Nota biobibliografica di Ugo Foscolo
LA VITA E LE OPERE
Niccolò Ugo Foscolo nacque a Zante il 6 febbraio 1778, da padre veneziano, Andrea, un medico, e da madre greca, Diamantina Spathis. Trascorse l’infanzia nell’isola natale e fece i primi studi a Spalato. Morto il padre, il resto della famiglia, nel 1799, si trasferisce a Venezia. Ugo è il primo di quattro fratelli: gli altri, una femmina e due maschi, moriranno suicidi. Irrequieto e disordinato, intemperante e appassionato, è però studiosissimo. Saltuariamente riesce a frequentare all’università di Padova le lezioni di Melchiorre Cesarotti, grande patriota e traduttore di Omero e di Ossian. Grecità e preromanticismo sono le due componenti che influenzeranno costantemente la produzione di Foscolo. Il quale si impadronisce presto delle lingue classiche e moderne; e con un Piano di studi, tracciato nel 1796, affronta un sistematico programma di letture. Precoce come poeta, lo è anche come drammaturgo: scrive il Tieste che viene messo in scena nel 1797. Persegue un’immagine glorificata di sé e si comporta di conseguenza. Culto della forma e immedesimazione con la passione per lui fanno un tutt’uno nell’arte e nella vita. È di questo periodo il primo dei suoi amori tempestosi, con Isabella Teotochi Albrizzi.
Alla passione d’amore e alla passione letteraria fa seguito la passione politica. Naturalmente diventa giacobino, nei ruoli di congiurato, di oratore e di propagandista; infine, di soldato. Nel 1797 si arruola nel corpo dei Cacciatori a cavallo della neonata Repubblica cispadana. Auspica la nascita di una Repubblica italiana più allargata, mentre Napoleone Bonaparte, il traditore dell’idea, mette fine, con il trattato di Campoformio, alla Repubblica di Venezia consegnandone il territorio all’Austria assolutista. Dopo aver scritto il sonetto A Venezia e le odi a Bonaparte liberatore e Ai novelli repubblicani, muta atteggiamento verso Napoleone, ma non verso l’idea libertaria di cui il grande condottiero resta pur sempre il portatore. Verso la fine del 1797 si stabilisce a Milano, dove diventa amico del Monti e conosce Parini, altra sua figura ideale, che egli celebrerà sia nelle Ultime lettere di Jacopo Ortis che nei Sepolcri. Collabora al «Monitore» di Melchiorre Gioia e si trasferisce a Bologna svolgendovi una intensa attività politica. Fonda, nel 1798, insieme al fratello Gian Dionigi, il «Genio Democratico».
Ha già cominciato a scrivere la prima opera importante, il romanzo epistolare che diventerà le Ultime lettere di Jacopo Ortis. Nell’aprile del 1799 è di nuovo arruolato sotto le bandiere napoleoniche e combatte in Emilia e in Romagna contro le truppe austro-russe. Viene ferito a Cento e successivamente partecipa alla difesa di Genova. Le imprese militari e le vicende d’amore si intrecciano d’ora in poi l’una con l’altra. Compone l’ode A Luigia Pallavicini caduta da cavallo. A Firenze ha una storia d’amore con Antonietta Fagnani Arese. Affronta un romanzo autobiografico che resterà incompiuto, allo stadio degli appunti: Sesto tomo dell’io. Scrive l’Orazione a Bonaparte. Intanto, a sua insaputa, a Bologna viene pubblicato, manomesso, l’Ortis. Dopo aver sconfessato l’iniziativa editoriale impropria, Foscolo mette mano al libro dandolo alle stampe a Milano nel 1802.
