Capitolo XXXIX

Nel nuovo mondo godeva già di fama leggendaria e nefasta come luogo pieno di insidie e di pericoli.

Atlanta.

Il solo nome faceva correre brividi lungo la schiena dei veterani. Le mamme spaventavano i bambini capricciosi minacciando di spedirli al sud, ad Atlanta. Le storie si colorivano di nuovi dettagli ogni volta che venivano raccontate. Quella degli zombi decapitati di Buckhead era una delle preferite da quanti amavano tenere banco nei locali, così come il mito della squadra di baseball dei Braves, trasformata al completo in banda di cannibali che vagava per la città in cerca di gente da friggere nell'olio bollente. Era ormai dato per certo che il personale del volo Delia infestasse l'aeroporto, e che chiunque vi trascorresse la notte dentro o nelle vicinanze avesse sogni vividi e inquietanti, con scene che sembravano tratte da Airport '75. Tutti sapevano che diverse bande, quasi come tribù, controllavano zone della città. Non era insolito nelle aree metropolitane dove la scarsità di cibo era improvvisa e devastante, una situazione che incoraggiava i più forti e spietati a depredare i deboli. Da anni non arrivavano agrumi dalla Florida, né altri generi alimentari dai commercianti che attraversavano o transitavano troppo vicino alla città maledetta.

Altre storie, sebbene non confermate, continuavano a essere comunemente accettate. La diceria più diffusa era che Atlanta fosse il quartier generale dello Zar Rosso. Per di più, l'uccisione di tutti i capibanda della città veniva attribuita allo stesso Zar che, dopo averli sfidati uno a uno a duello, li aveva decapitati con un'ascia da pompiere, per poi infilzare le loro teste su una lancia come monito per chiunque altro avesse intenzioni di sfidarlo.

«E tu ci hai coinvolti in una faccenda simile?», protestò Bill.

«Come diamine facevo a saperlo?», replicò Mortimer scostando un ramo lungo la stretta pista di caccia. «Nessuno mi ha preso da parte per dirmi: "Oh, a proposito, la città di Atlanta significa morte sicura, quindi non ci andare, per nessun motivo". Poi mi dirai di non bere più Coca».

«Ah ah. Sto parlando seriamente, amico».

«Ho sentito che c'è un orso grizzly stupratore», disse Sheila. «È scappato dallo zoo. Rapisce i campeggiatori e li sodomizza»

«Ma dai!». Un altro ramo schiaffeggiò Mortimer. Cartina di merda. Dove cazzo è la strada?

«Non ho sentito di questo orso stupratore», disse Bill. «Ma so che la gente che è andata lì non è tornata indietro».

«E come fai a saperlo?»

«L'amico di un tizio l'ha detto a un tipo con cui ho parlato a Nashville».

«L'amico di un tizio l'ha detto a un tipo con cui hai parlato a Nashville, eh?». Mortimer diede un'occhiata sofferente alla cartina, sperando di non essersi perso.

«Sto solo dicendo che sarebbe stato carino se avessi prima chiesto il mio parere», disse Bill.

«E anche il mio», aggiunse Sheila.

«Non mi sarebbe stato facile consultarvi mentre ero chiuso in cella». Poi si rivolse a Sheila: «E cosa ci fai tu qui? Pensavo che stessi cercando di convincerli ad assumerti come ragazza Joey.

La ragazza fece una smorfia di disgusto. «Ho cambiato idea. Non voglio che un uomo sudaticcio mi si arrampichi addosso, a meno che non lo decida io. Una puttana è sempre una puttana per quanto raffinata. Voglio divertirmi e vivere avventure come voi ragazzi».

«Hai sentito, Mort?», disse Bill. «Noi ci divertiamo e viviamo avventure. Forse dovremmo scriverlo sui nostri biglietti da visita».

Sheila gli fece la linguaccia.

Mortimer si fermò, crollò a sedere su un tronco e lasciò cadere a terra i bagagli. Ognuno di loro viaggiava con due zaini in spalla. Mortimer si asciugò il sudore dalla fronte con il dorso della mano: la primavera era decisamente arrivata in anticipo. «Pausa».

Anche Sheila e Bill scaricarono i bagagli e si sedettero a terra, visibilmente sollevati.

«Dov'è la strada?», domandò Sheila.

«Non molto lontano». Me lo auguro. Mortimer bevve una sorsata d'acqua dalla borraccia. «Ok, ridistribuiamo un po' di questa roba». Batté le mani. «Qui intorno a me, bambini, è Natale».

Aprì tre zaini prima di trovare quel che stava cercando, un cappello da soldato di cavalleria dell'Unione, leggermente ammaccato, blu con filamento in oro. Lo porse a Bill. «Non è come quello che hai perso, ma non ho avuto tempo per cercare di meglio».

«Accidenti». Bill si mise il cappello in testa. Calzava alla perfezione. «Diamine, adesso che sembro George Custer. Dove l’hai trovato?»

«Al museo. Aspetta, però, c'è dell'altro. Armageddon ha detto che potevo prendere tutto quel che mi serviva per il viaggio, così nella lista ho inserito queste». Affondò di nuovo la mano nello zaino e ne estrasse due pistole con cinturone e fondine. Le passò a Bill.

«Oh, cazzo», esclamò Bill. «Oh, santo cielo».

Mortimer non ne era sicuro, ma gli parve di vedere un velo di lacrime negli occhi del cowboy.

Bill si schiarì la gola. «Sono magnifiche». Le Colt Peacemaker calibro 45 erano splendidamente lavorate, ben oliate e con brunitura blu. Bill se le assicurò intorno ai fianchi e si esibì in un paio di numeri, estraendo velocemente le pistole con un ampio sorriso stampato sulla faccia.

«Spero che siano di tuo gradimento», commentò Mortimer. «Naturalmente, non ho avuto il tempo di chiedere il tuo parere,..».

«Oh, accidenti». Bill sembrava leggermente imbarazzato. «Lo sai che non ti lascerei affrontare il pericolo da solo».

Gli zaini contenevano anche tre pistole mitragliatrici MAC-10 calibro 45 con fondine da spalla e munizioni extra e due calibro 45 automatiche, sempre con fondina da spalla. Mortimer le distribuì ai due compagni, che trascorsero alcuni minuti assicurandosele addosso e prendendo confidenza con la nuova presenza.

Continuarono a frugare negli zaini finché trovarono del cibo e, con grande gioia di Mortimer, mezzo chilo di caffè in polvere e una piccola scorta di sigari. Appena Armageddon gli avesse consegnato i ventimila dollari, Mortimer avrebbe fatto provvista di caffè, a qualunque prezzo.

Mangiarono, sorseggiando acqua dalle borracce.

«Ok», disse Mortimer, «muoviamoci».

La strada era a soli dieci minuti di marcia. Controllarono di nuovo la cartina e si misero in cammino. Erano armati, sazi e diretti ad Atlanta.

Nell'epoca precedente il caos e la distruzione, il tratto dell'Interstatale 75 fra Chattanooga e Atlanta si copriva in due ore Adesso che il mondo era tornato a essere un luogo infinito, dalla Lookout Mountain e seguendo il percorso "sicuro" a zig zag tracciato da Lars sulla cartina, la città maledetta di Atlanta era ad una settimana buona di duro cammino.

Il quarto giorno, piovve ininterrottamente. Proseguirono, gelati fino alle ossa. Restare all'asciutto era un'impresa impossibile. Cercarono di mantenere un atteggiamento positivo. Mortimer e i suoi compagni continuarono ad arrancare imperterriti, gli animi rifiutarono di demoralizzarsi.