1. Una nuova missione

Nell'appartamento dei fratelli Wells regnava una grande tranquillità, almeno per il momento. Fuori, i taxi antigravitazionali di Manhattan fluttuavano silenziosamente, senza neanche strombazzare troppo. Dentro casa, Norby — il robot dei Wells — era intento a riparare per l'ennesima volta il computer che governava la cucina.

Il piccolo barilotto metallico che costituiva il corpo di Norby stava sospeso a mezz'aria, grazie al suo esclusivo dispositivo antigravitazionale miniaturizzato. Le gambe telescopiche erano completamente ritratte: le mani bifronti armeggiavano alacremente con circuiti e transistor, e i due occhi posteriori erano strettamente chiusi.

Il suo proprietario, Jefferson Wells, stava studiando seduto al tavolo di cucina. Aveva quattordici anni, ma a volte si sentiva più vecchio, non solo perché era molto alto per la sua età, ma soprattutto perché spesso e volentieri si ritrovava a dover affrontare problemi causati da un robot messo insieme alla meglio e da un avventuroso fratello maggiore.

Improvvisamente dal salotto giunse un gran frastuono.

Bim! Bam! Bum!

Era Fargo che si era messo a suonare i timpani. La pace era finita!

Norby sobbalzò e sbarrò tutt'e quattro gli occhi; ritrasse la mezza faccia nel barilotto e si chiuse il coperchio sulla testa, ma quasi subito lo risollevò quel tanto che serviva per lanciare a Jeff un'occhiata supplichevole.

— Jeff! Di' a Fargo che questo fracasso fa vibrare tutti i miei microcircuiti!

Bim, bum, bam, ciunf!

— Accidenti, ho colpito il centro un'altra volta! — imprecò Fargo, nel salotto.

Quando la penetrante voce tenorile di Fargo si uni al suono profondo dei timpani, Jeff decise di ricorrere ai tappi per gli orecchi. Stava per infilarseli, quando al concerto di Fargo e alle lamentele di Norby si sovrappose lo squillo del videotelefono. Con un balzo raggiunse la derivazione della cucina e stabili la comunicazione.

Sullo schermo apparve un viso che gli era fin troppo noto: quello dell'ammiraglio Boris Yobo.

— Cadetto! — tuonò il capo del Comando Spaziale. — Che cos'è quest'orribile frastuono?

— Fargo sta componendo un concerto per timpani e orchestra, signore. Sarà il nostro pezzo forte alla gara di canto corale della federazione.

— Chiudi quella porta! Non capisco una parola. Quando nella cucina vi fu un po' più di quiete, Jeff lanciò un'occhiata apprensiva al largo viso inquadrato dall'oloschermo.

L'ammiraglio Yobo aveva l'ultima parola su tutto ciò che riguardava l'Accademia Spaziale, dove Jeff studiava. Inoltre era il superiore diretto di un ventiquattrenne agente segreto di nome Farley Gordon Wells, detto Fargo.

Jeff si senti un po' sollevato vedendo un largo sorriso raggiungere, su quel volto, gli alti zigomi slavi del viso nero e vellutato dell'ammiraglio; ma purtroppo Yobo riprese subito il suo cipiglio.

— Cosa? State sprecando le vostre vacanze con una gara di canto? E una perdita di tempo!

— Sissignore — mormorò Jeff. — Ha perfettamente ragione, signore.

— Lei ha più che ragione, ammiraglio — si intromise Norby. — Anch'io disapprovo il fatto, anche perché non mi lasciano partecipare.

— Sei troppo stonato, Norby — replicò Jeff. — Quante volte devo dirtelo?

— Stonato o intonato — la voce sonora di Yobo rimbombò nella cucina — il canto è assolutamente irrilevante rispetto alla situazione attuale. Stavo pensando alla nostra ultima missione, quella sul Pianeta dei Draghi...

— Jamya — precisò Jeff, a cui i draghi erano simpatici, purché fossero piccoli e civilizzati.

— ...e ho deciso di affidare una nuova missione a te e a Fargo.

— E a me! — lo interruppe Norby, con veemenza. — Loro due non potrebbero fare nulla senza di me. Non potrebbero neanche andare oltre il Sistema Solare!