Comincia così il periodo della maturità artistica di Foscolo. Nel 1803 pubblica la traduzione commentata (non dal greco, ma dal latino di Catullo) della Chioma di Berenice di Callimaco. Sotto il titolo Poesie, assieme all’ode A Luigia Pallavicini pubblica quella All’amica risanata, che è Antonietta Fagnani Arese, e gli altrettanto celebri dodici sonetti. Le sue intemperanze politiche lo rendono inviso alle stesse autorità francesi. Ottiene di essere allontanato dall’Italia facendosi inviare in Francia come ufficiale presso l’armata che Napoleone stava apprestando sulla Manica nell’intento di invadere l’Inghilterra. L’impresa non sarà però mai realizzata. Foscolo trascorre due anni di tedio in questa attesa, resa più sopportabile dalla relazione con una giovane inglese, Fanny Emerytt, da cui nascerà la figlia Floriana. È nei giorni di questo soggiorno francese che intraprende la traduzione del Viaggio sentimentale di Sterne.
Svanito il progetto napoleonico dell’invasione dell’Inghilterra, Foscolo rientra a Milano, capitale del regno d’Italia, con Napoleone re ed Eugenio di Beauharnais viceré. È il 1806. Foscolo compone il suo capolavoro: Dei Sepolcri. È una visione sostanzialmente vichiana quella che regge i Sepolcri, con i quali il Foscolo si era proposto, come egli stesso ebbe a dire, il tema non della «resurrezione dei corpi», ma della «resurrezione delle virtù».
Dei sepolcri viene pubblicato a Brescia nel 1807, contemporaneamente all’Esperimento di traduzione dell’Iliade. Vive polemicamente con gli ambienti letterari e politici, ma riesce a cavarsela godendo della protezione del ministro della Guerra Caffarelli a cui dedica il primo volume delle Opere di Raimondo Montecuccoli, grande condottiero e grande teorico della guerra, da lui curato. Alla fine del 1808 ottiene la cattedra di eloquenza all’università di Pavia e nel gennaio dell’anno seguente pronuncia la prolusione Dell’origine e dell’ufficio della letteratura. Ma nel frattempo la cattedra viene soppressa dalle autorità. Entra ancora di più in conflitto con gli ambienti milanesi e nel 1810 rompe i rapporti col Monti. Pubblica l’opera polemica Ragguaglio di una adunanza dell’Accademia de’ Pitagorici e mette sulle scene, nel 1811, la sua seconda tragedia Ajace, dove i suoi sentimenti antinapoleonici vengono pubblicamente dichiarati. Perde l’incarico di revisore di lingua e stile delle rappresentazioni teatrali proposte alla compagnia reale. Dopo un girovagare tra Venezia e Pavia, decide di lasciare il regno d’Italia per recarsi, nel 1812, a Firenze, capitale del regno d’Etruria.
Rimase a Firenze sino alla fine del 1813. Frequenta il salotto della contessa d’Albany e vive una relazione “coniugale” con Quirina Mocenni. Sempre nel 1813 mette in scena la sua terza tragedia Ricciarda e lavora intensamente alle Grazie. Prosegue nella versione dell’Iliade e porta a compimento la traduzione del Viaggio sentimentale che viene pubblicato a Pisa assieme alla Notizia intorno a Didimo Chierico, pseudonimo del Foscolo e suo secondo alter ego dopo Jacopo Ortis. Intanto un nuovo cataclisma storico cambia i rapporti politici e sociali che si erano creati con l’era napoleonica. Nel 1814 avviene la caduta del regno italico. Le vittorie austriache danno l’avvio al periodo della Restaurazione. Foscolo è sul punto di accettare la proposta governativa di dirigere una rivista, la «Biblioteca italiana». Ma essendogli stato chiesto il giuramento militare, rompe gli indugi e il 30 marzo 1815 fugge da Milano e dall’Italia.
