Capitolo XLII
Quando Mortimer lavorava nel settore delle assicurazioni non aveva mai venduto niente di eclatante. Polizze sulla casa, sulla macchina, occasionalmente su una barca a motore. Mentre si disincastrava dal mucchio di corpi ammassati nella parte anteriore della cabina, si domandò come i parchi dei divertimenti e le altre attrazioni turistiche fossero sempre riusciti a coprire i costi di un'assicurazione contro i rischi di responsabilità civile. I premi da pagare dovevano essere stratosferici.
Negli ultimi venti metri della loro discesa a razzo, Ted aveva tirato il freno idraulico appoggiando tutto il proprio peso sulla leva. Un morsetto aveva afferrato il cavo in alto e una pioggia di scintille aveva coronato l'assordante stridore dell'attrito fra metalli. La cabina aveva rallentato, ma non abbastanza: si era schiantata contro la stazione, scagliandoli uno addosso all'altro. Adesso si rialzarono, assestando le varie parti del corpo a verificando le ammaccature.
«State tutti bene?», domandò Mortimer.
Bill gemette, raccolse il cappello da ufficiale unionista e se lo calcò in testa. «Niente di rotto».
«Io sto bene», disse Sheila, ma sussultò massaggiandosi una spalla.
«Il vecchio Ted ha la corazza di un armadillo, le ossa di...»
«Non cominciare», lo mise a tacere Mortimer.
Uscirono dalla cabina e si guardarono intorno. Mortimer ricaricò subito la calibro 45 per tenere alla larga altre bande di selvaggi.
«Là». Sheila indicò un punto.
Subito dopo un motel, al centro della strada, il Pesce Palla oscillava a due metri dall'asfalto, trattenuto da una grossa fune legata a una cassetta postale. Una figura si calò goffamente lungo una scaletta di corda: l'uomo con quella ridicola sciarpa e il cappello a cilindro. Appena vide Mortimer e gli altri li invitò a raggiungerlo con cenni nervosi e infastiditi.
«Quello è il reverendo Jake», annunciò Ted. «Andiamo».
Corsero all'aerostato. L'uomo col cilindro - il reverendo Jake diede un'affettuosa pacca sulla spalla di Ted. «Grazie a Geova, ce l'hai fatta. Mi dispiace di aver superato il punto di atterraggio».
«Cretino», replicò Ted, abbracciando forte il reverendo.
Jake passò in rassegna gli altri passeggeri. «Questi sono gli uomini inviati da Armageddon?»
«Io sono Mortimer». Presentò anche Bill e Sheila.
«Staremo meglio in aria», consigliò Jake. «Abbiamo visto altre Capre di Stone Mountain armate di quei grossi lancia frecce. Probabilmente ormai saranno a quasi un chilometro da qui, forse meno, e avanzano in fretta».
Tutti si arrampicarono sulla scala di corda, scavalcarono la fiancata della gondola e si lasciarono cadere all'interno.
A bordo li attendeva un altro vecchio, robusto e di bassa statura, poco più di un metro e mezzo. Una barba bianca da Babbo Natale e ciuffi di capelli candidi sfuggivano da un berretto blu della Marina degli Stati Uniti. Portava un giubbotto da pilota in pelle, jeans e sudice scarpe da barca.
«Questo è il comandante Larry», disse Ted. «Il nostro intrepido pilota, padrone dei cieli, che fiuta i flussi e i riflussi delle correnti d'aria, conosce l'animo del colibrì...».
«Ci stiamo abbassando». Sheila si era sporta oltre la ringhiera laterale e osservava la strada che si avvicinava rapidamente al bordo della gondola.
«Sovraccarico», gridò Jake.
Corse in giro per la gondola insieme al comandante Larry, sciogliendo corde e lasciando cadere i sacchetti di sabbia sull’asfalto. Il dirigibile si fermò, ma non si sollevò oltre, restando sospeso dov'era, girando su se stesso nella brezza leggera.
«Diamine». Larry afferrò un sacco di tela e lo gettò fuori bordo. «Addio cena».