— Sì, sì, tu andrai ovunque andrà Jeff, questo è sottinteso — lo rassicurò l'ammiraglio. — Norby, voglio che tu accompagni Jeff e Fargo alla ricerca di un gruppo di terrestri che, a quanto sembra, è stato portato via dalla Terra durante l'Era Glaciale. Per prima cosa dovrete scoprire se quei misteriosi alieni, gli Altri, hanno lasciato su Jamya qualche dato che ci permetta di rintracciare quei dispersi.

— Ma, ammiraglio — protestò Jeff— lei non può chiederci di fare una cosa simile durante le vacanze! Fargo tiene enormemente a vincere la gara di canto, e se anche Norby riuscisse a portare un'altra volta l'Hopeful nell'iperspazio, non avremmo il tempo di andare a cercare quegli uomini. E, gara a parte, fra una settimana io dovrò tornare all'Accademia.

— Questa missione è più importante di qualsiasi gara e anche dei tuoi studi, Jeff. Gli scienziati della federazione non riescono a venire a capo del sistema antigravitazionale miniaturizzato di cui dispone Norby. Certo, abbiamo il collare anti-G che ci avete portato da Jamya, ma ancora nessuno è riuscito a capirne il funzionamento. Se è vero che, come sembra, è proprio la mini-anti-G a permettere a Norby di viaggiare nell'iperspazio, la federazione deve assolutamente scoprirne il segreto, o noi Terrestri rimarremo per sempre confinati nel nostro Sistema Solare, tagliati fuori dall'esplosione interstellare.

— Vorrei potervi spiegare come faccio a viaggiare nell'iperspazio — Norby allargò le braccia, desolato — ma non lo so neppure io. Mi dispiace di non potervi essere di maggiore aiuto, ammiraglio.

— Uff! — sbuffo Yobo. — A volte rimpiango di essere venuto a conoscenza dei tuoi segreti, Norby. Nessuno sa che puoi viaggiare nell'iperspazio, eccetto noi tre e Fargo, più quel poliziotto con cui vai in giro. Nessun altro sa che in parte sei formato da pezzi di provenienza aliena, costruiti da quegli enormi robot jamyani che furono lasciati dagli Altri sul Pianeta dei Draghi... Quanto alla tua capacità di viaggiare nel tempo, preferisco dimenticarmene; tuttavia è nostro preciso dovere scoprire...

— Ma, ammiraglio — lo interruppe Jeff— neppure i robot jamyani saprebbero ricreare le particolari facoltà di Norby. Quel terrestre, quel vecchio McGillicuddy voglio dire, deve averle ottenute per caso, quando per riparare Norby si è servito di pezzi rinvenuti su uno dei nostri asteroidi, ma di origine sicuramente aliena.

— Ci stavo arrivando, cadetto — riprese Yobo.

— Gli Altri hanno certamente creato l'iperpropulsione, e se non possiamo trovarli per chiedere direttamente a loro come hanno fatto, dobbiamo per forza rintracciare chiunque abbia avuto contatti con loro. Quindi, andrete a cercare quei terrestri dispersi.

Jeff si accorse, a un tratto, che dal salone non giungeva più alcun rumore: anche Fargo doveva essersi messo ad ascoltare.

— Ma è proprio vero — chiese, tanto per dire qualcosa — che gli Altri sono stati sulla Terra?

— Senza alcun dubbio — rispose l'ammiraglio. — Lola, il tuo Cucciolo Onnivalente ne è la prova: è un'opera di alta ingegneria bionica, ottenuta per sintesi dai geni di un orso delle caverne e di una tigre dai denti a sciabola che gli Altri presero sulla Terra durante l'Era Glaciale. Per fortuna hanno avuto il buon gusto di farla più piccola! Inoltre, Jeff, mi hai riferito tu stesso che i robot jamyani hanno una leggenda che accomuna le origini di Lola ad alcuni esseri umani che furono portati via dalla Terra dagli Altri.

— A proposito — disse Jeff— dov'è andata Lola, Norby?