Dapprima vaga per la Svizzera, dove pubblica la terza stesura dell’Ortis e porta a termine i Discorsi della servitù d’Italia. Pubblica anche, a firma di Didimo Chierico, l’Ipercalisse, una satira in prosa latina contro politici e letterati, traendo spunto dalla biblica Apocalisse. Ma termina qui il suo periodo più fecondo e più vitale, anche politicamente. Gli rimane addosso l’immagine di «testa calda», come lo aveva chiamato Gioacchino Murat, e di «uomo pericoloso sotto ogni regime», come lo aveva definito un capo della polizia austriaca. Comunque sia questo tempo eroico è finito e Foscolo prende la via di un esilio definitivo. Nel 1816 si stabilisce a Londra, avviando una fase tutt’altro che feconda. In questo periodo Foscolo dà il meglio di sé come filologo e come critico. Provvidenziale e carico di destino è il suo incontro con la figlia Floriana, di cui ben presto egli dilapiderà il patrimonio. Floriana gli resterà accanto fino alla fine.
Foscolo, vinto dal demone della sua inquietudine e dalla mania di ricchezza, si dà ad una vita inutilmente dispendiosa. Finirà anche in prigione per debiti e si alienerà le amicizie degli ambienti liberali che lo avevano ben accolto. Redige la quarta stesura dell’Ortis (1817); riprende Le Grazie e pubblica la raccolta Lettere scritte dall’Inghilterra, che descrivono con ironia il mondo snobistico italiano confrontato con quello inglese. Seguono la Lettera apologetica, che uscì postuma; il Saggio sullo stato della letteratura italiana nel primo ventennio del secolo decimonono del 1818; gli Scritti su Parga del 1819. E diversi studi importanti: Saggi sul Petrarca del 1821; Discorso sul testo della «Divina Commedia» del 1825; Sui poemi narrativi e romanzeschi italiani del 1819. Vanno ricordate anche le lezioni sulle Epoche della lingua italiana del 1823 e il Discorso storico sul testo del Decamerone del 1825. Va aggiunto alle opere un vasto epistolario che abbraccia l’intero arco della sua vita, che si concluse in miseria, a 49 anni, il 10 settembre 1827, a Turnham Green, un villaggio dei sobborghi di Londra. Le sue spoglie rimasero nel cimitero di Chiswick, da dove furono traslate, a cura del governo italiano, nel 1871, nella chiesa di Santa Croce in Firenze.
EDIZIONI
Edizione Nazionale delle Opere, Firenze, Le Monnier, 1933-1994, 23 voll.:
Volume I: Poesie e Carmi (Poesie, Dei Sepolcri, Poesie postume, Le Grazie), a cura di F. PAGLIAI, G. FOLENA e M. SCOTTI, 1985.
Volume II: Tragedie e poesie minori, a cura di G. BEZZOLA, 1961.
Volume III: Esperimenti di traduzione dell’Iliade, a cura di G. BARBARISI, 1961-1967, 3 tomi.
Volume IV: Ultime lettere di Jacopo Ortis, nelle tre lezioni del 1798, 1802, 1817, a cura di G. GAMBARIN, 1955.
Volume V: Prose varie d’arte (Il sesto tomo dell’io, Versione dello Sterne, Notizia intorno a Didimo Chierico, Lettere scritte dall’Inghilterra, Pagine varie e sparse), a cura di M. FUBINI, 1951.
Volume VI: Scritti letterari e politici dal 1796 al 1808, a cura di G. GAMBARIN, 1972.
Volume VII: Lezioni, articoli di critica e di polemica (1809-1811), a cura di E. SANTINI, 1972.
Volume VIII: Prose politiche e letterarie dal 1811 al 1816 (Frammenti su Machiavelli, Ipercalisse, Storia del Sonetto, Discorso sulla servitù dell’Italia, Scritti vari), a cura di L. FASSÒ, 1933.
Volume IX: Studi su Dante (Articoli della «Edinburgh Review», Discorso sul testo della «Commedia»), a cura di G. DA POZZO, tomo I, 1979; Studi su Dante («Commedia» di Dante Alighieri), a cura di G. PETROCCHI, tomo II, 1981.
Volume X: Saggi e discorsi critici (Saggi sul Petrarca, Discorso sul testo del «Decameron», Scritti minori su poeti italiani e stranieri, 1821-1826), a cura di C. FOLIGNO, 1953.
Volume XI: Saggi di letteratura italiana, a cura di C. FOLIGNO, 1958, 2 tomi.
