3. Un salvataggio problematico

Il mistero della voce senza corpo della regina non rimase tale a lungo: presto i terrestri si resero conto che le trombette d'oro disseminate lungo i muri del palazzo, che sulle prime avevano creduto semplici motivi ornamentali, in realtà erano dei normalissimi altoparlanti.

Einkan e i terrestri, con Norby che stava ancora fra le braccia di Jeff, salirono i gradini di marmo e giunsero all'entrata principale, sorvegliata da robot dall'aria stolida, vestiti con camicie da notte color porpora.

La grande porta scorrevole, tutta d'oro massiccio, si aprì automaticamente davanti a loro.

— Sbrigatevi! — disse la regina, da un bassorilievo d'oro raffigurante un leone, applicato al soffitto del grande atrio.

Questa volta nessuno ebbe difficoltà a individuare la provenienza della voce.

— Un leone? — osservò Jeff, alzando gli occhi al soffitto. — Gli Altri devono aver portato qui anche degli esemplari di animali terrestri.

— Silenzio! — disse Einkan. — Non usate quel codice di comunicazione non izziano, e statevene tranquilli, se volete un consiglio.

Einkan diede una stretta possessiva al braccio di Albany e si affrettò attraverso l'atrio in direzione di una doppia porta scorrevole, che si aprì automaticamente al suo avvicinarsi. Oltre la porta c'erano altri due robot guardiani, vestiti di porpora.

— Ave alla regina! — gridarono, alzando il braccio teso.

— Chinate la testa — mormorò Einkan, procedendo lentamente a capo chino, in modo tale da non poter vedere che la punta delle scarpe.

I terrestri si affrettarono a imitarlo. Norby, che era in contatto fisico con Jeff, si decise di tentare di stabilire la comunicazione telepatica.

— 'La regina non mi piace per niente. E la sola izziana che ho visto, da quando siamo arrivati qui, con i capelli corti e l'espressione cattiva.'

— 'Hai il coperchio alzato, Norby?'

— 'Appena un poco, Jeff, abbastanza da vedere le Loro Miserabili Maestà. Sono sedute su troni che hanno tutta l'aria di essere d'oro massiccio.'

Einkan si fermò di colpo, facendo bloccare anche Albany. Gli altri tre terrestri, che camminavano a fianco a fianco, andarono a sbattere contro i due che li precedevano, e Jeff inciampò nei piedi di Einkan. In un attimo si ritrovarono tutt'e cinque a terra.

Nella confusione, Jeff, comprensibilmente, aveva lasciato anche Norby, ma non si udì alcun tonfo. Il robot era riuscito ad azionare la sua mini-anti-G prima di toccare terra, e ora fluttuava a mezz'aria.

— Mi hai lasciato cadere! — si lamentò Norby, allungando un braccio telescopico per afferrare un orecchio di Jeff. Era tanto infuriato da essersi dimenticato di ogni altra cosa. — Avrei anche potuto ammaccarmi!

— Ah-ha! — esclamò una voce femminile profonda. — E così volevate fare passare questo strano robot nano per un contenitore di metallo! Ma io non mi lascio ingannare da simili trucchetti. Guardie, portatemi quell'oggetto!

Jeff, rimettendosi in piedi, lanciò un'occhiata ai troni, al di sopra della schiena degli altri, che erano ancora distesi a terra.

Sul trono alla sua destra stava seduto un uomo dalla faccia mite, senza barba, con i capelli rossi e ricci, lunghi fino alle spalle. In testa portava una semplice corona d'oro con piccole punte e aveva l'aria molto stanca.

"È il grande Fizzwell" pensò Jeff. "Non mi sembra una cattiva persona."

Sull'altro trono c'era una donna che sembrava più larga del re, in qualsiasi direzione la si considerasse, e non poteva essere che la regina Tizz. I capelli castani le sfioravano appena gli orecchi e i suoi occhi erano molto scuri e sporgenti. Indossava una scintillante camicia da notte, intessuta di pietre preziose, e il suo viso regale aveva un'espressione affatto rassicurante.

Jeff si inchinò davanti ai sovrani, ma si rivolse leggermente più a sinistra, poiché aveva la netta sensazione che fosse la regina Tizz a guidare il gioco.

Intanto, Norby era tornato a rifugiarsi fra le braccia del suo proprietario, facendo del suo meglio per sembrare un innocente barilotto che non era mai stato nulla di diverso da questo; ma naturalmente riusciva a ingannare soltanto se stesso, e neanche molto bene.