— Sarà in camera tua, sotto il letto o nascosta con la testa sotto il cuscino — rispose il piccolo robot. — I timpani non sono davvero la sua passione, e la capisco benissimo. Non sarei affatto sorpreso se la poveretta si fosse rinchiusa nel suo guscio e si fosse ibernata.

Jeff udì un leggerò sibilo. Alzò gli occhi e vide il viso attraente di suo fratello fare capolino dalla porta del salotto, con l'indice posato sulle labbra.

Fargo era fuori dal campo visivo dell'ammiraglio e, evidentemente, non voleva che l'altro si accorgesse della sua presenza.

— Cadetto, mi stai ascoltando o no? — Yobo richiamò l'attenzione di Jeff, irritato. — Ripeto: voglio che troviate quei terrestri. A parte ogni altra considerazione, potrebbero anche essere stati ridotti in schiavitù e, viste le mie discendenze africane, non potrei certo tollerare una cosa del genere. Sono stato chiaro?

— Sissignore.

Quando l'immagine scomparve dallo schermo, Jeff sospirò.

— È mai possibile che io mi ritrovi sempre coinvolto in qualche strana avventura quando ho in programma di fare tutt'altro?

— Non te la prendere, fratellino — Fargo tamburellò con le dita sul muro. — Faremo tutt'e due le cose: troveremo quei terrestri e torneremo a casa in tempo per la gara. Non c'è problema.

Jeff si passò le dita fra i riccioli castani, in un gesto di esasperazione. Suo fratello non sapeva resistere davanti a un'avventura e non sospettava mai che si sarebbe cacciato in qualche guaio, cosa che invece si verificava puntualmente.

— Ma come puoi pensare che li troveremo e torneremo indietro in quattro e quattr'otto? Non abbiamo neppure la più pallida idea di dove cercarli!

— A questo penso io — dichiarò Norby, che adorava sentirsi importante. — Mentre tu e Fargo preparate l'Hopeful per la partenza, io farò un salto a Jamya: se esiste un qualche dato relativo a quegli esseri umani, non può trovarsi che nella memoria del computer principale.

— Sì, sì! — si lamentò Jeff. — A parole sei bravissimo, ma intanto non hai neppure riparato il computer della cucina.

— Oh, che ragazzo diffidente! — protestò Norby. — È perfettamente a posto, invece. Vuoi dell'insalata? Eccola, pulita e tagliata. Prendi quella scodella.

Jeff prese la scodella e si avvicinò al robot appena in tempo per essere investito in pieno viso da un getto di verdura.

— Norby! Lo hai montato a rovescio: l'imbuto deve essere rivolto in basso, non in alto!

Fargo si volatilizzò prontamente, come ogni volta che c'era qualcosa da pulire.

Jeff si scosse via la lattuga dai capelli, brontolando, mentre un animaletto verde che somigliava un po' a un gatto trotterellò attraverso la cucina e andò a strusciarglisi contro una gamba.

— Wowrrr? — fece lo strano animale.

— È tutta tua, Lola — disse Jeff. — Mangia pure.

Nonostante discendesse da animali carnivori, Lola era vegetariana e aveva una spiccata predilezione per la lattuga, anche se servita in modo così poco ortodosso sul pavimento.

Mentre Lola mangiava avidamente una foglia dopo l'altra, Norby, la causa del disastro, dondolava sulle sue gambe telescopiche, le mani dietro la schiena, facendo ben attenzione a non calpestare l'insalata con i suoi piedi a ventosa.

— È stato solo un piccolo errore, Jeff— disse con aria contrita — ma vedrai che mi farò ampiamente perdonare. Andrò subito su Jamya, prima che si verifichi qualche altro contrattempo.

Senza aggiungere altro, si ritrasse completamente nel suo barilotto, fluttuò a mezz'aria per un momento e di colpo svanì nel nulla.

La scomparsa di Norby aveva sempre il potere di innervosire Jeff. L'iperspazio è la componente fondamentale dell'universo ed esiste ovunque, quindi lo si può raggiungere da qualsiasi punto, ma la conseguente sparizione dallo spazio normale è un fenomeno sconcertante a vedersi.

Durante la cena Jeff, più silenzioso del solito, guardò di traverso Lola, che stava allungata sul pavimento facendo strani versi.