Volume XII: Scritti vari di critica storica e letteraria (1817-1827), a cura di U. LIMENTANI, con la collaborazione di J.M.A. LINDON, 1978.
Volume XIII: Prose politiche e apologetiche (1817-1827), a cura di G. GAMBARIN, 1964, 2 tomi.
Volume XIV: Epistolario I (ottobre 1794-giugno 1804), a cura di P. CARLI, 1949.
Volume XV: Epistolario II (luglio 1804-dicembre 1808), a cura di P. CARLI, 1952.
Volume XVI: Epistolario III (1809-1811), a cura di P. CARLI, 1953.
Volume XVII: Epistolario IV (gennaio 1812-dicembre 1813), a cura di P. CARLI, 1954.
Volume XVIII: Epistolario V (1814-primo trimestre 1815), a cura di P. CARLI, 1956.
Volume XIX: Epistolario VI (1° aprile 1815-17 settembre 1816), a cura di G. GAMBARIN e F. TROPEANO, 1966.
Volume XX: Epistolario VII (7 settembre 1816-fine del 1818), a cura di M. SCOTTI, 1970.
Volume XXI: Epistolario VIII (1819-1821), a cura di M. SCOTTI, 1974.
Volume XXII: Epistolario IX (1822-1824), a cura di M. SCOTTI, 1994.
Volume XXIII: Epistolario X (periodo inglese), a cura di M. SCOTTI.
Edizioni particolari dell’«Ortis»
Si ricordano le edizioni a cura di:
C. MUSCETTA, Torino, Einaudi, 1942.
A. BALDUINO, Padova, Radar, 1968.
L. FELICI, introd. di W. BINNI, Milano, Garzanti, 1974.
G. BEZZOLA, Milano, Rizzoli, 1975.
G. CAVALLINI, Brescia, La Scuola, 1983.
G. DAVICO BONINO, Milano, Mondadori, 1986.
G. NUVOLI, Milano, Principato, 1986.
E. SANGUINETI, Milano, Bompiani, 1990.
C. MILANESE, Roma, Newton Compton, 1993.
P. FRARE, introd. di D. STARNONE, Milano, Feltrinelli, 1994.
S. GENTILI, Milano, Mondadori Scuola, 1994.
S. CECCARELLI, Rimini, Guaraldi-Gru, 1995.
G. IOLI, introd. di A. ZANZOTTO, Torino, Einaudi, 1995.
Vera storia di due amanti infelici, ossia Ultime lettere di Jacopo Ortis, con la prima redazione dell’opera (Bologna, Marsigli, 1798), a cura di PINO FASANO, Roma, Bulzoni, 1999.
Studi particolari sull’«Ortis»
N. TOMMASEO, Foscolo [1840] e Foscolo e Vico [1843], in Dizionario d’estetica, Milano, Perelli, 1960.
C. CATTANEO, Ugo Foscolo e l’Italia [1860], in Scritti letterari, vol. I, Firenze, Le Monnier, 1948.
F. DE SANCTIS, Ugo Foscolo [1871], in Saggi critici, a cura di L. RUSSO, vol. III, Bari, Laterza, 1955.
A. GRAF, Rileggendo le «Ultime lettere di Jacopo Ortis» [1895], in Foscolo, Manzoni, Leopardi [1889], Torino, Loescher, 1955.
V. ROSSI, Sull’«Ortis» del Foscolo e La formazione e il valore estetico dell’«Ortis», in Studi di critica letteraria, vol. III: Dal Rinascimento al Risorgimento, Firenze, Sansoni, 1930.
M. PUPPO, Le «Ultime lettere di Jacopo Ortis» e la critica, in «Studium», XVIV (1948), 9, poi in Orientamenti critici di lingua e letteratura, Genova, Fides, 1952.
P. BIGONGIARI, Fra strato e strato dell’«Ortis», in Il senso della lirica italiana e altri studi, Firenze, Sansoni, 1952.