— Allora, Einkan — la voce della regina era nasale e cattiva — non solo hai tentato di nascondermi quegli intrusi, ma anche il loro piccolo, strano robot!

— Niente affatto, Vostra Grazia — balbettò lo scienziato. — Volevo soltanto interrogarli prima di condurli al cospetto delle Vostre Altezze Reali. Ho ritenuto che fosse meglio che facessero perdere un poco del mio insignificante tempo, piuttosto che il vostro, che è di così vitale importanza.

— Già — la regina fece una smorfia sprezzante.

— E dimmi, hai forse dimenticato che disapprovo qualsiasi indumento che vesta ogni gamba separatamente?

— Vi porgo le mie più umili scuse, Maestà. È stato solo un esperimento, ma chiaramente fallito. Me li tolgo immediatamente.

— Non qui, idiota! La tua tunica è troppo, corta — la regina si sporse in avanti, accigliata. — È vero che questa specie di izziani hanno una astronave interstellare?

— Verissimo, Vostra Izzità.

— E come fanno ad averla?

Le punte delle scarpe di Einkan sembrarono arricciarsi un po' di più.

Lo scienziato si rivolse a Albany, tirandosi nervosamente la barbetta intrecciata.

— Spiegale la situazione, luogotenente. Albany si inchinò al re e questo fece accigliare ancor di più la regina Tizz.

— Vostra Maestà — iniziò — noi veniamo da molto lontano...

— Mi è già stato detto da dove venite — la interruppe la regina — e disapprovo che uno dei possedimenti di Izz abbia un nome tanto insulso come Manhattan.

— Manhattan è un'isola, Altezza — precisò in modo autorevole Albany.

— E si trova molto, molto lontano — aggiunse Fargo.

— Silenzio! — gridò la regina. — Non vedi che sto parlando con il tuo capo?

L'ammiraglio Yobo grugni in sordina.

— Non mi sembra che abbia molta importanza da dove veniamo e come facciamo ad avere una nave interstellare — tagliò corto Albany. — Siamo qui per offrirvi i nostri servigi e voi non potete rifiutarli, se amate vostra figlia. Noi possiamo ritrovare la principessa Rinda.

— E siamo i soli in grado di farlo — rincarò Yobo.

— Questo è certo — commentò Fargo, in una passabile imitazione della voce di Einkan, che fece quasi scoppiare a ridere Jeff.

— Allora andate a cercarla — disse la regina. — Non state qui a perdere tempo in ciance. A proposito... Adesso che ci penso: circa un'ora fa ho ordinato, sì o no, che mi venisse portato il piccolo robot? E allora, come mai non è ancora qui? Non tollero che i miei ordini vengano ignorati. Guardie, volete decidervi una buona volta a catturarlo? — La regina tornò a rivolgersi ai terrestri. — Il vostro robot resterà qui in ostaggio: vi verrà restituito solo e quando tornerete con la principessa.

Appena vide due robot guardiani avvicinarsi a Jeff, Norby azionò l'antigravità e si sollevò fino al soffitto, ma i due fecero lo stesso e lo riportarono giù.

— Mini-anti-G! — mormorò Yobo. — Questi dannati izziani hanno la mini-antigravità: non c'è da stupirsi che abbiano anche l'iperpropulsione!

— Ma allora, ammiraglio — osservò Fargo, piuttosto sottovoce — come mai hanno una sola nave interstellare?

— Smettetela di parlare! — sbraitò la regina. — Partite subito alla ricerca della principessa! Intanto lo scienziato di corte studierà i congegni interni del vostro robot.

— No! — gridò Jeff.

Albany si rivolse a Fargo e Yobo, in Basic terrestre:

— Credo che a questo punto non mi resti scelta: dovrò dirle che è Norby a permettere all'Hopeful di andare nell'iperspazio.

— No — dissenti Fargo. — Bisogna trovare un'altra soluzione.

— Lasciami provare a ragionare con la regina.

— Non ci riuscirai — gemette Jeff. — Quella donna odiosa non è per nulla ragionevole!

— Maestà! — dissero contemporaneamente le due guardie. — Il piccolo robot ci è svanito fra le mani!

— Dove è andato? — chiese il re, aprendo bocca per la prima volta. Sembrava un po' più sveglio di prima: probabilmente non gli capitava spesso di veder deluso un ordine della regina.