Ted e Jake stavano già sollevando delle sedie di vimini fissate con corde sottili. Le gettarono via, guardandosi intorno in cerca di altri oggetti da eliminare.
Mortimer raggiunse Sheila e guardò verso il fondo della strada dove qualcosa si muoveva all'estremità opposta del parco. Sentì il rumore di un motore che andava su di giri, il cigolio di pneumatici.
Il reverendo Jake levò le mani al cielo. «Buon Gesù, prendi questa macchina volante fra le tue onnipotenti mani e avvicinala al tuo cuore. Ascoltaci, Signore, e salvaci dai selvaggi qui sotto».
Un camion! Mortimer si stropicciò gli occhi. Era un camion, un pickup, e avanzava velocemente nella loro direzione. Erano anni che non vedeva un veicolo in moto. Lo fissò affascinato, dimenticando che il mezzo trasportava una banda di Capre di Stone Mountain intenzionate a ucciderlo. È vero. Lo Zar Rosso sta raffinando benzina. C'è qualcuno che ha riavviato la produzione.
Larry prese in mano il pesante baracchino.
«Questo ci serve, maledizione!», imprecò Ted.
«Siamo troppo pesanti», gridò di rimando il piccolo pilota. «Non sapevo che avresti portato altri tre passeggeri».
Ted si slanciò in avanti per salvare la radio. Troppo tardi. Larry l'aveva già lasciata cadere fuori bordo; finì in mille pezzi sul duro asfalto della strada.
Il camion era solo a un centinaio di metri, ormai. Mortimer notò tre Capre sul sedile della cabina, un'altra mezza dozzina sedute sul cassone, che agitavano lance improvvisando grida di guerra.
C'era qualcos'altro nel cassone. Un gigantesco rocchetto di avvolgimento per cavi o corde sottili, accanto a un'enorme balestra montata sul fondo del pickup.
Mortimer si schiarì la gola. «Ragazzi, credo che sia ora di muoverci».
Proprio mentre pronunciava quelle parole, il dirigibile cominciò a sollevarsi.
«Ci siamo. Fantastico, Ted». Larry sfrecciò verso la prua della gondola e afferrò quel che sembrava un decespugliatore: un motore a gas fissato all'estremità di una lunga pertica. Dovette tirare tre volte la cordicella prima di sentire lo scoppiettio del motore. L'altra estremità della pertica sporgeva dalla poppa della gondola e si collegava a un'elica, che prese a girare sempre più velocemente man mano che Larry dava gas. Il pilota impugnò la pertica come se fosse il timone di una nave vichinga inclinò, e il piccolo dirigibile si allontanò dolcemente dalla banda di Capre in arrivo.
Mortimer valutò che dovevano essere a circa otto metri da terra e l'ascesa era comunque lenta. Non bastava per sentirsi al sicuro. «Più in alto!».
Larry scosse la testa. «L'elica serve solo per le manovre e per spostarci in avanti. Il sollevamento dipende dal peso, e abbiano già scaricato tutto il possibile. A meno che tu non voglia saltare a terra. Questo ci sarebbe davvero di grande aiuto».
Il camion si fermò con uno stridore di freni; le Capre si riversarono sulla strada lanciandosi subito in un'attività frenetica. Un uomo rimasto dietro l'enorme balestra mise in tensione la corda servendosi di una manovella e inserì una freccia lunga un metro e mezzo.
Il reverendo Jake apparve al fianco di Mortimer e scrutò il carico del camion. «La chiamano balestra».
«Io la chiamo "guai"». Bill estrasse le sei colpi e aprì il fuoco. I proiettili rimbalzarono sull'asfalto vicino al camion, uno forò lo sportello del passeggero.
Le Capre si acquattarono a terra, ma continuarono a caricare e puntare la balestra. Bill rinfoderò le pistole. «Non sono adatte per le lunghe distanze».
Erano a una dozzina di metri di altezza e le Capre un centinaio di metri alle loro spalle, quando il manovratore della balestra lasciò partire il colpo. La freccia volò dritta e veloce, trascinandosi dietro una corda sottile, simile al flagello di uno spermatozoo. Penetrò nella parte bassa della poppa, forando facilmente lo scafo di vimini e si conficcò nella coscia di Larry. La punta piramidale dell'asta fuoriuscì dall'altra parte portandosi dietro brandelli di carne e schizzi di sangue.