— Non preoccuparti — gli disse Fargo. — È normale che faccia così, dopo essersi mangiata una porzione di insalata sufficiente per due uomini.

— Non è per Lola che sono preoccupato. Si tratta di Norby. Forse ce l'ha con me perché l'ho sgridato. Potrebbe anche aver deciso di restare sul Pianeta dei Draghi con i robot jamyani.

— No: Norby in parte è terrestre — replicò Fargo, con sicurezza. — Vedrai che tornerà.

— Temo di no, a meno che gli scienziati di Yobo non inventino l'iperpropulsione.

In quel momento Lola decise di restituire un po' di insalata al pavimento.

— Questa volta, però, pulisci tu, Fargo — avvertì Jeff. — Il robot-cameriere funziona a singhiozzo, da quando Norby ha messo le mani sui suoi circuiti.

— E va bene — dovette arrendersi Fargo. — Però mi rifiuto di portare Lola in missione con noi. Potremmo prendere una gatto-sitter.

— No, non possiamo. Chiunque potrebbe scoprire che, se si pensa abbastanza a lungo a un animale, Lola è in grado di prenderne le forme. E poi, chi crederebbe ai propri occhi vedendo un gatto vegetariano? Al nostro ritorno la troveremmo rinchiusa in uno zoo.

— D'accordo. — Fargo si mise al lavoro con riluttanza. — Verrà con noi, ma dovremo razionarle il cibo.

Il giorno seguente, Norby non era ancora tornato dal Pianeta dei Draghi e Jeff e Fargo stavano cominciando a preoccuparsi seriamente, sebbene continuassero a ripetersi a vicenda che sarebbe riapparso da un momento all'altro.

Intanto avevano quasi finito di preparare l'Hopeful che, grazie al permesso speciale ottenuto attraverso l'ammiraglio Yobo, era parcheggiato direttamente sul tetto della loro abitazione.

Jeff aveva appena caricato le ultime provviste, quando il portello del tetto si spalancò e apparve il poliziotto amico di Fargo. Più precisamente si trattava di una poliziotta e di una amica: il luogotenente Jones della polizia di Manhattan era bionda, bella e oltremodo coraggiosa, e aveva esattamente la stessa età di Fargo, cosa, questa, che non andava particolarmente a genio a Jeff, il quale aveva una cottarella segreta per lei.

— Ciao, Albany! — Fargo la salutò allegramente. — Sali a bordo. Jeff, ti ho già detto che Albany viene con noi? Così durante il viaggio potremo fare le prove per la gara. Per la verità ci sarebbe voluto un soprano, ma andrà bene anche il suo contralto.

Albany intanto aveva raggiunto i due ragazzi nella cabina di comando e aveva posato la valigia.

— Oh, grazie tante — si risenti. — È veramente eccitante essere un ripiego. Dov'è Lola?

— È ancora in casa: si sta riprendendo da un'indigestione — rispose Jeff. — Sono contento che tu venga con noi, Albany: sei l'unica che riesca a far rigare dritto mio fratello, e io devo essere di ritorno entro una settimana.

— Non dare retta a quel piccolo brontolone, Albany — replicò Fargo, con noncuranza. — Ci metteremo senz'altro meno di una settimana: non voglio certo perdermi la gara di canto!

— E si può sapere dove andremo? — si informò l'agente.

— Da nessuna parte, se Norby non torna — bofonchiò Jeff.

— Mettiti a sedere, Albany — la invitò Fargo, indicandole una poltroncina. — Ti spiegherò tutto.

Jeff, scuotendo la testa, fece allora un passo indietro verso il portello e andò a sbattere contro un nuovo arrivato.

L'ammiraglio Yobo era in alta uniforme, con un'intera collezione di medaglie che gli tintinnava sul petto, e aveva in mano una valigia.

— Allora, cadetto — tuonò — è tornato quel robot? È l'ora di muoversi!

— Ma, ammiraglio...

— Niente "ma"! Ho deciso di unirmi a voi. Dal momento che tu e Fargo siete orfani, ho pensato che avete bisogno di una persona più saggia e matura di voi.