— Hai sentito che cosa ha detto il re? — la regina guardò Jeff, indignata. — Digli dove è andata!

— Sarà uscito dalla porta, Altezza — Jeff non riusci a trattenere un sorriso. — E Norby è un "lui", non una "lei".

— Sciocchezze — replicò la regina, con un'alzata di spalle. — Per mio decreto tutti i robot sono considerati femmine.

— Vostra Grazia — intervenne Einkan, con un inchino cerimonioso — forse sarebbe meglio lasciar perdere il robot, almeno per il momento. È chiaro che si tratta soltanto di un giocattolo di questo ragazzetto impertinente. Perché non tenere lui in ostaggio, piuttosto? — propose, indicando Jeff. — Sarà interessante studiare il suo funzionamento. Intanto, io accompagnerò questa gente nella spedizione di soccorso.

— Non essere ridicolo — ribatté la regina. — Tu devi lavorare alla seconda nave spaziale.

— I miei robot assistenti potranno andare avanti da soli fino al mio ritorno — insistette Einkan, con voce melliflua. — Modestamente, ritengo di essere indispensabile per il buon esito della missione. Se la Challenger ha subito qualche danno, io sono l'unico che possa ripararla. Inoltre, chi ci assicura che questi stranieri tratteranno la principessa con il dovuto rispetto? Chissà cosa potrebbero farle prima di riportarla qui, se non ci sarò io a proteggerla!

— Sì, devo dire che non hai tutti i torti — ammise la regina. — Ma la dignità e il decoro reali vanno salvaguardati. E va bene, va' pure con loro; ma muovetevi, una buona volta!

La regina Tizz si appoggiò allo schienale del trono, chiuse gli occhi e dopo qualche istante cominciò a russare sonoramente.

Il re Fizzwell la sbirciò di sottecchi, poi sorrise a Jeff.

— Sei un ragazzo coraggioso — disse, a bassa voce. — Bene, ora è meglio che andiate, prima che la regina si svegli e cambi idea. Vi prego, riportatemi la mia Rinda sana e salva: è la mia unica figlia e la amo immensamente. E mi raccomando: ricordatevi che lei è una principessa izziana. Cercate di trattarla appropriatamente.

— Qual è il trattamento adeguato? — chiese Jeff.

Il re Fizzwell guardò piuttosto inquieto la regina addormentata.

— Ve lo spiegherà senz'altro Einkan — troncò. — Andate e siate prudenti.

Senza aggiungere altro, il re congedò i terrestri con un regale cenno di mano.

Einkan si inchinò al sovrano, poi fece cenno agli altri di seguirlo fuori dalla sala del trono.

I terrestri e Einkan, scortati da un drappello di guardie, raggiunsero l'Hopeful, che era ancora sorvegliato da Luka e dai suoi agenti.

Entrando nella cabina di comando, Einkan cercò di non mostrarsi troppo impressionato dagli strumenti di bordo, mentre Jeff cercava di non mostrarsi troppo preoccupato per Norby.

— Non è ancora tornato? — si informò Fargo, sottovoce, incontrando il fratello nel corridoio.

— Sull'astronave non c'è — rispose Jeff. — Sono molto in pensiero per lui.

— Non c'è di che preoccuparsi, Jeff Norby ha fatto l'unica cosa sensata andandosene nell'iperspazio. È stata un'ottima idea, veramente... anche perché così potrà rifornirsi di energia. Durante il viaggio ne avrà bisogno.

— Fargo — osservò Jeff— sembra che nessuno si preoccupi del fatto che non abbiamo la minima idea di dove cercare la principessa. Scommetto che non lo sa neppure Einkan. Hai sentito anche tu che la principessa, nel suo comunicato, ha detto che le coordinate del pianeta Melodia dovevano essere state inserite nel computer accidentalmente. Questo potrebbe significare che nessuno sa quali siano.

— Non credo che sia così, Jeff Secondo me le coordinate sono state inserite sì accidentalmente, ma non a caso! Forse quel cascamorto di Einkan potrebbe dirci qualcosa al riguardo, se si decidesse a fare qualcosa di diverso dal corteggiare la mia ragazza. Credo che se va avanti così dovrò prenderlo a pugni, anche se questo va contro i miei principi. Bene, è chiuso il portello?

— Sì, è chiuso. Si direbbe che tutti gli izziani della città si siano riuniti qui fuori per assistere alla nostra partenza, ma credo che dovranno aspettare un bel pezzo: anche se conoscessimo le coordinate, non potremmo partire prima del ritorno di Norby.

