODUZIONE

Isaac Asimov è uno dei più prolifici scrittori di fantascienza (e uno dei più prolifici divulgatori di scienza). Diciamo che, per fortuna nostra, è un eccessivo, un esuberante, un esagerato, uno che, pur scrivendo tanto da tanto tempo, riesce a divertirsi ancora ed è orgoglioso di quanto scrive e, mentre scrive una storia o un ragionamento pensa al seguito che potrebbe dargli. Figurarsi ora che lavora in coppia con Janet Asimov per il ciclo di Norby. Chi li ferma più? Siamo già alla terza avventura del robot stravagante. Quello che pare un barilotto sospeso a mezz'aria con un cappello e sbaglia spesso e volentieri perché è un confusionario, ma, alla fine, vince sempre perché è un superdotato, quindi si mette nei pasticci anche con gli scienziati della sua parte di universo che ambirebbero tanto a capire come possa essere così superdotato.

In Norby il robot stravagante abbiamo fatto conoscenza con lui e i suoi amici. Ovvero: Jeff Wells, mancato Cadetto dello Spazio per cattiva condotta; Fargo Wells fratello maggiore di Jeff, ma probabilmente più sventato di lui; Albany, bella poliziotta intraprendente, solida, audace, legata sentimentalmente con Fargo e coinvolta, quindi, nelle sue disavventure; e l'ammiraglio Yobo, comandante della Flotta Spaziale, un incapace nato che, in pratica, dipende dalle idee di Jeff che dipende a sua volta dai superpoteri in un certo senso immeritati e inspiegabili di cui è dotato, e torniamo al punto di partenza, il nostro inqualificabile e incommensurabile Norby.

Norby, infatti, in quanto robot di prima mano, stava cadendo in pezzi, quando è capitato tra le mani di un vecchio lupo dello spazio, tale McGillicuddy che lo ha rimesso in sesto in modo bizzarro, ma estremamente funzionale, se lo si prende per il verso giusto, s'intende. Norby possiede qualcosa che gli altri più perfezionarti robot non possiedono affatto, sa muoversi attraverso l'iperspazio senza un traslatore e per lui usar l'antigravità è come per un essere umano respirare. Il che è bello, ma la Lega degli Inventori vorrebbe che fosse anche istruttivo. Ovvero, vorrebbe impadronirsi del perché Norby è così irresistibile e, accertata la formula, impadronitasi della ricetta, fabbricare in serie i Norby. Questo potrebbe anche fare inorgoglire il nostro robot stravagante che ha uno spiccato senso della propria importanza, se non implicasse un passaggio piccolo, ma per lui sgradevole al massimo grado. Per arrivare a mettere insieme la ricetta, la Lega degli Inventori pretende di farlo a pezzi. Nell'interesse superiore della scienza non di Norby.

L'ammiraglio Yobo che, come tutti i militari possiede il senso dell'onore e una parola sola, sebbene abbia appena nominato Norby Cadetto Onorario del Comando Spaziale in riconoscenza ai servizi prestati contro la congiura della Lega per il Potere di Ing in Norby il robot stravagante, primo volume del nostro ciclo, in I segreti di Norby, secondo e non ultimo volume, cede alle richieste degli scienziati. Anche lui, insomma, s'è ingolosito della voglia di potenziare la sua Flotta Spaziale con i superpoteri di Norby, costi quello che costi al malcapitato robot. Norby, naturalmente, non se la sente di recitar la parte del martire per la scienza; e, per fortuna, il suo per così dire padroncino Jeff è del suo stesso parere, e tira dalla sua parte anche il fratello Fargo e la quasi cognata Albany. Jeff avanza l'ipotesi che il vecchio lupo dello spazio McGillicuddy abbia messo insieme in Norby pezzi di fabbricazione terrestre e pezzi di fabbricazione aliena e decide, conseguentemente, di andare in cerca del pianeta natale di Norby per rintracciarne la genesi.

Norby lavora all'ipotesi di Jeff, mettendo in atto un altro dei suoi superpoteri che conoscono solo gli intimi, la possibilità, cioè, di viaggiare nel tempo. Così viene accertato che il suo pianeta d'origine è il pianeta dei draghi, Jamya. Insomma, almeno in parte Norby era uno jamyn, quando su quel pianeta c'erano gli Altri che poi se ne ripartirono, cancellando dalla memoria del loro grande computer quasi tutte le tracce del loro passaggio, tranne la certezza del passeggero.

Dopo varie peripezie, i nostri eroi, riescono alla fine de I segreti di Norby a tornare a casa, portando in gentile omaggio alla Lega degli inventori un collare d'oro antigravitazionale. Ma questo non basta, evidentemente, agli scienziati che non capiscono un tubo del braccialetto d'oro antigravitazionale, tranne che è d'oro, e ritornano alla carica. Ed ecco di nuovo il pomposo ammiraglio Yobo esigere dai nostri che si rimettano in viaggio, portando anche lui, attraverso spazio e tempo per appurare cosa gli Altri abbiano potuto fare di un certo numero di terrestri che furono prelevati da quei misteriosi alieni.

Insomma, un'altra sgangherata, ilare, gloriosa avventuraccia incombe ai nostri prodi. Ormai nel Ciclo di Norby, Janet e Isaac Asimov non si accontentano di sfruttare le tante occasioni di divertimento per chi scrive e per chi legge, offerte dalla science-fiction, ma sconfinano anche sempre più voluttuosamente nella fantasy. Che differenza c'è? Vi risponderò con le parole stesse di Isaac Asimov in Guida alla Fantascienza (''Urania Blu", Mondadori 1984). Uno dei giochi che gli appassionati di fantascienza prediligono è quello di cercare di definire cosa sia la science-fiction e la fantasy (che volendo si potrebbero definire tutt'e due "narrativa surrealistica"), esse descrivono avvenimenti che si svolgono in contesti sociali che non esistono nel presente e che non sono esistiti nel passato... Direi che nelle storie di science-fiction il contesto surreale si può far derivare dal nostro vero, apportando i dovuti cambiamenti al grado di progresso scientifico e tecnologico del nostro tempo. Il cambiamento può rappresentare un passo avanti, come quando si ipotizza di fondare una colonia su Marte o di interpretare con successo i segnali provenienti da forme di vita extraterrestri, oppure può rappresentare un passo indietro come quando si ipotizza che un'esplosione nucleare o un disastro ecologico distruggano la nostra civiltà tecnologica. Indulgendo a extrapolazioni di ampio respiro sui progressi scientifici a cui potremmo arrivare, sarebbe possibile includere nel contesto surreale di cui parlavamo, dati non verosimili come il viaggio nel tempo, le velocità superiori a quella della luce e così via. La fantasy, d'altro canto, descrive un contesto surreale che non si può ragionevolmente far derivare dal nostro vero apportando cambiamenti al grado di progresso scientifico e tecnologico..."

Capito tutto? Penso di sì, perché è una cosa che capisco anch'io. Una delle pochissime.

Oreste del Buono