— Ma non dovrebbe essere Fargo il mio responsabile? — obiettò Jeff.

— Appunto, cadetto: questo non fa che confermare l'esattezza della mia considerazione.

— Sissignore. Lei è il benvenuto, ammiraglio. Verrà con noi anche Albany Jones.

— Ah, bene! — esclamò Yobo, con un largo sorriso. — Cosi a bordo ci saranno almeno due persone assennate. Ho portato con me alcuni interessanti spartiti, così durante il viaggio potremo fare un po' di esercizio. Ci ho pensato su e ho deciso di partecipare con voi alla gara. Avete senz'altro bisogno di un basso profondo come me. Avete già avuto occasione di udire la mia voce...

— Questo è vero — ammise Jeff, facendogli strada nell'Hopeful. — Io adesso sono un baritono, ma ogni tanto la voce mi cala. Lei, ammiraglio, sarà un'aggiunta utilissima.

— Cosa sono quegli affari? — domandò Yobo, fissando perplesso un angolo in penombra della cabina di comando. — Tartarughe giganti?

— I miei timpani — spiegò Fargo. — Non li ho ancora montati, ma quando lo avrò fatto vedrò di accordarli con la sua voce, ammiraglio. Forse potrò anche rivedere lo spartito del mio concerto per timpani in modo da adattarlo per un quartetto.

Improvvisamente, senza alcun preavviso, la sala comandi si fece un po' più affollata: con l'arrivo di un barilotto di metallo e di una draghina verde.

— Norby! — esultò Jeff.

— Eccomi di ritorno — esordì il robot. — Missione compiuta. Ho trovato le coordinate del pianeta dove dovrebbero trovarsi i terrestri dispersi. Ora basterà che io le comunichi al computer dell'Hopeful, e poi potremo partire.

— Bravo, Norby — si complimentò Fargo. — Ma perché hai portato qui Zargl? È la benvenuta, naturalmente, ma...

— Lei non verrà con noi — rispose Norby.

Zargl dispiegò le verdi ali coriacee e volò sulla larga spalla di Yobo, con l'aiuto del collare antigravitazionale d'oro di cui disponevano tutti gli Jamyani.

— Ho chiesto a Norby di lasciarmi restare nel vostro appartamento durante la vostra assenza — spiegò la draghina. Parlava in jamyano, poiché il Basic terrestre era ancora ostico per lei. — Starò tutto il giorno a guardare l'olo-TV per far pratica della vostra lingua.

— Hai il permesso di tua madre? — chiese Jeff, in jamyano.

— Sì, ce l'ha — rispose Norby. — Madama Zi tiene molto all'istruzione di sua figlia e vuole che impari perfettamente il Basic terrestre.

— Vorrei tanto capire che cosa state dicendo — fece Albany.

— Oh, questo non è affatto difficile — Fargo le rivolse un amabile sorriso. — Zargl, da' un morsetto ad Albany.

Sorpresa, ma risoluta come sempre, Albany rimase immobile, mentre Zlargl le si posava sulla spalla e non batté ciglio nemmeno quando la draghina le morse leggermente la nuca.

— Ecco fatto — disse Jeff — Tra poco conoscerai perfettamente lo jamyano. Noi abbiamo già ricevuto lo stesso trattamento quando siamo stati su Jamya. Il morso di un drago ti rende capace di comunicare telepaticamente con chiunque altro sia stato morso, e i draghi possono insegnare telepaticamente la loro lingua con una velocità incredibile. Zargl, scendi in salotto con Albany e trasmettile la tua lingua, mentre noi finiamo i preparativi per la partenza.

— E fatti insegnare da Albany che cosa dar da mangiare a Lola — aggiunse Fargo, cogliendo al volo l'occasione di poter lasciare a casa il Cucciolo Onnivalente.

— Okay — rispose Zargl, in un Basic terrestre quasi passabile. — Vi rimanderò Albany appena avremo finito. Adesso vi saluto. Buona fortuna, ammiraglio.

— Grazie, Zargl.

— E tu, Jeff, non lasciare che Fargo si metta nei guai.

— È tutta la vita che me lo sento ripetere — bofonchiò il ragazzo, stringendosi nelle spalle.