— Pazienza, fratellino. Vedrai che il tuo robot arriverà da un momento all'altro. Intanto, andiamo a interrogare Einkan.

Quando i due fratelli tornarono nella cabina di comando, lo scienziato di corte era già stato preso d'assedio dal minaccioso Yobo e dalla seducente Albany.

— Farai meglio a parlare — grugnì l'ammiraglio, flettendo significativamente le braccia possenti.

— Se parlerai, credo che noi due andremo molto più d'accordo — mormorò Albany, sbattendo altrettanto significativamente le lunghe ciglia.

— Non serviranno né le minacce né le moine — dichiarò Einkan. — Non parlerò: l'iperpropulsione è il mio segreto e tale deve rimanere. Come avrete certamente notato, la regina Tizz ha pieni poteri e non tiene nessuno in considerazione. Come credete che avrei potuto conservare il mio prestigioso incarico se non fosse stato per il mio intelletto superiore? È questo, nient'altro, che mi ha permesso di raggiungere la mia posizione privilegiata. È solo il mio segreto a garantirmi la libertà, altrimenti non potrei neppure permettermi di indossare i miei adorati pantaloni!

— Come mai non ci chiedi niente del nostro sistema di iperpropulsione? — riprese Albany. — Credi forse che anche noi vogliamo conservarne il segreto?

— Vedi, mia affascinante Albany, la mia iperpropulsione è indubbiamente superiore alla vostra. Non ho certo bisogno di preoccuparmi dei vostri maldestri congegni.

— A proposito di congegni maldestri — disse Yobo, in Basic terrestre. — Norby sta bene?

— Lo spero — rispose Jeff, nella stessa lingua. — Non è ancora tornato.

— Non dovreste usare il vostro codice — protestò Einkan, con scarsa convinzione.

— Sulla nostra nave, noi possiamo fare ciò che ci pare — ribatté Yobo, nel tono più profondo della sua voce tonante. — Chi potrebbe impedircelo? Tu, forse?

— Si può sapere che cosa stiamo aspettando? — domandò lo scienziato di corte, nervosamente. — I miei concittadini, là fuori, stanno perdendo la pazienza. Se non ci muoviamo in fretta è probabile che la regina decida di farci una visitina e allora vedremo che cosa potete o non potete fare qui!

— Ah, sì? — fece Albany, — Allora è meglio che mi metta di guardia al portello. Se dovesse arrivare la regina, ci penserò io a fermarla.

— Siete davvero strana gente — mormorò Einkan, con un leggero brivido. — Non riesco a immaginare da quale parte di Izz possiate arrivare. Non ho mai saputo che ci fossero delle isole sconosciute. Comunque, fareste meglio a non offendere la regina. Voi vorrete certamente una lauta ricompensa, e non potrete averla se non quando avrete riportato qui la principessa. E anche allora sarete sempre nelle mani della regina: se dovesse essere di cattivo umore si riprenderebbe la figlia e non vi darebbe un bel niente. È proprio questo il motivo per cui ho insistito per venire con voi: naturalmente, in cambio avrò il sessanta per cento della ricompensa.

— Questo si vedrà — replicò Fargo. — Ma in cosa consisterà questa lauta ricompensa?

— In due vasi di bling — rispose lo scienziato, con gli occhi scintillanti di avidità.

— E che cos'è il bling? — si informò Albany, perplessa.

Einkan le rivolse per la prima volta uno sguardo sorpreso, e non bramoso.

— Andiamo, stai certamente scherzando. No, vedo che dici sul serio. Comincio davvero a credere che voi non veniate da alcuna parte di Izz.

— Smettila di cianciare e dicci cos'è il bling — intervenne Yobo.

Einkan infilò una mano nella tasca dei pantaloni e ne tirò fuori cinque monete. Tre erano d'argento e piuttosto grosse, invece le altre due arancioni e molto piccole.

— Bling? — Fargo, esterrefatto, prese una delle monetine arancioni, ma l'izziano si affrettò a strappargliela di mano.

— Una di queste è la mia paga di un mese intero, quindi non pensare che me la lascerò portare via!

— Rame! — disse Fargo, in Basic terrestre. — Questa gente ha oro in abbondanza ma pochissimo rame, così usa il rame per coniare le monete più preziose e per i doni di valore!

Lo scienziato di corte si raddrizzò in tutta la sua altezza e si tirò la barba intrecciata.