G. GOFFIS, Nota per «Laura, lettere», in Nuovi studi foscoliani, Firenze, La Nuova Italia, 1958.
M. FUBINI, Lettura dell’«Ortis», e La lettera del 17 marzo e l’edizione zurighese dell’«Ortis», in Ortis e Didimo. Ricerche e interpretazioni foscoliane, Milano, Feltrinelli, 1963 (poi in Ugo Foscolo. Saggi, studi, note, Firenze, La Nuova Italia, 1978).
W. BINNI, Il «Socrate delirante» del Wieland e l’«Ortis», in Classicismo e neoclassicismo nella letteratura del Settecento, Firenze, La Nuova Italia, 1963.
L. DERLA, Interpretazione dell’Ortis, in «Convivium», 5, 1967.
M. MARTELLI, La parte del Sassoli, in «Studi di filologia italiana», XXVIII (1970).
G. DE ROBERTIS, Per una lettura dell’«Ortis», Il lavoro dell’«Ortis» e I tre «Ortis», in Studi, vol. II, Firenze, Le Monnier, 1972.
G. MANACORDA, Materialismo e masochismo. Il «Werther», Foscolo e Leopardi, Firenze, La Nuova Italia, 1973.
P. FASANO, Laura e Lauretta: il primo romanzo di Ugo Foscolo, in Stratigrafie foscoliane, Roma, Bulzoni, 1974.
M. PUPPO, Retorica e lirica della passione nella prosa dell’«Ortis», in «Atti dell’Accademia Ligure di Scienza e Lettere», 1978.
G. NICOLETTI, Il «metodo» dell’«Ortis» e altri studi foscoliani, Firenze, La Nuova Italia, 1978.
A. SANTOLI, L’«Ortis» quale germe della poesia foscoliana, Napoli, Ferraro, 1978.
G. BEZZOLA, Noterelle ortisiane, in «Otto-Novecento», II (1978), 1.
G. BÀRBERI SQUAROTTI, L’itinerario tragico di Jacopo Ortis, in «Forum italicum», XII (1978), 4.
D. ISELLA, Foscolo e l’eredità pariniana, in I lombardi in rivolta. Da Carlo Maria a Carlo Emilio Gadda, Torino, Einaudi, 1984.
M.A. TERZOLI, Lo sguardo ritirato. Linguaggio di sguardi nell’«Ortis», in «Versant», 12 (1987).
EAD., Il libro di Jacopo. Scrittura sacra nell’Ortis, Roma, Salerno, 1988.
M. AVERSANO, La conversione di Leopardi. L’influsso dell’«Ortis» sul «Frontone», Salerno, Edisud, 1988.
Atti dei convegni foscoliani, Roma, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, 1989, 3 voll.
G. CAVALLINI, Nota sull’«Ortis», in Studi e note su Foscolo e Leopardi, Roma, Bulzoni, 1990.
A. SOLE, L’autoritratto sublime-malinconico di Jacopo Ortis, in Foscolo e Leopardi fra rimpianto dell’antico e coscienza del moderno, Napoli, Federico & Ardia, 1990.
G.A. CAMERINO, L’infelicità e i motivi affini nell’elaborazione dell’«Ortis», in Per le nozze di corallo (1955-1990) di Enzo Esposito e Citty Mauro, Ravenna, Longo, 1990.
G. NICOLETTI, Ultime lettere di Jacopo Ortis di Ugo Foscolo, in Letteratura italiana. Le Opere, diretta da A. ASOR ROSA, vol. III, Dall’Ottocento al Novecento, Torino, Einaudi, 1995.
E. CATALANO, Foscolo tragico: dal Tieste alle Ultime lettere di Jacopo Ortis, Bari, G. Laterza, 2001.
M.A. TERZOLI, Le prime lettere di Jacopo Ortis: un giallo editoriale tra politica e censura, Roma, Salerno, 2004.
C. PERINI, Girolamo e Laura: la vera storia dell’Ortis, Chioggia, Accademietta, 2005.
La Newton Compton ha pubblicato Le ultime lettere di Jacopo Ortis anche in volume singolo.