Larry lanciò un grido acuto e cadde sul fondo della gondola mollando il timone. Si dimenò come una trota presa all'amo, gemendo e diventando verde in viso. Il Pesce Palla andò alla deriva.
Anche Sheila gridò alla vista del sangue che usciva a fiotti. Mortimer e Jake si precipitarono verso il ferito, cercando di tamponare il flusso con le mani; ma il sangue continuava a pulsare in mezzo alle dita, tanto che, nel giro di pochi secondi, si ritrovarono inzuppati fino ai polsi.
Larry singhiozzò, gemette, grugnì in modo inumano alla disperata ricerca di ossigeno, fu scosso da uno spasmo e vomitò addosso a Jake.
Qualcosa strattonò il Pesce Palla. Stavano perdendo quota.
Mortimer guardò verso il camion, dove alcuni uomini stavano avvolgendo il cavo sul rocchetto, tendendo la corda e imbrigliando il dirigibile come un pesce attaccato alla lenza. Osservò il procedimento: doveva esserci qualche guasto nell'argano, perché ogni cinque o sei giri di manovella la corda si allentava di nuovo e le Capre dovevano affannarsi a sistemarla. A un certo punto la corda si allentò dopo il terzo giro.
«Tagliate la fune!», ordinò Ted.
Mortimer tirò fuori il coltello dal fodero dello stivale e il sporse oltre il fianco della gondola. Per quanto allungasse le mani, la freccia era penetrata troppo in basso. Non riuscì a raggiungerla. La corda era legata all'estremità della freccia, e la freccia era forgiata in metallo leggero, ma ci sarebbero voluti comunque una ventina di minuti per spezzarla con un seghetto a mano.
Oltretutto, non aveva un seghetto a mano.
Le Capre continuavano ad avvolgere la fune, il dirigibile calava di poche decine di centimetri alla volta.
«Ricarica le pistole, Bill».
«Lo sto facendo». Il cowboy stava già infilando le pallottole nelle Peacemaker.
Un rombo di motori. Altri tre pickup arrancarono lungo la strada, ognuno carico di Capre assetate di sangue. Mortimer s'inginocchiò accanto al pilota sconvolto. «Ce la farà?»
Jake era coperto di sangue del piccolo uomo. Incontrò lo guardo di Mortimer e scosse la testa.
«Mi spiace», riuscì a dire Mortimer. Poi passò le mani intorno alla ferita, tentando di afferrare la punta della freccia sotto la gamba.
Larry si contorse dal dolore. «No, ti prego... oh, Dio!».
Mortimer aspettò. Doveva intervenire subito. Sentì l'attrito della freccia allentarsi e tirò con violenza. Il suono di qualcosa che si lacerava all'interno della gamba di Larry.
Il ferito urlò ancora più forte, se mai era possibile. Mortimer continuò a tirare.
L’asta della freccia uscì fuori, ma il nodo all'altra estremità riamase impigliato nella parte inferiore della coscia. Mortimer chiamò a raccolta tutte le proprie forze e tirò, mettendocela tutta Doveva risolvere la faccenda prima che le Capre ricominciassero a girare quella manovella. Tirò. Il nodo saltò fuori in uno zampillo di sangue e brandelli di carne.
Larry svenne.
Mortimer cominciò a segare la corda con il coltello. Si sfilacciò, si divise, gli scivolò di mano, risucchiata di nuovo attraverso la gamba di Larry e il fondo della gondola. Il dirigibile sobbalzò, s'inclinò e riprese lentamente il volo. Ted afferrò il timone e diresse il velivolo fuori dalla linea di tiro delle Capre.
«Stanno ricaricando la balestra», li avvisò Bill.
Mortimer sollevò Larry, ormai un peso morto con le braccia inerti, e lo lasciò cadere fuori bordo. Non guardò: non poteva sopportare la vista del piccolo uomo che incontrava la terra. Senza il peso del cadavere, il Pesce Palla si sollevò più in fretta, più in alto.