— Non sarete per caso alieni che hanno assunto sembianze izziane? — azzardò, preoccupato. — Avanti, mostratemi il vostro vero aspetto!

— Ti assicuro che siamo izziani quanto te — lo tranquillizzò Fargo.

Intanto Jeff, sempre più in ansia per Norby, ripensò alla sua deludente conversazione con il robot di Einkan.

— Adesso basta con l'iperpropulsione e con il bling — disse. — Parlaci piuttosto dei robot izziani. Che livello di intelligenza hanno?

— Perché ti interessano i nostri robot? Ci furono lasciati dagli Altri...

— Ah-ha! — esclamò Yobo. — Dunque veramente gli Altri sono stati qui!

— Se sapete degli Altri, suppongo che voi siate veramente izziani. Ma è mai possibile che siate rimasti isolati tanto a lungo da aver dimenticato persino le nostre leggende? Furono gli Altri ad avviare Izz sulla strada della civiltà, e a lasciare qui i loro robot per aiutarci. I robot si rivelarono di tanta utilità da meritare l'onore di essere considerati di genere femminile, poiché, come tutti sanno, le femmine sono molto più forti e abili dei maschi.

— Verissimo — approvò Albany, con un simpatico sorrisetto.

— Su Izz sono i robot a eseguire tutti i lavori manuali? — si informò Jeff.

— Certo. Perché, nell'isola di Manhattan non è così?

— Allora, dimmi di che cosa si occupano gli Izziani? — continuò Jeff, ignorando la domanda dello scienziato.

— Di arte, musica, scienza... Io personalmente mi occupo di scienza.

— Sei stato tu a inventare le case spaziali che orbitano intorno a Izz e le navi che fanno la spola tra il pianeta e i satelliti?

— Oh, no — rispose Einkan. — Abbiamo sempre avuto quei satelliti e quelle navi, e se ne sono sempre occupati i robot.

— I robot non vi hanno insegnato a costruirli?

— No di certo — Einkan si interruppe di colpo. — Ho imparato da solo tutto quello che so.

— Scommetto che non sono molti gli izziani che abbiano mai tentato di fare altrettanto — commentò Fargo, in Basic terrestre. — Bisogna riconoscere che questo tipo ha più spirito d'iniziativa della maggior parte degli abitanti di questo pianeta.

— Ci ha detto lui stesso di avere una spiccata personalità — osservò Albany.

— Se continuerete a parlare tra di voi servendovi di quel codice — intervenne Einkan — sarò costretto a pensare che siete non solo sgarbati, ma anche sleali. Forse non intendete neppure salvare la nostra amata principessa.

— Hai ragione — Jeff gli sorrise. — Non è gentile da parte nostra escluderti dai nostri discorsi. Comunque puoi stare tranquillo: riporteremo a casa la principessa.

— Allora perché non si parte? Perché stiamo qui, e non nello spazio? Non crediate che non mi sia accorto che tutto il vostro interessamento per me non è che uno stratagemma per distrarmi e rimandare la partenza!

— Hai di nuovo ragione — confermò Jeff. — Stiamo aspettando il mio piccolo robot. Gli sono molto affezionato e non voglio partire senza di lui, soprattutto considerando che la regina ha intenzione di aprirlo per studiarne il funzionamento. A ogni modo, sarà qui da un momento all'altro. Mentre lo aspettiamo, potresti darci le coordinate del pianeta Melodia, così non perderemo altro tempo.

— Le coordinate? — Einkan sembrò sbalordito. — Ma io credevo che le avreste voi! Perché vi siete offerti di andare a riprendere la principessa, se non sapete dove si trova?

— Perché credevamo che ce le avresti dette tu, ecco perché! — rispose seccamente Yobo.

— Ma io non le conosco! Credevo che le sapeste voi!

— Lo temevo! — mormorò Jeff, scrollando la testa.

I quattro terrestri e l'izziano rimasero per un po' in silenzio, guardandosi l'un l'altro in modo piuttosto sconsolato.

— Sapete che cosa ci succederà adesso? — disse Einkan. — Se non partiamo, e subito, la regina lo considererà un insulto e ci manderà contro l'intero esercito. Questa astronave verrà aperta come una lattina di zitzbar e noi saremo portati nel Padiglione dei Colpevoli. Avete idea di come puzza il plurf? E di che sapore abbia? E di che effetto faccia esservi immersi fino al mento? È questo che ci succederà!