Capitolo XXX

Trovarono Bill e si diressero verso la stazione di St Elmo e la linea ferroviaria dell'Incline. I binari si arrampicavano lungo il ripido pendio della Lookout Mountain fino in cima, al Point Park, il sito storico della guerra civile. Visto di lato, il vagone aveva un aspetto singolare, inclinato a un'angolazione incredibile; ma visto che doveva salire lungo una pendenza così accentuata, i passeggeri avrebbero viaggiato seduti comodamente in piano. Il convoglio era affollato, per l'ottanta per cento da uomini. Un fremito elettrico vibrava fra i passeggeri, una scintilla di ardente aspettativa che li accompagnava fino alla sommità, dove sorgeva il Joey Armageddon's. In alcuni punti la pendenza era superiore al settanta per cento e Mortimer ricordava di aver sentito, quando era ragazzino, che la linea dell'Incline deteneva il record assoluto come ferrovia più ripida del mondo. Ricordava anche la vista spettacolare durante la salita, ma ormai si era fatto buio e riuscì a scorgere soltanto lo sfarfallio di piccole luci lungo il fianco della montagna e nella valle, lanterne e fuochi sparsi.

Si sporse dal finestrino e guardò in alto, verso la fine dei binari. Un intenso alone di luce coronava la sommità della Lookout Mountain, un bagliore aranciato, giallo e porporino attraversalo dalle staffilate dei riflettori che bucavano il cielo. Man mano che l'Incline procedeva nella sua lenta ascesa, una musica coinvolse sempre più i passeggeri in una sorta di concerto sinfonico di cembali. Se l'effetto combinato doveva aumentare l'aspettativa, ci stava riuscendo alla grande. Mortimer non vedeva l'ora di arrivare al capolinea.

Sentiva ormai che la sua ricerca era finita, quel bisogno pressante si era esaurito. Desiderava ancora rivedere Anne, perché pensava che forse una chiusura ufficiale del rapporto avrebbe fatto bene a entrambi, ma non nutriva ulteriori speranze. Que sera, sera. Adesso spettava a lui plasmare il futuro. Magari poteva trovare una casa lì vicino, aprire un negozio. Il pensiero di viaggiare ancora lo nauseava. No, per ora avrebbe pensato solo a passare una bella serata.

Era un socio Platinum.

Goditi i bei momenti.

La sommità della Lookout Mountain ferveva e ronzava di attività. Grandi altoparlanti appesi agli alberi diffondevano la musica, che adesso Mortimer riconobbe come il tema di Guerre Stellari. Altre guardie, armate ma non per questo meno cordiali, vigilavano sulla moltitudine degli avventori. I passeggeri si riversarono fuori del vagone e si mischiarono alla folla di clienti diretti verso una serie di cancelli che li convogliarono su un viale circolare fino all'entrata principale. Mortimer si lasciò trasportare dalla calca, ripensando alle poche volte che era andato a una partita dei Tennessee Titans, con la folla di spettatori che si spostava come un sol uomo, superava i tornelli e accedeva allo stadio.

Sopra di loro, la musica riempiva il cielo e faretti colorati danzavano fra gli alberi; era il circo, il Super Bowl e la notte degli Oscar tutti insieme. Mortimer era intimorito ed elettrizzato allo stesso tempo.

Dopo cinque minuti di lenti passi in fila, Mortimer notò un piccolo cancello in una staccionata bianca di legno con la scritta ENTRATA VIP. Infilò una mano in tasca e tirò fuori la carta Platinum rosa. Prese Sheila per mano e fece un cenno a Bill «Andiamo!», disse, e s'incamminò in fretta in quella direzione, tirandosi dietro la ragazza.

«Perderemo il posto nella fila», protestò Bill, ma gli andò dietro ugualmente.

Arrivato di fronte al cancello, Mortimer indietreggiò di colpo vedendo una mano armata di revolver a canna corta spuntare attraverso le sbarre. L'uomo che impugnava la pistola portava il completo nero delle guardie e la camicia bianca inamidata, ma una spilla rosa a forma di fungo atomico, finemente rifinita e appuntata sul risvolto della giacca, denotava l'appartenenza a un rango superiore.

Armò il revolver con uno scatto del pollice. «Buonasera, signore. Sono l'incaricato all'accoglienza dei VIP, il mio nome è Lars. Mi rincresce, ma questo ingresso è riservato agli ospiti speciali di Joey Armageddon. Le sarei grato se volesse collaborare evitando inutili spargimenti di sangue. Devo pregarla di riprendere posto nella fila».

«Ah...». Mortimer azzardò un mezzo passo in avanti tenendo bene in vista la carta Platinum, ma pronto a balzare indietro al primo segnale d'allarme. Non aveva molta fiducia nella capacità della carta di fermare i proiettili, per quanto fosse laminata.

Lars allungò l'altra mano oltre le sbarre per prenderla, le diede mia scorsa e sorrise a Mortimer. «Sono spiacente per il disguido, Mr Tate». Poi fece sparire il revolver in una fondina da spalla e aprì il cancello. «Se lei e i suoi amici vogliono accomodarsi».

Superarono il cancello, che Lars si affrettò a richiudere alle loro spalle.

Si trovarono in un giardino molto curato, con alte siepi a delimitare un viale parallelo alla fila di avventori che si snodava lentamente all'esterno. Luci discrete illuminavano il selciato.

Mortimer indicò il viale. «Da questa parte?», chiese speranzoso. Avrebbero fatto molto prima passando di lì che aspettando nella lunga fila di là della siepe.

«Non dovrà camminare, signore. Se vuole, posso provvedere al trasporto».

Mortimer scambiò un'occhiata divertita con Bill. «Oh... certo».

Lars sollevò una cornetta vecchio stile da un piedistallo vicino al cancello e digitò tre numeri. «Sì, serve un cocchio celeste. Fra quanto? Bene». Riappese la cornetta.

Si rivolse a Mortimer: «Sarà questione di pochi minuti. Non soffrite di vertigini, vero?».